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AGGRESSIVO.
Sono due modalità di comportamento che si ritrovano nelle relazione tra pari che si
legano al ragionamento e alla condotta morale + comportamento cooperativo e
competitivo.
COMPORTAMENTO PROSOCIALE
Al termine prosocialità vengono associati diversi atteggiamenti e comportamenti
relativi all’aiutare l’altro, al condividere, al cooperare e al prendersi cura, provare
solidarietà.
In generale quando parliamo di prosocialità parliamo di azioni che vogliono portare
beneficio agli altri comportamento di aiuto.
Non si tratta di un’unica condotta unitaria ma di un insieme di comportamenti
specifici, guidati da motivazioni differenti e connessi a situazioni che possono
incoraggiarne o al contrario ostacolarne l’attuazione.
L’essere umano tende alla socialità.
SECONDO ANNO DI VITA: periodo in cui è possibile individuare i primi segni
riconoscibili di comportamenti prosociali.
Le tendenze prosociali del bambino piccolo si manifestano soprattutto di fronte alla
sofferenza di un’altra persona. Sono bambini che non hanno ancora acquisito la teoria
della mente ma sono capaci di cogliere le sofferenze altrui.
All’inizio del secondo anno di vita la sofferenza emotiva altrui suscita interesse e a
volte tentativi di consolazione da parte dei bambini, dapprima di tipo fisico e poi, verso
la metà del secondo anno, assumendo più frequentemente la forma di conforto
verbale, di aiuto, di condivisione o distrazione.
I comportamenti di aiuto diventano man mano più complessi e organizzati al crescere
dell’età, in funzione dello sviluppo cognitivo ed emozionale dell’individuo.
IN ETA’ SCOLARE: la tendenza ad aiutare i compagni, ad offrire spontaneamente
sostegno affettivo e a condividere giochi, curiosità ed esperienze si associa ad una
maggiore probabilità di intraprendere un percorso scolastico di successo, contrastando
inoltre tendenze depressive e aggressive ruolo degli adulti fondamentale.
FATTORI FAVORENTI LA PROSOCIALITA’
Sono in parte riconducibili all’individuo, in parte al contesto.
Individuo: Caratteristiche cognitive, affettive, sociali, relazionali +Fattori esterni:
elementi dell’ambiente e contestuali
Fattori interni:
Alcuni tratti di personalità (es. amicalità, coscienziosità e apertura
mentale)
Sicurezza più ci si sente sicuri più si è portati a mettere in atto un
comportamento di aiuto;
Autoefficacia (vedi Bandura) è specifica per ambito e fa riferimento alla
percezione delle proprie capacità di riuscita in un determinato ambito
specifico. Tanto più ci si sente capaci, tanto più si ha successo. Si
potenzia nell’esperienza.
Persuasione: avere persone che dicono che è importante aiutare gli
o altri e che ne ho la capacità, allora aumenta l’autoefficacia. Non è
incoraggiamento illusorio;
Autovalutazione di sé data dal successo;
o Osservazione dei pari, esperienza vicaria;
o Condizione emotiva;
o
Empatia;
Gestione delle emozioni;
Assunzione di responsabilità personale;
Mancato ricorso al disimpegno morale.
Tra empatia e autoefficacia il fattore più preponderante è l’autoefficacia.
Fattori esterni:
Cultura di appartenenza;
Valori di riferimento;
Stile educativo genitoriale;
Modello dei genitori e adulti di riferimento;
Influenza del gruppo dei pari cultura dei pari. Le aspettative del gruppo
dei pari influenza il modo di vivere l’atteggiamento prosociale;
Sistema educativo scolastico;
Metodi di insegnamento adottati a scuola.
AGGRESSIONE, CONFLITTO COMPETIZIONE
1. aggressione: comporta uno più atti deliberatamente lesivi dell’altro, sul piano fisico,
psicologico o materiale
2. il conflitto interpersonale sorge quando due individui sono in disaccordo, non è di
per sé negativo se viene gestito in modo adeguato.
3. la competizione può assumere forme distruttivamente aggressive, ma avviene di
solito in contesti con regole
Cooperazione e competizione non si escludono sempre a vicenda ma possono
intrecciarsi.
FORME DI AGGRESSIVITA’.
DIRETTA: quando facciamo riferimento ad aggressione fisica o verbale
INDIRETTA: di tipo relazionale, come il deridere o l’escludere.
Strumentale: strumento per raggiungere un obbiettivo
o Ostile: l’aggressività è il fine, azione volta a far male all’altro
o Reattiva: risposta ad azioni o eventi percepiti come attacchi, caratterizzata da
rabbia
Proattiva: meno attivazione emotiva, uso pianificato della forza per uno scopo
BULLISMO
Uno studente è oggetto di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene
esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da
parte di uno o più compagni (Olweus, 1991; Smith e Sharp, 1994; Fonzi, 1997, 1999).
Caratteristiche:
Intenzionalità: agisce in modo aggressiva per ferire l’altro; azione proattiva.
Sistematicità.
Asimmetria relazionale (o di potere): bisogna rintracciare una condizione di
disparità tra bullo e la sua vittima può essere sia fisica che di potere o
popolarità.
Negli anni novanta quando la ricerca ha preso piede nel nostro paese, il termine
bullismo aveva un’altra accezione e rimandava ad uno stereotipo differente; è entrato
a far parte della letteratura come traduzione del termine inglese bullying che rsi
riferisce a qualcosa di dinamico, che non riguarda solo il bullo, ma abbiamo qualcuno
che prevarica e qualcuno che è prevaricato. In italiano si usava il termine prepotenza.
Non è una situazione statica ma dinamica che coinvolge almeno due attori che
agiscono in un preciso contesto in cui non sono soli la scuola: contesto che gioca la
sua parte ed è un contesto costituito da diverse persone con ruoli diversi. Anche le
persone non direttamente coinvolte hanno un ruolo fondamentale, perché permettono
al fenomeno di evolversi in modi diversi. I primi studi sul bullismo hanno rilevato livelli
alti di bulli e di vittime e ci si è chiesto il motivo per cui in Italia questo fenomeno fosse
così diffuso non si trattava di scorrettezza metodologica, ma ad una traduzione del
termine bullismo in prepotenza
FORME IN CUI SI MANIFESTA
Le prepotenze possono essere dirette, con messi fisici, verbali (insulto, minaccia),
gesti-posture (assieme alle altre modalità fare il verso). Per essere classificati come
bullismo, questi gesti devono avere le caratteristiche sopraelencate.
Le prepotenze indirette sono anche più difficili da rilevare dall’adulto e vengono
ritenute meno gravi prepotenze strumentali (utilizzo di oggetti della vittima per
inveire sulla vittima, ricatto) e sociali (prendono di mira ragazzi e ragazze
pettegolezzi: diffusione notizie distorte per ferire quella persona o confidenze
personali; esclusione: isolare qualcuno deliberatamente dal gruppo).
STRUMENTI PER LA RILEVAZIONE
Questionario
Lo strumento più diffuso per la misurazione del bullismo è il questionario che si poneva
l’obbiettivo iniziale di descrivere il fenomeno e la sua diffusione. Era un questionario
anonimo che veniva compilato a scuola con domande a risposta chiusa sulle
prepotenze subite, sull’apertura a parlarne, sulle prepotenze effettuate, parlare delle
prepotenze effettuate, sulla percezione del problema, sulle relazioni e amicizie tra
coetanei, sugli atteggiamenti verso le prepotenze, sul luogo in cui queste prepotenze
avvenivano domande di descrizione del fenomeno
È un questionario molto economico, anche in termini di tempo, ma per avere dati
attendibili bisogna ragionare su cosa è il bullismo con i bambini, spiegando cosa si
definisce per bullismo tramite delle premesse che fanno riferimento alla definizione
iniziale. dei pari
Nomina
Indicare al massimo tre nomi di compagni che più spesso fanno prepotenze e tre nomi
di coloro che più spesso le subiscono. Ci permette di individuare gli elementi più
particolarmente coinvolti
Tema
Racconta un episodio di prepotenza che hai subito, oppure hai fatto, o a cui hai
assistito a scuola.
DIFFERENZE LEGATE ALL’ETA’
Diminuzione significativa del fenomeno:
Diminuzione prepotenze fisiche
Aumento prepotenze indirette
Costanti le prepotenze verbali
Il fenomeno dunque si modifica dal punto di vista qualitativo.
Diverse valutazioni da parte degli studenti (possibili motivazioni alla base del
fenomeno, attori e le loro caratteristiche)
DIFFERENZE LEGATE AL GENERE
Maggiore coinvolgimento dei maschi (bulli e vittime);
Maschi più coinvolti in forme di bullismo dirette
Femmine più coinvolte in forme di bullismo indirette
Le femmine tendono a prevaricare altre femmine e sono prevaricate soprattutto
da maschi
DIFFERENZE LEGATE AL GENERE: QUALI SPIEGAZIONI?
-Non differenze biologiche
-Variabili legate all’apprendimento e a caratteristiche socio-culturali;
Diverso significato dell’uso del comportamento aggressivo
Disapprovazione del comportamento aggressivo attuato dalle bambine
-Maggiore consapevolezza delle ragazze delle conseguenze dell’azione aggressiva
-Atteggiamento più protettivo delle ragazze verso la vittima
La disapprovazione del comportamento aggressivo passa attraverso gli adulti ma
anche gli stessi coetanei: i coetanei sono più tolleranti se l’aggressività fisica coinvolge
i maschi.
I RUOLI DEI PARTECIPANTI
Il bullismo coinvolge più o meno almeno due protagonisti. Adesso si parla di bullismo
come fenomeno sociale e di gruppo: ci sono i sostenitori del bullo, i gregari; esiste
anche un difensore della vittima; esiste la maggioranza silenziosa che sa, conosce ma
non interviene.
Protagonisti:
Il bullo prende l’iniziativa per fare delle prepotenze fisiche prende ingiro o
insulta pesantemente.
La vittima.
Ruoli pro-bullismo:
Il sostenitore del bullo: non partecipa direttamente ma rinforza il
comportamento del bullo
L’aiutante del bullo: partecipa materialmente a queste attività di bullismo,
anche se non prende direttamente l’iniziativa vuole sentirsi accettato, far
parte del gruppo, si conforma.
Gli spettatori
Il difensore della vittima
L’esterno o spettatore passivo
IL BULLO: PRINCIPALI CARATTERISTICHE
Atteggiamento più positivo nei confronti della violenza
Forte impulsività, propensione a dominare gli altri
Deboli controlli e inibizioni verso le tendenze aggress