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Questa operazione cognitiva si basa su tre principi tra cui distintività, coerenza nel tempo e nelle

modalità e consenso. Kelley ha rilevato che le persone spesso diminuiscono l’importanza di una

causa del comportamento se ci sono già altre cause plausibili pronte.

La tendenza a sovrastimanre il peso dei fattori disposizionali e a sottostimare il peso dei fattori

situazionali è stato denominato da Ross come errore fondamentale di attribuzione.

Tuttavia si commette l’errore di attribuzione in quanto c’è una distorsione nel modo in cui si spiega

il comportamento degli altri ignorando le potenti determinanti situazionali. L’errore fondamentale

di attribuzione (detto anche errore di corrispondenza) è fondamentale perché condiziona le

spiegazioni in modo essenziale e rilevante.

Capitolo 5 Atteggiamenti e comportamenti

Un atteggiamento si riferisce a credeze e sentimenti relativi a una persona o a un evento e alla

disposizione comportamentale che ne deriva.

Ogni atteggiamento può basarsi su sentimenti o affetti (affect), su comportamenti (behaviours) e su

cognizioni (cognitions). Possiamo pensare a queste tre componenti come l’ABC degli

atteggiamenti.

Gli atteggiamenti rispondono s un nostro bisogno automatico di valutazione ma, secondo

l’approccio funzionalistico, svolgono anche alcune funzioni ovvero la funzione conoscitiva o di

valutazione dell’oggetto, funzione di espressione dei valori, funzione di difesa dell’Io e funzione di

adattamento sociale.

Per quanto riguarda la misurazione degli atteggiamenti, non si ha mai una misurazione diretta in

quanto l’approccio diretto allo studio degli atteggiamenti usa come strumento l’autodescrizione o

l’osservazione chiedendo alle persone di dire che cosa pensano rispetto a uno specifico oggetto. Le

scale di atteggiamenti possono essere di diversi tipi, una delle più usate è la scala Likert. Un modo è

la tecnica del bogus pipelline che ha lo scopo di scoraggiare i soggetti dal mentire. Un’altra misura

dell’atteggiamento è il test di associazione implicita (IAT) che usa i tempi di reazione per misurare

quanto rapidamente una persona associa dei concetti.

In questo contesto di parla della teoria dell’azione ragionata sostenendo che specifiche intenzioni di

agire un certo comportamento sono buoni fattori pedittivi di comportamenti specifici. Tale teoria è

la più generale del comportamento basata sulla relazione fra credenze, atteggiamenti, intenzioni e

comportamenti. Inoltre essapresuppone che il comportamento effettivo delle persone dipenda

direttamente dall’interazione di adottare tale comportamento.

Teoria del comportamento pianificato è stato inserito il costrutto di percezione di controllo diò

comportamento, cioè la credenza soggettiva circa la facilità o difficoltà di eseguire un particolare

comportamento.

Gli atteggiamenti sono influenzati dalle azioni, perciò è possibile 3 teorie differenti che spiegano

tale legame:

- Teoria della gestione dell’impressione. Sostiene che per ragioni strategiche assumiamo

questi atteggiamenti che ci fanno apparire agli altri coerenti mediante i nostri

comportamenti.

- Teoria della dissonanza cognitiva: ritiene che si giustificano le nostre azioni azioni a noi

stessi.

- Teoria dell’autopercezione: sostiene che le nostre azioni sono autorilevanti, quando siamo

incerti rispetto ai nostri sentimentio alle nostre credenze, osserviamo il nostro

comportamento più di quello che farebbe chiunque altro.

Moscovici propone il concetto di rappresentazioni sociali nell’ambito delle scienze sociali

definendole come sistemi cognitivi attraverso cui i membri di una comunità sono capaci di costruire

una propria realtà sociale. Queste rappresentazioni vengono create e ricreate nel corso

dell’interazione reciproca come durante una conversazione. Le rappresentazioni sociali si formano

mediante due processi:

- Ancoraggio permette di classificare, denominare e spiegare qualcosa che non è familiare

mettendolo in rapporto con le categorie sociali già possedute dall’attore sociale,

- Oggettivavazione Dà consistenza materiale alle idee e dà corpo a degli schemi

concettuali traducendo in immagini i concetti astratti

“l’immagine del concetto cessa di essere un segno e diventa una replica della realtà”

Questo oggetto diviene così parte del mondo oggettuale che ci circonda, non ha più bisogno

di passare attraverso altri processi di elaborazione cognitiva: entra il nostro processo

psichico direttamente tramite un processo percettivo.

Le rappresentazioni sociali frendono familiare quello che è estraneo. Una secondo funzione è quella

di favorire gli scambi interpersonali e sociali. A tale funzione è legata una terza ovvero quella

normativa e di costruzione dell’identità.

Moscovici proprone un raggiuppamento in tre categorie delle potenziali funzioni delle

raaprresentazioni:

1- La prima ipotesi è quella dell’interesse: le persone o i gruppi costruiscono dei discorsi che

conciliano le posizioni contrapposte di due o più individui andando nella direzione di

favorire la posizione che ha più potere distorcendo la realtà obiettiva.

2- La seconda è quella dell’equilibrio: le rappresentazioni sociali sono usate come mezzi o

strumenti che risolvono le tensioni emotive o psichiche dovute all’insuccesso o alla

mancanza di integrazione sociale.

3- La terza è detta del controllo: le rappresentazioni sono usate dai gruppi per filtrare le

informazioni che provengono da sistemi o ambienti esterni.

Capitolo 6 Conformismo e obbedienza

Per influenza sociale si intende un cambiamento nei giudizi, nelle opinioni, nei comportamenti di un

individuo in seguito all’esposizione ai giudizi, alle opinio e agli atteggiamenti di altri individui.

È possibile distinguere l’influenza della maggioranza (esercitata da persone o gruppi che detengono

maggior potere sociale) ed influenza minore (esercitata da persone o gruppi meno potenti).

Chi detiene maggiore potere esercita maggiore dominanza sociale teoria della dominanza

sociale: sostiene che i gruppo sono organizzati sulla base di una gerarchia del potere e che, pertanto,

un gruppo dominante esercita ed influenza gli altri.

I processi di influenza sociale possono verificarsi in contesti allargati e in contesti ristretti.

È possibile individuare due concezioni dell’influenza sociale: modello funzionalista (rapporti di

forza) e modello generico (processo interattivo).

Modello funzionalista

1- La pressione verso il conformismo: sherif con l’esperimento dell’effetto autocinetico.

Sherif si chiese se fosse possibile la nascitadi una norma in un laboratorio. Egli isolò un

soggetto in una stanza buia facendo apparire un puntino luminoso. Dopo pochi seconsi

sembrava che questo puntino si stesse muovendo. Venne chiesto al soggetto di quanto si fosse

spostato il puntino. Sherif si stupì del fatto che se il soggetto fosse da solo forniva una risposta

più precisa, mentre se fosse stato insieme ad altri soggetti dava le risposte più confuse per

effetto di suggestionabilità.

Nei gruppi le opinioni delle eprsone tendono a modificarsi convergendo su posizioni più

moderate. Per sherif nei gruppi so sviluppano tendenze al conformismo: assumere opionini

comuni moderate, intermendie rispetto alle posizioni estreme (norme di gruppo).

2-Asch voleva dimostrare che gli individui sono in grado di sottrarsi a un’influenza che entri in

conflitto con il dato positivo (influenza della maggioranza). Esperimento di Asch:

Il protocollo sperimentale prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 collaboratori/complici dello

sperimentatore all'insaputa dell'ottavo (soggetto sperimentale), si incontrassero in un laboratorio,

per quello che veniva presentato come un normale esercizio di discriminazione visiva. Lo

sperimentatore presentava loro delle schede con tre linee di diversa lunghezza in ordine decrescente

mentre su un'altra scheda vi era disegnata un'altra linea, di lunghezza uguale alla prima linea della

prima scheda. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale fosse la linea

corrispondente nelle due schede. Dopo un paio di ripetizioni "normali", alla terza serie di domande i

complici iniziavano a rispondere in maniera concorde e palesemente errata.

Il vero soggetto sperimentale, che doveva rispondere per ultimo o penultimo, in un'ampia serie di

casi iniziava regolarmente a rispondere anche lui in maniera scorretta, conformandosi alla risposta

sbagliata data dalla maggioranza di persone che aveva risposto prima di lui. In sintesi, pur sapendo

soggettivamente quale fosse la "vera" risposta giusta, il soggetto sperimentale decideva,

consapevolmente e pur sulla base di un dato oggettivo, di assumere la posizione esplicitata dalla

maggioranza. Solo una piccola percentuale si sottraeva alla pressione del gruppo, dichiarando ciò

che vedeva realmente e non ciò che sentiva di "dover" dire

In questo caso è stata avanzata la distinzione tra influenza informativa (un individuo, trovandosi in

situazioni ambigue, confuse, incerte, assume il comportamento degli altri come fonte di

informazioni e si adegua a tale comportamento) ed influenza normativa (tendenza che hanno gli

individui a conformare le proprie opinioni e i propri comportamenti al modo di agire e di pensare

delle persone che stanno loro intorno al fine di venire accettati e apprezzati dagli altri).

3-Milgram: esperimento sull’obbedienza condotto da Milgram descrive un tipo di conformismo che

coinvolge il comportamento e la condotta. In questo caso la maggioranza non è un dato quantitativo

(un gruppo di persone che la pensano tutte allo stesso modo) ma qualitativo ovvero che implica una

differenza di status tra chi esercita un potere e una pressione diretta e chi si adegua alla volontà di

questi ultimi. Gli esperimenti di Milgram sono noti anche come esperimenti sulla norma

dell’autorità o norma dell’obbedienza in cui testano ciò che succede quando le richieste di

un’autorità entrano in collisione con quelle della coscienza di chi riceve la richiesta. Milgram,

mediante l’esperimento, ha esaminato le condizioni che generano e favoriscono l’obbedienza. Egli

attribuisce l’aumento dell’obbedienza a 4 fattori: 1) distanza emotiva dalla vittima, 2) la vicinanza

all’autorità e la sua legittimità, 3) appartenenza dell’autorità a un’istituzione rispettata e 4) l’effetto

liberatorio dell’influenza del gruppo. Descrivere l’esperimento

Capitolo 7 la persuasione

La persuasione è un processo che conduce alla formazione, al rafforzamento e modifica degli

atteggiamenti. È

Dettagli
A.A. 2018-2019
17 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher adrianacupelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Pajardi Daniela Maria.