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La transizione demografica nei paesi poveri

Perché quindi è importante parlare della transizione demografica nei paesi non occidentali? La crescita della popolazione mondiale La crescita della popolazione mondiale non è stata uniforme lungo la storia dell'umanità. La popolazione ha impiegato millenni per arrivare al traguardo del miliardo di abitanti, a inizio Ottocento. Poi, in meno di due secoli, la popolazione mondiale è passata da 1 a 6 miliardi (1999). E la soglia del settimo miliardo è stata raggiunta nel 2012. Come si spiega questa eccezionale accelerazione dell'espansione della specie umana sulla terra. Vedremo che la transizione demografica dei paesi poveri è la chiave per capire questo sviluppo. Abbiamo detto che la transizione demografica si accompagna ad una crescita della popolazione, ma la crescita della popolazione mondiale negli ultimi decenni è dovuta alle modalità con cui la transizione demografica.

Si è sviluppata nei paesi poveri. Nel giro di pochissimi decenni la popolazione dei paesi in via di sviluppo è aumentata in maniera vertiginosa. Vediamo che si tratta di un trend che tenderà ad attenuarsi. Nei paesi industrializzati c'è stato l'aumento della popolazione, che poi si è fermato. Addirittura in alcuni paesi dell'Europa del Sud (Italia in primis) la popolazione sta calando, poiché il tasso di fecondità è ben al di sotto della soglia di rimpiazzo (1,2) e le migrazioni sono diminuite.

La stessa cosa avverrà anche nei paesi poveri, ma in futuro. Ci troviamo però di fronte ad una crescita della popolazione molto più forte e persistente. Dobbiamo capire il perché.

Una fase "straordinaria"

Le persone nei paesi poveri nel 1900 aumentavano a circa 1 miliardo. Nel 2000 la popolazione era aumentata di 5 volte. Negli anni '60 hanno raggiunto il maggior tasso di crescita.

della popolazione mai registrato nella storia: 2,4% annuo. I cambiamenti demografici nel mondo povero sono avvenuti in maniera più rapida rispetto ai paesi ricchi. La transizione demografica dei paesi poveri è iniziata sostanzialmente alla fine di quella dei paesi ricchi (anni '50/'60). Quindi noi dobbiamo cercare di capire se lo schema della transizione demografica, che abbiamo descritto per i paesi ricchi, si applica allo stesso modo (o in quale misura) anche ai paesi poveri. Lo schema della transizione ha un valore predittivo? Confronto tra transizioni demografiche: tassi di incremento delle popolazioni ricche e povere (1700-2000) I paesi ricchi a partire dalla seconda metà del '700 sperimentano tassi di incremento crescente. Poi questi tassi, quando la natalità ha raggiunto la mortalità e con il calo delle migrazioni, tornano a livelli prossimi allo 0. I paesi poveri hanno aspettato molto tempo prima di vedere la popolazione crescere. Per

Questi paesi, la transizione demografica inizia a partire dalla seconda metà del '900. Ancora negli anni '2000 i tassi di incremento della popolazione erano più alti dei picchi mai sperimentati nei paesi ricchi (pre-transizionali). La crescita della popolazione inizia dopo, ma è più rapida e intensa di quella avvenuta nei paesi ricchi. Se per i paesi ricchi la crescita è avvenuta nel corso di secoli, per i paesi poveri è avvenuta in pochi decenni e in misura nettamente più ampia. La crescita dei paesi ricchi si arresta, seppur con differenze, a metà del '900. Alcuni paesi come l'Italia sperimentano addirittura saldi naturali negativi (m > n). Nel 2010 il tasso di incremento della popolazione era dello 0,36% nei paesi ricchi e ancora del 1,37% nei paesi poveri (mentre nel 1930 crescevano di più i paesi ricchi, nel pieno della loro transizione demografica).

Differenze tra paesi ricchi e paesi poveri:

Nel 1950,

quando i paesi ricchi si avviavano alla fine della transizione e i paesi poveri la stavano iniziando, i livelli di mortalità per i paesi poveri corrispondono più o meno a quelli del mondo ricco della metà dell'800. Dopo la seconda guerra mondiale i paesi poveri avevano una speranza di vita alla nascita di circa 40 anni, comparabile all'Europa dell'800.

La fecondità già si differenziava. In media i paesi poveri prima della transizione demografica sperimentavano un tasso di fecondità totale di 6,2 figli per donna, già più elevati a quelli dei paesi ricchi pre-transizionali (>5).

Sessanta anni dopo i divari si sono ridotti: tuttavia rimangono differenze importanti. La speranza di vita media nel mondo ricco nel 2010 era intorno ai 77 (oggi in Europa occidentale sopra gli 80), mentre nei paesi poveri era ancora 66 anni. Ancora oggi il numero medio di figli per donna (2,7) nei paesi poveri è ben sopra la soglia di rimpiazzo.

popolazione avviene a ritmi diversi nei paesi poveri rispetto ai paesi ricchi? Ci sono diverse ragioni che contribuiscono a questo divario. Innanzitutto, le condizioni ambientali possono influenzare la crescita demografica. Nei paesi poveri, spesso ci sono problemi di accesso all'acqua potabile, all'igiene e alle cure mediche, che possono aumentare la mortalità infantile e ridurre l'aspettativa di vita. Questo può portare a una maggiore fecondità per compensare la perdita di bambini e garantire la sopravvivenza della famiglia. Inoltre, le differenze culturali possono giocare un ruolo importante. Alcune società tradizionali possono avere valori e norme che promuovono una maggiore fecondità, come l'importanza di avere molti figli per garantire il sostentamento della famiglia o per preservare la linea di discendenza. Al contrario, nei paesi ricchi, spesso ci sono valori e norme che promuovono una riduzione della fecondità, come l'importanza dell'istruzione e della carriera. Le differenze politiche possono anche influenzare la crescita demografica. Nei paesi poveri, la mancanza di politiche efficaci per la salute riproduttiva e la pianificazione familiare può limitare l'accesso a metodi contraccettivi e informazioni sulla salute sessuale. Al contrario, nei paesi ricchi, spesso ci sono politiche e programmi che promuovono la pianificazione familiare e l'accesso ai servizi sanitari. Infine, l'economia può giocare un ruolo importante. Nei paesi poveri, spesso c'è una maggiore dipendenza dall'agricoltura e dalle risorse naturali, che può portare a una maggiore fecondità per garantire la forza lavoro necessaria. Nei paesi ricchi, invece, l'economia è spesso basata su settori diversificati e l'accesso all'istruzione e alle opportunità di lavoro può influenzare la scelta di avere figli. In conclusione, le differenze nella crescita demografica tra paesi poveri e paesi ricchi sono il risultato di una combinazione di fattori, tra cui condizioni ambientali, culturali, politiche ed economiche. Queste differenze devono essere prese in considerazione quando si analizzano i modelli demografici e si sviluppano politiche per affrontare le sfide legate alla popolazione.

mortalità si è prodotto in modi diversi nelle varie popolazioni povere? Quali sono le ragioni di queste differenze? Perché la fecondità non si è ridotta allo stesso modo in tutti i paesi del mondo?

In sintesi, nel mondo ricco la transizione demografica è avvenuta in maniera lenta. C'è stata una graduale riduzione della mortalità (innanzitutto infantile per progressi in ambito igienico-sanitario). Al calo della mortalità si è accompagnata una riduzione graduale delle natalità. Tra la fine del '700 e la seconda metà del '900 la transizione si è conclusa con una crescita della popolazione importante, ma non così forte come per i paesi poveri.

Nel mondo povero, a partire dalla metà del '900, sono state trasferite massicciamente e rapidamente le conoscenze accumulate nel mondo ricco. In poco tempo si realizza una fortissima riduzione della mortalità. La fine dell'epoca

La fame e la pestilenza nel mondo povero dopo la seconda guerra mondiale è avvenuta in maniera abbastanza rapida. La natalità invece, che dipende anche da fattori culturali, ha seguito con molto ritardo e minore velocità il declino della mortalità. Il gap tra calo di mortalità e natalità che determina un accrescimento naturale della popolazione è stato molto più ampio nei paesi poveri. La causa è stato il declino molto più rapido della mortalità. C'è stata un'influenza positiva del mondo ricco sul mondo povero in termini di riduzione della mortalità: processo esogeno e molto rapido. Le curve di natalità e mortalità per questo rimangono distanti per molto tempo generando un'esplosione demografica.

La sopravvivenza

Ci concentriamo adesso sul calo della mortalità nei paesi poveri. Chiediamoci quindi perché il declino della mortalità è

avvenuto in modi diversi nelle varie popolazioni povere. È importante analizzare il calo della mortalità perché, come abbiamo detto, è impossibile avere sviluppo sociale ed economico se non si abbassa la mortalità. Senza ovvero che venga rispettato l'ordine gerarchico delle popolazioni (i figli che sopravvivono ai genitori). Questo elemento di razionalizzazione della vita permette anche di progettare il futuro, e questo è fondamentale per lo sviluppo. La riduzione della mortalità infantile e giovanile è una delle condizioni della riduzione della fecondità e del passaggio da un regime di dispendio ad uno di economia demografica. È importante capire perché nelle popolazioni povere la speranza di vita non cresce. Innanzitutto perché l'essere povero dipende in parte dalla mortalità, e perché questa a sua volta è un meccanismo per ridurre la fecondità. Occorre capire

Perché il declino della mortalità si sia prodotto in modi diversi nelle varie popolazioni povere che nel loro insieme hanno aumentato la speranza di vita nell'ultimo mezzo secolo a ritmo di 5 mesi per anno di calendario. Ma tali guadagni si sono accumulati con velocità diverse nelle varie aree: meno di 4 mesi per calendario in Africa, ma 7 in Cina e con differenze ancora più ampie se si scende a maggiore dettaglio territoriale.

La mortalità infantile

L'aspetto cruciale che differenzia il mondo ricco da quello povero è la mortalità infantile. I paesi dell'Africa sub-sahariana nel 1990 presentano livelli di mortalità infantile simili a quelli di fine '800 del mondo ricco. In Africa nel 1990 un nato vivo su tre muore nell'arco dei primi 5 anni. Ancora nel 2012 in Angola la mortalità infantile nei primi 5 anni di vita è attorno a 150-200 per mille. Il motivo per cui in molte parti dell'Africa

La transizione demografica rimane abbozzata ha a che fare con il fatto che la mortalità infantile rimane elevata. In un certo senso l'Africa perde due volte: data la fecondità così elevata la popolazione continua a crescere, ma la speranza di vita rimane a livelli inaccettabilmente bassi a causa della mortalità infantile.

I progressi della sopravvivenza passano, in primo luogo, per la riduzione della mortalità nei primi anni di vita. Secondo stime ONU la probabilità di un neonato di morire prima del quinto compleanno erano pari a 94 per mille (nel 2000/05) nell'insieme dei paesi meno sviluppati, ma con enormi scarti: dai 159 per mille dell'Africa ai 35 per mille in America Latina (nei paesi ricchi la media è di 10 per mille). L'eliminazione delle differenze nella sopravvivenza infantile annullerebbe buona parte delle differenze di speranza di vita nelle varie aree. La riduzione della mortalità dell'infanzia.

è quindi un obiettivo prioritario: - Perché si riflette in un cospicuo regresso della mortalità in generale - Perché favorisce la modernizzazione del comportamento produttivo (si
Dettagli
A.A. 2022-2023
118 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-S/05 Statistica sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gabrielebuttiglione di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Demografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Guetto Raffaele.