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Anche questo veleno non ha effetto perché forse viene espulso tramite diarrea o forse non era abbastanza efficace.
Nerone si arrabbia e minaccia i suoi collaboratori. Si prepara un nuovo veleno potentissimo e si decide di darglielo
durante un banchetto, una situazione ufficiale di corte dove c’erano tutti i commensali. Le bevande degli uomini di corte e
anche i cibi erano prima assaggiati da qualcuno. Avevano il compito proprio perché c’era il rischio di essere avvelenati.
Si presenta a Britannico durante il banchetto una bevanda caldissima, l’assaggiatore la assaggia, non nota nulla di
particolare, la passa a Britannico che la mette alle labbra e si accorge che era troppo calda e chiede che venga messa
dell’acqua fresca ed è lì che viene messo il veleno. Questa bevanda viene bevuta da Britannico e lui muore.
Nessuno si muove e tutti osservano i volti per capire chi aveva avvelenato Britannico. Nerone ha una prontezza di spirito
e dice che non c’è da preoccuparsi perché Britannico soffre di epilessia e che avrà avuto uno dei suoi attacchi e più tardi
si riprenderà. Agrippina è pallida, si capisce che lei non c’entrava e anche Ottavia, che vede con la morte del fratello un
brutto segno per lei, perdeva un altro appoggio e si trovava sempre più in una corte in cui era alla mercé di Nerone e dei
suoi amici.
Tacito osserva che Ottavia benché fosse giovane riesce a nascondere tutto questo tumulto interiore di pensieri che le
causa la morte del fratello. Nella notte stessa Nerone fa celebrare i funerali. Ricorda un particolare “grave”, dice che
alcuni scrittori di quei tempi che poco prima di avvelenare Britannico Nerone avrebbe abusato sessualmente di lui. Poi
Nerone recita la parte di chi ha perso un cognato e un fratellastro. Agrippina ha perso Pallante e Britannico e si avvicina
sempre più ad Ottavia e capisce che se vuole ancora giocare una parte nella lotta per il potere deve puntare su di lei. La
madre aveva una scorta propria di soldati e Nerone gliela toglie e poi la sfratta dal palazzo imperiale, le da’ un’altra
dimora, per renderla sempre più da se stesso. I fedeli di Agrippina la abbandonano perché non ha più nessuna
importanza o rilevanza e circolano voci secondo cui lei vorrebbe risposarsi con qualcuno per metterlo sul trono al posto
di Nerone. Nerone, giunte queste voci su un possibile matrimonio, si spaventa e vorrebbe sbarazzarsi della madre. Però
chi riesce in questo momento ad invitarlo alla calma è Burro.
21/03/15
La vita notturna di Nerone. Sia Tacito che altre fonti ci informano che Nerone, senza farsi riconoscere, si divertiva a
frequentare le vie di Roma nel cuore della notte e a partecipare alla vita di prostitute, accompagnato dai suoi amici più
fedeli. Partecipava anche volentieri a risse che nascevano in queste circostanze. A volte era stato anche malmenato. In
un secondo momento Nerone aveva deciso di farsi accompagnare da una scorta militare per questo motivo. Le fonti
antiche che parlano di questa vita notturna toccano l’argomento con toni moralistici, scandalizzati. Tacito si pone così nei
confronti di questi avvenimenti, guarda con vergogna e disgusto Nerone per questo suo atteggiamento.
Sabina Poppea
E’ la seconda moglie di Nerone. Tacito ci dice che apparteneva ad una buona famiglia nobile del tempo ma i genitori e
anche gli antenati non avevano raggiunto cariche politiche particolarmente rilevanti, non avevano compiuto fatti di
grande rilievo. Il nonno di Poppea era arrivato al consolato ma niente di che. Quando Tacito ce la presenta questa donna
è sposata con un uomo che si chiama Crispino. A lei interessava frequentare persone altolocate, raggiungere onori e
ricchezze che non le mancavano ma ne voleva di più. Puntava su una tipica arma femminile: la bellezza. Poppea è una
splendida donna, molto attenta a curare la sua bellezza. Quando diventerà imperatrice avrà sempre con sé un gruppo di
asine perché aveva l’abitudine di fare il bagno nel latte di asina. Al tempo stesso con la bellezza aveva anche una
notevole intelligenza. Tacito ci dice che conosceva molto bene le arti della seduzione. In pubblico non si faceva vedere
molto spesso ma quando usciva copriva una parte del volto come se volesse fare la signora riservata e pudica ma al
tempo stesso lasciar intravedere una parte. Tacito ci dice che non distingueva fra marito e amanti. Tutto quello a cui
pensava era l’utile e dove vedeva l’utilità lei trasferiva il suo piacere. Tacito conclude questo capitolo dicendo che in
questo momento era sposa di questo Crispino, cavaliere romano dal quale aveva avuto un figlio. Mentre però era sposa
di Crispino si era lasciata conquistare da Ottone. Divorzia da Crispino e Ottone diventa il nuovo marito di Poppea. Ottone
si vantava di essere il marito di una bellissima donna raffinata e quando lasciava Nerone gli diceva “adesso vado dalla
mia donna e facciamo l’amore”. Questo infiammava Nerone. E’ difficile capire se Ottone agisse di proposito o era uno
sprovveduto o se lo faceva per essere ancora più legato a Nerone, per averne in qualche modo dei vantaggi. Comunque
Poppea comincia a frequentare la corte neroniana e lo fa con uno stile di seduzione molto alto. Per suscitare sempre più
la passione di Nerone fa la signora molto pudica. Poppea e Nerone diventano amanti ma c’è ancora Ottone: che fare?
Nerone lo nomina governatore della Lusitania (odierno Portogallo) e non lo vedremo più tornare. Ottone sarà il secondo
imperatore dopo Nerone (Galba poi VS Ottone, che prevale, ma poi viene eliminato da Vitelio). Siamo intorno all’anno
56-57. Le vicende riguardano il 68-69 (“guerra successione post neroniana”). Tacito conclude questo capitolo dicendo
che nel Portogallo fu un buon governatore di questa provincia romana. Tacito come stile, scrivendo le sue opere storiche,
ha presente Sallustio. Anche nel testo dedicato alla congiura di Catilina Sallustio descrive una donna di quel tempo,
entrata nella cerchia di Catilina e la tratteggia in termini scandalizzati (Sempronia). Dice che era una gran bella donna,
disponibile a tutto. E’ probabile che Tacito avesse presente quella pagina di Sallustio delineando il ritratto di Poppea. Per
il lettore antico di Tacito era facile pensare alla pagina di Sallustio. Ci sono ancora un paio di capitoli che riguardano
alcuni personaggi della cerchia di Nerone.
Seneca: ci viene detto che fu attaccato da Suillio, che era stato molto potente al tempo di Claudio, quando ancora
Claudio era sposato con Messalina poi una volta che Messalina era morta e Claudio era caduto sotto il dominio di
Agrippina Suillio aveva perso rilievo. Suillio si occupava di incriminare le persone, era un delatore, si incaricava di
accusare le persone contro Messalina, parlava in pubblico, faceva “l’avvocato”. Nei primi anni del regno di Nerone era
stato attaccato da avversari (non è detto che fosse stato Seneca) comunque in questa difesa che fa di sé stesso Suillio,
accusa anche Seneca. Tacito riassume una serie di accuse che Suillio lanciava nei confronti di Seneca. Sono accuse
che si basano su fatti di cui abbiamo parlato: Suillio dice che Seneca era stato condannato all’esilio giustamente e poi a
questo proposito cita, con Seneca, la figura di Giulia Livilla che era stata coinvolta con lui in questa vicenda poco chiara
(è Suillio una delle fonti che abbiamo sull’eventuale legame amoroso tra Giulia Livilla e Seneca).
Dice: quest’uomo che scrive di filosofia poi si comporta così? Poi prende di mira un altro aspetto e probabilmente
corrisponde al vero: la famiglia dei Seneca era molto ricca e aveva rendite in altri territori dell’impero, a cominciare
dall’Egitto. Sono rendite molto cospicue e si accenna anche che tutta la famiglia dei Seneca avrebbe praticato l’usura.
Vengono lanciate queste accuse e viene rinfacciato anche il legame con Nerone: Seneca si è arricchito anche grazie alle
sue “amicizie” (cfr elargiti beni di Britannico da parte di Nerone dopo morte Britannico). Tutto questo è rinfacciato a un
uomo per dirgli: guardate che bel filosofo, scrive di nobili principi e nella vita pratica si comporta in tutt’altro modo. Nel
capitolo successivo Tacito ricorda che Suillio venne condannato all’esilio. Dimostrazione del fatto che Seneca aveva dei
nemici. Probabilmente a quegli anni appartiene una sua opera filosofica: la vita felice (de vita beata). Qual è la vita felice
di cui parla? Lo studio e la vita dell’uomo saggio secondo lo stoicismo. Però in quest’opera in alcuni capitoli parla
apertamente di se stesso: dice che a lui vengono rinfacciate determinate cose che non sono tipiche della vita di un
saggio (ricchezze, tenore di vita lussuoso). E’ chiaro che chi leggeva queste opere pensava probabilmente a questi
attacchi di Suilio. Seneca non nega nulla: dice che ha effettivamente un tenore di vita sfarzoso però dice che lui sta
cercando la saggezza e non ci è ancora arrivato, è un uomo in cammino verso questo traguardo.
Poi Tacito parla di fatti che riguardano l’Italia, parla dell’economia: le fonti antiche e storiche non dedicano grande spazio
a problemi di tipo economico. Capitoli: da 1 a 5, da 10 a 25, 42-43, 45 e 46.
Capitoli da 50 a 51 Tacito dice che Nerone in un determinato momento aveva deciso di fare qualcosa che anche oggi
sarebbe splendido: abolire le tasse indirette. Il senato e gli uomini che aveva interpellato subito avevano detto che era
una bella decisione ma poi avevano cominciato a frenare. Soprattutto erano presi di mira i dazi doganali, quando si
entrava da qualche parte, molto cari soprattutto in Italia, si pagava per far entrare merci dalle province o oltre frontiera.
Gli studiosi che si sono occupati di questo argomento han detto che eliminare questi dazi avrebbe favorito il libero
commercio. Il senato si oppose perché queste tasse erano affidate a ditte di appalto, uomini che si occupavano di questo
e vivevano di questo: erano i pubblicani che erano diventati molto potenti fin dal tempo della repubblica. Riscuotevano le
tasse con mezzi leciti e illeciti ma anche con abusi: pretendevano più del dovuto da chi doveva pagare e si arricchivano
moltissimo. C’erano di sicuro in senato uomini che erano legati a questi pubblicani e cercavano di non danneggiare i loro
“amici” e se stessi e volevano frenare queste nuove disposizioni. Eliminare i dazi doganali, inoltre, avrebbe danneggiato
le merci italiane e italiche, gli agricoltori italiani che potevano quindi vendere le loro merci con più facilità perché non
erano sottoposte a dazio. Con arrivo di merci straniere senza dazio ci sarebbe stata molta più concorrenza.
L’effetto fu che furono emanati dei decreti su queste tasse indirette ma non ci fu una vera e propria eliminazione, si disse
che ci sarebbe stata più “trasparenza”. Tacito osserva, alla fine, che queste nuove disposizioni ave