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PRE-POSIZIONI SEMPLICI FRA "VECCHIO E NUOVO"
Museo del vino, Penafiel, Roberto Valle Gonzales
Caratteristica principale dell'edificio è la sua forma allungata (210m x 33m). Il possente parallelepipedo centrale, alto 30 metri, suddivide le mura in due corti distinte, di cui quella più vasta è stata recentemente restaurata ed adeguata dall'architetto Roberto Valle Rodriguez al fine di ospitare il museo del vino.
La scelta progettuale è stata quella di un intervento non invasivo nei confronti delle strutture esistenti, ma anche moderno e non mimetico, libero da citazioni romantiche e postmoderne per quanto rispettoso della storia e della nobiltà dell'edificio.
Un assito di legno costituisce, infatti, la copertura del museo e la sua unica traccia visibile dall'alto, ripresa dal pavimento della corte che del museo costituisce l'accesso.
Quest'ultimo, a sua volta, è celato da un brise-soleil anch'esso ligneo.
che scherma la grande superficie vetrata retrostante. L'intervento moderno si segnala per la sua coerenza. Per quanto infatti, l'uso del legno rimandi alle strutture temporanee usate nel Medioevo e si confonda con il colore della pietra e i toni variegati del paesaggio di questa zona della Spagna, in cui la terra e le coltivazioni assumono toni aspri e bruciati, l'interno si caratterizza per la volontà di rimanere "staccato" dalle quinte murarie esistenti, con una logica, attualmente molto frequente negli interventi di restauro che privilegia il contrasto come potenziamento visivo e spettacolare. I piani lignei del nuovo intervento ammorbidiscono l'impatto sul visitatore, rendendo lo spazio accogliente, segreto, valorizzato anche da una sapiente illuminazione che, evidenziando la componente orizzontale delle travi del soffitto, accresce il fascino delle quinte prospettiche, le cui assi, dalla limitata altezza e dalle fughe marcate, aumentano laprofondità apparente degli ambienti e delle scale. Torre civica, Oporto, Fernando Tavora
Con quest'opera l'architetto portoghese ha mostrato la possibilità di dar vita ad un edificio moderno ma non indipendente dal filtro della ricerca storica. In essa convivono l'antico e il moderno, la città nuova e quella storica, i temi del recupero e della progettazione, dando vita ad un edificio non codificabile, né conducibile ad un preciso momento storico.
Inizialmente la Torre doveva ospitare le sedi dell'ufficio turistico, poi, per volontà dello stesso Tavora, la sua funzione è stata modificata in quella di torre memoriale. Un ulteriore miglioramento nell'organizzazione del sito si avrà con la costruzione del Museo della Città di Siza che evidenzierà in maniera più evidente la funzione della torre come elemento di chiusura prospettica.
Fernando Távora, tra il 1995 ed il 2003, si approcciò
Al restauro delle vecchie rovine della Casa dei Ventiquattro che fu sede diversi secoli fa del Consiglio della Città e delle Corporazioni. In totale stato di rovina, la Casa dos Vinte e Quatro prima dell'intervento dell'architetto non era che un ammasso di pietre sbozzate confuse con il resto del terrapieno sul quale poggia la Cattedrale, ombra dissestata della torre di cento palmi di altezza che fu un tempo.
Proprio da questa misura simbolica Távora prende spunto, ripristinando l'ingombro, la massa dell'edificio, adagiandosi con una sensibilità caratteristica del Maestro sulle fondamenta sopravvissute e disegnando un corpo a 'U', chiuso per tre lati verso il sagrato (Lo spazio antistante l'ingresso di una chiesa) e verso il Sè, e aperto a tutt'altezza verso la città a ovest.
La loro prossimità è quasi elettrica per il forte significato simbolico ed evocativo dell'antica gloria di Oporto;
ildualismo tra il potere laico e quello religioso si risolve, nell'opera di Távora, con una solennità silente erispettosa non meno dignitosa dell'imponente fabbrica che l'affianca. Organizzato su due piani collegati daun'esile scalinata che porta dal piano della piazza a quello inferiore che dà sulla strada, l'interno funziona dacassa di risonanza, si espande ed espande la spettacolare vista sulla città, che incorniciata da cento palmi diuna facciata in vetro, sembra rivelare da questo punto di vista privilegiato segreti ed atmosfere oramai persinel tempo.Il senso che caratterizza il pensiero di Távora nell'operare in materia di preesistenza consiste nellacomprensione del luogo, nella comprensione della preesistenza nel suo senso, significato, struttura spaziale,forma e sistema compositivo, nel processo storico nel corso del tempo. Per lui guardare ad un edificio nonera semplicemente valutare lo stato di fatto, maguardare a come si è evoluto, inserendosi nel processo e pensando a chi sarebbe venuto dopo. Non progettò mai pensando che stesse fissando uno stato definitivo. Quando dovette pensare a come fare il progetto in termini di costruzione, egli si confrontò con un problema serio: gli archeologi andarono là ad investigare e non sapevano quale era la vera forma della torre, della quale, pur sapendone l'altezza antica, non se ne conosceva il tracciato in pianta. Pertanto, Távora poteva inventare a partire da un'ipotesi, ma non avendo elementi sufficienti andò per questa strada: una torre, per principio, è quadrata, e allora quadrata deve essere nel progetto! È un'opzione molto astratta, in un certo senso inevitabile. Egli spingeva molto per questa ipotesi. Dopodiché scelse di farla alta 22 metri, il dato che aveva dalla fonte storica. Ma non conosceva la quota di partenza e anche in questo caso la logica adottata fu astratta.Tornando a rilevare le pareti contemporaneamente sul lato interiore e quello esteriore. Nello studio si valutava l'ipotesi che potesse essere fatta con lo stesso metodo costruttivo degli antenati: con blocchi massicci in granito, due apparecchiature di pietra, una interna e una esterna, con blocchi puntuali trasversali a legarle.
Ma c'era un problema di carico. Lo stesso edificio antico crollò a causa del sovraccarico! Perciò non poteva essere solo un esercizio di rifacimento di ciò che c'era prima, bisognava fare qualche cosa per evitare che si ripresentasse la stessa situazione.
Távora pensava che la comprensione della struttura dell'edificio dovesse partire dalla logica spaziale interna all'edificio.
C'era in passato un piano interrato, mentre il livello principale era quello alla quota della cattedrale, contenente la sala del consiglio, pertanto due spazi a due quote differenti. Non si sapeva esattamente qual era l'interpiano.
che tuttavia doveva essere ai tempi elevato. Non c'era nessun resto sulla parete, dalla quota inferiore fino in cima, che indicasse dov'era il pavimento che separava i due spazi. A Távora interessava che ci fosse un'idea di verticalità e che la sala in alto, il salone nobile dove si riuniva il senato del municipio, avesse un tetto d'oro. Voleva una carica drammatica che verticalizzasse questo spazio interno. Se avesse introdotto una scala quello spazio sarebbe diventato un piccolo atrio per il passaggio in cima e sarebbe stato strano. Quello che voleva era un impatto, trasformando il tutto in un belvedere sopra la città. Nel raccontare la storia del progetto, Távora parlò dell'importanza della fonte storica nell'indirizzare quelle scelte che sintetizzano l'intervento, nello specifico l'altezza, il numero dei piani, i materiali, il colore del soffitto: tutte informazioni rivisitate in chiave contemporanea. Oggi lafonte storica più tangibile è data dai lacerti della muratura in granito sui quali il nuovo si imposta. Come si è operato per la loro conservazione? Quali furono i problemi maggiori nell'intervento? Non si fece praticamente niente, se non lavare la pietra dal muschio tramite un getto d'acqua. Si trattò un po' con la malta, tranne in alcune parti delle pareti originali, con i giunti a secco, in cui non si pose niente: rimasero come erano e non si smontarono. La parete di pietra era molto spessa, c'erano blocchi trasversali a legare i due paramenti. Il problema fu strutturale, in quanto le pareti andavano ora a ricevere il carico di tutta la nuova costruzione, ma non se ne conosceva la capacità di resistenza. Il lavoro dell'ingegnere strutturista fu molto interessante: collocò una cintura di cemento, con una trave collegata. Lo spessore della parete era di un metro e dieci centimetri. Prima di mettere la trave, sifecero perforazioni sulla parete con la stessa macchina usata per opere come i garage sotterranei, ecc., fino a incontrare la roccia pura, dopodiché si gettò il cemento. Non c'è alcuna deformazione, perché il carico distribuito sulla trave va direttamente al suolo. La nuova pietra di rivestimento ha 6 centimetri di spessore, ed è agganciata alla parete in granito. Quello che importava a Távora era la dimensione, la relazione dell'apparecchio murario con i resti della torre stessa. Le pareti preesistenti erano irregolari, ed egli non andò a completare i bordi con pezzetti nuovi: la nuova pietra si adatta a quella esistente ma senza una differenziazione dei giunti. Oggi è diminuito il contrasto cromatico tra antico e nuovo, ma ai tempi questa decisione per lui non aveva narrativa né retorica, era una cosa semplicemente evidente. Non aveva niente da dire tramite questa decisione, è una questione molto pragmatica: sidoveva continuare a partire dai giunti rimasti. La misura della pietra, 88 per 44 centimetri, è un dimensionamento medio ricavato dalla lettura delle pietre preesistenti, pertanto non c'è contrasto tra apparecchiature nuove e antiche. DA LEZIONE "Vedremo due progetti molto interessanti, in particolare uno legato ad alcuni dei temi chiave del laboratorio, rapporto con le preesistenze. Legato anche ai criteri delle lezioni precedenti. Recupero, restauro, integrazione della Torre dei Ventiquattro, Porto, di Tavora. Porto è una città che ha un'orografia molto complessa, si trova su un fiume che è il più importante per tutta la penisola iberica. Il progetto di cui ci occupiamo, è collocato nella parte alta della città, tutto il centro della città è fatto con il granito grigio. Il progetto di cui Tavola viene incaricato, è di intervenire di fronte alla cattedrale, luogo più importante e piùAlto della città di porto. In affaccio sulle sponde del fiume. Il fiume segna il distacco tra la città storica e la parte con tutte le cantine, la parte della città nuova che si è sviluppata significativamente negli ultimi anni.