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Definiti i parametri k, t, ψ e δϑ si inserisce nel termine a destra un valore iniziale di f (normalmente f
= kt). Il risultato del calcolo, f, viene sostituito al valore iniziale ed il calcolo viene ripetuto. La
procedura termina quando il valore di f converge ad un valore costante. Si noti che nel modello di
green e Ampt l'infiltrabilità ad un certo istante t, f(t), è funzione anche dell'infiltrazione cumulata
fino al tempo t. Estrapolando il modello ad una situazione reale, senza la lama d'acqua costante del
modello teorico, l'infiltrazione cumulata al tempo t deve essere minore o uguale alla precipitazione:
f(t) ≤ p(t). Ne consegue che con il modello è possibile calcolare una infiltrabilità vicina, almeno
concettualmente, all'infiltrabilità effettiva. In realtà il modello non tiene conto che negli intervalli di
scarsa o nulla precipitazione vi può essere una diminuzione del contenuto idrico della zona
superficiale del suolo, dato che la percolazione prosegue nella zona sottostante, con un temporaneo
aumento dell'infiltrabilità effettiva.
L’infiltrazione si misura con un infiltrometro a cilindro: prendo un cilindro (un tubo) e lo metto nel terreno, ci
verso sopra l’acqua e con un cronometro ogni 2 minuti misuro e vedo con che velocità entra. Si espande
(non va dritta). Espandendosi lateralmente il fenomeno si velocizza. Alcuni degli inconvenienti descritti
possono essere attenuati dall'uso di un infiltrometro a doppio cilindro che si differenzia dal precedente per
la presenza di un secondo cilindro nel quale non si effettuano misure, che ha lo scopo di creare una sorta di
“barriera di potenziale” per rendere il moto dell’acqua al di sotto del cilindro centrale quanto più possibile
monodimensionale. Infiltrometro a doppio cilindro: quello esterno forma un circolo che si allarga al di fuori
del cilindro e una barriera umida esterna che evita all’acqua del cilindro di espandersi. Così riesco a misurare
la velocità. Formazione deflussi
Formazione dei deflussi Lo schema
rappresenta i
principali
Processi che portano
al frazionamento
Dell'acqua meteorica
in evaporato, acqua
Nel terreno e acqua
sul terreno. A meno
Dell'invaso in
eventuali falde
inattive e di
Perdite per
evapotraspirazione,
l'acqua
giunge, in tempi più o
meno lunghi, alla rete
idrografica e alla
sezione di chiusura
del bacino. Le
modalità con cui ciò
avviene dipendono dai processi di moto lungo i versanti e il reticolo idrografico. Gli schemi interpretativi dei
meccanismi di generazione dei deflussi di piena non sono univoci né hanno valenza universale. In contesti
diversi alcune teorie prevalgono e alcune forme di deflusso diventano dominanti sulle altre.
Teoria di horton
La teoria classica di Horton (1933) attribuisce alla
superficie del suolo il ruolo di partizionare la
Pioggia netta: una parte raggiunge rapidamente la rete
idrografica per deflusso superficiale, l'altra si
Infiltra e si muove lentamente come deflusso di base.
In un dato istante il terreno ha una capacità
Di infiltrazione f, se su di esso insiste una pioggia con
intensità i (maggiore di f) la frazione (i-f), detta
Afflusso efficace, alimenta il deflusso superficiale. La
capacità di infiltrazione diminuisce
Esponenzialmente nel tempo quindi è probabile che
all'inizio dell'evento f sia maggiore di i e di
Conseguenza tutta la pioggia si infiltri nel suolo,
successivamente, quando (i-f) diviene positivo, una frazione di essa contribuisce, su tutta la superficie del
bacino, alla produzione di deflusso superficiale. Ogni volta che l’intensità di pioggia è maggiore
dell’infiltrabilità, si ha un deflusso superficiale. Sui versanti forestali temperati l’infiltrabilità è sempre molto
alta (k > 70 mm/h), tutta la pioggia si infiltra e la teoria di Horton non spiega la formazione di piene.
s Teoria di Hewlett
Nel 1961 Hewlett propone un meccanismo di
formazione dei deflussi che vede come
elementi fondamentali la rete idrografica e il
deflusso sottosuperficiale. La teoria prevede
una espansione dinamica delle zone di
saturazione a partire dalla prossimità degli
alvei fluviali, per questo è nota anche come
teoria dell’”area di contribuzione variabile";
quando il suolo è significativamente
inclinato, l’acqua viene trascinata dal
gradiente di pendenza, seguendo le
isotropie (le disomogeneità) del suolo.
Il deflusso di base ci impiega tanto tempo
per arrivare ai fiumi. Sul versante
inclinato la pioggia che arriva, se il terreno
è permeabile, si infiltra ma non finisce
tutta in falda: una parte scorre nella zona
insatura formando il deflusso
sottosuperficiale. In fondo alle valli, dove cambia la pendenza o dove si assottiglia, vi sono zone in cui
l’accumulo di deflusso fa aumentare la superficie di falda, che sale spostandosi fino alla superficie del suolo;
se il terreno è saturo si comporta come impermeabile e si forma il deflusso superficiale.
Il deflusso di base non concorre alla formazione di piena, perché è molto lento a scendere a valle, quindi
arriva quando il fenomeno è già finito. Teoria più vera di quella di Horton ma più difficile da interpretare in
modo analitico. Visto dall’alto.
Le testate dei
fiumi diventano
sature se
l’evento
prosegue le
aree sature si
estendono
ancora.
La piena è
determinato
dal deflusso
superficiale
nelle zone
sature e dal
deflusso
ipodermico
nelle zone
insature.
Deflussi di versante lo scorrimento ipodermico, di
deflusso sottosuperficiale,
avviene in mezzo alle due
superfici (quella organica) e
l’altra (quella “minerale”).
Tre forme di deflusso:
Deflusso superficiale:
• Prodotto dalla frazione di pioggia che non si infiltra e scorre sul versante;
• Erosione del pendio distacco e trasporto di particelle di suolo;
• Se avviene, avviene solo durante l’evento piovoso non contribuisce al bilancio idrico in modo
significativo;
• Formazione dei massimi di piena:
❖ Velocità elevata, compresa tra 0.2 e 15.0 cm/s (pendenza, scabrezza);
❖ Tempi rapidi di propagazione.
Deflusso sottosuperficiale (ipodermico):
• Frazione di pioggia infiltrata che si muove nella zona superiore del suolo (normalmente insatura);
• Velocità modesta, ma aumenta con la presenza di una rete di macropori generati dall’attività
biotica e dalle eterogeneità del suolo (pipe flow);
• Alimenta la rete idrografica e può tornare in superficie (es. Strade, tagli del pendio, o zone di
saturazione);
• Sui versanti forestali temperati l’infiltrabilità è sempre molto alta, tutta la pioggia si infiltra e il
deflusso sottosuperficiale diventa il protagonista;
• Se avviene, avviene solo durante l’evento piovoso non contribuisce al bilancio idrico in modo
significativo. Deflusso sotterraneo (di base):
• Generato dal movimento dell’acqua negli acquiferi in profondità;
• Velocità molto bassa;
• Non contribuisce alle piene in modo significativo;
• Bilancio idrico: 90% dei deflussi. Il deflusso diretto
• Dal punto di vista pratico, nell’idrologia «di progetto» quando si applicano i vari metodi per il
calcolo della portata, si può ricorre spesso al generico termine concettuale “deflusso diretto”;
• I termini deflusso superficiale e deflusso ipodermico caratterizzano due forme di deflusso che
hanno caratteristiche idrauliche, fisiche e luoghi di accadimento diversi. Quella di “deflusso diretto”
è invece una definizione concettuale con cui si intende quella porzione di deflusso che contribuisce
alla formazione della piena (trascurando, quando c’è, dal punto di vista fisico, quale tipo di deflusso
sia. Comprende sicuramente una quota significativa del deflusso sottosuperficiale se c’è e quando
c’è e lo stesso per il deflusso superficiale);
• In questo modo non è importante stabilire quali componenti del deflusso costituiscano il deflusso
diretto. Né è necessario optare a priori per una specifica teoria. Inoltre si introduce una
semplificazione funzionale in cui i deflussi sono solo due: deflusso diretto e deflusso di base.
Idrogramma di piena
Idrogramma
• L’idrogramma è la rappresentazione grafica dell’andamento della portata nel tempo.
• 3 -1
la portata si esprime normalmente in m s ovvero un volume diviso un tempo: ne consegue che il
volume del deflusso corrisponde all’integrale della portata ovvero all’area sottesa dalla curva
dell’idrogramma:
normalmente il tempo è espresso in ore e il volume di deflusso in mm.
Idrogramma annuale
Nel corso dell’anno si verificano numerosi eventi di piena di diversa magnitudine. Sono riconoscibili dai
picchi dell’idrogramma annuo in cui i dati hanno scansione giornaliera. Per indagare sui singoli eventi di
piena è necessario disporre di dati a scansione oraria o, se il bacino è molto piccolo, anche inferiore all’ora.
Per comodità, sulla stessa scala delle ascisse si rappresentano anche le precipitazioni: normalmente c’è una
relazione biunivoca tra portata e precipitazioni.
Idrogramma di piena
• la piena è un significativo e generalmente rapido aumento della portata di un corso d’acqua,
dovuto ad un consistente evento di pioggia o allo scioglimento di un rilevante manto nevoso,
seguito da una diminuzione, generalmente più lenta, e dal ritorno alle condizioni originarie.
Forma caratteristica dell’idrogramma (corrisponde ad un evento di pioggia costante nel tempo ed
Uniforme nello spazio):
• Ramo ascendente (curva di concentrazione) in cui la portata aumenta sempre più rapidamente;
• Colmo di portata quando si raggiunge il massimo dell’idrogramma;
• Ramo discendente o di esaurimento (o di recessione) in cui si ha una diminuzione continua, ma
progressivamente sempre più lenta della portata.
Durante un evento di piena il deflusso di base aumenta perché la superficie di falda si alza.
Immaginiamo due bacini uguali come superficie, vegetazione la precipitazione crea lo stesso volume di
deflusso, ma il primo è più pendente e il secondo meno pendente (la velocità/il tempo di risposta è più
lenta/o e quindi la portata massima e il tempo a cui avviene, cambiano in modo significativo il grafico è
più tozzo e allargato, ma la superficie