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PRG - Piani Regolatori Generali

I PRG sono strumenti di pianificazione urbana che si occupano della rappresentazione, controllo e gestione dello sviluppo della città. Non fanno distinzione della densità abitativa delle aree coinvolte o della destinazione d'uso del territorio.

I PRG devono considerare diversi aspetti, tra cui:

  • Suddivisione del territorio comunale in zone omogenee, cioè la zonizzazione funzionale
  • Le infrastrutture presenti e quelle di progetto
  • Zonizzazione morfologica, che comprende anche indicazioni sulle tipologie edilizie

Il Decreto Ministeriale n° 1444 del 1968 e la Legge Ponte n° 765 del 1967 sono i due elementi cardine che specificano il PRG dal punto di vista quantitativo.

Il PRG effettua una classificazione funzionale e parla delle opere di urbanizzazione, distinguendo tra opere di urbanizzazione primaria (che rendono possibile l'urbanizzazione del suolo) e opere di urbanizzazione secondaria (che migliorano la qualità della vita urbana).

L'utilizzazione degli edifici:

  • Opere di urbanizzazione secondaria: permettono di rendere possibile la vita nel quartiere (migliorandone le qualità e rendendolo insediabile)
  • Opere di urbanizzazione terziaria

Legge Ponte (1967) PRG

La Legge Ponte nasce quando ci si rende conto che l'attuazione dei PRG era di difficile realizzazione e che quindi serviva un aggiornamento della disciplina urbanistica; questa revisione era necessaria soprattutto a causa del degrado esistente relativo a: scarsa qualità degli insediamenti, scarsa dotazione di verde pubblico, di parcheggi, inesistenza di servizi pubblici e eccessiva densità abitativa; a questi problemi, inoltre, si aggiunge anche un numero limitato di approvati. La Legge Ponte è una norma di passaggio, di 'correzione' della legge del 1942 (venne appunto definita 'Ponte' in quanto doveva collegare la Legge del 1942 e la futura legge urbanistica che, però, non venne emanata negli anni successivi).

anni seguenti; per questo motivo si può affermare che la Legge Ponte integra la norma del 1942 e di fatto è come se la 'sostituisse'). Articolo 17 Legge Ponte Nell'articolo 17 della Legge Ponte si stabilisce che: - tutti i comuni devono rispettare i limiti di densità edilizia, di altezza e distanza tra gli edifici; - devono essere rispettati i rapporti massimi tra gli spazi pubblici collettivi (verde e parcheggi) e spazi produttivi e residenziali (in base a quanto stabilito dagli Standard Urbanistici introdotti dal Decreto del 1968). DECRETO MINISTERIALE n°1444 del 1968: stabilisce la zonizzazione, gli standard edilizi e gli standard urbanistici (fornendo le quantità numeriche di questi). Fissa alcuni limiti per garantire una dotazione minima di standard a tutti i parametri edilizi della popolazione; questi limiti sono relativi alla densità edilizia, all'altezza e alla distanza tra gli edifici) e (rapporto tra gli spazi pubblici collettivi e gli spazi produttivi e residenziali).

destinati al residenziale e quelli alle attività collettive, fissa quantità minime di spazi per questi servizi). Nel DM vengono indicate, in via generale, le quantità minime da destinare a servizi, queste vengono anche specificate in base a delle zone territoriali omogenee (introdotte da questo DM).

Le zone territoriali omogenee introdotte dal DM sono:

  • A: centro storico = le parti del territorio interessate da agglomerati urbani con carattere storico, artistico o particolare pregio ambientale; possono anche essere porzioni di territorio staccate ma con le stesse caratteristiche degli agglomerati urbani;
  • B: zona di completamento = le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate differenti dal centro storico.

Dal DM vengono date due limitazioni: una sulla superficie e una sulla volumetria; infatti si intende per zone parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta (= occupata dagli edifici) non è inferiore al 12,5%

(1/8 dell'area complessiva cioè della superficie fondiaria), inoltre la densità territoriale deve essere superiore a 1,5mc/mq; - C: zona di espansione = le parti del territorio inedificate (oppure dove non vengono raggiunti i limiti di densità stabiliti in precedenza) destinate alla realizzazione di nuovi complessi insediativi; - D: zona per gli insediamenti produttivi = le parti del territorio destinate ad impianti industriali (o ad essi assimilati quindi si parla di attività produttive in generale); - E: zona agricola = le parti del territorio destinate all'agricoltura (alcune di queste zone possono rientrare nella zona C); - F: zona per impianti e attrezzature collettive = parti del territorio destinate ad attrezzature per 'interessi generali' (definite dagli standard). A - B - C interessano le residenze. Articolo 3 del DM: fissa il rapporto massimo tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e

Quelli destinati agli spazi pubblici o alle attività collettive (a verde pubblico o a parcheggio = cioè per le zone residenziali A-B-C); il DM stabilisce che bisogna garantire per ogni abitante insediato/insediabile 18mq come dotazione minima inderogabile di spazi destinati a determinate aree. I 18mq per abitante sono divisi in:

  • 9mq/ab = 'aree verdi' cioè aree per spazi pubblici attrezzati destinati a parco, a gioco o sport effettivamente utilizzabili per tali impianti ad esclusione delle fasce verdi lungo le strade;
  • 4,5mq/ab = aree per edifici d'istruzione obbligatoria;
  • 2,5mq/ab = aree per parcheggi pubblici (esclusi dalla "legge Tognoli") anche su più piani;
  • 2mq/ab = aree per attrezzature di interesse comune.

Questi servizi devono essere servizi di vicinato, di prossimità cioè vicini all'insediamento residenziale. Per le zone C devono essere garantiti (in maniera inderogabile) 18mq/ab

mentre per la zona A e la zona B sono sufficienti 9mq/ab (considerati anche fuori dalla zona interessata purché siano sempre in zone di vicinato). Per le zone E devono essere rispettati, complessivamente, 6mq/ab per parcheggi e aree verdi mentre per la zona F viene individuato un ulteriore standard pari a 17,5mq/ab (in sostituzione dei 18mq/ab); in questo caso si tratta di standard urbanistici a scala globale (non più di vicinato) divisi in:

  • 15mq/ab = aree per parchi pubblici a scala urbana;
  • 1,5mq/ab = destinati all’istruzione superiore (ad esclusione dell’università);
  • 1,5mq/ab = per attrezzature sanitarie ed ospedaliere.

Il DM non da limiti di edificazione ma quantità minime da rispettare definite STANDARD URBANISTICI = quantità minime da garantire in modo inderogabile per ogni abitante per assicurare una buona qualità della vita.

ITER PER LA CREAZIONE DI UN NUOVO PIANO REGOLATORE:

L’Iter

Il PRG prevede due fasi: una interna all'amministrazione comunale (adozione) e una esterna (approvazione ad opera della giunta regionale).

Il PRG può essere redatto da un tecnico dell'amministrazione comunale abilitato alla firma (ingegneri o architetti) ma è vietato al professionista che firma il PRG avere degli incarichi privati all'interno di quel comune (per evitare conflitti di interesse e garantire il benessere della collettività). L'amministrazione decide di redigere il vecchio piano o pubblicarne uno nuovo ed assegna ad un progettista la redazione del PRG (in questi processi si cerca di coinvolgere la popolazione rendendola parte attiva). Dopo la firma del progettista il PRG passa all'amministrazione comunale che deve accettare il progetto (questo passaggio si chiama adozione da parte del consiglio comunale = è un organo che fa un decreto, rappresenta un'espressione della maggioranza e della minoranza, quindi della popolazione nella sua interezza).

sua totalità). Il consiglio comunale fa una delibera in cui si adotta il PRG redatto; in seguito il PRG viene pubblicato e depositato per un periodo di tempo minimo di 30 giorni (periodo di tempo che può essere ampliato) alla segreteria comunale. Dopo la deposizione ci sono le osservazioni di carattere generale a cui seguono le controdeduzioni alle osservazioni. A seguito delle controdeduzioni la giunta regionale può: approvare il PRG, non approvarlo e rigettarlo (rimandandolo al comune) oppure approvarlo ma apportando delle modifiche di ufficio. Dopo l'approvazione viene pubblicato sulla Gazzetta Regionale ed entra in vigore. In sintesi: 1. Redazione del piano da parte del progettista; 2. Adozione da parte del consiglio comunale; 3. Pubblicazione e deposizione; 4. Osservazioni; 5. Controdeduzioni alle osservazioni; 6. PRG alla giunta regionale che può approvarlo; 7. Pubblicazione. Misure di salvaguardia: servono per proteggere il territorio quando si adotta un nuovo PRG.

PRG (non riguardano i beni culturali). È una procedura che si può attivare quando si adotta (quindi in fase comunale) un nuovo PRG infatti il sindaco può decidere di sospendere il rilascio di permessi di costruzione per tre anni successivi all'adozione del PRG quando queste richieste sono in contrasto con il nuovo piano (cioè un progetto possibile nel vecchio piano potrebbe non essere realizzabile nel nuovo).

Le NTA accompagnano il PRG e rappresentano la regola del piano; al loro interno ci sono le indicazioni da seguire relative al piano (zona per zona) come ad esempio le autorizzazioni. Le NTA hanno carattere prescrittivo.

Programma di Fabbricazione (PDF): PRG

La Legge del 1942 non ha reso obbligatorio il PRG per tutti i comuni; inizialmente veniva realizzato un elenco (redatto prima dal Ministero dei lavori pubblici e poi dalle singole regioni) dei comuni obbligati ad avere un PRG. All' la Legge del 1942 stabilisce che quando il non è

obbligatorio i comuni devono dotarsi obbligatoriamente di un Programma di Fabbricazione (PDF) Regolamento Edilizio., allegato al Regolamento Edilizio. Il Programma di Fabbricazione (PDF) è un regolamento in cui vengono indicate alcune regole edilizie da rispettare mentre il PRG abbinava ad alcune regole edilizie un minimo di 'disciplina' nel campo dell'organizzazione urbana. Il PDF riguarda l'intero territorio comunale mentre il PRG si occupava solamente delle aree edificate/abitate e di quelle di espansione/ampliamento, impone dei limiti, precisa i tipi edilizi e indica le direttrici di espansione. PDF PRG PDF L'iter di approvazione del PRG è simile a quello del PDF ma spesso veniva adottato il PDF perché più rapida e semplice concretizzazione e perché era un piano che veniva adottato immediatamente (senza piani attuativi) era, infatti, operativo direttamente (soprattutto nei piccoli centri). PDF PRG PDF La Legge Ponte del 1967 ha equiparato e

soprattutto nei piccoli comuni

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
51 pagine
3 download
SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher barbaries94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Legislazione urbanistica delle opere pubbliche e normative edilizie e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Galiano Giuseppe.