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DISCIPLINA DEGLI SCARICHI

disciplina degli scarichi è regolata dal D.Lgs. n. 152/2006 (e successive modifiche ed integrazioni). In precedenza

vigeva il Decreto legislativo n. 152/1999

direttive comunitarie relative al trattamento delle acque reflue urbane ed alla protezione delle acque dai nitrati di

origine agricola. Il decreto prevedeva la tutela sia quantitativa che quantitativa delle risorse idriche; quantitativa

mediante bilancio idrico, risparmio idrico e riutilizzo acque reflue, e qualitativa mediante le regolamentazione degli

scarichi.

La disciplina degli scarichi è regolata in funzione della potenzialità (dimensione espressa in termini di abitanti

equivalenti) del centro dal quale provengono le acque reflue trattate, del recapito (acque superficiali, rete fognaria,

suolo, sottosuolo, acque sotterranee) e del tipo di acque reflue (urbane o industriali).

i limiti di emissione, le modalità di

campionamento ed il numero minimo annuo di campioni riferito alla potenzialità degli impianti. La normativa

stabilisce che tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e

devono rispettare i valori limite di emissione previsti nell'allegato 5 del decreto stesso.

Il decreto suddivide le acque reflue in tre categorie: domestiche, industriali ed urbane. Le acque reflue domestiche

sono quelle provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi, derivanti prevalentemente dal metabolismo

umano e da attività domestiche; quelle industriali sono quelle di qualsiasi tipo scaricate da edifici od installazioni in

cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque

meteoriche di dilavamento; quelle urbane, infine, sono le acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue

domestiche, di acque reflue industriali o meteoriche di dilavamento. Dunque le acque reflue urbane, pur

contrapponendosi alle acque reflue industriali, non costituiscono una categoria del tutto unitaria , potendo essere infatti

costituite da sole acque reflue domestiche o da un mix di acque reflue domestiche con acque industriali o di

dilavamento.

Il decreto, con riferimento alle acque reflue urbane, prende in considerazione un numero limitato di parametri per i

quali vengono stabiliti determinati limiti allo scarico, espressi in termini di concentrazione o di percentuale di

riduzione. Le indicazioni (Tabella 1) si riferiscono ai solidi sospesi, ai parametri di inquinamento organico BOD e

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Nel caso in cui le acque reflue urbane vengano convogliate in un corpo idrico superficiale diventa obbligatorio il

rispetto dei limiti di Tabella 3 (Valori limite di emissione in acque superficiali e in fognatura), dove sono contemplati

, COD, metalli pesanti, nutrienti, pesticidi,

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Se i reflui, poi, contengono alcune delle sostanze elencate in Tabella 5, allora è necessario il rispetto dei limiti di

Tabella 3/A (Limiti di emissione per unità di prodotto riferiti a specifici cicli produttivi).

Per le acque reflue industriali il decreto fissa limiti di emissione per il recapito diretto in acque superficiali e in

pubblica fognatura; i limiti sono quelli di Tabella 3 in termini di concentrazione e, relativamente a specifici cicli

produttivi, di Tabella 3/A in termini di quantità scaricata per unità di prodotto.

Gli scarichi di acque reflue industriali in reti fognarie sono sempre ammessi purché siano sottoposte alle norme

tecniche, alle prescrizioni regolamentari ed ai valori-limite adottati dal gestore del servizio idrico integrato, fermo

E' importante ricordare che i valori limite di emissione non possono in alcun caso essere conseguiti mediante

diluizione con acque prelevate esclusivamente allo scopo. Non e' comunque consentito diluire con acque di

raffreddamento, di lavaggio o prelevate esclusivamente allo scopo, gli scarichi parziali prima del trattamento per

adeguarli ai limiti previsti dal presente decreto. L'autorità' competente, in sede di autorizzazione, può prescrivere che

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lo scarico delle acque di raffreddamento, di lavaggio, o impiegate per la produzione di energia, sia separato dallo

scarico terminale di ciascun stabilimento.

Lo scarico sul suolo è, di norma, vietato. Solo in un limitato numero di casi particolari è consentito.

Anche lo scarico diretto nelle acque sotterranee e nel sottosuolo è vietato. In particolare è vietato lo scarico nel

sottosuolo di determinate sostanze come, ad esempio, metalli pesanti, biocidi, composi tossici o persistenti e sostanze

che influiscono sfavorevolmente sull'equilibrio dell'ossigeno, come ammoniaca e

acque di infiltrazione di miniere o cave o delle acque pompate nel corso di determinati lavori di ingegneria civile, ivi

comprese quelle degli impianti di scambio termico.

Lo scarico diretto in mare delle acque e' autorizzato previa presentazione di un piano di monitoraggio volto a

verificare l'assenza di pericoli per le acque e per gli ecosistemi acquatici. 14

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Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
34 pagine
9 download
SSD Scienze giuridiche IUS/01 Diritto privato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marina Roma di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Esame di stato per l'abilitazione alla professione di ingegnere civile e ambientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale o del prof Vernola Marcello.