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3. GUIDO D’AREZZO E LA NASCITA DELLA SCRITTURA MUSICALE
Innovazioni teoriche guidoniane: Per facilitare e sveltire la memorizzazione delle lunghe melodie, Guido ideò un sistema che
consisteva nel memorizzare l’intonazione degli intervalli rapportandoli ad uno schema di riferimento prefissato: il cosiddetto tratto
esacordo,
dalle sillabe iniziali di ognuna delle strofe dell’Inno che corrispondeva alla successione scalare delle dei quattro modi
a San Giovanni, finales
incorniciate da due gradi congiunti alle due estremità (ut-re-mi-fa-sol-la, da cui, con la più tarda sostituzione del do all’ut e con l’aggiunta del si,
la denominazione italiana delle note). Il geniale espediente didattico di cui Guido, poco dopo l’anno Mille, spiegava il funzionamento, godette
di una grandissima fortuna nei secoli a venire. Nel corso di un paio di secoli fu esteso ad un ambito melodico più ampio per mezzo della
il cui vantaggio stava nel non individuare l’altezza della nota, bensì nell’indicare la posizione del semitono, che veniva
solmisazione, reale
sempre a trovarsi in corrispondenza delle sillabe Gli esacordi si dividevano in tre tipi: se comprendevano il si naturale, se
mi-fa. molle
durum,
comprendeva il si bemolle, se non comprendeva nessuno dei due suoni. Per facilitare l’apprendimento degli esacordi, inoltre, alcuni
naturale
studiosi ritengono che egli utilizzasse un sistema chiamato di cui non si conosce il preciso funzionamento: sembra che Guido
mano guidoniana,
d’Arezzo si servisse delle falangi della mano sinistra per posizionare gli esacordi.
Musica pratica e musica teorica: Durante il Medioevo la teoria musicale seguì l’impostazione e le idee base della teoria musicale
greca. Punto di raccordo fu il filosofo famoso per lo scritto teorico in cui riprendendo le teorie
Severino Boezio, De institutione musica,
pitagorico-platoniche la musica viene suddivisa in (la musica dei pianeti e delle sfere celesti), la che è un
musica mundana musica humana,
riflesso della musica mundana e che congiunge armoniosamente l’anima al corpo, e la quella prodotta dagli strumenti.
musica instrumentalis,
Di tutte la più importante è la mentre pochissimo spazio viene riservato alla questa impostazione
musica mundana, musica instrumentalis;
riflette un concetto base di tutto il pensiero musicale medievale: la un concetto
prevalenza assoluta della musica teorica sulla musica pratica,
che verrà superato soltanto in epoca rinascimentale. La tra musica teoria e musica pratica era sia concernente l’ambito
differenza qualitativa
(mondo delle idee/mondo delle cose), sia quello (chi faceva il musico pratico non era di rango sociale elevato,
filosofico sociologico
diversamente dal pensatore). Conseguenza di questo fu, nei secoli successivi, il marcato fra musicisti teorici e musicisti pratici:
scollamento
spesso la si riferiva anche alla musica ma da un’ottica teologica, perciò non c’entrava nulla con la pratica musicale.
trattatistica medievale
Malgrado questa impostazione teorica astratta sulla musica in alcuni trattati medievali si afferma un aspetto pratico-didattico, come ad
esempio il manuale Musica Enchiriadis.
4. MONODIA PROFANA
Trovatori e trovieri: I trovatori (da = comporre tropi), che operavano in nella zona di diffusione della lingua
Francia meridionale
trobar
d’oc, non vanno confusi con i e Almeno nei primi tempi non vi era alcuno steccato che dividesse l’attività musicale dei
menestrelli giullari.
trovatori da quella di menestrelli e giullari: tutti costoro cantavano le poesie su una musica improvvisata; la più grande differenza era dunque
dilettanti i trovatori, professionisti gli altri, che esercitavano la loro professione in condizione servile e girovagando da una corte
sociologica:
all’altra. Il primo trovatore di cui ci sia rimasto il nome era la maggior parte di loro apparteneva alla piccola nobiltà, ma
Guglielmo d’Aquitania:
c’erano anche persone di bassa condizione sociale. I sono frutto dell’esportazione di questo fenomeno, nella Francia del Nord, favorita
trovieri
dal matrimonio di Eleonora d’Aquitania con Enrico II duca di Normandia. I manoscritti lasciati da trovatori e trovieri, che all’inizio hanno un
repertorio orale, utilizzano la tipica della musica sacra, in quanto era il modo di scrittura più consolidato dell’epoca.
tradizione neumatica
Poetica dell’amor cortese: La poesia trobadorica si rivolge soprattutto alla ella è oggetto di sentimenti amorosi da parte di un
donna:
amante nostalgico e rassegnato. I principi dell’amor trovano espressione nella dove tale amore idealizzato tocca il vertice
canso,
cortese
massimo, l’alba, che tratta poeticamente del saluto all’alba dei due amanti dopo una notte d’amore, il che può avere come
sirventes,
argomento una satira sociale o un biasimo morale e la basata sul corteggiamento fra un cavaliere e una pastorella. Nelle poesie in
pastorella,
lingua d’oc, l’amore è vissuto come dall’amante verso l’amata; quasi una perfetta immagine del
dipendenza assoluta rapporto di
tra vassallo e sovrano. Tutto il di riverenza, omaggio, fedeltà e sottomissione è impiegato in accezione
subordinazione vocabolario feudale
amorosa.
5. GLI INIZI DELLA POLIFONIA E LA SCUOLA DI NOTRE DAME
Prima pratica polifonica: La polifonia nasce come e a partire dall’esigenza di
pratica orale modalità esecutiva accrescere la solennità
in determinate circostanze, senza alterare il canto liturgico gregoriano ormai intangibile: essa ne era solo un’amplificazione
del rito verticale,
così come tropi e sequenze ne erano un’amplificazione orizzontale. Infatti, il canto monodico gregoriano sta comunque sempre alla base della
polifonia delle origini, perché essa all’inizio è una tecnica caratterizzata dal in cui la voce nuova si
raddoppio della melodia del gregoriano,
trova alla distanza di una IV, una V o una VIII sotto rispetto al gregoriano. Questo primo modello polifonico nasce dalla che vedeva il
pratica,
naturale disporsi delle voci ad altezze diverse. In seguito questa tecnica, unendosi alla scrittura musicale, la modificherà irreversibilmente:
quando si porrà il problema di trascrivere gli si avvertirà l’esigenza di dover La musica comincerà allora ad essere
calcolare le durate.
organa
ragionando in base al numero, usato per fini compositivi affinché si possa comporre a tavolino a partire da una determinata
pensata a priori,
simbologia numerica.
Scuola di Notre Dame: Lentamente, anche in maniera improvvisativa (sembra ci fosse un grande studio dietro alle nasciture tecniche
improvvisative), i delle due voci iniziano a e a rendersi autonomi: se due cantori hanno estensioni vocali molto
profili melodici distinguersi
diverse, anche i salti possono iniziare a modificarsi e così e uno fa un salto di V l’altro magari sale di II. Questa secolare tradizione orale viene
recepita e codificata nella in ambito universitario (molto elitario), così come sarà per l’Italia (verrà recepita negli
Francia del Duecento,
ambienti universitari di Padova e Bologna). Nel trattato costruito in forma di dialogo tra Maestro e Discepolo, oltre a
Musica Enchiriadis,
fornire indicazioni sul significato e sulla funzione della musica, si citano due modelli polifonici in uso nel Nord della Francia:
1) il raddoppio della melodia monodica del gregoriano, in cui la voce aggiunta si trova ad una IV, una V o una VIII dal
parallelo:
Organum
gregoriano. Il canto dato e la nuova voce procedono di pari passo, nota contro nota ad altezze diverse
2) (discanto): le due voci partono all’unisono, si distaccano e procedono in modo parallelo, alla fine del canto si
per moto contrario
Organum
riuniscono. Questa struttura melodico-ritmica, se caratterizzata dal discanto di due voci (tenor e che cantano nota contro nota
vox organalis)
viene chiamata la diafonia è composta da due voci che eseguono un melisma omoritmico.
clausola:
L’organum è quindi caratterizzato da:
1) canto gregoriano preesistente e nella parte superiore
Vox principalis:
2) voce nuova di raddoppio nella parte inferiore
Vox organalis:
Nel XII sec. si afferma un nuovo tipo di l’organum nel quale la (il gregoriano) viene trasferita alla grave,
melismatico
organum, vox principalis
prendendo così il nome di ed assumendo valori dilatati (da cui il nome, da ‘tenere’), diventando spesso una nota lunghissima. La
tenor vox
invece, si trova in posizione acuta ed è caratterizzata da dei lunghissimi melismi cui corrisponde una sola nota-sillaba del
organalis, tenor.
Questo tipo di si afferma soprattutto a Parigi nella scuola della cattedrale Notre Dame a partire dalla fine del XII secolo, nella quale
organum
spiccano due personaggi che sono i della storia della musica: e
primi veri compositori Magister Leoninus Magister Perotinus.
Mottetto: Il mottetto si sviluppa nel corso del XIII secolo come evoluzione della clausola, attraverso la tropatura della vox organalis:
l’etimologia stessa del termine richiama questo fatto (mot, “parola”). Il mottetto divenne ben presto una eseguibile
composizione autonoma,
al di fuori del contesto liturgico, i cui testi trattavano frequentemente Ma lentamente esso diviene anche
argomenti profani. politestuale:
mentre il viene generalmente eseguito da strumenti, le altre voci sono fornite ciascuna di un proprio testo, in latino o francese. Le voci
tenor
superiori di un mottetto eseguono quindi Oltre ad essere differenziare nel testo, le voci del mottetto di
testi differenti contemporaneamente.
distinguevano anche perché scorrevano con In genere il era disposto a note molto lunghe; sopra di esso il
velocità diverse. motetus
tenor
(termine usato per indicare sia il nuovo ‘genere musicale’, in cui il sia la voce che acquisisce il cioè il testo)
diviene
duplum motetus, mot,
presentava un andamento più veloce, mentre il (la voce più acuta di tutte) procedeva con un ritmo ancora più serrato.
triplum
Mottetto isoritmico: Nel corso del Trecento uno dei protagonisti dell’Ars è il primo ad applicare con
Guillame de Machaut, Nova,
regolarità l’isoritmia al mottetto nella sua mentre nel Duecento il eseguiva una melodia gregoriana in valori molto
Messa di Notre Dame: tenor
lunghi aventi la stessa durata, a partire dalla metà del secolo si iniziò a dargli valori ritmici differenti. L’isoritmia è una di organizzazione
tecnica
di questi valori ritmici (sempre del che consiste nel dividere l’intera successione di note (chiamata in frammenti ritmici più piccoli
color)
tenor)
tutti uguali, chiamati sulle quali si applic