Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
GINOCCHIO VARO E GINOCCHIO VALGO
Il varismo di ginocchio è una condizione per cui un segmento osseo si avvicina all’asse
mediano del corpo ed è più tipica dei maschi. Il valgismo di ginocchio è una condizione per
cui un segmento osseo si allontana dall’asse mediano del corpo ed è più tipica delle
donne. L’esame clinico è volto all’osservazione del bambino durante la deambulazione,
appoggio e asse degli arti inferiori. A livello fisiologico, durante l’accrescimento, si
verificano alterazioni dell’asse che porta a varismo e valgismo di ginocchia. Alla nascita, le
ginocchia sono vare, poi lentamente il ginocchio inizia a raddrizzarsi, fino a circa un anno.
Verso i 4 anni il ginocchio diventa valgo, con piede pronato, mentre a 6 anni le ginocchia
normalizzano. Fino a tre anni, ogni deformità presente è considerata normale mentre dopo
14
7 anni qualsiasi deformità è patologica. La causa principale di qualsiasi alterazione
dell’asse è il sovrappeso. La valutazione clinica deve escludere eventuali situazioni di
compenso e iperlassità legamentosa e si effettua con patella allo zenith e misurazione di
DIM o DIC. Il valgismo di ginocchio è mantenuto da un elevato peso corporeo, per cui le
ginocchia non riescono a raddrizzarsi. È dovuto inoltre a rachitismo, post traumatico,
artritici, astrosici (anziani) e difetti dello sviluppo della crescita. Il ginocchio varo è più
frequente nella forma rachitica, ed è associato a intrarotazione della tibia.
Il rachitismo è una condizione che determina deformità, fratture spontanee, alterazioni
della dentizione (tardiva) e deficit di accrescimento.
Il trattamento prevede ortesi (poco efficace), esercizi correttivi e diversi interventi. Può
inoltre essere sfruttato l’accrescimento, emiepifisiodesi, ovvero blocco della crescita di una
delle fisi di accrescimento) effettuare un’osteotomia (elevato rischio di recidive)
CERVICOBRACHIALGIE
Sono legate solitamente a ernie discali, ovvero fuoriuscita del nucleo polposo dall’anello
fibroso, che si irradiano nel territorio della radice colpita. È caratterizzato da dolore che si
diffonde dal collo al braccio. Le cervicobrachialgie possono essere di tre tipi:
Irritativa. La radice è irritata, e si manifesta ciò con dolore e parestesie.
Compressiva. La radice viene compressa, e si manifesta con deficit di forza.
Paralitica. Si verifica una paralisi dei muscoli innervati da quella radice.
Avremo sintomatologia diversa a seconda della zona in cui si sviluppa la problematica:
Livello di C5. Avremo sintomatoliga a livello del deltoide, del sottospinato e parte del
bicipite brachiale. Può essere eseguito il riflesso bici pitale.
Livello di C6. Sintomatologia a livello di tricipite e brachio radiale, con compromissione
del riflesso bici pitale e stilo radiale. Compromissione della sensibilità fino al I dito.
Livello di C7. Alterazione del riflesso tricipitale, con interessamento del tricipite e
dell’estensore delle dita. Ridotta sensibilità a livello dorsale e centrale, fino alle tre dita
centrali.
Livello di C8-D1. Perdita di sensibilità delle ultime due dita, con interessamento di
abudttore breve del pollice, abduttore del migliolo, interossei dorsali. Alterazioni del
riflesso cubito pronatore.
LOMBALGIE
Con il termine lombalgia si indica genericamente una situazione dolorosa localizzata nella
zona lombare, zona compresa tra le ultime coste e la cresta iliaca, molto diffusa, che non
è una patologia ma il sintomo. Si può classificare in diverso modo a seconda della
patogenesi:
Vertebrale. Dovuta a una causa ossea, legamentosa. Troviamo ernia discale, artrosi,
stenosi del canale vertebrale, osteoporosi, malattie reumatiche e tumori ossei. Con il
movimento aumenta il dolore. 15
Extravertebrale. Dovuta ad altre cause, come muscolari, vascolari (aneurisma
dell’aorta addominale) o viscerali (come coliche renali o tumori, dismenorrea) Con il
movimento non aumenta il dolore.
Possono inoltre essere suddivise in acute, solitamente per un movimento scorretto
improvviso, o croniche, se durano più di tre mesi. L’anamnesi tiene conto di età, sesso,
attività sportiva, eventuali patologie, storia del dolore (se è a riposo, cronico, se legato al
movimento, se varia o meno con gli antidolorifici, da quanto e quando c’è, ecc). L’esame
clinico mostra una scoliosi antalgica (con curvatura dalla parte meno dolente) dovuta a
contrattura o ernia discale. Dovranno essere fatte indagini specifiche per escludere altre
patologie. La diagnosi si effettua radiograficamente, con proiezione anteroposteriore e
laterolaterale, per individuare eventuali discopatie, scoliosi, artrosi, tumori o infezioni. Se
RX risulta negativa, si effettua RMN, per evidenziare ernie, edema, infiammazione o altro.
Il trattamento è estremamente vario: manipolazioni, crioterapia, terapia del calore,
agopuntura, riposo e antinfiammatori.
L’ernia discale è la causa principale di lombalgia. Il disco vertebrale è una struttura che
serve ad ammortizzare le forze che agiscono sulla colonna vertebrale, e si trova tra due
corpi vertebrali. È composto da un nucleo polposo centrale, composto da acqua, e un
anello (o anulus) fibroso periferico. Essa è una delle parti di cui è composto l’unità
funzionale del rachide, assieme alle due vertebre, sistema posteriore, legamento
longitudinale posteriore e anteriore (che stabilizzano). Il disco si sposta posteriormente
con la flessione e anteriormente con la estensione. Se l’anulus fibroso si fissura, il nucleo
polposo fuoriesce e si crea l’ernia, che va a interessare il seno vertebrale di Luscha, che
porta alla lombalgia. La zona in cui si sviluppa l’ernia porterà sintomatologia dolorosa
diversa, e possono essere:
Mediana. Comporta lombalgia o addirittura paralisi completa.
Paramediana. Comporta lombosciataglia.
Postero-laterale.
Intraforaminale. Comporta sciatalgia ma non necessariamente lombalgia.
Extraforaminale.
L’ernia, a sua volta, può essere contenuta, se rimane in contatto con il disco, espulsa, se
rimane in contatto con il ligamento, o migrata, se supera il legamento perdendo
completamente i rapporti con il disco. L’ernia attualmente si opera solo in caso di elevato
dolore, poiché naturalmente esso scompare in un paio di anni, riassorbito dai fagociti e
perché alto rischio fallimentare. A seconda dell’interessamento dei nervi, si parla di:
Lombalgia pura, se l’ernia è centralizzata.
Lombo sciatalgia. L5-S1. Interessamento del nervo sciatico.
Lombocruralgia. L3-L4, con interessamento nervo crurale e/o femorale.
A seconda dello stadio di compressione, avremo diverse fasi. Nella fase irritativa, avremo
parestesia, dolore e ipereflessia iniziale. Nella fase compressiva avremo parestesie,
dolore e deficit di forza, con ipoflessia. Infine, nella fase di paralisi, avremo un’assenza
totale o parziale della forza muscolare, ,con areflessia. La sintomatologia prevede dolore
16
alla schiena che procede verso gli arti inferiori, posteriormente per la lombo sciatalgia e
con dolore in flessione anteriore, e anteriormente per la lombocruralgia e in estensione.
L’esame obiettivo prevede l’esecuzione di alcune manovre, dalla meno dolente alla più
dolente, punti specifici e test appositi per valutare le radici interessate e l’entità, mediante
la valutazione di sensibilità, dolore, forza, riflessi e modo di camminare. A seconda
dell’area di interessamento, avremo variazioni di sensibilità, alterazioni dei muscoli pilota
(muscolo innervato SOLO da quel nervo) e alterazione dei riflessi:
L4. Area di sensibilità posteriore, comprende anca,coscia, e parte mediale della
gamba. Talvolta viene confusa con meniscopatia. Il muscolo pilota è il quadricipite. Il
riflesso che si perde è il riflesso rotuleo (estensione della gamba sulla coscia)
L5. Area di sensibilità posteriore e laterale della coscia, gamba,e mediale fino al dorso
del piede e all’alluce. I muscoli pilota sono gli estensori lunghi, il tibiale anteriore e i
peronieri. Non ci sono riflessi associati.
S1. Area di interesse lombare posteriore, gamba, coscia e bordo laterale del piede. I
muscoli pilota sono il tricipite surale, bicipite femorale e grande gluteo. Si perde il
riflesso achilleo (punta del piede in dorsiflessione) e medio plantare (percuotendo la
parte centrale del piede, avremo plantarflessione)
Gli esami strumentali si effettuano dopo aver fatto la diagnosi clinica, e si parte con
indagini radiografiche, poi RMN (devono essere bianchi) TAC (solo chi non può fare la
RMN). Il trattamento invece è il medesimo della lombalgia: se non ha effetto, si può
intervenire chirurgicamente (soprattutto se sta insorgendo una paralisi). È fondamentale
escludere tumori, ma anche esiti di traumi, dolori toracici o addominali, stress o ansia.
LESIONI LIGAMENTOSE E MENISCALI
I legamenti sono strutture che servono a stabilizzare le articolazioni. Nelle distorsioni si ha
una lesione che modifica i rapporti tra le strutture ma non si perdono, la sublussazione si
ha una perdita parziale dei rapporti mentre nella lussazione si ha una perdita totale di
rapporti. Nel ginocchio i crociati stabilizzano l’articolazione e le fibre sono disposte in modo
elicoidale, per garantire la stabilità in ogni grado di movimento dell’articolazione. La
lesione del LCA è tipica dei giovani e all’anamnesi viene riferito un forte crac, la
sensazione di distorsione, talvolta anche una contusione e impossibilità a continuare
l’attività. Il meccanismo solitamente è dovuto a una rotazione (interna o esterna),
eccessiva traslazione anteriore, iperestensione o iperflessione. Per la diagnosi si effettua
una RMN, test del cassetto anteriore, esame obiettivo, in cui si osserva la tumefazione,
dolore, dolorabilità. Il trattamento incruento prevede tre mesi di riposo con tutore e
recupero graduale, mentre il trattamento chirurgico prevede la ricostruzione del
legamento, col biologico o artificiale. Il LCP ha meccanismo traumatico inverso,
solitamente può essere misconosciuto e trattamento uguale al precedente.
I menischi sono strutture cartilaginee con sezione triangolare e funzione stabilizzante e
ammortizzante. Queste strutture non sono direttamente vascolarizzate, ma ricevono il
nutrimento dalle strutture adiacenti, per questo una lesione a queste strutture non può
essere riparata. Spesso la rottura del menisco è associata alla rottura dei legamenti
crociati. Si effettua la RMN per effettuare la diagnosi differenziale e gli interventi vengono
17
eseguiti in artroscopia, anche se la rimoz