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IMPARIAMO A PARLARE PER IL BISOGNO DI NARRARE, PER COSTRUIRE LA STORIA GIUSTA

Negli anni '90 Bruner pubblicò "La cultura dell'educazione" (1996) occupandosi tantissimo di scuola. Bruner affronta il tema della scuola come uno dei principali strumenti culturali?

Che cosa chiediamo alla scuola? Che semplicemente riproduca la cultura, ovvero la condivisione sociale del gusto e dei saperi e uniformi i giovani a uno stesso stile? Oppure le chiediamo di dedicarsi all'ideale di preparare i giovani ad affrontare il mondo in evoluzione che dovranno abitare, senza sapere come esso sarà e cosa richiederà loro?

La scuola è da un lato uno strumento culturale che mira a uniformare ma quello che vorremmo idealmente che la scuola riuscisse a fare è mettere in grado i giovani di affrontare il futuro. Inoltre mette in evidenza che se la scuola non riesce ad attrarre i giovani più dell'anti-scuola (tutto ciò che...

gli adolescenti trovano fuori dalla scuola) allora ha fallito. Se è una scuola che mortifica, abbatte e fuori dalla scuola qualcuno offre a un giovane di avere una situazione di potere nell'immediato o guadagnare soldi nell'immediato allora l'anti-scuola è stata più forte. Inoltre designa i modelli di insegnamento/apprendimento: ci sono dei modelli precisi di cui gli insegnanti dovrebbero essere consapevoli. 2000 libro "La fabbrica delle storie" Parla della narrazione in - medicina - Giurisprudenza - Letteratura e arti varie Il bambino si impadronisce dunque del LINGUAGGIO come strumento concettuale e comunicativo, costruendo un sistema di organizzazione della rappresentazione della realtà, seguendo due linee di pensiero: NARRATIVO E LOGICO. Ciascuno di noi ha a disposizione il pensiero logico e quello narrativo e li usa a seconda delle esigenze. Dagli anni '90 in poi la psicologia stessa ha fatto spazio al pensiero

narrativo. Pensiero logico o paradigmatico è quello studiato in particolare da Piaget ed è tipico del ragionamento scientifico, applicato soprattutto al mondo fisico: costruisce categorie, proposizioni libere del contesto, formali, astratte nel tempo. Il bambino divide il mondo in categorie e costruisce delle leggi generali. Cerca di eliminare l'ambiguità scegliendo la spiegazione giusta dei fenomeni. L'obiettivo è una conoscenza estesa più che riguardante i casi singoli. Usa a questo scopo i criteri di falsificabilità e validazione esterna. Produce dizionari fornendo per ogni termine una definizione a-contestuale.

Pensiero narrativo o sintagmatico viene impiegato nell'ambito del discorso e del ragionamento quotidiano e trova il suo campo naturale di applicazione nel mondo sociale. Il pensiero narrativo è ideografico nel senso che ricerca le leggi relative al caso singolo o regole locali. Produce dunque enciclopedia di casi.

temi e situazioni. Il pensiero narrativo cerca di dare un'interpretazione ai fatti umani creando una storia basata sull'intenzionalità degli attori e sulla sensibilità al contesto. La storia costituisce quindi un modello interpretativo delle azioni sociali umane. Si muove a livello dei significati cercando di ricostruire la ricchezza del caso singolo secondo un quadro unitario. Pensiero e linguaggio ordinano dunque la realtà interna ed esterna in senso pragmatico o in senso narrativo, cioè tramite categorie e storie. Secondo Bruner, le categorie sono come dei fiori che cogliamo dal giardino delle narrazioni perché derivano da esse. Una volta colte da questo giardino, non perdono il loro profumo originario. È come se il concetto di bicchiere mantenesse ancora dentro di sé qualcosa di quel bicchiere d'acqua dato dalla madre prima di addormentarsi. Categorie e storie sono strumenti culturali. Ricerche con bambini logici e narratori I bambini

logici cercano somiglianze

I bambini narratori aggregano le diversità con criteri di senso.

RICERCA Si danno ai bambini di età scolare degli oggetti ad esempio giocattoli o oggetti di vita quotidiana (stoviglie ad esempio) si chiede al bambino di raggruppare questi oggetti. Si è notato che alcuni bambini fanno delle aggregazioni secondo criteri logici (per colore, materiale, forma), ci sono bambini che invece non costruiscono categorie ma storie dotando di senso gli oggetti (es. forchetta, cucchiaio emamma, cucchiaino come una famiglia papà e figlio)

Riflessioni anche sulla scuola che tende a favorire il pensiero logico rispetto a quello narrativo che viene spesso considerato di serie b.

Alla domanda “perché proprio a me?” cerchiamo di rispondere narrativamente; all’imprevisto che rompe la canonicità e minaccia anche la nostra identità, reagiamo cercando continuità, collegando, COSTRUENDO SENSO dentro LA NOSTRA

STORIA

La narrazione ci permette di costruire un senso dentro la nostra storia. Mentre le persone narrano, negoziano significati e strutturano il proprio Sé, a partire da una cultura di riferimento e dando vita a loro volta a un prodotto culturale nuovo.

Nella narrazione autobiografica sono presenti indicatori testuali considerabili tracce dei processi di costruzione del Sé (INDICATORI del Sé) - svolta metodologica nella psicologia - dagli anni '90 in poi c'è una grande svolta che dà grande dignità all'intervista narrativa, alla narrazione autobiografica. Bruner individua 9 indicatori del Sé che sono utili quando si sceglie questa tipologia di ricerca, ad esempio ci sono indicatori di riflessività, persone che quando si raccontano fanno molta riflessione. È stata una rivoluzione perché è riuscita ad andare ben oltre il solo calcolo quantitativo. Un bambino così piccolo non riesce a negoziare.

Quella spiegazione data dalla nonna, solo più tardi ciriuscirà. Narriamo per dare senso 4 tipi di storie:

I TIPO: senza problema (autoevidenti in quel contesto)

È una storia che non si racconta solitamente perché riguarda la routine, è evidente e non abbiamo bisogno di raccontarla né a noi stessi né agli altri a meno che qualcuno non ci chiedi.

II TIPO: ha un problema e contiene anche un tentativo di soluzione e ha vari gradi di raccontabilità e credibilità. Le storie possono essere più o meno credibili e di conseguenza anche più o meno raccontabili.

III TIPO: con problema senza soluzione e sono quelle che spesso che appaiono incongruenti o ambigue. Allora può capitare che venga costruita una storia del IV tipo.

IV TIPO: chiavi o storie-ipotesi (conosciute o immaginarie) per interpretare le storie ambigue. Sono tantissime le storie del quarto tipo che costruiamo di fronte ad una storia senza soluzione.

la cultura che spesso ci orienta verso alcune interpretazioni (storie del IV tipo) ad esempio se ci viene detto "il lupo si avvicinò e la pecora cominciò a belare" in base alla nostra cultura siamo propensi a pensare che il lupo voglia aggredire la pecora e che quest'ultima ha quindi paura. Facciamo quindi riferimento ad un MONDO POSSIBILE offerto per default dalla cultura in cui il lupo è un aggressore. Se nessuno ci farà pensare ad altro continueremo a pensare che la pecora ha paura. Più ampia è la nostra cultura più abbiamo la possibilità di attingere ad elementi diversi nelle nostre interpretazioni ad esempio la sola lettura (leggere di altre culture) ci permette di ampliare le nostre interpretazioni. Attraverso le STORIE con cui gli adulti accompagnano tutte le azioni svolte insieme al bambino, la CULTURA struttura dunque il Sé e la mente, realizzando anche le nozioni di normalità epossibilità:La CULTURA è DIALETTICA del CONSOLIDATO e del POSSIBILE (offrire nuove storie possibili:risvolti educativi* e terapeutici**) *Bruner, 1996 **Hillman ,1983La narrazione consente di CONGIUNTIVIZZARE la realtà (la letteratura è 'pericolosa' per questo)unanarrazione libera mette al congiuntivo la realtà e mostra alle persone che è possibile interpretarediversamente la storia del lupo e dell'agnello.Il pensiero narrativo è il nostro modo di pensare la realtà costruendo storie e la narrazione è il prodotto delpensiero narrativo e spesso viene verbalizzata.Una narrazione ha sempre più livelliTestimonianzaindici: verbi di esperienza diretta al passato remoto: vidi, udii..indici:Interpretazione verbi epistemici al presente o indefiniti es io so che devo ecc..Posizione riguarda l'atteggiamento verso il mondo , il Sé, il fato, il possibile es. io sono solo unacasalinga L'adolescenza Il termine "adolescenza" deriva dal verbo latino adolescere che significa crescere. È una fase di transizione che si colloca tra infanzia e età adulta. Esistono dei marcatori di inizio di questa fase che sono molto chiari: l'adolescenza si fa iniziare con la pubertà, che corrisponde all'insieme di cambiamenti fisici che avvengono nel corpo dell'adolescente. Lo stesso non vale per i marcatori della fine dell'adolescenza perché non sono così chiari; infatti, il passaggio in età adulta viene percepito tramite marcatori sociali. Quando è lunga questa fase di transizione? Negli ultimi anni si è talmente allungato che i ricercatori hanno evidenziato molte etichette per più fasi, ad esempio preadolescenza, prima adolescenza, tarda adolescenza, ecc. Adolescenza e riscrittura della propria storia: la maturazione fisica dell'adolescente lo spinge a farsi delle domande sulla propria.

Storia e su quanto possiamo scegliere sulla nostra storia. Infatti le figure di attaccamento hanno il potere di offrire e imporre la loro narrazione della realtà, infatti noi siamo raccontati da chi è intorno a noi: accoglierla diviene una dichiarazione di affetto per il bambino prima e per il futuro adulto poi. È necessario per i genitori che cambino durante l'adolescenza dei propri figli e questo impone infatti una ristrutturazione dell'ambito familiare.

La narrazione di sé dell'adolescente fa sì che si attivi una specifica riflessività che può consentire di distinguere fra vecchi copioni e bisogni personali di riscrittura secondo una prospettiva personale nuova (Bruner). L'obiettivo non è quello di scrivere una storia vera ma una storia che sia giusta per sé, un compromesso narrativo che consenta significati e assunzioni di ruoli più consoni ai propri desideri.

I contesti devono "autorizzare"

utilizzando il linguaggio del corpo o attraverso l'arte. In questo modo, si può esprimere ciò che altrimenti sarebbe considerato "indecente" in modo creativo e non verbale. Questo permette di comunicare le proprie esperienze e emozioni senza violare le norme sociali o culturali.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
49 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ad.Co00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di psicologia dello sviluppo tipico e atipico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Parrello Santa.