Si rivendica un modo diverso di stare al mondo, mettendo in prima luce le relazioni umane, le
differenze anatomiche, sessuali, di piacere ecc...
emancipazionismo → femminismo dell'uguaglianza → visione del soggetto tradizionale, rivendica
l'uguaglianza con l'idea di questo soggetto.
L'emancipazionismo si ottiene attraverso la teoria della giustizia universalista (marxismo,
liberalismo).
Un femminismo radicale della differenza si ha mediante la visione di un soggetto relazionato,
differente, sessuato, incarnato, l'umanità si deve scindere in due soggetti/mondi diversi.
19/11/2014
Autrici femministe critiche del patriarcato. Nel 1600 si rompe con l' idea di patriarcato, di
autorevolezza da parte dei padri. Nessuno può governare su un altro perché dotato di caratteristiche
intrinsecamente superiori, la superiorità era data per natura, per differenza sessuale. Tuttavia la
visione maschilista del mondo permane fino al Novecento.
Patriarcato = sistema simbolico che organizza la realtà, sistema gerarchico asimmetrico, poiché
distingue alcuni individui da altri per le loro capacità naturali. Le autrici femministe non solo
vogliono rivendicare i diritti nel patriarcato stesso, ma addirittura contrastarlo e debellarlo.
Il mondo è diviso in una dicotomia (maschi/femmine), alla luce di questa logica tipica del
patriarcato le donne assumono varie posizioni :
1. L' emancipazione femminile consiste nel venire alla luce, quindi occorre oltrepassare questa
linea che divide il mondo in maschi e femmine.
2. Il mondo è dicotomico quindi bisogna solo dare luce anche alla parte occupata delle donne,
perché il patriarcato non ci fa vedere che la luce c'è anche nelle donne. Si accetta quindi
l'esistenza di una differenza sessuale ma si da importanza all'aspetto anatomico, non contano
le differenza morali, mentali ecc...
3. Il mondo non può essere diviso in una dicotomia, è un atteggiamento discriminatorio nei
confronti degli omosessuali e quindi ritieni che gli individui sono degli esseri agli incroci di
numerosi assi dicotomici (ricco/povero, nero/bianco ecc..). Criticando così la differenza
sessuale come l' asse portante della società.
In questa questione il problema filosofico consiste nel domandarsi se esistono gli uomini e le donne
e dal momento che esistono se questa differenza uomo/donna è una costruzione artificiale o è una
differenza naturale.
Gli esseri umani esistono e da un punto di vista anatomico/ scientifico si differenziano. Anche se
questo è un punto obiettabile da parte degli ermafroditi ecc..
Tuttavia il mondo è stato diviso in questa dicotomia a causa della riproduzione (oggigiorno anche
questa posizione è obiettabile). La Chiesa ha paura che questa dicotomia scompaia.
Per la maggior parte delle autrici aderenti ai movimenti femministi (anni '70) la distinzione del
mondo in una dicotomia è reale, naturale, non è un' operazione del patriarcato, il quale organizza
gerarchicamente questa differenza che è già esistente.
All' interno di questa corrente ci sono:
1. le teoriche del genere, le quali sostengono che questa differenza, pur esistendo, è solo
anatomica, non ci sono differenze intellettive o naturali. Il patriarcato ha lavorato sul
concetto di identità di genere, ossia il modo in cui cresci, la tua educazione è ciò che
stabilisce le tue caratteristiche sessuali, la tua costruzione culturale si iscrive sul tuo genere.
Per questo il patriarcato non si contesta negando la differenza anatomica, ma criticando le
differenze di genere. Il patriarcato fa una ingiusta discriminazione, dicendo che le donne
hanno minori capacità, portando alla nascita il genere femminile, per le teoriche del genere
(Simone De Beauvoir) bisogna abolire il genere femminile e così la distinzione di genere.
Siamo tutti uguali, tutti uomini. “Si nasce soggetti liberi ed uguali, poi si diventa donne.”,
quindi non ci devono essere differenze di genere, esiste un solo genere, il genere umano.
2. Coloro che accettano la visione patriarcale (differenze di genere + anatomiche) ma
affermano che dobbiamo capire che quelle di genere non inferiorizzano il mondo
femminile. Questo non vuol dire avere gli stessi valori dei maschi, livellare tutto al mondo
maschile, come affermavano le teoriche del genere, ma valorizzare le caratteristiche delle
donne. Nelle donne c'è un qualcosa, non dobbiamo considerarle uno sviluppo mancato del
maschile. Inoltre sostengono che oltre le differenze di genere e anatomiche ci sono quelle di
orientamento (a chi è rivolto il mio interesse sessuale?).
3. Le teoriche della differenza sessuale, coloro che riconoscono l' esistenza degli uomini e
delle donne e sostengono che essi hanno due essenze, due nature diverse, oltre alle
differenze di genere. Non può esistere una natura umana. La differenza di fondo è data da
due diversi modi di vivere, di vedere il mondo, di mettersi in relazione con gli altri, con gli
oggetti ecc... Esse ritengono che se le donne fossero al governo ci sarebbero meno guerre
perché esse invece che essere dedite alla giustizia, come il genere maschile, sono dedite alla
cura. A questa affermazione ci sono due risposte :
• Educando le differenze di genere, si possono educare anche gli uomini ad essere meno
violenti (1° posizione).
• Le donne sono molto meno violente quindi loro devono governare, perché ciò che
contraddistingue gli uomini dalle donne è una differenza di natura (3° posizione).
Le donne si occupano della cura, e dato che la cura è un elemento sostanziale per gli esseri umani,
le donne devono servire esclusivamente alla cura → visione che prende spazio da Aristotele e
diventa centrale nel patriarcato. Il femminismo si oppone a questo concetto affermando che non c'è
niente nella natura umana che porti le donne ad occuparsi della cura, è una questione di educazione.
Proprio per questo il femminismo è stato incentivato dalla nascita di alcune macchine (lavatrice),
che liberavano le donne da alcune mansioni. Escludere la cura nella vita umana equivale a perdere
un pezzo di umanità, inoltre alla fine seppure esistano delle macchine sono sempre le donne che se
ne occupano.
Per Tronto esiste una moralità femminile, che pone al centro di tutto la cura, secondo cui le donne
hanno chiesto la cittadinanza; questa considerazione nasce con le suffragiste, le quali richiedevano l'
uguaglianza di voto e di entrare a far parte della società, perché possedendo una maggiore
sensibilità, essendo dedite alla cura, erano in grado di votare giustamente. Tuttavia prendendo in
considerazione questa ipotesi, le suffragiste appoggiavano ciò che gli uomini pensavano e dicevano
sulle donne, che esse erano dedite alla cura.
Quindi, per le suffragiste il mondo doveva rimanere così com'era, era necessario solo guadagnare il
voto (visione tradizionale).
Altra strada da percorrere che pone al centro di tutto la cura, è quella secondo cui la cura non deve
essere una caratteristica femminile ma umana (netta opposizione con il patriarcato).
La cura quindi deve diventare la capacità di ascoltare le diversità, la moralità dell'ascolto, della cura
porta a concepire il mondo come vario, dove non ci sono simili.
La cura diventa una necessità epistemologica, l' unica moralità che regge per identità/genere..
L' ETICA DELLA CURA è il contenuto di una delle “due voci di donne”, ed è anche ciò che rende
visibili una delle due o più voci. E' sia una voce femminile, e sia ciò che rende visibili le differenze
umane. Prima, la morale era miope, riconosceva una sola voce → PATRIARCATO.
Obiettivo fondamentale dell'etica della cura è quello di mettersi all'ascolto, si può cadere nell'idea
che questo sia un principio, un valore ma non è così, altrimenti riproponiamo un principio come nel
patriarcato. La cura deve essere la pratica che mi fa vedere le differenze tra uomini e donne, con i
loro rispettivi valori, non posso scegliere un solo valore. Essa è una caratteristica del genere umano.
La mossa anti-patriarcale sta nel dire che un certo modo di pensare è sbagliato nel momento in cui
non coglie la pluralità delle voci, ossia le diversità.
Cura = ascolto → necessaria per risolvere un problema. La cura è un modo per resistere
all'uniformità, è un modo di praticare la democrazia. Scardina il patriarcato nelle sue idee e sostanze
più nascoste, attaccandolo non solo fuori ma anche da dentro.
20/11/2014
Confini morali è il libro pubblicato da Tronto dove si riprendono alcune concezioni di Gilligan ma
non può essere considerato un testo di commento a Gilligan. Da Gilligan riprende:
• l'esistenza di un altro approccio morale che coincide con l'idea di cura, caratteristico del
mondo femminile, quindi l'esistenza di un nuovo modi di approcciarsi alla morale;
• il rapporto tra questo paradigma nuovo della cura e quello tradizionale della giustizia.
Gilligan, da psicologa, propone i risultati dei suoi studi empirici, mentre Tronto argomenta in
maniera più filosofica e riflette su questa nuova concezione morale, sulle sue caratteristiche e sulle
relazioni con le altre concezioni. Procedendo così risolve quello che Gilligan aveva lasciato in
sospeso. L'argomentazione di Tronto viene rapportata strettamente ad argomenti politici legando
così morale e politica, due ambiti che spesso si tendono a distinguere.
Presentazione → Nicola Riva afferma che l'opera di Tronto si colloca all'interno del dibattito
dell'etica della cura pronunciato da Gilligan. Riva parla di una posizione anti-essenzialista che non
vede la cura come una prospettiva di moralità legata solo al mondo femminile ma che tenta di
collegare questo tipo di etica a una politica ed etica liberale.
Tronto svincola la cura dal prettamente femminile per collegarla a una riflessione democratica-
liberalista. L'idea di Tronto è dunque che l'etica della cura sia un derivato della politica liberale
infatti ci sono ragioni politiche che permettono alla cura di essere al centro della teoria politica e
morale, ragioni politiche che servono a giustificare la giustizia sociale o il valore morale.
Ciò che innanzitutto interessa Tronto è svincolare la cura dal femminile, dal mondo delle donne. Il
suo è un femminismo culturale → femminismo della differenza che rivendica la diversità identitaria
tra femminile e maschile, tra culture, tra popoli... è per questo motivo anti-essenzialista, nega cioè
l'idea secondo cui l'etica della cura sia una moralità essenzialmente femminile.
La sua te
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