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PROCESSI RENALI
1. ULTRAFILTRAZIONE GLOMERULARE
Il “glomerulo” è una fitta rete sferoidale di capillari, composta da endotelio, membrana basale, e miscelata
alla “capsula di Bowman” che avvolge il glomerulo e che è costituita da particolari cellule definite “podociti”
Dall’interno all’esterno: Il capillare glomerulare è costituito da un “endotelio fenestrato” con pori e da una
“membrana basale”. Si giunge quindi al lume della capsula di Bowman.
Tra l’endotelio capillare ed il lume della capsula di Bowman ci sono le cellule “podociti”, che avvolgendo i
capillari costituiscono lo strato viscerale della capsula di Bowman, il quale si continua a costituire lo strato
esterno della capsula di Bowman.
I podociti hanno sia effetto trofico, che di modulazione, mediante rilascio di sostanze paracrine, dell’affinità
di filtrazione a livello del capillare. Inoltre, pare che abbiano anche una funzione di derivazione neuronale,
cioè sono in grado di liberare sostanze contenenti neurotrasmettitori come il glutammato e quindi in totale
un’attività regolatoria sul glomerulo stesso.
Dal glomerulo, essendo fenestrato, passa un po’ di tutto ed il carattere che determina il passaggio o meno di
una sostanza è il loro raggio/dimensioni: se la sostanza ha massa inferiore ai 5KDa, allora il passaggio
attraverso la fenestratura del glomerulo è “libero”, se aumentano invece le dimensioni del peso molecolare
della sostanza sopra i 70KDa non c’è passaggio
attraverso la fenestratura glomerulare e quindi
resta nel capillare.
Per molecole di raggio pari alla fenestratura del
glomerulo, oltre alla dimensione si guarda
anche alla carica: hanno più probabilità di
passare se cariche positivamente, per via dei
residui fissi a livello della membrana basale.
Sono attratte più facilmente molecole cariche
positivamente.
Nel glomerulo rimangono quindi solo le grosse
molecole, ossia le grosse proteine.
Trovare proteine nell’urina è sintomo di
“glomerulonefrite”, ovvero un processo
infiammatorio che colpisce i reni e che
comporta un allargamento del raggio della fenestratura del glomerulo e che quindi comporta ad una
fuoriuscita di componenti del sangue normalmente trattenuti nel capillare, come, appunto, le proteine o
anche i globuli rossi. Velocità di Filtrazione Glomerulare
(VFG)
La VFG dipende in modo
proporzionale, secondo il
“coefficiente di filtrazione – Kf”,
dalla “pressione di filtrazione
glomerulare - Pf”
Come al solito è un gioco di
pressioni che favoriscono la
filtrazione o che la sfavoriscono:
- pressioni che favoriscono la
filtrazione = la “pressione
idrostatica del capillare” (che poi
dipende dalla pressione arteriosa
media)
- pressioni che sfavoriscono la filtrazione = la “pressione idrostatica della capsula di Bowman” (si oppone
alla filtrazione. Il liquido che filtra dai capillari deve infatti opporsi alla pressione di quello già presente
nella capsula, che tende a spingerlo indietro) e la “pressione colloido-osmotica plasmatica” (detta
anche “pressione oncotica”. all'aumentare della concentrazione proteica del sangue aumenta la
pressione oncotica e l'ostacolo alla filtrazione)
Nella capsula di Bowman teoricamente si può considerare la pressione osmotica pari a zero, perchè non
c’è filtrazione proteica e quindi zero richiamo di liquido. A livello pratico, invece, il parametro non è
proprio pari a zero, perché la membrana nella realtà lascia ogni tanto passare qualche proteina anche in
condizioni normali.
Dal momento che la differenza tra la pressione che favorisce la filtrazione e le due pressioni che sfavoriscono
la filtrazione da come risultato una pressione di filtrazione media sempre positiva lungo tutto il glomerulo,
ciò spiega perché nel glomerulo non c’è riassorbimento ma SOLO filtrazione.
Il valore non è mai un numero minore di zero.
VFG = 125ml/min ovvero circa 180l/giorno di
sangue Per avere una VFG adeguata,
ossia Pf > 0, il cuore deve fare
un bel lavoro: ovvero deve
generare una pressione in
grado di vincere la pressione
colloido-osmotica, altrimenti si
avrebbe riassorbimento nel
glomerulo.
I fattori che modificano la VFG:
- abbassamento del Kf (coeff.
di filtrazione); determinato da
condizioni patologiche
riguardanti la struttura o il numero di capillari glomerulari
- aumento di Pb (pressione nella capsula di Bowman); dato da ostruzioni delle vie urinarie
- aumento di πp e diminuzione di Pc (pressione osmotica e pressione del capillare); modulano
maggiormente la VFG e quindi sono i due parametri più controllati per mantenere VFG costante al variare
della pressione arteriosa È importante quindi che ci siano
dei sistemi di regolazione renali
per mantenere la VFG più o meno
costante al variare soprattutto
della pressione arteriosa.
La regolazione della VFG avviene tramite i seguenti meccanismi:
a) risposta miogena (“riflesso di Byliss”); fattore di controllo della VFG intrinseco ai vasi, in particolar modo
all’arteriola afferente
b) feedback tubulo-glomerulare a) risposta miogena
una vasocostrizione dell’arteriola
afferente porterebbe a:
diminuzione del flusso sanguigno,
perciò diminuzione della
pressione nel capillare
glomerulare e quindi diminuzione
della VFG
una vasodilatazione dell’arteriola
afferente porterebbe a: aumento
di flusso sanguigno, quindi
aumento della pressione nel
capillare glomerulare e perciò
aumento della VFG
La risposta miogena corrisponde a:
in caso di aumento della pressione
arteriosa si innesca uno stiramento
di parete dell’arteriola afferente, che
porterebbe immediatamente ad un
aumento della pressione del
capillare glomerulare e quindi poi ad
un aumento della VFG.
In realtà, si attiva una risposta
miogena che porta ad una
vasocostrizione dell’arteriola
afferente, che conduce ad un
abbassamento della pressione del
capillare glomerulare e quindi fa
tornare il valore di VFG normale.
La vasocostrizione è data dalla contrazione della muscolatura liscia dell’arteriola afferente.
Viceversa se la pressione arteriosa scende, la risposta miogena conduce ad una vasodilatazione dell’arteriola
afferente (agendo sulla sua muscolatura liscia) per cercare poi di portare la pressione del capillare
glomerulare a livelli normali e quindi ad aumentare la VFG, conducendola a valori costanti
b) feedback tubulo-glomerulare
ci sono delle cellule, nella “macula
densa” del tubulo contorto distale,
importanti perché sono in grado di
rilevare il contenuto di sodio nel
tubulo.
Se il contenuto di sodio cambia,
significa che è cambiata la pressione e
allora le cellule nella macula densa
fanno partire il meccanismo di
feedback tubulo-glomerulare, grazie al
rilascio di sostanze che vanno
nuovamente a modulare il diametro
dell’arteriola afferente
Se la pressione arteriosa sale,
tipicamente la VFG sale e allora si
ha più filtrato e quindi più NaCl a
livello della macula densa.
Se la pressione arteriosa scende,
tipicamente la VFG scende e allora
si ha meno filtrato e quindi meno
NaCl a livello della macula densa.
Le cellule nella macula densa ad
un aumento di NaCl (aumento
pressione arteriosa) liberano
sostanze paracrine come ATP e adenosina, che portano a vasocostrizione dell’arteriola afferente e quindi
VFG torna a valori normali.
Con la liberazione di ATP e adenosina dalle cellule della macula densa, al tempo stesso viene inibita la
produzione di “renina” L’autoregolazione ci permette
quindi di mantenere la VFG
costante al variare della
pressione arteriosa
Oltre all’autoregolazione, esiste anche
un controllo estrinseco della VFG e
riguarda tutti quei casi estremi/di
condizioni critiche (ex. emorragia o
grave disidratazione).
In questi casi può essere sacrificata la
VFG, quindi non viene più mantenuta
costante, per favorire soprattutto un
aumento della pressione arteriosa.
Qui opera il “SNA”, principalmente il
simpatico, che da costrizione delle
arteriole renali e sistemiche per l’aumento della pressione arteriosa e della gittata cardiaca, ed il “controllo
ormonale”, cioè il sistema RAS, che da costrizione delle arteriole sistemiche e renali per aumentare le
resistenze periferiche, andando a causare una diminuzione della VFG.
Entrambi questi sistemi possono quindi intervenire in presenza di variazioni estreme della pressione arteriosa
(soprattutto calo della pressione, dato da emorragie o gravi disidratazioni) per riportarla a valori normali,
sacrificando la funzione renale (diminuzione di VFG).
SISTEMA RAS – renina angiotensina aldosterone
La “renina” viene liberata dalle cellule iuxtaglomerulari.
Le “cellule iuxtaglomerulari” sono un gruppo di cellule che fanno parte dell’apparato iuxtaglomerulare,
localizzate sulla parete delle arteriole nei pressi della macula densa. Le cellule iuxtaglomerulari sono in
grado di rilevare le variazioni della
pressione in base al contenuto di
NaCl: se c’è calo di NaCl nel tubulo,
questo è sinonimo di una
diminuzione della pressione e
quindi le cellule iuxtaglomerulari
rilasciano renina.
La renina a sua volta stimola la
produzione di “angiotensina I”, che
viene resa attiva a livello polmonare
dall’enzima “ACE” divenendo quindi
“angiotensina II”.
Angiotensina II causa
vasocostrizione delle arteriole e
stimola la secrezione di
“aldosterone” nella corticale del surrene, il quale è deputato al controllo del volume plasmatico dal momento
che permette un riassorbimento di sodio dai tubuli renali.
La ritenzione di sodio permette di trattenere osmoticamente l’acqua. Diminuisce il flusso urinario per
diminuire la perdita di liquido. Ovviamente la VFG viene
sacrificata nel sistema RAS,
perché si parla di
vasocostrizione sia
sistemica ma soprattutto
anche nelle arteriole
afferenti renali.
Qui a fianco vediamo
intervenire anche i nervi
simpatici renali
2. RIASSORBIMENTO TUBULARE Del 20% di quota di sangue
che viene filtrata, solo il 19%
viene riassorbita.
Può esserci riassorbimento
di acqua, sostanze
organiche (ex. Glc, urea,
amminoacidi, vitamine) e
sostanze inorganiche (ex.
ioni, sali minerali).
Durante il riassorbimento una sostanza può perc