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L’ORIENTE
Cosa succede quando
Alessandro Magno conquista
l’Oriente e si crea un grandissimo
regno che è destinato, dopo
pochi anni dalla morte di
Alessandro, a disgregarsi in tanti
regni? Con questo cambio dello
scenario geopolitico si creano
tante dinastie dove ognuno dei
sovrani stabilisce una propria
capitale con un proprio palazzo.
In alcuni casi all’interno di un
regno ci possono essere anche
più palazzi, minori e maggiori,
costruiti per i governatori delle
province. Si assiste quindi a una
proliferazione di palazzi.
Il modello di riferimento saranno
sempre i palazzi di Macedonia
come quello di Vergina. Il modello macedone, articolato intorno a peristili, viene esportato. I palazzi
vengono influenzati anche dalle caratteristiche dei palazzi persiani
Nei palazzi macedoni gli elementi ricorrenti erano lo spazio per i banchetti con ambienti che danno
sull’anticamera di ingresso e la presenza di grandi cortili colonnati.
Palazzo di Pella
La pianta si caratterizza per la presenza di grandi cortili, in uno dei quali sul fondo ci sono 3 vani.
Palazzo di Demetriade
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Anche alla reggia di Demetriade intorno a uno dei peristili principali si ritrovano stanze da banchetto
che seguono la struttura di quello di Vergina.
Questi elementi sono il nucleo centrale del palazzo. Questa tipologia di costruzione delle stanze da
banchetto passa dalle case del potere alle case dell’aristocrazia. Anche a Pompei c’è un esempio di
questi palazzi. Nei palazzi macedoni la proliferazione dei cortili ha una ragione d’essere nella funzione
dei palazzi, ci sono esigenze diverse a seconda del momento storico. Le fonti dicono anche che tra le
attività che si svolgevano c’erano attività legate all’amministrazione della giustizia. A volte venivano
istituiti veri e propri tribunali militari con un giudice a cui potevano partecipare anche 6000 soldati.
Gli stessi ingressi monumentali potevano svolgere anche altre funzioni e ospitare diverse attività. La
proliferazione dei cortili comporta che questi ambienti vasti debbano essere uniti con un complesso di
corridoi agli ambienti secondari.
Ciò che non era presente nel palazzo di Vergina
era la proliferazione di cortili e la necessità di
unire gli ambienti. La proliferazione però riflette
anche il cambiamento del protocollo di corte: se
nel palazzo di Vergina si entrava e si accedeva
alle stanze di banchetto, quindi c’è un
avvicinamento al re.
Nel momento in cui si entra in contatto con
l’Oriente e vengono a contatto con una liturgia
del potere diversificata, si creano degli accessi
diversificati per differenziare i ranghi. I
funzionari amministrativi ad esempio non
possono passare dove passa il re e di
conseguenza le piante del palazzo diventano
più elaborate. Dalle fonti si comprende che
esisteva un vero e proprio cerimoniale di corte.
Uno dei personaggi più legati a figura di questo sovrano, Filota, capo della cavalleria, secondo le fonti
aveva il privilegio di essere ricevuto due volte al giorno dal re e passava per determinati ambienti,
mentre nel caso di altri dinasti, come ad esempio un certo Apelle, non poteva avvicinarsi al re.
Un altro aspetto è legato alla sfera del sacro. Nel palazzo di Vergina c’era la tholos dedicata alla
venerazione di Eracle.
L’elemento sacro si può configurare in due modi:
dipendenza stretta tra palazzo e luogo di culto: in Vergina esempio più eclatante
il palazzo può essere sprovvisto di un edificio di culto interno, ma il luogo di culto si trova fuori a
poca distanza; è il caso del palazzo di Demetriade, con palazzo per la dea Artemide.
48 Dal un lato il sovrano, a Vergina
soprattutto, è colui che rinnova i
legami sacri della sua famiglia,
dall’altro, come a Demetriade, il re
gestisce le attività religiose nel
vicino santuario e quindi è
garante del culto pubblico, non
più solo domestico come a
Vergina.
Alessandro conquista la Persia e i
Macedoni vengono a contatto con
una cultura molto più antica da
pdv architettonico. Succede che
questo contatto genera le forme
di ibridazione che si ritrovano
soprattutto nei territori colonizzati
dai greci.
Ma quali sono le componenti dei palazzi persiani che influenzano il mondo macedone?
Come si vede nel Palazzo reale di Persepoli, i palazzi persiani si componevano di diversi corpi di
fabbrica indipendenti gli uni dagli altri e rispondevano a funzioni diversificate: residenziali,
rappresentative e amministrative.
Il tratto distintivo di questo palazzo è la realizzazione di una grande terrazza, apadana, accessibile
tramite un sistema di rampe e gradinate monumentali. La terrazza era sopraelevata all’aula di
ricevimento dei persiani. C’era un percorso differenziato per accedere alle diverse aree del palazzo.
Elemento caratteristico della stanza di ricevimento è la proliferazione delle colonne. Da questo primo
grande ambiente di ricevimento si passava a un secondo riservato a un élite più ristretta.
Queste sono le sale da ricevimento principali, ma altri ambienti, un insieme di stanze con supporti
verticali interni e corridoi a gomito che sembrano labirinti, sono tipici del mondo persiano. Nei palazzi
ellenistici si ritroveranno questi corridoi tortuosi.
Il collegamento tra i corpi di fabbrica avveniva tramite giardini con portici o strutture di collegamento.
Questi giardini, come dicono le fonti, erano talmente
tanto estesi che al loro interno il sovrano poteva
praticare la caccia e potevano esserci anche canali
per l’acqua, segno di estrema ricchezza in territori
aridi. Queste caratteristiche, in particolare i giardini,
avranno delle ricadute sulle regge dei palazzi
ellenistici ma si ritroveranno anche in palazzi del III
sec a.C. come prime forme di palazzi di ibridazione
tra palazzo greco e persiano.
Il Palazzo di Jebel Khalid
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Si trova su una collina sull’Eufrate. Viene costruito un palazzo per il governatore macedone che lavora
per la corte dei Seleucidi. Nella pianta colpisce la presenza
di un grande cortile centrale colonnato e delle stanze
indicate con n° 23,19 e 20.
Il n°23 è un ambiente lungo che serve da schermo tra il
cortile centrale e il resto.
Un altro elemento caratteristico di questo palazzo è il n°3 in
cui è stato ritrovato un luogo di culto. In questo palazzo ci
sono strutture che ricordano i palazzi macedoni, ma un
elemento di differenza è che quella zona del cortile non era
in terra battuta come quella di Vergina, era un giardino.
La fortezza di Dura Europos
Un altro esempio è una fortezza costruita a Dura Europos.
C’è una successione di 3 stanze da banchetto che
prospettano al centro su un cortile colonnato, ma l’elemento
ibrido di questo palazzo è la struttura di un grande cortile che secondo gli scavatori per le sue
dimensioni dovrebbe essere uno dei grandi cortili da ricevimento sul tipo di quelli persiani.
Palazzo di Al Khanum
Un altro sito è quello di Al Khanum, in
Afghanistan, una delle città che
prende nome di Alessandro. E’ stata
costruita a controllo delle vie
commerciali che da Oriente portavano
le merci in Occidente, in particolare a
controllo del commercio del
lapislazzulo, pietra usata molto anche
per ottenere il colore blu.
Questa città adotta subito un palazzo
per il governatore e dal II sec a.C.
diventa capitale di un regno indipendente. Gli elementi che ricordano l’architettura macedone sono i
due cortili, gli altri ambienti con stanze e corridoi intricati ricordano ambienti persiani. A questo palazzo
si accedeva tramite una grandissima strada che
ricorda gli ingressi monumentali dei palazzi persiani.
Sul cortile principale si prospetta una stanza, di grandi
dimensioni, caratterizzata dalla presenza di un (?)
Palazzo di Alessandria d’Egitto
Alessandria d’Egitto era la capitale del regno dei
Tolomei. Tolomeo I era uno dei generali che
collaborava con Alessandro Magno. Dopo la morte di
Perdicca, che avrebbe dovuto sostituire in tutto e per
tutto Alessandro Magno, si assiste alla disgregazione
50
del regno e alla sua spartizione tra i generali. Tolomeo I si prende l’Egitto, già stato conquistato da
Alessandro.
Alessandria d’Egitto è una città a continuità di vita e questo ha fatto sì che i vari resti siano stati
fagocitati dalla civiltà, anche se nel ‘400 i viaggiatori vedevano dei resti di strutture murarie e di
obelischi di età ellenistica. Sono state perdute due opere fondamentali che descrivevano la città di
Alessandria. Una si chiamava La fondazione di Alessandria di Apollonio Rodio, l’altra chiamata
Alessandria di Calisseno di Rodi, scrittori di epoca ellenistica che raccontano la città come la vedevano.
Non abbiamo più immagine della grande città di Alessandria. Nella metà dell’Ottocento un personaggio
locale, Mamud el Falaki, opera ad Alessandria per individuare e ricostruire la capitale del regno dei
Tolomei realizzando più di 200 scavi e sfruttando le oltre 700 cisterne presenti nella città per cercare dei
resti. Grazie al suo lavoro riesce a ricostruire l’impianto urbanistico, molto regolare e costruito sulla
base di strade che si incrociavano formando un impianto quasi a scacchiera (strade nord - sud si
incrociano con strade est – ovest). Questo però è l’impianto della città romana che è stata costruita su
impianto della città ellenistica. L’altro elemento che aveva catalizzato l’attenzione degli studiosi nell’800
era la tomba di Alessandro, morto a Babilonia ma portato dal sovrano Tolomeo IV prima a Melfi, poi
ad Alessandria. L’archeologo Schliemann, forte dei successi ottenuti in Grecia, cerca la tomba ad
Alessandria e fa uno scavo ma non l’ha trovata.
La creazione di Alessandria è motivata dal fatto che Alessandro voleva creare un grande centro
commerciale nel Mediterraneo che avesse a Nord appunto il mare Mediterraneo e a sud il lago
Mareotide. Questo lago era importante perché lì vi arrivavano tutte le mercanzie che viaggiavano sul
Nilo e tutto quello che proveniva dall’Oriente. Per collegare il lago alle coste del Mediterraneo venne
costruito un canale di collegamento. Di fronte al luogo in cui verrà fondata Alessandria esistevano delle
isole che creavano un importantissimo porto molto esteso di cui una è Faro. Ce ne sono altre più
piccole e più vicine alla costa, come Antirodos su cui si trovava anche un palazzo reale. Questo grande
porto è stato suddiviso in due settori dai Tolomei, uno orientale e uno occidentale; per fare ciò hanno