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USA.

Questi due modelli, tedesco e inglese, sono quelli più precisi in Europa: essi hanno come base di

legittimazione due modi diversi. Nel caso tedesco è la legge, nel caso inglese è l'accordo/

contratto collettivo.

Nel caso tedesco i consigli sono molto forti ed è chiara la decisione delle proprie prerogative;

possiedono inoltre degli strumenti riconosciuti dalla legge per i quali agiscono.

Nel caso britannico invece c'è il common law, (eredità del passato), ossia un insieme di norme che

si ritengono valide e che si basano su ciò che i giudici hanno deciso in passato (principio

dell'antecedenza). Non è presente quindi una vera e propria legge positiva. In Gran Bretagna è

molto favorito l'accordo rispetto che alla legge.

I consigli di aziende sono strutture istituite nel secondo dopoguerra dal governo e dalle leggi, nel

momento della ricostruzione.

Nei works councils (Germania, Olanda ecc.) e negli shop stewards (UK) si intende la

rappresentanza come diritto dei lavoratori, senza distinzione tra gli iscritti e i non iscritti.

Il modello italiano delle RSA (1970) e delle commissioni interne invece vede la rappresentanza

come un diritto esclusivo di coloro che sono iscritti al sindacato. Nel 1970 in Italia ci sono ancora

gli effetti della mobilitazione collettiva derivanti dall'autunno caldo, che portano all'evoluzione dei

consigli di fabbrica, costituzione di gruppi visti come "Comitati di lotta": gli italiani pensavano che

finite le mobilitazioni di quel periodo tutti sarebbero tornati a lavorare e non far più i consigli di

azienda. Ciò non avvenne perché i lavoratori rimasero entusiasti di questa partecipazione, e

continuarono quindi a riunirsi.

Nei luoghi di lavoro la rappresentanza dei lavoratori é sempre stato un punto critico e

problematico nel sistema sindacale. Innanzitutto perché é legittimato direttamente, in modo

verificabile ed entro un ambiente dato, naturale

Non solo struttura di organizzazioni sindacali ma attore con propria logica

1.

2. Tendenze centrifughe

3. Le organizzazioni sindacali ne cercano il controllo attraverso definizione di compiti e

prerogative

4. il legislatore e le organizzazioni sindacali intervengono stabilendo regole

Vi é però un'ambivalenza: possono essere canale di comunicazione, trasmissione di domande e

canale di organizzazione del Conflitto e del dissenso.

In Europa fino agli anni 70 durante il periodo della "ricostruzione" si ha l'introduzione/riassetto

(attraverso leggi e patti sociali) di organismi d'azienda: questi avevano la funzione di

consultazione, informazione, controllo e applicazione accordi. A fine anni '60 abbiamo un riassetto

del sistema in seguito a un’ondata conflittuale, che segna il massimo sviluppo e l'inizio del declino

del paradigma taylor-fordista): una nuova ondata legislativa e il ribadire la titolarità sindacale in

campo negoziale e prerogative sindacali in campo di rappresentanza ha portato degli effetti

inattesi; si predispone così un canale naturale per il coinvolgimento di rappresentanza del

personale nella gestione del cambiamento, del riaggiustamento a livello aziendale.

Le funzioni principali delle rappresentanze dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono di tipo sindacale

(ad esempio, tesseramento, propaganda, informazione) normativo o contrattuale (contrattazione,

organizzazione di azione industriali). Per quanto riguarda invece le rappresentanze generali

(tipiche tedesche) le funzioni sono di consultazione e controllo (diritti di informazione, code

terminazione, sorveglianza di applicazione accordi) e partecipazione (coinvolgimento nelle

decisioni di impresa).

Associazioni degli imprenditori

Quando si parla di associazioni degli

imprenditori é necessario rendersi conto

della figura complessa che si sta

analizzando: si tratta di un individuo che

dà lavoro e che agisce sui mercati, per

produrre e poi vendere i propri prodotti

in modo competitivo. Anche dal punto di

vista delle organizzazioni di interesse

questi due aspetti possono portare a

strade diverse.

Ad esempio quando si tratta di interessi

del "datore di lavoro" gli imprenditori

possono avere interessi abbastanza

simili (contributi bassi, ecc.); quando

riguarda invece l'aspetto più

commerciale questo potrebbe metterli in

competizione (in quanto ciascuno

vorrebbe massimizzare la propria

produzione e questo li metterebbe in condizione di essere in concorrenza tra loro).

Gli imprenditori per definizione rappresentano una categoria di persone che sono in competizione

tra loro: il sistema capitalistico quando funziona in modo adeguato prevede la competizione di

mercato. Quindi mettendo assieme le due dimensioni, le possibilità di agire individualmente o

collettivamente fa sì che si ottenga uno spazio in cui ci sono le forme dell'azione dell'imprenditore.

Le associazioni degli imprenditori nascono in genere come reazione: la loro prima scelta é fare per

conto proprio, non hanno bisogno di organizzarsi. Adam Smith infatti affermava che

l'organizzazione degli imprenditori in associazioni era obsoleta, perché violava la libera

concorrenza, la mano invisibile che regola automaticamente il mercato.

I sindacati dei lavoratori nascono per difendersi anche loro, perché temono di non riuscire bene da

soli nella lotta contro i lavoratori e lo stato: quest'ultimo soggetto attraverso la legiferazione impone

agli imprenditori un dato comportamento che molto spesso ai datori di lavoro non va bene.

Quindi con l'avvento di imposte, contributi assistenziali e /o previdenziali i datori di lavoro hanno

ritenuto utile riunirsi in associazione. In altri casi hanno trovato utile associarsi anche contro i

sindacati dei lavoratori.

Talvolta ci sono delle associazioni distinti a volte sul piano della rappresentanza di interessi

economici diverso da quello dei datori di lavoro. In Italia non c'é differenza tra i due ruoli, infatti si

dice che non c'é differenziazione funzionale.

La differenza di fondo tra i tre principali sindacati italiani, é che tutti e 3 vogliono in teoria

rappresentare tutti i lavoratori ma in realtà sono tra loro in competizione per motivazioni ideologico-

politiche. Ma cosa

fanno le associazioni

degli imprenditori?

Innanzitutto

forniscono

assistenza e

consulenza agli

associati, sia di tipo

legale, fiscale ecc.

Le grandi imprese di

solito hanno

personale interno che

si occupa di questi

aspetti, ma le piccole

imprese no, e si

appoggiano alle

associazioni.

Oltre a queste

funzioni ovviamente si occupano anche di rappresentanza nella contrattazione sindacale (Nella

contrattazione collettiva) e di rappresentanza e tutela di interessi nella contrattazione politica

(di fronte a governo, partiti, amministrazione pubblica ecc.).

Dal punto di vista della logica della rappresentanza i problemi che hanno queste associazioni non

é così differente da quello che hanno i sindacati; per quanto riguarda l'assistenza possono tornare

utili, ma per quanto riguarda il sindacato ci si può anche non iscrivere.

La struttura delle confederazioni degli imprenditori é analoga a quella dei sindacati: quindi di

categoria e orizzontali (= territoriali): quello che soprattutto conta sono le strutture provinciali.

In Italia si trovano strutture territoriali e di categoria, con bassa differenziazione tra rappresentanza

di interessi economici/sindacali ed elevata frammentazione di struttura in base a:

settore

a) dimensioni d’impresa

b) affinità ideologico-partitiche

c)

Lo Stato come Attore Sociale

Nelle R.I. si individua quindi la centralità del ruolo di attori collettivi che rappresentano gli interessi

economici: di conseguenza si deduce che è cruciale anche il ruolo dello Stato: esso può

condizionare il confronto e l’interazione tra parti sociali e può anche essere al contempo

portatore di interessi propri.

Dunlop afferma che lo Stato é uno degli attori che attraverso ideologia e potere interagendo

producono le regole di funzionamento di sistema di Relazioni Industriali.

Lo stato é un'area in cui si distingue una pluralità di soggetti e livelli tra cui il governo centrale, i

governi locali, l'apparato burocratico e la magistratura; all'interno di questi si producono e/o

implementano le politiche pubbliche che possono intervenire direttamente o indirettamente nelle

relazioni industriali.

In passato il ruolo delle RI era quello di intervento diretto di regolazione tramite l'esercizio

dell'autorità legislativa, amministrativa e giurisprudenziale.

Lo stato come legislatore

Azione legislativa può regolare in modo diretto le RI; il potere pubblico stabilisce spazi e limiti di

interazione tra attori (ad esempio la regolazione della rappresentanza, norme e procedure di

disciplina rapporti di lavoro, di contrattazione, di conflitto). Può anche regolare in modo indiretto le

RI, orientando contenuti e forme del confronto tra parti (attraverso attività legislativa in campi che

influenzano le condizioni di lavoro (politica economica, industriale, sociale o della formazione) o

attraverso la delega di autorità a organizzazioni di rappresentanza di interessi, come le normative

statali che recepiscono accordi stipulati tra le parti).

Lo stato come mediatore e regolatore di economia

Utilizzo di risorse pubbliche aggiuntive per favorire il buon esito di confronto tra le parti.

Esistono risorse di autorità (mediazione ministeriale o di governi locali nelle controversie), risorse

economiche o finanziarie (anche indirette: sgravi fiscali), come nel caso delle misure per ridurre il

costo del lavoro, , favorire l’occupazione, ammortizzare conseguenze sociali negative cui la

contrattazione non dà soluzione; esistono infine risorse politico-amministrative (progetti pubblici

di intervento in funzione di ammortizzatore, di compensazione di rischi (spesa pubblica o pubblico

impiego per favorire occupazione, interventi per produrre infrastrutture, in campo di politiche

abitative, sanitarie, scolastiche ...)

Lo stato agisce quindi:

a) per iniziativa autonoma (per perseguire interessi collettivi – contenimento del conflitto, sviluppo

occupazione – o politici – acquisizione di consenso)

b) come effetto di strategie di altri attori che cercano di scaricare all’esterno costi e rischi di

contrattazione

c) svolgendo funzioni di mediazione anche in quanto sede di confronto istituzionale di interessi

(Parlamento, magistratura)

Lo stato come datore di lavoro

Lo stato è un importante datore di lavoro: la pubblica amministrazione, occupa tantissimi

lavoratori suddividendosi in settori come amministrazione centrale, periferica, governi locali e

azien

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Publisher
A.A. 2015-2016
25 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/07 Diritto del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mirko.galante di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni industriali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Regalia Ida.