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La figura del maldicente non l’abbiamo mai incontrata prima ma nella poesia provenzale c’è, accanto allo zio e al fratello,

anche il rischio di trovare il lauzengier, il maldicente, che parla male di questo amore e metto in cattiva luce l’amante.

Verga nelle prime tre stanze indica il bastone ma c’è anche un significato simbolico.

La secca verga: il virgulto che spunta dalla verga secca, dal ramo ormai secco (cfr termini religiosi). Anche Dante parla di

questo amore ma per lui Arnaut è ancora troppo legato alla dimensione carnale e poco a quella sentimentale. L’Arnaut

purgatoriale sarà sciolto dalla complicazione del trobar clus e sarà “purificato”. Testo nel manoscritto G.

Folchetto di Marsiglia (Folquet de Marselha)

Trovatore importante anche per la letteratura italiana. Il Canzoniere più importante, il Canzoniere Vaticano latino 3793, si

apre con una traduzione di Giacomo da Lentini di un testo di Folquet de Marselha: la canzone Madonna dir vo voglio (di

Folchetto di Marsiglia). Importante è la posizione proemiale nei canzonieri, ricordiamo Gerard de Bornelh al primo posto

del manoscritto R, gesto con cui è riconosciuto il suo ruolo di maestro. Allo stesso modo il canzoniere vat lat 3793 si apre

con Folchetto sottolinea l’importanza che i primi poeti conferivano a Folchetto. Dante incontra nella commedia tre

trovatori: Bertrand de Born (28 dell’inferno tra i seminatori di discordia), Arnaut Daniel (che si esprime in provenzale alla

fine del 26° del purgatorio) e un trovatore nel paradiso, Folchetto di Marsiglia, che si trova nel cielo di Venere, nel cielo

degli spiriti amanti (Par. IX). Era un trovatore probabilmente ligure, genovese, attivo nell’ultimo ventennio del XII secolo.

Di lui abbiamo 27 poesie tradite da una trentina di manoscritti. Introno al 1195 Folquet entra nell’ordine Cistercense e

dopo un po’ di anni (1205) sarà nominato vescovo di Tolosa. A Tolosa come vescovo morirà il giorno di Natale del 1231.

Suoi, abbiamo anche elementi abbastanza precisi dal punto di vista storico. Sappiamo per esempio che Folquet fu legato

a Domenico di Gussman, fondatore dell’ordine dei predicatori, dei domenicani. Come vescovo di Tolosa Folquet dona a

Domenico di Gussman nel 1206 la chiesa di Saint Marie de Cuille nella diocesi di Tolosa, la chiesa dove c’è il primo

convento delle suore domenicane di clausura. Folquet è il primo a riconoscere l’ordine domenicano come predicatori

ufficiali nel territorio della sua diocesi (già nel 1215 - quando l’ordine domenicano è riconosciuto dal papa solo nel 1217).

Le canzoni ci riportano però al periodo prima di farsi monaco e di diventare vescovo, agli anni 1180-95. Sono 27 poesie

di cui 13 sono conservate con la melodia nel manoscritto G dell’ambrosiano di Milano. Ugo Sesini si è occupato molto di

Folquet e ha edito le sue melodie.

[Cfr T18.10a]

Tradita da più di 20 manoscritti, anche nel manoscritto R e W. Testo databile tra il 1179 e il 1187. Di questa canzone

parla Dante nel De vulgari eloquentia (trattato di Dante scritto in latino sulla letteratura in volgare), 2.6 paragrafi 5 e 6 e la

pone come esempio di una canzone illustre e caratterizzata da un costrutto sapido, pieno di sapore e insieme elegante

ed eccelso. Questo testo Tant m’abellis costituisce l’ipotesto, il testo di riferimento, per l’Arnaut del purgatorio dantesco.

L’Arnaut “purificato” quando si esprime in purgatorio XVI inizia a parlare dicendo “Tan m’abellis”, mischia le sue

caratteristiche con quello di Folquet, come a dire che il suo amore terreno è rifatto da un trovatore più spirituale come

Folquet. Una canzone molto curata di 5 coblas unissonans. Al fondo tre tornadas rispettivamente di 4, 3 e 1 verso.

I versi metricamente equivalgono agli endecasillabi italiani ormai (si calcola una sillaba atona anche se alla fine non c’è).

Fin dalla prima strofa è una canzone di fin amor, termine che incontriamo al verso 6 (il fin amor allevia il mio tormento).

Sottolinea molto il pensiero d’amore. V5 ossimori tipici dell’innamoramento. V7 struttura bipartita (gioia arriva

lentamente).

L’amore è atto gratuito della grazia della bella che risponde, cfr v1 della seconda strofa: niente è quello che faccio, c’è un

livello di operare dell’uomo e uno della grazia (le opere sono inutili).

La stanza IV non è molto chiara perché non è chiara la situazione propria dell’innamorato. Notare l’importanza degli

occhi nel secondo verso. Danno VS vantaggio. Condizione di dolore - gioia dell’amante che ha visto la bellezza

dell’amata. La descrizione della situazione complessa continua: signora vi amo senza senno. Coblas costruita

attentamente: verso introduttivo che annuncia la realtà dell’amore con le sue contraddizioni interne, poi versi bipartiti

(sono fedele a voi e traditore del mio interesse; credo di perdervi e penso di nuocermi) poi bipartizione in due versi

(perciò non oso mostrarvi il mio male ma dallo sguardo potete comprendere il mio cuore) poi di nuovo verso bipartito

(perché penso di esprimerlo ma - centralità dà importanza - subito mi pento) poi verso centrale che riassume questa

situazione (porto negli occhi allo stesso tempo vergogna e ardimento). I tre congedi: troppo vi amo più o’ donna che non

riesco a dire (infandum, ineffabilità). Anche in Dante si parla spesso di tre donne.

Il visconte di Nimes aveva una madre, una moglie e una sorella; gli studiosi hanno identificato i nomi di queste tre donne

e molto probabilmente il componimento si indirizza a loro. Da questo indizio sulle tre donne di Nimes è tratta anche

l’indicazione della datazione della canzone perché il visconte di Nimes ad un certo punto viene cacciato da Nimes (nel

1187, termine ante quem) quindi si è detto che la canzone è antecedente.

Sesini insiste sulla musicalità di Folquet. Ha cercato di rivalutare Folquet perché molti dicono che è meno spontaneo e

poetico degli altri essendo tardo come trovatore, ma lui lo rivaluta dicendo che le sue musiche sono molto ariose.

Comunque dipende tutto da come le si suona questa musica perché non abbiamo delle vere e proprie indicazioni su

come suonarle.

Raimbaut de Vaqueiras

Nasce intorno al 1155 e muore intorno al 1205 e della Valchiusa, della Provenza, ma dopo essersi già affermato come

trovatore nella sua terra, si trasferisce in Piemonte alla corte di Bonifacio I marchese di Monferrato, a cui sarà legato fino

alla morte. Questo ci permette di dire una cosa: la poesia provenzale non è solamente una poesia del sud della Francia!

Ci sono scrittori in lang d’oc del nord Italia (come Sordello da Goito) e poi si estendono anche in Spagna soprattutto

dopo la crociata contro gli albigesi. Raimbaut era di origini umili e popolari e fa un’ascensione sociale, stando con il

marchese, perché accompagna il marchese in varie spedizioni militari, nella lotta contro il comune di Asti, nelle guerre in

Sicilia, al seguito dell’imperatore Arrigo VI, e poi, quando il marchese viene nominato re di Tessalonica (1204), Raimbaut

viene nominato cavaliere. Da soudalier a cavaliere. Erano coetanei con il marchese di Monferrato e ci sono bei testi di

Raimbaut narrativi, di un’epica molto umana, che racconta anche quando avevano paura, che racconta varie vicende

insieme a Bonifacio.

[Cfr T18.11a]

Un testo di difficile compressione, nato dall’unione di parola e musica, un testo di cui il senso e la bellezza si capisce

sentendolo e ascoltandolo. La vida di Raimbaut racconta proprio come e quando è stato composto ed eseguito questo

testo, dice che alla corte di Monferrato erano arrivati dei musicisti dal nord della Francia e si erano messi a suonare una

danza del nord della Francia che si chiama estampie, in provenzale estampida, una musica ritmata. Su questa musica

Rimbaut compose questo testo. Abbiamo proprio dei manoscritti di una danza estampida della Francia in cui c’è la

stessa musica rispetto a quella testimoniata come musica di questa canzone. E’ un testo che si presenta molto strano,

con versi minuscoli, di una o due parole. Versi brevi con moltissime rime, 20 rime in una stanza, in una coblas. I problemi

trattati sono i soliti problemi dell’amore. Kalenda maia è l’inizio di maggio, la metà, dove sbocciano i fiori e c’è la

primavera in cui però l’innamorato può essere triste perché ha una delusione amorosa che non gli permette di

apprezzare la bellezza primaverile. Raimbaut riprende molti tratti propri della poesia precedente, soprattutto il giloss,

v19. Abbiamo ancora la figura del lauzengiers, del maldicente (v69).

L’ordine delle strofe cambia in base ai manoscritti. Si tratta di un testo di scarsa coesione semantica ma il senso

generale è chiaro e riprende le varie tematiche della poesia amorosa trobatorica, c’è un’insistenza abbastanza notevole

sul gilos e sui maldicenti. L’esordio iniziale è naturale, primaverile, tipico trobadorico, ma in qualche modo una negazione

di questo esordio, tutte le cose evocate dal piacere della primavere al poeta non possono piacere perché afflitto dal

problema d’amore.

Inizio strofa III: La poesia dei trovatori precedenti insiste molto sul pensiero mentre Raimbaut dice che non si può essere

amanti solo nel pensiero, è uno stacco “ironico” verso la tradizione provenzale della fin amor.

Alla fine c’è un riferimento a romanzo cavalleresco, quello di Erec ed Enide (Chretien de Trois). La dedica al signore

inglese, che è sempre al maschile ma non si sa di chi sia il segnal, forse di una donna.

Estampida: c’è un legame esplicito tra la poesia, la musica e la danza e con il nord della Francia (sappiamo che un

cantore del nord della Francia è venuto a suonare a Monferrato alla corte di Bonifacio).

La famosa canzone provenzale di Bernart de Ventadorn non è una canzone isolata ma si inserisce in uno scambio, è

legata ad altri due testi. Questi altri due testi sono un testo in lang d’oil di Chretien de Trois e un testo in lang d’oc di

Raimbaut d’Aurenga. Il problema è in che ordine leggere questi testi, qual è al primo posto? Quello di Bernard o di

Raimbaut? Certo è che Chretien de Trois è il terzo perché con autorità chiude il discorso. Il discorso è sull’amore. La

posizione di Bernart de Ventadorn è chiara: egli dice che sceglie di allontanarsi, andando in esilio rinunciando all’amore e

alla poesia, piuttosto che soffrire. Si indirizzava a Tristans, un segnal per Raimbaut d’Aurenga. Non sappiamo se è una

risposta o una provocazione. Raimbaut d’Aurenga in un testo risponde e ha una posizione completamente opposta

rispetto a quella di Bernart. Per comprendere queste cose dobbiamo torn

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A.A. 2015-2016
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher danixcata di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letterature comparate e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Badini Confalonieri Luca.