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Le modifiche nel sistema di scrittura latino nel corso dei secoli

Il segno K viene eliminato ma rimane in alcune sigle. La Q si trova solo nel digramma qu derivante dalla labiovelare sorda indoeuropea. La G viene introdotta solo dal IV secolo quando si vuole esprimere graficamente in maniera diversa la velare sonora dalla velare sorda.

Dal IV-III secolo si fa sempre più forte, invece, l'influsso del greco sul latino.

  • Prestiti più antichi, per lo più della lingua di uso comune:
    1. Machana < machina; balaneion < balneum/balineum; porphyra < purpura —> tutte parole sottoposte ad apofonia;
    2. Parole sottoposte ad anaptissi, cioè l'inserimento di una vocale per agevolare la pronuncia: Alcumena < Alcmena; drachuma < dracma
  • Aspirazione consonantica introdotta in latino solo a partire dal II sec a.C. Precedentemente queste consonanti aspirate venivano rese con le occlusive corrispondenti: porphura > purpura, bacche > baca, thyon > tus. Grafie come Amphitruo o Baccha sono ammodernate.
momento che a lungo l'aspirazione non è stata notata, moltissimi sono i doppioni: amphora e ampulla; Introduzione delle lettere y e z a partire dal I secolo. Precedentemente la y (da cui poi deriverà la v italiana) era resa con u; la z con s se ad inizio di parola e ss se in posizione interna. Quando lo scambio tra latino e greco diventa più raffinato, di carattere prettamente culturale, si registrano dei veri e propri prestiti dal greco: Lingua parlata: studium/zelo; pietra < petra, invece che lapis; colpo < kolaphos invece che ictus/vulnus; Lingua letteraria: doppioni (cupressus vs cyparissus; cumba vs cymba); Suffissi delle discipline più tecniche: aticus/ticus e -isso; Calchi semantici: casus < ptosis; novum testamentum < kaine diatheke; privatus < idiotikos; Calchi lessicali: accentus (ac + cantus) < prosopodia; altivolans < hypsipetes. Altri prestiti molto diffusi in latino provengono poi dal celtico e dal

punico.Celtico:
 • Nomi di carro: benna petorritum raeda;
 • Armi: gaesum lancea;
 • Abbigliamento: bracae;

Punico:
 • Formula di saluto Ave! ;
 • Magalia (tenda, casa provvisoria).

Latino in quanto lingua standard.
La lingua standard è l'eccezione nella comunicazione linguistica, non la regola. È una lingua che prende il sopravvento tra molte varietà di uno stesso idioma, talvolta arrivando a farle scomparire. Fondamentale in questo processo è l'apporto delle élites dotte, ai vertici del comando, le quali privilegiano la propria varietà linguistica nell'amministrazione, nell'istruzione, nella religione ecc., "mettendo a tacere" le altre.
Spesso un processo di standardizzazione è parallelo a quello della formazione di uno Stato (e quindi di una identità nazionale) o di un Impero.
In questo modo la lingua standard viene proposta come uno status symbol, funzionale all'espressione di una

identità condivisa - riconoscersi in una certa idea politica e culturale parlando una certa lingua. Durante il processo di standardizzazione, la data lingua conosce la fase più intensa di innovazione ed elaborazione linguistica per esprimere, per esempio, concetti più complessi o astratti. Successivamente, invece, si riscontra una fase di codificazione formale/ della riflessione metalinguistica, che cristallizza la lingua attraverso anche opere come le grammatiche, i lessici. Da questo momento la lingua standard presenta una forte resistenza al cambiamento. Elemento fondamentale per la standardizzazione è la scrittura insieme con una tradizione letteraria. Per il latino il suo processo di standardizzazione accelera nel corso del III sec a.C, quando Roma si era già affermata sulla penisola ed era necessaria una lingua ufficiale per condurre l'amministrazione pubblica/burocratica. L'opposizione che si registra in questa fase distandardizzazione è tra la varietà linguistica del "centro", dell'élite romana, e le varietà linguistiche della "periferia", in primis la varietà sabina; da qui si svilupperà l'interminabile querelle tra URBANITAS e RUSTICITAS. Dal III - II sec si inizia ad elaborare la lingua scritta tanto dell'amministrazione quanto delle opere letterarie di registro più elevato -> si è già stabilita una tradizione di scrittura ufficiale: si riscontra la tendenza a mantenere forme grammaticali e grafiche arcaiche, emulando tendenze analoghe della lingua e della letteratura greche. Questo processo va di pari passo con l'affermazione di un senso di comune identità italica attraverso l'egemonia di Roma sull'Italia, così che il latino è sempre più la lingua di pregio, la lingua ufficiale che permette anche di integrarsi e fare carriera nelle classi.

Sociali più alte dei dominatori. Nella poesia latina arcaica, moltissimi sono gli intellettuali di madrelingua non latina che scelgono il latino per la loro produzione creativa: Nevio e Lucilio vengono dalla Campania; Ennio e Pacuvio provengono dalla Puglia; Plauto e Accio dall'Umbria; Cecilio dalla Cisalpina.

Intorno al II secolo a.C. iniziano a scomparire osco e umbro. In Etruria il latino sostituisce l'etrusco lungo il II secolo, fino a quando nel I secolo l'etrusco è sempre meno capito. Maggiore resistenza offre il greco nelle colonie della Magnogreca, il quale presenta una tradizione letteraria e culturale in senso lato molto più lunga. Nei territori dell'Italia del sud si assiste a fenomeni di bilinguismo e di diglossia. Certo è che alla fine del I secolo a.C. il latino diventa la lingua comune, ufficiale degli Italici.

Nella sua espansione Roma entra in contatto anche con molte altre civiltà alla periferia del suo dominio,

intrattenendo con queste contatti e scambi commerciali:
  • Penisola iberica: lingue celtiche, lusitano; greco; iberico e punico;
  • Gallia: lepontico e gallo cisalpino; venetico, retico e ligure; aquitano (lingua non celtica, che alcuni correlano al basco);
  • Penisola balcanica: greco, illirico, tracio e dacio, macedone, peonie ed epirota;
  • Asia minore/Anatolia: greco; lingue derivate dall'antico ittita; frigio licaone; galata (lingua celtica);
  • Medio Oriente: siriaco e altri dialetti aramaici; greco; fenicio (centri costieri);
  • Egitto: greco; antico egiziano (da cui si originerà il copto);
  • Nordafrica: libico, numida (antenati dell'attuale berbero) e punico (lingua fenicia parlata a Cartagine).
Il latino si impone come lingua ufficiale tendendo a soppiantare queste altre varietà linguistiche, con alcune eccezioni soprattutto in Oriente, dove già il greco era la lingua ufficiale. In queste terre si mantiene il bilinguismo. Quando l'impero siseparerà in Occidente e Oriente, nell'impero bizantino il greco diventerà la lingua ufficiale dei Romaioi. Inoltre, rimangono quelle lingue usate soprattutto per opere di carattere religioso, come l'egiziano o il siriaco. Dopo 500 anni dall'affermazione di Roma rimangono: il latino, il greco, il copto, l'aramaico, il libico, il basco e il punico. Resistono principalmente:
  • Lingue di piccole popolazioni e situate in zone poco accessibili;
  • Lingue di popolazioni nomadi, poco integrate nell'impero;
  • Lingue standard, di popolazioni a lungo urbanizzate con una propria cultura ben radicata in una data società.
Fonetica dalla prospettiva storica Vocali P.I.E: a, e, o, i u, sia lunghe che brevi; le prime tre potevano unirsi con le semiconsonanti (i u) e formare dei dittonghi. Lo schwa (suono vocalico di natura indefinita) indoeuropeo in latino si traduce in a-breve. *L'evoluzione delle vocali dal P.I.E al latino è vincolata dallaLa posizione della vocale indoeuropea nella parola —> presenza dell'accento proto-sillabico preletterario. In sillaba iniziale: - A lunga e breve rimane; - E-lunga rimane; - E-breve rimane, ma se si trova davanti ad una nasale velare si trasforma in i-breve: quinque < *penk(w)e; dignus < *decnos, dalla stessa radice di decet; se si trova prima o dopo un suono in u diventa o-breve: bonus < duenos; se è davanti a l velare (in posizione finale di parola; in posizione interna davanti a o u e-breve e-lunga) diventa o-breve: volo vs velim (termine con l palatale); - O-breve rimane, ma se si trova davanti ad una nasale velare o m diventa u-breve: hunc < honc; stessa evoluzione si ha se si trova davanti a l velare e a consonante (insolsus < insulsus); se si trova davanti l velare seguita da consonante si chiude ancora più in u-breve: vult vs volt; *sepoltus < sepultus; il dittongo uo se seguito da r s t si evolve in ue: uoster/uester; - i-lunga

rimane sempre;

  • O-lunga rimane, ma tende a chiudersi in u-lunga davanti a r;
  • I-breve rimane, ma se seguita da r derivante da rotacismo diventa e-breve;
  • U-breve rimane, ma se si trova tra l e labiale si trasforma in i-breve: libet < *lubet.

I dittonghi: dal P.I.E al latino.

In sillaba iniziale di parola:

  • *Ai > ai (latino preletterario) > ae (inizio II sec a.C.). La lingua rustica tende a chiudere questo stesso dittongo in e-lunga aperta > nelle lingue romanze ie :caelum = cielo;
  • *ei > e-lunga > i-lunga (II sec a.C): dico < *deico (gr. Deiknumi ); it (gr eisi); diffido <diffeido. A volte la e-lunga rimane come tratto rustico;
  • *Oi > oe > u-lunga (inizio II sec a.C.): unus < oino. Ma nel caso uoi- > ui-: uicus (groikos); uidi (gr oida). Alcuni termini si sono fermati nella loro evoluzione storica alla forma oe (poena, foedus, moenia …). Due ipotesi: Palmer sostiene che ciò avviene in termini molto tradizionali, legati spesso

All'ambito giuridico; Niedermann sostiene, invece, che il dittongo segue una consonante con articolazione labiale;

*au > au resta nel latino standard, ma nel dialetto questo dittongo si chiude in o-lung: olla < aulula; plostrum < plaustrum; Clodius < Claudius. Diversi sono idoppioni dovuti a questa variante: lautus (senso figurato: “elegante”) / lotus (sensoletterale: “lavato”). Accanto a ciò ci sono numerosi ipercorrettismi (si crea una formasbagliata per correggere una forma che usiamo normalmente): plaudo < plodo;

*eu > ou > u-lunga: abdoucit ma in latino classico troviamo abducit .In tutti questi casi sono dittonghi con vocale sillabica breve. Infatti, in latino i dittonghi convocale sillabica lunga:

perdono la vocale sillabica attraverso un processo di assimilazione con l’elementosemiconsonantico;

subiscono l’abbreviamento della vocale sillabica.

Le vocali in sillaba finale aperta:

A-breve si

conserva sempre: ita, aliuta

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Luca2097 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di storia della lingua latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pieri Bruna.