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Trasmissione diretta (microrganismi labili).
Contatto diretto: infezioni veneree - gli agenti sono rapidamente inattivati dall’ambiente;
Inoculazione a seguito di aggressione di animale infetto (rabbia).
Contatto semidiretto (via aerea):
goccioline, contenenti agenti patogeni, prodotte con starnuti, fonazione, inalate
immediatamente da un soggetto recettivo presente nelle immediate vicinanze (2-3 metri nel
caso dello starnuto, 30-90 cm per tosse o fonazione).
Trasmissione indiretta (microrganismi più resistenti):
⁃ veicoli: acqua, alimenti, aria - veicolo a distanza di nuclei di gocciolina essiccate -
oggetti e substrati vari;
⁃ vettori: organismi animati;
⁃ obbligati: senza di essi non può avvenire la trasmissione della infezione (infezioni
chiuse);
⁃ meccanici: insetti che attuano il trasporto di materiale contaminato.
Modi di comparsa delle malattie infettive nella popolazione:
⁃ endemia: malattie il cui agente eziologico è stabilmente presente nel territorio e
circola nella popolazione;
⁃ sporadicità: caso che si manifesta in una popolazione in cui la malattia è assente da
tempo e che non si trasmette ad altri (malaria);
⁃ epidemia: malattia che si manifesta con un numero di casi superiore al previsto in un
certo periodo di tempo in una certa area geografica. Oppure due o più casi di malattia
tra loro collegati;
⁃ caso indice: primo caso di malattia che introduce il contagio (famiglia, scuola);
⁃ pandemia: quando la diffusione epidemica va oltre i confini di un paese e dilaga
attraverso i continenti. Appunti di Igiene, 10/04/2015
Epidemia: malattia che si manifesta con un numero di casi superiore al previsto in un certo
periodo di tempo in una certa area geografica.
Caso indice: primo caso di malattia che introduce il contagio.
Obiettivi dell’indagine di epidemia:
⁃ interrompere l’epidemia;
⁃ prevenire epidemie future;
⁃ aumentare le attività di sorveglianza a livello locale;
⁃ aumentare le conoscenze scientifiche di una malattia;
⁃ eseguire attività di formazione.
Misure di controllo immediate:
⁃ profilassi;
⁃ isolamento (separazione del soggetto da tutte le altre persone ad eccezione del
personale sanitario);
⁃ contumacia (obbligo di permanere in un dato luogo —> ospedale, proprio domicilio,
osservando le prescrizioni igienico-sanitarie imposte imposte);
⁃ misure igieniche;
⁃ informazione del pubblico.
I casi che vengono segnalati durante le prime fasi di un’epidemia possono non essere
rappresentativi.
E’ preferibile procedere alla:
⁃ definizione di caso;
⁃ descrizione della popolazione a rischio;
⁃ ricerca di altri casi.
La definizione di caso comprende:
⁃ tempo;
⁃ luogo;
⁃ persona;
⁃ sintomi clinici e/o risultati di laboratorio.
Esempio di definizione di caso: paziente di età superiore a 5 anni, residente nella città X, nel
mese di maggio 2014, con febbre superiore a 38 gradi e uno dei seguenti sintomi: esantema,
congiuntivite, raffreddore. Evidenza microbiologica di infezione da virus morbilloso.
Confermare la diagnosi:
⁃ rivedere le storie cliniche dei casi;
⁃ intervistare diversi casi;
⁃ discutere sui campioni biologici e sui test di laboratorio;
⁃ implementare un sistema per la diagnosi di laboratorio rapida;
⁃ confermare la diagnosi di laboratorio;
⁃ consultare gli esperti.
Ulteriori studi se:
⁃ eziologia o sorgente di infezione sconosciuta;
⁃ casi gravi;
⁃ l’epidemia non si interrompe;
⁃ pressione da parte del pubblico;
⁃ opportunità per la formazione;
⁃ interesse scientifico.
Prevenzione primaria.
Può essere definita come la promozione ed il mantenimento della salute attraverso interventi
individuali o collettivi effettuati sulla popolazione sana.
La prevenzione primaria, operando su soggetti presunti sani o comunque non malati,
persegue l’obiettivo di:
⁃ eliminare il rischio;
⁃ ridurre il rischio (al fine di impedire l’insorgenza di malattie, disabilità o handicap).
Agente causale noto:
⁃ biologico (microrganismi);
⁃ fisico (rumore, radiazioni ionizzanti);
⁃ chimico (ossicarbonismo, alcolismo).
Si ottiene un rischio pari a zero rimuovendo la causa.
Agente causale non noto —> riduzione o rimozione dei fattori di rischio.
Livello di Tipologia degli Obiettivi Effetti
Destinatari
prevenzione interventi conseguibili epidemiologici
Immissione fattori Prevenzione del
positivi di rischio di danno o
Primaria Soggetti non Riduzione
benessere suo contenimento
malati o prevalenza e
atto ad impedire
prevention of Eliminazione o
presunti sani incidenza
l’insorgenza di
occurence neutralizzazione di malattie
fattori negativi
Per una corretta programmazione di interventi di prevenzione primaria, occorre conoscere:
⁃ fattori di rischio e valori del rischio relativo (RR) e attribuibile (RA);
⁃ popolazione a rischio su cui effettuare l’intervento preventivo;
⁃ metodi ed interventi idonei a rimuovere i fattori di rischio e a stimarne l’efficacia ed il
grado di accettazione da parte della popolazione;
⁃ analisi costi/benefici e costi/vantaggi.
Appunti di Igiene, 14/04/2015
Storia naturale e prevenzione delle malattie cronico-degenerative.
Fase libera - fase di latenza - fase pre-clinica - malattia clinica - cronicizzazione - morte.
La fase libera e la fase di latenza sono proprie della prevenzione primaria, la fase pre-clinica
appartiene alla prevenzione secondaria, la malattia clinica e la cronicizzazione appartengono
alla prevenzione terziaria.
Nelle malattie infettive è molto difficile riconoscere una fase pre-clinica.
L’obiettivo della prevenzione secondaria è la scoperta e la guarigione di casi asintomatici.
Questo comporta una riduzione della mortalità: riduzione della prevalenza nelle malattie a
rapida guarigione se diagnosticate tempestivamente. La prevenzione secondaria non riduce
l’incidenza perché non rimuove le cause della malattia.
La prevenzione secondaria è un atto di natura clinico-diagnostico e trova essenzialmente
possibilità di utilizzo solo per le malattie croniche. Consiste nell’identificazione precoce delle
malattie o delle condizioni di rischio (precancerose, ipercolesterolemia) seguita
dall’immediato intervento terapeutico per interrompere o comunque rallentarne il decorso.
Lo screening viene ad essere utilizzato per alcune patologie, prevalentemente cancerose (pap
test, mammografia).
La prevenzione secondaria è destinata a malati sconosciuti, prevede una diagnosi precoce e
un adeguato trattamento di malattie in stadio proclitico e asintomatico, i suoi obiettivi
conseguibili sono la guarigione della malattia e/o la diminuzione della mortalità.
In un test di screening abbiamo una popolazione di soggetti che sono o sani (bianchi) o malati
(neri) o sani ma positivi al test (bianchi/neri). Il gruppo di riferimento va scelto ovviamente in
base al tipo di test che c’è da eseguire.
Caratteristiche di un test di screening:
⁃ aumento significativo della durata e qualità della vita;
⁃ sensibilità, specificità, valori predittivi del test;
⁃ disponibilità di mezzi diagnostici per esaminare i positivi al test;
⁃ problemi psicologici legati alle false positività;
⁃ costo del test, personale, conferma diagnostica;
⁃ modalità e tecniche di esecuzione del test;
⁃ invasività e dannosità del test.
Efficacia di un test di screening.
L’efficacia di un test si valuta attraverso:
⁃ sensibilità;
⁃ specificità;
⁃ valore predittivo.
Ambiti di applicazione del test di screening:
a) malattia in corso nella fase iniziale: l’intervento precoce porta miglioramento della
prognosi (tumore colon retto, diabete) o guarigione (cancro mammella in fase iniziale,
cancro cervice uterina);
b) condizione predisponente per lo sviluppo di una malattia (displasia grave del collo
dell’utero, poliposi del colon, ipercolesterolemia);
c) per ricerca: per valutare la diffusione di un fenomeno, quando non è possibile
sottoporre la popolazione ad esempi diagnostici veri e propri;
Le campagne di screening potranno quindi essere: di massa, mirata, multipla (applicazione
simultanea di due o più test di screening indipendenti tra loro, alla stessa popolazione e nella
stessa occasione), multifasica (applicazione, in tempi successivi, di test di screening a diversa
sensibilità e specificità, su gruppi sempre più selezionati costituiti dai positivi ai test
precedenti).
Solo poche malattie sono suscettibili di prevenzione secondaria:
⁃ fase preclinica sufficientemente lunga per la loro individuazione;
⁃ esistenza di test di screening accettati dalla popolazione;
⁃ intervento terapeutico preclinico efficace;
⁃ intervento terapeutico post-sintomatologico inefficace;
⁃ la malattie deve essere di prevalenza abbastanza alta.
Condizioni patologiche suscettibili di prevenzione secondaria:
⁃ carcinoma della cervice uterina: striscio cervicale, ogni 3-5 anni;
⁃ carcinoma grosso intestino: ricerca sangue occulto nelle feci, dopo i 50 anni, ogni
anno;
⁃ carcinoma della mammella: mammografia annuale nelle donne 50-69 anni;
⁃ ipertensione: controllo dei valori pretori ogni 5 anni a partire dai 16 anni;
⁃ in epoca prenatale: riduzione della mortalità perinatale mediante controlli ostetrici
periodici in gravidanza;
⁃ subito dopo la nascita: screening della fenilchetonuria, dell’ipotiroidismo congenito.
Tumore della mammella:
il test impiegato per lo screening del tumore della mammella è la mammografia, ovvero una
radiografia delle mammelle. L’esame si esegue appoggiando le mammella una per volta su un
piano, dove vengono leggermente compresse e radiografate in senso orizzontale e in senso
verticale. L’esame di solito non è doloroso e non è associato ad alcun rischio per la salute,
dato che le dosi di radiazioni emesse sono molto basse. In Italia, i programmi di screening
mammografia, attivati o in via di attuazione in gran parte delle regioni, prevedono
l’esecuzione di una mammografia ogni due anni per le donne tra i 50 anni e i 69 anni.
Tumore delle cervice uterina:
il test impiegato per lo screening del tumore della cervice uterina è il pap test. Consiste in un
prelievo, tramite una spatola e uno spazzolino, di alcune cellule di sfaldamento dal collo
dell’utero.
Tumore del colon retto:
per lo screening del tumore del colon rotto sono impiegati due tipi di test: la ricerca del
sangue occulto nelle feci e la rettosigmoidoscopia. La ricerca del sangue occulto permette di
individuare l’eventuale presenza nelle feci di sangue invisibile a occhio nudi, oppure nascosto