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ANSIA
È l’anticipazione di un evento percepito come difficilmente controllabile e fronteggiabile.
È caratterizzata da sensazioni fisiche come: sudorazione, aumento della frequenza cardiaca,
palpitazioni.
Nel bambino la capacità di rispondere agli stimoli ambientali è in gran parte condizionata dal tipo di
relazione di attaccamento.
Di fronte ad una situazione percepita come difficile da fronteggiare, il soggetto tende ad utilizzare
diversi tipi di COPING (strategie mentali e comportamentali di controllo)
COPING CENTRATO SUL PROBLEMA: controllo dell’evento
COPING CENTRATO SULLE EMOZIONI: controllo delle proprie emozioni
SOSTEGNO SOCIALE: confidarsi, chiedere aiuto
EVITARE DI AFFRONTARE IL PROBLEMA: distrarsi, negare
Nei bambini le strategie di coping più utilizzate sono il sostegno sociale o l’ evitamento.
Quando la situazione aniogena è continua, particolarmente intensa o difficile da fronteggiare, il
bambino può aumentare il livello di allerta a tal punto da far scaturire una psicopatologia.
DISTURBI D’ANSIA
I disturbi d’ansia sono:
1. DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE: intenso timore di essere separati dalle persone più
care. Vi è un’irrealistica preoccupazione che una persona cara possa morire, scomparire o subire
un incidente, o che possa succedere qualche cosa di grave durante alla separazione. Dopo la
separazione vi è un atteggiamento aggressivo o viceversa ritirato.
2. DISTURBO DA ANSIA SOCIALE: consiste in una diffidenza o in un intensa apprensione di
fronte a situazioni nuove e/o di fronte ad estranei. Nei soggetti più grandi, paura del giudizio
altrui o difficoltà nel parlare in pubblico.
3. DISTURBO FOBICO: paura intensa e persistente di situazioni, oggetti o animali specifici. Le
fobie possono essere:
SEMPLICI: si riferiscono a semplici oggetti o a specifiche situazioni (claustrofobia,
aracnofobia.
SOCIALI: fobia sociale, fobia della scuola
4. ATTACCHI DI PANICO: intensa ansia, angoscia, con sensazione di stare per morire. Si ha la
sensazione che gli oggetti non siano reali e che la propria persona sia distante.
5. DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO: questo disturbo è egualmente distribuito in entrambi
i sessi. Associazione di compulsioni in risposta ad un ossessione. Ossessioni e compulsioni hanno
la funzione di ridurre un disagio.
OSSESSIONE: idea che disturba la persona
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COMPULSIONE: comportamento che la persona si sente obbligata a mettere in atto in
risposta ad un’ossessione.
Le ossessioni possono essere:
AGGRESSIVE
DI CONTAMINAZIONE
SESSUALI
NECESSITA’ DI SIMMETRIA E ORDINE
Le compulsioni possono essere:
DI PULIZIA E LAVAGGIO
DI CALCOLO
CI CONTROLLO
RITUALI DI RIPETIZIONI
ORGANIZZAZIONE E RIORDINAMENTO
LENTEZZA OSSESSIVA (perfezionismo)
I comportamenti ripetitivi tipici del disturbo ossessivo-compulsivo possono essere di 3 tipi:
STEREOTIPIE: comportamenti volontari senza un fine
COMPULSIONI: comportamenti volontari con un fine
TIC: comportamenti involontari senza un fine. La presenza di più tic
contemporaneamente (tic vocali+ tic motori) definisce la SINDROME DI
TOURETTE associata spesso a DDAI (Disturbo Deficit Attenzione Iperattività) e
DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo).
Sono tutti accomunati da incontrollabilità
È stato inoltre osservato che alcune infezioni causate dallo streptococco beta-emolitico
possono indurre comportamenti del DOC (disturbo ossessivo compulsivo), ciò viene
definita SINDROME PANDAS. Questa sindrome ha un esordio improvviso e presenta
delle anomalie neurologiche.
6. DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS: risposta ritardata ad un evento stressante o
traumatico. Può essere causato da un evento anomalo, improvviso e particolarmente grave
oppure dall’accumulo di microtraumi ( eventi non immediatamente evidenti per chi osserva, ma
percepiti gravi dal soggetto).
I sintomi possono essere:
incubi, agitazione
aumento dello stato d’ansia di fronte a situazioni che possono ricordare l’episodio
traumatico
ritiro sociale.
A lungo termine, il disturbo post-traumatico da stress può indurre a:
depressione
disturbo dell’apprendimento
disturbo della personalità
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DEPRESSIONE
Riduzione del tono dell’umore, dell’energia e dell’attività. Vi è un disinteressamento nei confronti della
propria persona, delle relazioni e delle attività in generale.
Ci sono 3 livelli di gravità:
1. LIEVE
2. DI MEDIA GRAVITA’
3. CON GRAVE CON O SENZA SISNTOMI PSICOTICI
Per quanto riguarda le forme cliniche ce ne possono essere di 7 tipi:
1. EPISODIO DEPRESSIVO: brusco calo dell’umore con sintomi depressivi di almeno 2 settimane.
Può essere di tipo lieve, medio o grave.
2. SINDROME DEPRESSIVA RICORRENTE: è caratterizzata da più episodi depressivi ricorrenti.
È un fattore di rischio per gli episodi maniacali
3. DISTIMIA: riduzione cronica del tono dell’umore con durata di almeno 2 anni.
4. EPISODIO MANIACALE: innalzamento dell’umore con estrema espansività ed irritabilità. Vi è
la perdita di inibizione, esagerata autostima, comportamenti sconsiderati e aumento dell’energia
sessuale.
5. IPOMANIA: innalzamento dell’umore ma di gravità ed intensità minore rispetto all’episodio
maniacale.
6. SINDROME BIPOLARE: caratterizzata da ripetuti episodi maniacali, che si alternano a periodi
di normalità e/o ad episodi depressivi.
7. REAZIONE PROLUNGATA ALLA PERDITA: è riscontrabile nei bambini piccoli, di età compresa
entro i 3 anni, in seguito alla perdita del caregiver primario. Di fronte a ciò che ricorda la
perdita, il bambino mostra una reazione disturbata.
La depressione in età infantile presenta molto spesso sintomi sovrapponibili ad altre patologie.
Interessa maggiormente i maschi.
Dal punto di vista biologico, bassi livelli di SEROTONINA possono portare ad una riduzione della
motivazione e del senso di autoefficacia e quindi a depressione.
La depressione è condizionata da fattori genetico-ambientali.
Fattori ambientali di natura stressante inducono l’insorgenza di depressione nel momento in cui
incontrano una vulnerabilità genetica. 11
DISTURBO DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’
DDAI
Comprende:
DISTRAIBILITA’: incapacità a concentrarsi su un compito. Vi è una tendenza a distrarsi anche
per stimoli ambientali minimi, difficoltà ad organizzarsi, frequenti dimenticanze, tendenza ad
evitare compiti o impegni di responsabilità.
IMPULSIVITA’: incapacità di rispettare il proprio turno. Vi è una tendenza a sparare risposte
spesso a sproposito senza curarsi che siano corrette, difficoltà di regolazione e incapacità di
valutare le conseguenze delle proprie azioni.
IPERATTIVITA’: incapacità di regolare il proprio comportamento. Vi è una tendenza a parlare
spesso e velocemente, difficoltà a stare fermi o ad impegnarsi in attività di tipo riflessivo.
Si ritiene che il DDAI sia una patologia influenzata da fattori genetico-ambientali.
FATTORI GENETICI: i bambini con DDAI hanno genitori che a loro volta presentano un rischio di
DDAI. Vi è in poltre una concordanza + alta fra gemelli monozigoti.
FATTORI AMBIENTALI: è più frequente in famiglie conflittuali, numerose, con uno o entrambi i
genitori affetti da psicopatologie.
La diagnosi di DDAI può essere effettuata dopo i 5 anni del bambino ed i sintomi devono comparire in
ogni contesto ed interferire significativamente con la vita quotidiana.
Ha una frequenza maggiore nei maschi.
I LOBI FRONTALI sono deputati al regolamento delle funzioni esecutive e quindi alla valutazione e
pianificazioni delle strategie per l’esecuzione di un compito.
I soggetti affetti da DDAI presentano difficoltà a programmare azioni complesse, a regolare
l’attenzione, ad inibire comportamenti, a regolare gli stati emotivi.
I soggetti con DDAI hanno preferenza per una gratificazione immediata, hanno scarsa capacità di
attendere una gratificazione maggiore ed inoltre presentano bassa velocità di elaborazione delle
informazioni.
Il PROCESSING SPEED è la velocità con cui vengono elaborate le informazioni.
Quando il processing speed è basso sarà difficile per il soggetto raccogliere ed utilizzare
adeguatamente le informazioni per eseguire compiti.
I bambini con DDAI posso presentare in associazione anche:
DISTURBI DELLA COMUNICAZIONE: ritardo dello sviluppo del linguaggio
DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: soprattutto dislessia
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INTERVENTI EDUCATIVI
Ridurre le fonti di distrazione
Evidenziare anche i comportamenti positivi che sono manifestazione di autocontrollo
Mantenere il contatto visivo
Rinforzi e sanzioni concordate con il soggetto
Spiegare ai genitori quali sono le difficoltà del figlio
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AGGRESSIVITA’
Comportamenti aggressivi sono normalmente osservabili nel bambino già nei primi anni di vita e sono
finalizzati alla difesa di proprietà personali (giocattoli, luoghi).
Un bambino normale, se fiducioso del padre e della madre supera tutti i limiti. Nel corso del tempo
mette alla prova la sua forza per rompere, distruggere, spaventare, logorare, sciupare, imbrogliare e
appropriarsi delle cose. Tutto ciò che porterebbe una persona adulta in tribunale ha il suo equivalente
normale nell’infanzia e nei primi mesi di vita nel rapporto del bambino con l’ambiente familiare.
Se l’ambiente riesce a resistere al bambino, questo conquista stabilmente la capacità per giocare, ma è
importantissimo poter mettere alla prova l’ambiente, soprattutto se c’è qualche dubbio riguardo la
stabilità della situazione dei genitori e della casa.
Vi possono essere 2 tipi di aggressività:
1. POSITIVA: è un istinto che aiuta a conquistare, affermare e proteggere la propria identità
2. NEGATIVA: è deliberatamente lesiva, sul piano fisico (ferire), materiale (derubare) o
psicologico (insultare)
CLASSIFICAZIONE AGGRESSIVITA’
DIRETTA: fisica e/o verbale
INDIRETTA: esclude un soggetto da una cerchia o spettegola su di lui
REATTIVA: spesso esplosiva ed incontrollata, caratterizzata da alti livelli di rabbia e paura. Si
manifesta come reazione a condizioni antecedenti
PROATTIVA: è volta a perseguire un fine preciso, è caratterizzata da un atteggiamento più
freddo.
AGGRESSIVITA’ IN ETA’ EVOLUTIVA
1. OSTILITA’ SPECIFICA: di