Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
STORIA DELLA GEOGRAFIA
Esistono due grandi fasi attraverso cui si è sviluppata la geografia moderna:
FASE PRE-ISTITUZIONALE (dall’antichità greco-latina al XIX secolo)
Grande fase di gestazione in cui si pongono le premesse per lo sviluppo della disciplina. In questo
lungo periodo la produzione del sapere geografico non era ancora divisa nelle sue attuali partizioni
disciplinari: i geografi si occupavano di temi e con approcci che si considerano estranei alla
disciplina così come si è configurata tra Ottocento e Novecento. Questi temi sono sovrapponibili
con alcuni settori attuali dell’astronomia, della cartografia, dell’etnografia, della storia.
Il termine geografia è attestato già anticamente in opere la cui finalità generale è la descrizione del
mondo. Il primo ad introdurlo fu (275-194 a.C.): egli può essere considerato il fondatore
Eratostene
della poiché utilizzava un sistema di coordinate sferiche (latitudine e
geografia matematica
longitudine). Per secoli, il compito principale dei geografi è stato l’elaborazione e la diffusione di
immagini del mondo attraverso la raccolta e la sistematizzazione di dati provenienti dalla tradizione
e dalle notizie da un lato, dai viaggi e dalle esplorazioni dall’altro. Questo compito è terminato nel
momento in cui l’intero ecumene è stato scoperto: da quel momento in poi nuovi compiti sono
spettati alla geografia. Questa operazione descrittiva si è espressa nel corso dei secoli attraverso
due linguaggi specifici:
→ capiscuola sono stati Eratostene, Tolomeo e,
Matematico/astronomico/cartografico
successivamente, la cartografia rinascimentale. Questo linguaggio fu il primo a fornire
informazioni di latitudine e longitudine affianco ai luoghi.
→ modalità descrittiva di tipo storico-narrativa, analoga a quella
Descrizione del mondo
utilizzata nelle opere storiche in generale, messa a punto da Erodoto e Strabone, dai
corografi rinascimentali (coloro che producono le descrizioni del mondo a partire da questo
linguaggio). A partire dalla geografia descrittiva di Strabone e le corografie rinascimentali,
esso giunge fino alla geografia statistica tra Ottocento e Novecento.
Questa lunga fase pre-istituzionale è caratterizzata dalla presenza di singoli pensatori isolati che
fanno geografia descrivendo il mondo attraverso questi due grandi metodi di lavoro.
ISTITUZIONALIZZAZIONE
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, inizia la fase di istituzionalizzazione, nella quale la
disciplina viene definendosi come scienza in senso moderno. Il tracciare lo spartiacque
cronologico non è un’operazione semplice, anzi è ancora ampiamente discussa, ma sicuramente
un momento topico è segnato dall’emergere di istituzioni finalizzato a costituire uno statuto ufficiale
per la nuova disciplina: nei vari paesi europei si assiste alla fase di istituzionalizzazione della
disciplina tanto in senso accademico (nascita delle prime cattedre universitarie di geografia)
quanto in senso extra-accademico (nascita di istituzioni scientifiche destinate a produrre sapere
geografico: le società geografiche). In questa seconda fase si assiste alla formazione di scuole
cattedre universitarie che danno luogo a scuole di pensiero. La fase di
nazionali,
istituzionalizzazione è caratterizzata, quindi, dalla nascita delle prime cattedre stabili nelle
università europee, dall’ingresso della geografia tra le materie di insegnamento nelle scuole fin dal
grado elementare, dalla creazione di società geografiche, dalla creazione di riviste scientifiche
specializzate, attraverso cui la disciplina si divulga e che danno conto delle ricerche in seno alla
disciplina. La geografia pre-istituzionale ha una capacità di penetrazione nel tessuto della storia
delle idee assai minore rispetto ai pensieri elaborati all’interno delle scuole formatesi attorno alle
prime cattedre di geografia. A causa del crearsi di queste condizioni, si assiste ad una
trasformazione dei contenuti: la geografia tende a superare la caratterizzazione di prevalente
descrizione che aveva nella fase pre-istituzionale e assume obiettivi di generalizzazione e di
esplicazione, e definisce il proprio ambito di interessi come la dimensione spaziale dei fenomeni
naturali e antropici che hanno luogo sulla superficie terrestre. C’è un restringimento del campo
disciplinare a fronte di un innalzamento dell’obiettivo: non solo più descrizione, ma capacità di
generalizzare dei contenuti e di fornire delle spiegazioni. Gli obiettivi di generalizzazione di
esplicazione sono definiti attorno ad un ambito che non è generico ma più specifico. Di questi
fenomeni la geografia si propone di studiare la localizzazione, la distribuzione, la variazione nello
spazio terrestre, l’interrelazione, l’organizzazione. Viene così ridefinito l’ambito di studio: è più
circoscritto e risulta distinto da altre discipline con le quali, nella fase pre-istituzionale, vi erano
margini di separazione meno netti (astronomia, geologia, geofisica, cartologia, etc). Tuttavia, è un
campo di indagine ancora molto ampio e che presenta dei punti di contatto con altri saperi
specialistici, tanto sul fronte delle scienze della natura quanto su quello delle scienze umane.
All’interno di questo dibattito, attraverso il quale si definisce la moderna identità della disciplina,
due sono i problemi chiavi attorno a cui essa si misura: il problema delle relazioni uomo ambiente
e il tema della In particolare, la questione delle
differenziazione regionale della superficie terrestre.
relazioni uomo-ambiente individua l’oggetto della disciplina geografica tra Ottocento e Novecento.
La definizione della geografia come scienza che studia le relazioni uomo-ambiente segna una
drastica riduzione rispetto alla varietà dei temi emersi nella prima fase, e il fatto che la geografia
privilegi questo tema è sicuramente riconducibile al clima culturale degli anni a cavallo del
Novecento, dominato dal e dall’affermazione di Darwin:
positivismo delle teorie evoluzionistiche
essi sono il substrato culturale che domina gli anni dal 1850 e che favorisce il focalizzarsi
dell’attenzione attorno al tema dei rapporti uomo-ambiente. L’evoluzionismo darwiniano e la
nascita dell’ecologia avevano posto al centro dell’attenzione la questione delle relazioni tra
organismi viventi e ambiente naturale: la geografia si propone di esplorare questa questione con
riferimento ai rapporti tra gruppi umani e ambienti naturali da essi occupati. L’ecologia aveva
studiato le relazioni tra organismi viventi e ambiente, mentre la geografia si pone la questione
riferendosi ai rapporti tra gruppi umani ed ambienti naturali, in un ambito, dunque, circoscritto. La
scelta di tale oggetto di indagine conferisce alla geografia una relazione di forza nel quadro del
sistema positivistico per quanto riguarda la relazione tra saperi. Il positivismo ha alla base il rifiuto
di inserire in caselle pre-costituite parti della realtà, e si propone un’analisi della realtà tanto nelle
sue manifestazioni fisiche quanto in quelle sociali attraverso uno stesso metodo di indagine
empirico-induttivo, fatto di passaggi che iniziano dall’osservazione, comparazione, classificazione
e generalizzazione, ovvero identificare delle leggi di valore generale (Auguste Comte). Il
positivismo è caratterizzato da un esasperato empirismo, che esclude dalla realtà tutto quanto non
sia visibile e verificabile scientificamente. L’unità dei fenomeni della realtà prevede che l’approccio
conoscitivo per tutte le scienze sai il medesimo, ovvero quello delle scienze naturali: se la realtà è
una, uno solo può essere il mezzo attraverso cui analizzare quella realtà e trarre leggi generali.
A fronte di un’unità di metodo, le scienze si definiscono nel loro ambito, e nel caso della geografia
la scelta di ambito è quella delle relazioni uomo-ambiente. Questo ambito dà alla disciplina una
posizione di forza nel quadro delle scienze positivistiche, in quanto si pone come scienza di sintesi
tra quelle naturali e quelle dell’uomo: studio delle relazioni di adattamento sviluppate dagli
organismi viventi (che nel caso della geografia sono gli uomini) in rapporto con l’ambiente naturale.
In questo contesto scientifico emerge l’opera di Frederich Ratzel, il caposcuola della scuola
tedesca di geografia: egli definisce lo statuto disciplinare della geografia come studio della
diffusione storica e distribuzione attuale dei gruppi umani sulla superficie terrestre in relazione alle
diverse caratteristiche ambientali. Così, i concetti dell’evoluzionismo darwiniano vengono applicati
ai gruppi umani. Ratzel ha una formazione di tipo naturalistico (zoologia), successivamente compie
studi di etnologia e, dopo un viaggio in America, si converte alla geografia umana. Egli ha scritto la
nella quale, a partire da apporti differenzi, elabora alcuni conetti nuovi e
Antropogeografie,
destinati ad avere una grande influenza sulla geografia successiva. In quest’opera egli definisce lo
statuto disciplinare della geografia come sopra descritto. La geografia di Ratzel studia quindi le
manifestazioni della vita sulla superficie terrestre nella loro profonda unità e nel rapporto con
l’ambiente: questa è una prospettiva essenzialmente ecologica. Ratzel rivitalizza il concetto di
ecumene: esso riunisce in sé la geografia umana e quella fisica, che nella fase di iniziale
istituzionalizzazione rischiava di dividersi in due campi di studio. L’ecumene è lo spazio abitato
dall’uomo che racchiude anche le sue caratteristiche fisiche. Secondo Ratzel ciò che deve essere
analizzato è tutto il mondo con tutti gli esseri viventi che lo abitano: questo ambito di ricerca
estende alle comunità umane l’approccio già utilizzato in biogeografia per gli animali.
In alcune delle sue opere, Ratzel fornisce gli elementi a sostegno di una tesi, enfatizzata
successivamente da suoi seguaci (in particolare Churchill Sample), una posizione definita il
determinismo ambientale. Secondo questa concezione le condizioni dell’ambiente naturale nelle
loro diverse manifestazioni (clima, idrografia, suoli, etc.) determinerebbero in modo vincolante non
solo l’evoluzione biologica degli organismi, compreso l’uomo, ma anche lo sviluppo storico e le
caratteristiche della vita economico-sociale dei gruppi umani. Ad ambienti naturali analoghi
corrisponderebbero identiche caratteristiche delle comunità umane (forme di economia, tecniche,
organizzazione sociale, etc) che non varierebbero nemmeno in condizioni storiche diverse.
Importanza primaria per Ratzel ha il clima perché fornisce un criterio di regionalizzazione: il popolo
è un organismo in g