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ENERGIA ELETTRICA ITALIA

Nel 1962 viene istituito l’ENEL che rilevò gli impianti e le attività delle imprese private. Nel 1999 però

viene avviato formalmente il processo di liberalizzazione nel settore dell’energia elettrica. Le fasi di:

produzione, importazione, acquisto e vendita vengono dichiarate libere; mentre quelle di trasmissione,

distribuzione e dispaccimento erano sottoposte al regime di concessione.

Per ridurre il potere di mercato dell’ex monopolista il decreto Bersani nel 1999 impose una soglia massima

alla produzione di energia elettrica di un’impresa pari al 50% e questo obbligò ENEL a cedere più di ¼ della

sua capacità.

Per la rete di trasporto venne inizialmente adottato il modello ISO con separazione tra proprietà (Terna) e

gestione (GRTN).

Su quest'ultimo punto sembrano incentrarsi le maggiori criticità del modello adottato; Gli investimenti

necessari allo sviluppo della rete, pianificati dall'ISO, sarebbero dovuto essere realizzati dal TSO (Terna)

utilizzando una procedura di gara.

Tuttavia, sono emerse difficoltà nella coordinazione tra l'operatore ed il proprietario della rete che hanno

portato al permanere di molte inefficienze all'interno del sistema.

L’occasione concreta per risolvere l’anomalia e le distorsioni derivanti dalla separazione tra proprietà e

gestione della rete si presenta con il blackout del 28 settembre 2003, pur essendo le cause molteplici e

riconducibili solo in ultima istanza alla forma di separazione adottata.

La soluzione giudicata ottimale è stata quella di effettuare il re-bundling della rete, ovvero la riunificazione

sotto un singolo TSO (Terna) della proprietà della rete e della gestione della stessa. Parallelamente, si è

avviato il processo di separazione proprietaria della società Terna da ENEL. Questa operazione ha consentito

di raggiungere in breve tempo alcuni importanti risultati, tra cui: un incremento del 30% degli investimenti

nel nuovo piano quadriennale di sviluppo, tra cui si rilevano in particolare maggiori investimenti nel

meridione, sede di gran parte dei colli di bottiglia del sistema e delle congestioni; il raddoppio del numero di

autorizzazioni nell'arco di tre anni.

AUTORITA’ in Italia

L’ipotesi che imprese (per legge o di fatto) monopolistiche potessero essere trasferite a soggetti privati

indusse il parlamento italiano a consolidare le garanzie pubbliche in capo a un soggetto con poteri di

regolazione: la legge 14 novembre 1995, n.481 istituì le Autorità indipendenti di regolamentazione per i

con quella per l’energia

servizi di pubblica utilità, iniziando elettrica e il gas (AEEG). Il provvedimento,

attribuite all’AEEG sono,

frutto di un lungo dibattito politico, è stato considerato lungimirante. Le funzioni

oltre alla definizione e all’aggiornamento delle tariffe finali e delle condizioni di accesso alle reti, quelle

consultive, di segnalazione e di proposta nei confronti di parlamento e governo, di segnalazione all’Antitrust,

di controllo generale sulle condizioni dei servizi, di diffusione delle informazioni, e di sanzione per le

regolazione. L’indipendenza è garantita dai criteri di nomina dei cinque

violazioni delle norme di

componenti, dall’autonomia organizzativa e contabile e dal finanziamento che non incide sul bilancio dello

dell’Autorità agli indirizzi di politica

stato. Il controllo politico viene esercitato mediante la sottoposizione

generale espressi nel Documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF).

Nel 1995, la legge n. 481 costituisce le Autorità Indipendenti di Regolamentazione dell'Energia Elettrica ed il

Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas, e il Sistema Idrico, AEEGSI) e delle Telecomunicazioni

Gas (ora

(AGCM). Il testo assegna alle Autorità un elevato livello di indipendenza e discrezionalità, la cui limitazione

principale è la dipendenza dagli indirizzi di politica generale espressi dal Governo tramite il Documento di

Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF). Le funzioni attribuite all'AEEGSI sono quelle consultive,

di segnalazione e di proposta - nei confronti degli altri soggetti istituzionali di controllo generale sulle

condizioni dei servizi, di diffusione delle informazione e, in alcuni casi, anche di sanzione, oltre alla

più nota funzione di definizione e aggiornamento delle tariffe finali e delle condizioni di accesso alle reti

infrastrutturali; recentemente, sono state attribuite anche funzioni di regolazione in materia di servizi idrici,

nonché di teleriscaldamento.

MONOPOLIO NATURALE

Si parla di monopolio naturale in quei casi in cui, per effetto di ragioni strutturali, quali le caratteristiche

tecnologiche in relazione alla dimensione del mercato, è possibile concludere che il numero ottimale di

imprese chiamate ad operare sul mercato è 1.

La caratteristica principale è la subadditività della funzione di costo. Ovvero il costo di produzione del

“q”

vettore di quantità di output per una impresa è minore rispetto al totale dei costi sostenuti dalle diverse

imprese che si dividono il vettore di output.

La subadditività del costo dipende dalla tecnologia. Inoltre la funzione di costo per essere subadditiva deve

essere tale su tutto l’intervallo rilevante di valori dell’output.

Suddividiamo in 2 casi: impresa monoprodotto e multiprodotto.

1) Impresa monoprodotto:

In ascissa abbiamo le quantità, in ordinate sono costi e prezzi. La curva AC è quella dei costi medi quando

una sola impresa produce. AC2 è la curva di costo medio con 2 imprese con identica struttura di costo. Per

AC2 raddoppiamo l’output. A sinistra di Q* il costo medio di una sola impresa è sempre minore rispetto a

quello di 2. A destra di Q* il costo di 2 imprese è minore rispetto a una sola impresa. Per quantità inferiori a

Q* una sola impresa garantisce i minori costi, questo non è vero quando le quantità superano Q*. Perché

sussista un monopolio naturale la funzione deve essere subadditiva e quindi Q deve essere compresa tra 0 e

Q*.

Le economie di scala sono presenti però fino a Q1, quindi da Q1 a Q* non abbiamo più economie di scala,

ma subadditività sì. Quindi anche in assenza di economie di scala rimane conveniente far produrre da una

sola impresa. Le economie di scala non sono quindi necessarie per farsì che la funzione di costo sia

subadditiva, ma sono condizione sufficiente. Se ci sono economie di scala allora si ha subadditività, ma non

viceversa. dipenda solo dalla tecnologia, l’esistenza di un monopolio naturale dipende anche

Sebbene la subadditività

dalla domanda: se la domanda di mercato fosse D1 saremmo in monopolio naturale perché tutti i valori

rilevanti di Q sono compresi nel tratto in cui funzione è subadditiva, così non è se domanda fosse D2.

2) Impresa multiprodotto: La presenza di economie di scala non è condizione né necessaria né

sufficiente. Bisogna tenere conto di eventuali effetti di complementarietà nel processo produttivo tra

beni e prodotti distinti.

Si hanno economie di diversificazione quando il costo per produrre separatamente i due beni è

maggiore rispetto a quello di produrli congiuntamente. Nel caso di monopolio multiprodotto bisogna

tenere presente anche la presenza di economie di diversificazione (o di scopo) ovvero bisogna

valutare se è conveniente la produzione congiunta rispetto a quella separata.

La presenza di economie di scala e di scopo non è però sufficiente per avere subadditività.

Il concetto è quello di costo incrementale: per il prodotto 1 è il costo aggiuntivo che il monopolista

deve sostenere per produrre la quantità q1 quando già produce la quantità q2 del bene 2. Lui produce

già 2, si deve aggiungere la produzione 1.

È possibile dimostrare che la presenza di costi medi incrementali (IC(q1,q2)/q1) decrescenti per tutti

i valori rilevanti di q e per tutti i prodotti realizzati dall’impresa multiprodotto e di economie di

diversificazione allora la subadditività c’è. perde l’autonomia nella fissazione del

Quando il monopolio è sottoposto alla regolazione, il monopolista

prezzo. Il regolatore per bilanciare, introduce delle barriere d’ingresso.

La fissazione troppo generosa dei prezzi, comporterebbe un ingresso profittevole di altri operatori sul

ad una configurazione non sostenibile. Dall’altra parte però essendo un

mercato, quindi lascerebbe pensare

monopolio naturale, la non entrata di altri dovrebbe essere garantita dalla natura stessa. In teoria non

sarebbero necessarie altre barriere. Queste barriere però sono necessarie perché la configurazione

desiderabile deve essere anche sostenibile.

Per definire la sostenibilità bisogna partire dal concetto di fattibilità:

configurazione di mercato è fattibile se c’è equilibrio tra domanda e offerta quindi tra

Una la quantità offerta

dalle imprese e la quantità domanda per un determinato prezzo. Inoltre per ogni impresa che opera, il profitto

è NON negativo.

La configurazione è sostenibile se per qualsiasi vettore di prezzi inferiore a P, non è possibile offrire un

output sul mercato senza ottenere profitti negativi. La configurazione di prezzo in questione è tale per cui

non sarebbe conveniente per un potenziale entrante entrare. Le condizioni per la sostenibilità sono:

- Monopolio naturale complessivo per l’industria

- Output deve essere prodotto al minimo costo

- I profitti del monopolista devono essere = 0

- Il prezzo di ciascun bene non può essere inferiore al costo marginale

Nel caso monoprodotto:

decrescenza dei costi medi su tutto l’intervallo di output rilevante è condizione

La necessaria per la

sostenibilità.

Il prezzo che minimizza i costi complessivi sotto il vincolo del pareggio di bilancio è pari a p*, dove la curva

di costo incrocia quella di domanda.

In questo caso un’altra impresa potrebbe entrare nel mercato e soddisfare una parte della domanda a un

prezzo inferiore, ma pur sempre maggiore del minimo dei costi medi. In teoria bisognerebbe far ridurre il

prezzo in modo tale che non vi sia la potenziale entrata di un altro, ma non si produrrebbe Q*, ma Qm,

bisogna quindi razionalizzare la quantità.

Nel caso multiprodotto: la non sostenibilità di una configurazione di prezzi è strettamente legata alla

presenza di sussidi incrociati tra diversi beni o servizi offerti dal monopolista. Per compensare i sussidi da

deve ottenere surplus grazie all’altro prodotto. C’è il

una parte, il monopolista rischio di cream skimming,

Dettagli
A.A. 2016-2017
65 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/06 Economia applicata

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Daniele_Revelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Mercato, concorrenza e regolamentazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Trabucchi Marta.