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DANIELE ROCCHI
POLITECNICO DI MILANO I Sistemi Produttivi
L’iter necessario affinché un prodotto possa raggiungere il mercato è particolarmente lungo e
richiede l’impiego combinato di moltissimi fattori. In primo luogo un prodotto dovrà passare per
alcune fasi intermedie, raccolte sotto il nome di processo di sviluppo. Con processo di sviluppo
possiamo fare riferimento ad attività quali:
L’analisi di mercato.
- La progettazione e la prototipazione.
- L’industrializzazione, ossia l’organizzazione di quei processi aziendali che permettano di
- passare da progetto, o prototipo, a effettivo prodotto industriale.
Solo dopo aver completato il processo di sviluppo, sarà possibile approdare all’effettiva produzione.
Avremo quindi bisogno di un sistema di produzione, ossia dell’utilizzo combinato e coordinato di
risorse di varia natura, come il lavoro, i materiali, le tecnologie e i capitali, che concorrano nella
trasformazione di un input in un output che abbia valore maggiore e che sia vendibile su un mercato.
In particolare indichiamo con il nome di processo produttivo e logistico l’insieme delle attività che
vanno dall’approvvigionamento delle materie prime alla distribuzione del prodotto. La produzione
effettiva si colloca quindi a metà fra il processo di sviluppo e il processo logistico, poiché senza l’uno
non sarebbe possibile l’altro e viceversa.
L’effettiva produzione determina la trasformazione di alcuni materiali iniziali in prodotti finiti
all’interno di un impianto di produzione. Tale trasformazione è resa possibile attraverso:
Fasi tecnologiche che comportano cambiamenti nelle caratteristiche fisiche o chimiche dei
- materiali stessi, e in tal caso parleremo di produzione di processo.
Fasi di assemblaggio, e in tal caso parleremo di produzione per parti.
-
In ogni impresa, ciascun prodotto è caratterizzato da un codice univoco (tipicamente una stringa di
caratteri alfanumerici), necessario non solo per la garantire la corretta identificazione ma anche per
favorire la gestione automatizzata. In particolare, la distinta base di un prodotto costituisce l’elenco
degli item, ossia degli assiemi, sottoassiemi, componenti e materie prime, che compongono tale
prodotto. La distinta base è organizzata in modo gerarchico, così da evidenziare i legami e le
relazioni di ordine fra i vari item. Proprio per questo viene solitamente rappresentata attraverso un
albero in cui il nodo radice rappresenta il prodotto finito mentre i vari item sono collocati lungo i
rami. Sulla distinta base, organizzate secondo una serie di livelli progressivi man mano che il
prodotto finito è sempre più scorporato, sono riportate alcune informazioni che qualificano i legami
fra i vari item, come, ad esempio: i coefficienti di impiego delle risorse utilizzate, i coefficienti di
sfrido, il tempo di durata del legame. Ad esempio, la distinta base di una penna può essere: 2
Il ciclo di lavoro è l’elenco delle operazioni che devono essere realizzate per trasformare un
prodotto grezzo in un prodotto finito. Il ciclo di lavoro conterrà tutte le informazioni sul lead time
delle varie attività, il tempo di setup e le risorse necessarie. Ad esempio, il ciclo di lavoro di un
prodotto potrebbe essere:
Nel manifatturiero il prodotto finito si è estremamente diversificato nel corso degli anni, a volte con
la possibilità di scegliere non soltanto fra una gamma di modelli diversi ma spesso anche
personalizzati. Ovviamente tutto ciò crea notevoli complessità organizzative, di gestione delle scorte
e di reperimento delle risorse e dei fornitori, oltre che di pianificazione delle varie fasi della
produzione: pensiamo ad un prodotto assemblato, per la realizzazione del prodotto finito, sarà
necessario sincronizzare innumerevoli fasi diverse fra loro. Classifichiamo adesso i possibili sistemi
produttivi introducendo alcune definizioni. 3
Un prodotto finito può essere il risultato di:
Una produzione di processo, se il prodotto finito NON attraversa la fase di assemblaggio, ma
- soltanto una serie di trasformazioni chimiche e fisiche che ne alterano la natura. Si pensi, ad
esempio, alla produzione della benzina: il petrolio verrà progressivamente trattato e
lavorato, con l’aggiunta di additivi e altre sostanze finché non si raggiunge il prodotto finito.
Una produzione per parti, se il prodotto finito attraversa la fase di assemblaggio.
-
Ovviamente, mentre la produzione di processo richiede un ciclo tecnologico obbligato, poiché una
volta avviato il ciclo di produzione non sarà più possibile effettuare delle modifiche al prodotto in
corso di lavorazione, la produzione per parti in linea di massima non presenta un ciclo tecnologico
obbligato ma è possibile fare cambi di sequenza. Questo a sua volta comporta che la produzione di
processo sarà caratterizzata dalla realizzazione di grandi quantità di prodotti ma con poca
differenziazione fra le tipologie (si pensi, ad esempio, ad una raffineria che realizza pochi derivati
del petrolio diversi fra loro ma in enormi quantità ciascuno), mentre la produzione per parti prevede
maggiore differenziazione ma minori quantità realizzate (si pensi, ad esempio, ad una fabbrica di
automobili e a tutte le possibili varianti di un modello di un veicolo).
Produrre per il magazzino vuol dire produrre in modo anticipato rispetto all’ordine del cliente.
Questo sarà possibile alla presenza di due fattori:
Il prodotto in questione deve essere altamente standardizzato: se così non fosse, ad
- esempio, sarebbe impensabile di mettere a scorta prodotti che poi il cliente acquisterà solo
se personalizzati.
La domanda del prodotto deve essere costante e il più possibile prevedibile. A sua volta, la
- prevedibilità della domanda sarà elevata se il prodotto è piuttosto standardizzato e se ogni
cliente acquista una quantità prodotta molto piccola rispetto alle grandezze in gioco.
Prendiamo, ad esempio, un supermercato: la maggior parte dei prodotti che possiamo
trovare lì sono stati tutti prodotti per il magazzino. Questo è possibile sia perché sono tutti
fortemente standardizzati sia perché ogni cliente non acquista lotti notevoli, ma ci saranno
sempre delle compensazioni, cioè se un cliente ha tipicamente acquistato un certo prodotto
A e decide di passare ad un prodotto B, essendo le quantità in gioco piccole, vi sarà un altro
cliente che farà la scelta opposta.
Produrre per commessa vuol dire produrre solo dopo aver ricevuto l’ordine del cliente. Ciò è
possibile soprattutto per prodotti molto personalizzati: ovviamente, finché non è stato ricevuto
l’ordine del cliente, non è nemmeno possibile pensare di realizzare il prodotto, proprio perché
ancora non sono state definite né le specifiche né le personalizzazioni. Si pensi, ad esempio, alla
realizzazione di uno yacht: senza che le richieste del cliente siano state definite, l’impresa non potrà
certamente attivare la produzione. Distinguiamo quindi fra:
Produzione su commessa singola, se la personalizzazione delle specifiche del prodotto è
- stata definita dal cliente sulla base dei suoi gusti e interessi. Si pensi ad uno yacht: il cliente
potrà decidere ogni aspetto, dal design alla motorizzazione.
Produzione su commessa ripetitiva, se la personalizzazione da parte del cliente avviene sulla
- base delle opzioni consentite dal produttore. Si pensi ad una macchina: il colore del veicolo
potrà essere scelto solo fra quelli che la casa produttrice ha deciso di rendere disponibile.
Si osservi che la distinzione fra produzione per il magazzino e produzione per commessa è sufficiente
finché si sta parlando di prodotti finiti. Se volessimo estenderla anche per le scorte e i semilavorati,
allora è necessario introdurre un modello più robusto. 4
La produzione di prodotto può essere:
Continua, se l’impresa realizza con continuità nel tempo sempre gli stessi prodotti. Ciò sarà
- possibile soprattutto per prodotti realizzati in enormi quantità. Risulta evidente che la
produzione continua è propria maggiormente dell’industria di processo che quella per parti.
Intermittente, spesso indicata anche con produzione a lotti, se l’impresa realizza prodotti
- identici fra loro ma con alternanza nel tempo.
Unitaria, se l’impresa realizza prodotto fra loro tutti differenziati. Risulta evidente che la
- produzione continua è propria maggiormente dell’industria per parti che quella di processo.
Il modello di Wortmann consente di individuare le operazioni che possono essere effettuate su
previsione e quelle che invece devono avvenire su ordine del cliente. In altri termini, il modello si
propone di differenziare maggiormente i casi estremi di produzione per magazzino e produzione su
commessa individuando cinque situazioni possibili:
Make to Stock (MTS).
- Il tempo medio di evasione dell’ordine è uguale al tempo di spedizione. In altri termini, è
necessario tenere a magazzino il prodotto finito.
Assemble to Order (ATO).
- Il tempo di evasione dell’ordine è pari al tempo di assemblaggio e quello di spedizione. In
altri termini, a magazzino troviamo i semilavorati mancanti solo dell’assemblaggio.
Make to Order (MTO).
- Il tempo di evasione dell’ordine è pari al tempo di fabbricazione, assemblaggio e spedizione.
In altri termini, a magazzino troviamo solo le materie prime.
Purchase to Order (PTO).
- Il tempo di evasione dell’ordine è pari al tempo di approvvigionamento, fabbricazione,
assemblaggio e spedizione. In altri termini, l’acquisto delle materie prime avverrà solo dopo
l’avvenuta dell’ordine e non terremo nulla a magazzino prima di allora.
Engineer to Order (ETO).
- Il tempo di evasione dell’ordine comprende anche l’attività di progettazione. Quest’ultimo
caso è chiaramente riferito solo a prodotti estremamente personalizzati.
Il giusto posizionamento in ciascuna delle possibili alternative dovrà essere dettato da vari aspetti,
che vanno dalla natura del bene a quella che è la capacità dell’impresa di gestire la liquidità: 5
Man mano che ci spostiamo dal basso verso l’alto, da Engineer to Order (ETO) a Make to
- Stock (MTS), il valore delle scorte e quindi il capitale immobilizzato sarà tanto più elevato.
Parleremo quindi di costo di mantenimento a scorte il costo sostenuto dall’impresa per
mantenere le proprie scorte a magazzino, inteso come somma sia dei costi effettivi di
gestione del magazzino sia come costo del capitale immobilizzato, cioè del capitale
momentaneamente non utilizzabile per even