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FONDI RISCHIO
Ammettiamo che il totale dei crediti che vanta l’azienda sia 700 €. Questi sono crediti che nell’anno a venire
verranno a maturazione e quindi l’azienda riscuoterà il danaro. Quando si arriva ad impostare 700,
l’amministratore si chiede se questi crediti siano davvero tutti esigibili e se, alla scadenza, il debitore
pagherà davvero. Quindi per ogni credito l’azienda fa un’analisi di presunta esigibilità. Un credito può
essere buono, se un determinato cliente non ha problemi finanziari, mentre in altri casi un credito può
essere meno buono. Allora l’amministratore che redige la situazione patrimoniale non può scrivere 700
come valore di crediti perché 700 è un valore nominale, un’informazione distorta! Se si scrivesse 700 si
suppone l’esistenza di tutti crediti sani, tutti esigibili! Quindi non si scrive 700 ma solo i crediti realmente
esigibili. Si cancella il valore nominale dei crediti e ci si mette quello di presunta esigibilità! Ma così facendo
perdo un’informazione, cioè l’ammontare dei crediti all’origine! Sapere il valore nominale ci permette di
capire il comportamento dell’azienda ma è importante sapere anche l’effettiva esigibilità dei crediti. Quindi
come si fa? Lascio scritto e nella parte opposta, nelle passività, scrivo il FONDO SVALUTAZIONE (passività
fittizia), cioè l’ammontare delle presunte inesigibilità! PRIMO
Attività Passività METODO
Disponibilità finanziarie: Fondo svalutazione crediti:
crediti v/ clienti 140€
Cambiali attivi 700€
Attività Passività SECONDO
Disponibilità finanziarie: METODO
crediti v/ clienti CAMBIO IL SEGNO E SPOSTO
Cambiali attivi IL FONDO NELLE ATTIVITA’!!!
700€
- Fondo di svalutazione
crediti 140€ 18
Crediti netti: 570€
In questo modo(secondo metodo) si vede sia quanto dovrei ricevere ma anche quanto probabilmente non
avrò mai.
I fondi ammortamento seguono una logica totalmente diversa dal fondo rischio, un’autoassicurazione che
l’azienda si fa per rischi che potrebbero avvenire! I fondi ammortamento guardano al passato, mentre i
fondi rischi guardano al futuro, sono a fronte di perdite che l’azienda presume di dover subire.
Nei confronti delle rimanenze di magazzino , prodotti finiti non ancora venduti, l’azienda si chiede se le
venderà o meno e quindi può creare un fondo deperimento/ deprezzamento magazzino, che indica che
quei prodotti in attivo verosimilmente non si venderanno.
L’attività= passività effettive +patrimonio netto
Le passività fittizie sono dei cunei che si mettono tra le passività effettive e il patrimonio netto. Più alte
sono le passività fittizie e più il cuneo è spesso. Cioè che diminuisce includendo le passività fittizie è il
patrimonio netto, il valore contabile dell’azienda. Quindi più passività fittizie io vado a prevedere e più
riduco il PN, ma il risultato economico non era PN finale – PN iniziale? Se io schiaccio il patrimonio netto
finale la differenza risulta inferiore rispetto a quella che sarebbe dovuta essere se io non avessi accantonato
le PF.
ESEMPIO: Attività 750€, passività 600€
Se io non faccio alcuna considerazione di provenienza il PN sarà attività – passività= 150 €. Questo PN è il
patrimonio netto finale, che io confronto con un PN iniziale di 110€ e quindi noto che il PN finale, cioè il
valore contabile dell’azienda, è aumentato e quindi l’azienda è cresciuta di valore. Ma di quanto? PN finale-
PNiniziale = 150-110=40€ utile di periodo.
Ma se l’azienda è prudente inserirà delle passività fittizie, sia sotto forma di fondi di ammortamento che
sotto forma di fondi di rischio! PF = 25€
Quindi il PNfinale= attività- (passività+pf) 750- (600+625) 125€ PN finale dopo le considerazioni
prudenziali. Quindi l’utile di periodo è 15 €.
si parla di RETTIFICHE PRUDENZIALI
Lo stato prenderà poi la sua parte relativa al 15€ e non al 40. Così però io potrei rendere il PN finale uguale
al pN iniziale attraverso le PF e quindi non far prendere nulla allo stato. Allora ci sono le norme fiscali, che
dice che nella svalutazione dei crediti non possiamo fare come vogliamo, non possiamo svalutare come
vogliamo e i fondi di ammortamento son regolati dal fisco stesso.
GESTIONE AZIENDALE
GESTIONE : insieme delle relazioni che una azienda compie per assolvere alla propria funzione e
raggiungere il suo fine, cioè produrre valore.
L’ azienda compie delle operazioni, della attività, genera degli eventi. Quest’insieme di atti, di fatti, sono la
gestione. Periodo amministrativo: arco di tempo che ha un inizio e una fine. La durata del periodo
amministrativo è 12 mesi. Esercizio invece sono le operazioni che si compiono NEL periodo amministrativo
quindi l’esercizio è la gestione dell’anno, l’insieme delle operazioni dell’anno!
Classificazione della gestione: 19
Gestione ordinaria o corrente: quella che si verifica anno per anno e che è prevedibile (come
pagare le bollette o gli stipendi).
Gestione straordinaria: quando io acquisto un immobile o una macchina
È importante fare questa distinzione perché se il risultato economico negativo dell’azienda è dovuto alla
gestione corrente è veramente una grande crisi mentre se è dovuto alla gestione straordinaria è possibile
prevedere risultati positivi in futuro.
Gestione principale o tipica: si riferisce al core business dell’azienda
Gestione accessoria o secondaria: si riferisce ad atti che l’azienda compie per attività che non sono
tipiche dell’azienda
Il core business della Parmalat era il latte, ma poi inizia a fare turismo, società di calcio (tutte gestione
accessorie) che hanno distrutto la gestione principale. Se un qualsiasi risultato negativo dipende dalla
gestione principale è un problema, mentre se dipende da una gestione accessoria è possibile eliminarla.
Gestione interna: le operazioni fra organi aziendali, che si concludono entro il perimetro aziendale
Gestione esterna: si riferisce alle relazioni che l’azienda ha con l’ambiente, con altre aziende che si
collocano nel medesimo ambiente.
Operazioni di
gestione interna
Ambiente AZIENDA ambiente
beni e/o servizi nuovi beni e /o servizi
Operazioni di gestione esterna
L’azienda per poter operare acquisisce valore dall’ambiente . Al suo interno assembla questi valori e
restituisce all’ambiente nuovi beni o nuovi servizi.
I fatti di gestione esterna sono numerosissimi e quindi devono essere memorizzati mediante scritture, che
sono realizzate seguendo le regole della PARTITA DOPPIA, che è il metodo (insieme di regole) mediante il
quale si effettuano le scritture di memorizzazione dei fatti di gestione esterna!
Questo insieme di scritture costituisce la contabilità generale (coge), quella contabilità che manifesta, che
memorizza atti di gestione esterna. Queste memorizzazioni ci permettono di re redigere al termine del
periodo amministrativo il bilancio di esercizio, il punto della situazione. Il bilancio è la sintesi dell’esercizio,
cioè la gestione annuale, la gestione esterna e si compone di due documenti: la situazione patrimoniale
(evidenzia la struttura quli-quantitativa del patrimonio aziendale e ci consente di determinare il PN, il
valore contabile dell’azienda) e il conto economico.
CONTO ECONOMICO : è il documento che espone le cause, positive e negative, del risultato economico
conseguito dall’azienda.
Dunque la gestione è un’insieme di fatti e l’esercizio è la gestione di un anno. Ma la gestione è anche
relazione, sono atti di comunicazione e la comunicazione + movimento, è un’info che si sposta da un polo
all’altro. il bene fabbricato op il servizio reso è un insieme di informazioni, quindi quando l’azienda vende o
acquista un bene o un servizio, vende e acquista anche informazioni. 20
Dunque la gestione è un’insieme di movimenti, un insieme di flussi . Gli esercizi di gestione esterna
generano per lo più flussi bilaterali di natura opposta Se in entrata c’è un flusso economico, in uscita c’è
un flusso finanziario. I flussi bilaterali possono essere semplici, composti o complessi. I flussi semplici sono
uno in entrata e uno in uscita, i f. composti sono uno in entrata e più flussi in uscita (o viceversa) mentre
quelli complessi sono più flussi in entrata e più flussi in uscita, generati sempre e soltanto da una
operazione di gestione.
A noi interessano due tipologia di flusso: quelli economici/reali e quelli finanziari/monetari. I flussi finanziari
o monetari si riferiscono a movimenti di moneta, di danaro, mentre quelli economici a beni o servizi. Lo
stock è una messa misurata in un certo istante, il movimento ha un aspetto dinamico, ha un punto di
partenza e un punto di arrivo. Il flusso parte da uno stock, sia esso economico o finanziario, ed è per questo
che si fanno delle classificazione di flussi.
Caratteristiche dei flussi:
Secondo la natura degli oggetti che si muovono, che si trasferisco, i flussi possono essere economici
o finanziari
Secondo la direzione o l’orientamento, il flusso può essere in entrata o in uscita. Quindi inflow e
outflow
Quindi i fatti di natura economica generano flussi, che possono essere di natura economica o di natura
finanziaria e che possono essere in entrata o in uscita rispetto al perimetro dell’azienda considerata. Però
c’è anche un’altra caratteristica dei flussi l’intensità è la terza caratteristica del flusso, che è come la
portata di un fiume, la quantità d’acqua espressa in litri che nell’unità di tempo(secondo) varca la sezione
ideale del letto del fiume. Dal punto di vista economico l’intensità è la quantità degli oggetti in un
determinato periodo di tempo. Le quantità sono espresse tutte in unità di misura diverse e quindi le Q
saranno tutte diverse. Intensità dei flussi = Q/T. Siccome le singole unità sono espresse in unità di misura
differenti non si possono sommare..quindi come si può fare? Le singole intensità dei flussi vengono
moltiplicate per il relativo prezzo di acquisto il costo
Ogni qual volta che l’azienda acquista beni o servizi sostiene un costo, che è dunque una grandezza
espressa in termini moneta