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CARCIOFO

Classificazione botanica

Classe: Dicotiledoni; Famiglia: Asteraceae (Compositae); Genere: Cynara; Specie: cardunculus (L.),

subsp. (Lam.) scolymus. Alla specie cardunculus appartengono anche altre due varietà botaniche: altilis

(cardo coltivato) e silvestris (cardo selvatico).

È una specie poliennale grazie alla formazione di rizoma (fusto sotterraneo). Se deriva da seme, la radice è

fittonante con radici avventizie. Se propagato agamicamente, l’organo ipogeo, detto ceppaia, è costituito da:

radice fittonante originaria, radici laterali ingrossate, radici carnose da carducci dell’anno precedente, radici

attive dai carducci dell’anno e rizoma che si evidenzia con la crescita e sul quale si differenziano le

fibrose

gemme che origineranno i carducci.

La parte epigea, inizialmente mostra un caule raccorciato con una rosetta di foglie vicine. Il fusto (40-120

e termina con un capolino; l’asse fiorale è cilindrico, scanalato, eretto, ramificato, verde-grigio,

cm) è eretto

coperto di peli, con foglie alterne. La gemma apicale si evolve e origina lo stelo fiorale (asse principale).

Le foglie sono verdi, tendenti al grigio nella pagina inferiore. Arrivano anche a 130 cm. Quelle giovani sono

lanceolate con margine intero; quelle adulte profondamente incise (pennatosette o bipennatosette).

Il capolino è costituito da un peduncolo di diverso diametro e lunghezza, su cui troviamo il ricettacolo (o

talamo), al cui interno si trovano i fiori (flosculi), inframmezzati a setole bianche che costituiscono il pappo. I

fiori sono ermafroditi, a fioritura proterandra e impollinazione entomofila. Le brattee (o squame) ricoprono il

capolino e possono essere di diverse forme (allungate, ovali, semisferiche), dal verde pallido al violetto

intenso, a volte con spine apicali. Il frutto è un achenio grigio-bruno screziato e gli acheni nella parte centrale

del ricettacolo sono più piccoli per via della fioritura centripeta (PMS 30-70g).

Ogni anno, alla base del fusto si formano nuovi germogli, detti carducci (o polloni), da gemme sul rizoma. La

differenziazione arresta la formazione dei germogli sulla ceppaia per dominanza apicale.

Qual è la diffusione del carciofo nel Mondo, in Italia e Puglia?

L’areale di origine pare essere il Mediterraneo. In Italia, la presenza di numerose popolazioni selvatiche

nelle zone degli insediamenti etruschi di Cerveteri (RM), fa supporre che la coltivazione del carciofo sia

iniziata proprio in tali zone, ad opera degli stessi Etruschi.

Tuttavia è al meridione che è iniziata l’opera di miglioramento della coltura. Da qui, successivamente la

coltivazione si diffuse verso nord. A metà 1400 si hanno notizie della diffusione a Napoli e in Toscana

(introdotto nel 1466 come frutto di Napoli). È segnalato con certezza a Venezia nel 1493.

L’Italia attualmente è il leader mondiale per la produzione di carciofo. Se ne coltivano 50mila ha per una

Siamo anche primatisti per quanto riguarda il consumo: 8 kg pro capite all’anno.

produzione di 500mila t.

Siamo inoltre al 4° posto per l’esportazione e al 2° per l’importazione.

La Puglia è la regione in cui è più coltivato, con Foggia e Brindisi primatiste per superficie e produzione.

In che modo possono essere classificate le popolazioni (varietà) di carciofo? Descrivile. Qual è la

differenza tra cultivar primaverili ed autunnali?

Fin dai tempi antichi si sono selezionati nei diversi ambienti di coltivazione tipi differenti per epoca di

produzione, forma, dimensioni e spinescenza dei capolini. Ad esempio, in Sardegna, Liguria, Piemonte e

Lombardia, è preferito il tipo Spinoso sardo; in Lazio e Campania sono richiesti i tipi a pezzatura grossa

Romanesco e Campagnano; in Toscana è tradizionale il Violetto di Toscana. Queste varietà, sui mercati

dell’intera

locali, spuntano prezzi più alti rispetto al tipo più coltivato in Italia, ossia il Catanese (56%

produzione nazionale). Meno diffuse sono Romanesco (13%) e spinoso Sardo (15%). Soprattutto negli ultimi

anni, in Puglia e Sicilia si è molto diffuso il francese violetto di Provenza.

Il Catanese o Violetto di Sicilia, arriva ad avere fino a 41 sinonimi, fra cui Violetto di Brindisi, Brindisino,

Locale di Mola, Precoce di Mola, Violetto di Mola, Violetto di San Ferdinando.

Fra le popolazioni coltivate in Campania si ricordano: carciofo di Paestum (IGP) o carciofo di Auletta;

carciofo di Procida; carciofo di Pietrelcina; carciofo Bianco; violetto di Napoli; ecc.

Fra le popolazioni coltivate in Puglia si ricordano: Centofoglie o Carciofo di Rutigliano; Carciofo di

Monopoli; Carciofo del Salento; Violetto di Putignano; Verde di Putignano; ecc.

Fra le popolazioni coltivate in Sicilia: Messinese, Motta spinoso; Motta inerme; Capitolo; Barcellona.

Fra le popolazioni coltivate in Sardegna si ricordano: Masedu; Liscio sardo; Spinoso sardo.

di raccolta,

In base all’epoca ci sono varietà: precoci o autunnali (80%) e tardive o primaverili (20%).

Le precoci (catanese, violetto di provenza, spinoso sardo, spinoso di Palermo, Tudela, ecc.) dette anche

rifiorenti, sembra non siano fortemente influenzate da fotoperiodo e termoperiodo. Quindi, date le

scarse esigenze in freddo, se sottoposte a forzatura (irrigazione anticipata e trattamento con acido

gibberellico), possono fornire una produzione anticipata e continua tra autunno a primavera. Con la

forzatura si consente di anticipare il passaggio dalla fase vegetativa alla riproduttiva e si aumentano il

numero totale di capolini e la lunghezza dello stelo fiorale.

bassa pressione di vapore dell’aria

Alte temperature (>24°C), e deficit di Ca nel periodo di transizione

dell’apice favoriscono l’atrofia

da fase vegetativa a fase riproduttiva, del capolino. Questa fisiopatia

assume particolare rilevanza nelle zone dove il risveglio della carciofaia è anticipato a fine giugno (Es. FG).

La fisipatia comporta il blocco dello sviluppo del capolino. L’apice vegetativo subisce un’alterazione 24

istologica, perdendo la capacità di portare a termine la formazione del capolino. Di conseguenza non

avviene il richiamo di sostanze nutritive verso il capolino. I capolini atrofici sono piccoli e necrotizzano.

Le tardive (romanesco, campagnano, violetto di toscana, ecc.) necessitano di un periodo di basse

per l’induzione a fiore. Pertanto, con le tecniche di forzatura, non si ottiene

temperature (intorno a 7°C)

anticipo di produzione. Produce soltanto in primavera. È importante soddisfare fabbisogno in freddo e

fotoperiodo. Il passaggio alla fase riproduttiva avviene con le seguenti condizioni: fotoperiodo con 10,5

temperatura ≤ 7°C;

ore di luce; piante con almeno 5-8 foglie.

Considerando le caratteristiche del capolino, si distinguono carciofi inermi e spinosi.

Fra gli inermi vi sono Catanese (verde con sfumature viola a raccolta autunnale), violetto di Provenza

(violetto con sfumature verdi a raccolta autunnale), violetto di Toscana (viola a raccolta primaverile) e

Romanesco (viola con sfumature verdi a raccolta primaverile).

Fra gli spinosi vi sono spinoso Sardo e violetto spinoso di Palermo.

Inoltre, la forma del capolino può essere cilindrica, ellissoidale, ovoidale, conica, sferica e subsferica.

quantità di residui di agrofarmaci trattenuti all’interno.

La forma del capolino influenza la Questa è

maggiore nei capolini cilindrici rispetto ai conici. Di solito le colture precoci hanno capolino cilindrico; le

spinose conico o ovoidale; le violette ellissoidale. Il Romanesco ha capolino sferico o subsferico.

Indica le principali differenze fra la coltivazione di carciofo a Foggia e Brindisi.

La produzione pugliese deriva principalmente dalle province di Foggia e Brindisi. Le condizioni climatiche

delle due zone, specie in inverno, sono diverse. Infatti nel foggiano la temperatura media dei mesi

invernali è di circa 2,5°C inferiore rispetto al brindisino e la probabilità di gelate è molto più alta. Ciò

per l’induzione

spinge i coltivatori a risvegliare le carciofaie agli inizi di luglio con acido gibberellico

fiorale, in modo da iniziare la raccolta del violetto di Provenza a fine settembre (fino a fine dicembre).

A gennaio e febbraio, per la bassa temperatura, la vegetazione si arresta e riprende attivamente a

carciofi destinati soprattutto all’industria.

marzo, coi carducci che, in aprile-maggio, producono

In provincia di Brindisi, il risveglio avviene a fine agosto, la raccolta inizia a metà novembre, prosegue

a ritmo ridotto nei mesi invernali, e riprende attivamente in marzo-aprile.

Come si propaga il carciofo?

Il carciofo si propaga prevalentemente per via agamica, utilizzando carducci, ovoli o parti di ceppaia.

I carducci (polloni) sono germogli prodotti dalle gemme presenti sul rizoma, in particolare alla ripresa

vegetativa della pianta (poco durante la produzione dei capolini). Su una stessa pianta possono trovarsi

carducci con foglie di forma diversa a seconda della posizione che la gemma occupa sul rizoma. In

genere alla diversa morfologia è associata una diversa precocità produttiva per le piante prodotte.

La propagazione per carducci (e anche quella per ovoli) è la più usata ma non la migliore. Si attua con il

prelievo dei carducci in sovrannumero dalle piante madri e il trapianto degli stessi in pieno campo. I

carducci di seconda scarducciatura (gennaio-febbraio), si possono collocare in piantonai, possibilmente

pacciamati, in modo da stimolare la radicazione e favorire la formazione di un piccolo rizoma legnoso

impianti dell’estate-autunno

per gli successivi.

l’eliminazione

la scarducciatura è dei carducci in eccesso, lasciandone 2-3 per pianta. I carducci

eliminati possono essere usati per impiantare una nuova carciofaia; devono essere grossi e vigorosi e

al momento dell’impianto.

la loro parte terminale va tagliata di circa 4-5 cm

Gli ovoli sono rami quiescenti inseriti sul rizoma, muniti di gemma apicale e gemme laterali; non sono

altro che la parte ipogea residua del disseccamento dei carducci, che si è accresciuta senza

per l’impianto con o senza pregermogliazione.

fruttificare. Si prelevano a giugno-luglio e si usano

La propagazione presenta dei problemi dovuti a disformità e trasmissione di malattie.

Man mano che la pianta si accresce si evidenzia sempre più il fusto rizomatoso, detto volgarmente

ceppaia. Su esso si trovano le gemme che origineranno i germogli o polloni (carducci). Le ceppaie vengono

frazionate in zampe, in modo che ognuna abbia un congruo numero di gemme.

Una tecnica innovativa è la micropropagazione. Con essa si mira a ottenere materiale esente da fitopatie e

a raggiungere tassi di moltiplicazione più elevati. Con questa tecnica si può ottenere un gran numero di

piante in spazi e tempi limitati, svincolandosi dalle condizioni ambientali esterne.

L

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
38 pagine
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SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/02 Agronomia e coltivazioni erbacee

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MarcoP87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Colture ortive e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Santamaria Pietro.