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ZONA DI ACCRESCIMENTO SECONDARIO

Posso riconoscere a quale pianta appartiene il legno guardando le tre sezioni con le chiavi analitiche di identificazione. Si risponde a delle domande alternative e scegliendo quello che è il nostro caso posso arrivare all'identificazione, ad esempio possono essere sia per dicotomia sia per più tipi di alternative.

Il legno che si usa per fare i mobili non sempre corrisponde ad una precisa sezione, a volte sono usate assi che corrispondono ad un taglio radiale allora avrò un asse in cui vedo le cerchie parallele, se tangenziale ho le fiammature.

Sono le cerchie nel legno, la prima cerchia è arrivata ad una certa altezza perché la pianta era ancora bassa, un fusto tende ad assumere un andamento conico quindi non tutte le cerchie ovviamente arrivano fino in cima alla pianta.

I rami devono autosostenersi ma anche sostenere eventuali foglie e frutti, quindi esistono due possibilità di reazione della pianta, si parla

Infatti, di legno direzionale che permettono di arrivare a mantenere una posizione nello spazio dei vari rami. Il primo modo è prevalente nelle dicotiledoni, il secondo nelle conifere. Nelle dicotiledoni vedo che le cerchie rivolte verso l'alto sono più spesse rispetto a quelle rivolte verso il basso, avrà una corona simmetrica più ampia verso l'alto. Ma nella parte che è più sviluppata quindi nella parte alta anche la conformazione delle pareti è un po' diversa perché vi è maggior leggerezza di questo legno che sta nella parte alta e questa diversa e asimmetrica conformazione interesserà anche il floema. Invece nelle conifere vedo che le cerchie appaiono più ampie nella parte vicina al terreno rispetto alla parte superiore (è il contrario) infatti a questo livello le tracheidi hanno un rapporto lignina cellulosa molto maggiore, quindi se lo può permettere perché c'è davvero tanta lignina.

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Una pianta arborea raggiunta una certa dimensione forma rami con queste caratteristiche in modo da controbilanciare il peso di un ramo con lo sviluppo di un altro ramo; i problemi di instabilità in una pianta sorgono in ambiente cittadino se le potature non vengono fatte in maniera simmetrica.

Tutto il legno che si accumula forma fusti sempre più grandi, ma il legno non funziona per un numero indefinito di anni, le cerchie funzionano magari 1 o 2 fino alle 10-20, è un numero che varia continuamente, la parte più nuova sarà quella periferica. La parte che alburno (usato per truciolato, carta...) funziona è detta per truciolato, carta...), che commercialmente non ha grande valore, la parte invece vecchia e impregnata di batteri è il duramen.

Il cambio divide le cellule in modo da contenere un corpo legnoso che ha diametro sempre maggiore, aumenta il numero di cellule del cambio all'aumentare del legno. I raggi tendono a divergere sempre di più e quando

la distanza è troppo notevoleuna cellule cambiale si divide trasversalmente in modo da formare un nuovo raggio, quindi da un certo punto avremo raggi che collegano la parte periferica del legno al midollo, RAGGI MIDOLLARI, poi ci saranno quei raggi invece che derivano dal cambio e saranno i RAGGI PARENCHIMATICI che passano dal legno attraverso il cambio fino al floema. Il cambio quindi aumenta il numero di cellule che produce sia dal lato del legno che del floema, il floema è aumentato di spessore dall’interno, allora la parte più vecchia del cribro si trova a dover circondare una parte interna che va crescendo ma è formata da cellule ormai definitive, non sarebbe possibile che riescano a circondarle ecco che per aumentare la circonferenza di questo cribro, alcune delle cellule parenchimatiche presenti nel floema iniziano a dividersi. In alcune piante invece si dividono i raggi parenchimatici quindi abbiamo la formazione di triangoli di dilatazione (numero 4)

che sono i parenchimi che permettono l'aumento dimensionale di tutta la struttura senza che ci siano rotture a livello dei tessuti più vecchi. Questo si vede anche nel parenchima corticale fuori dal cribro stesso, in realtà questa dilatazione comunque porta ad uno stress di tutti i tessuti, è come se in un tessuto rigido ci fosse un corpo che va ingrassando e rischia di rompersi, ma la rottura non deve avvenire, quindi il legno aumenta, il cambio lo segue aumentando le cellule, ma quindi aumenta anche il floema, il floema più vecchio si trova a dover contenere sempre più floema, e si fa aiutare dai parenchimi di dilatazione, lo stesso le cellule parenchimatiche della corteccia compensano questo aumento, il tessuto di rivestimento si ingrandisce finché non ce la fa più e si lacera, ma quando c'è una forte tensione inizia a formarsi un nuovo tessuto di impermeabilizzazione. 147 di 271 ZONA DI ACCRESCIMENTO SECONDARIO 8 Perdierma,

Il cambio subero-fellodermico è un processo che avviene al di fuori dell'epidermide. L'epidermide rischia di spezzarsi perché le sue cellule sono in trazione e si differenzia un nuovo tessuto che è un meristema secondario, chiamato fellogeno. Il fellogeno si forma a livello di cellule che erano del parenchima della corteccia e non forma una circonferenza, ma solo dove potrebbe avvenire una rottura. Sono come delle placche di tessuto che si formano momento per momento con funzionalità limitata. Il fellogeno è in grado di avere divisioni, dando derivate su entrambi i lati, ovvero è dipleurico come il cambio:

  • All'interno forma cellule simili al parenchima che chiamiamo felloderma
  • All'esterno forma cellule che rappresentano il sughero

Vedo in alto l'epidermide che si sta rompendo e sotto cellule che stanno modificando la propria parete perché la stanno suberificando per formare il sughero, formato dal fellogeno all'esterno. Vedo che all'esterno...

c'è il sughero che tende adesquamarsi, il fellogeno si forma internamente e tutto il periderma (felloderma+cambio+sughero) non sono più sufficienti a contenere il corpo dellapianta quindi nella parte corticale sottostante si forma un nuovo periderma, nuovo strato di fellogeno. I tessuti al di fuori del sughero muoiono perché il sughero è isolante, non possono scambiare nutrienti e quindi questa parte muore e si desquama per cui lo strato corticale si consuma via via perché nuova periferia si forma sempre più all'interno e ciò che è fuori è isolato. Quando tutta la corteccia si è desquamata tutta il fellogeno si forma non più dalle cellule parenchimatiche della corteccia ma dalle cellule che sono presenti nel floema. E dopo aver consumato tutta la corteccia che è rimasta esterna e quindi è morta e perduta va a consumare il floema vecchio che non funziona più, quindi il legno.

funzionate alla fine sarà molto molto periferico nel fusto. Siccome il sughero è isolante, per garantire gli scambi gassosi ai raggi (che sono cellule parenchimatiche e quindi vive), il sughero viene interrotto dalla lenticella che lascia il varco all'aria attraverso gli spazi intercellulari. Nella foto ho un fusto giovane, c'è ancora l'epidermide, siamo ancora nella zona più esterna. 148 di 271 È il fusto di un limone, gli agrumi e l'alloro hanno un'epidermide che permette di seguire la crescita per un periodo abbastanza lungo per la capacità delle cellule di dividersi. Vedo infatti il tessuto verde per molto tempo, c'è tanta epidermide, quando vedo le striscioline marroni sono sughero, quindi nella corteccia non ci sarà fotosintesi e poi man mano ovviamente il fellogeno scenderà. Qui si vede proprio il fellogeno a placche, che alla fine costituiranno tutta la parte esterna del fusto che prende il

Nome di scorza. ATTENZIONE: la corteccia è il parenchima che si trova sotto il tessuto tegumentario, quindi quella esterna che vedo è la SCORZA, dovuta al fatto che il fellogeno si forma a zone di forma ed estensione diversa da pianta a pianta e quindi anche la desquamazione delle parti vecchie avviene in modo diverso dando questi aspetti caratteristici ai rami delle piante. Quando i fusti sono sotterranei sono un po' diversi, perché c'è un endoderma ad esempio che nel fusto non c'è. Anche in queste zone può formarsi una struttura secondaria, infatti i rizomi possono vivere più anni anche per questo motivo. Alcuni fusti sopperiscono alla riduzione dimensionale delle foglie ad esempio nel fico d'India le foglie sono spine, non possono fare fotosintesi, che viene fatta dai parenchimi corticali dei fusti che infatti sono cladodi, appiattiti che prendono il nome di così come nel pungitopo. Infatti nel pungitopo sia il fiore sia il

frutto si attaccano apparentemente su una foglia pensi è unfusto. 149 di 271ZONA DIACCRESCIMENTOSECONDARIO 9Radice struttura secondaria: si parte da unaattinostele e in ambiente sotterraneo. Il cambiocribrolegnoso mostra delle differenze perchèparte dalla conformazione diversa, mentre ilfelloderma si comporta come nella parte aereasolo che qui la perdita di squame avviene inmodalità diverse perchè avviene in modalitàdiversa sotto il suolo. Siccome c'è un'attinostele,vedo in basso a sinistra il legno azzurro, le archecribrose in rosso e la linea gialla che è il cambioche si va a formare, questo cambio si formaperchè alcune delle cellule del parenchima chesperano le arche iniziano dividersi (quindi eranocellule che facevano parte del parenchimaamilifero). Costituiscono quindi un cambio tuttosecondario perchè si forma tutto dal parenchimanon come quello intrafasciale primario esecondario interfasciale.Il cambioÈ molto più attivo nelle parti concave quindi forma più derivate dove c'è una concavità quindi il legno è più vicino al centro piuttosto che dove l'arca cribrosa non c'è. Questo fa sì che piano piano il legno secondario che vediamo tratteggiato in obliquo (xs) piano piano recupera una forma rotonda e poi il cambio avrà le stesse divisioni, longitudinali, trasversali (per costituire nuovi raggi) e radiali per aumentare il numero di cellule. Alcuni raggi non partono dal centro perché anche qui si formano raggi nuovi parenchimatici per non creare una distanza eccessiva, i raggi parenchimatici qui sono molto più grandi così come le cellule parenchimatiche.
Dettagli
A.A. 2020-2021
271 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/01 Botanica generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro_giramondi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Botanica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Mariotti Marta.