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TESTO:
la parte iniziale si configura come una descrizione di tipo geografico, punta a raccontare/descrivere
quale sono i luoghi di origine di questo popolo. E c'è un riferimento all'opera enciclopedica di
Isidoro “le etimologie” per quel che riguarda il collocamento di un fiume per la derivazione della
parola germania e parte del fiume tanai per la nascita dell'europa.
“la regione settentrionale...: definizione germania si intende utto ciò che stava a nord dell'impero
romano. Popolosa germania = altro riferimento a Isidoro, la germania aveva la capacità di generare i
popoli. A volte c'erano dei prigionieri che venivano portati via verso sud e altre volte erano troppe le
perosne rispetto a ciò che la terra poteva offrire = anche le condizioni climatiche rendevano meno
favorevoli le culture. I vinnili sono i longobardi, paolo fa un exursus su una serie di popolazioni che
hanno invaso i confini dell'impero cita i vandali e poi giunge ai longobardi specificando che però
secondo alcuni essi arrivavano dalla scandinavia.
“de rerum natura” di Plinio il giovane qui o si tratta di una svista di autore o forse deve esserci un
errore del copista da parte della tradizione manoscritta. Descrizione dei fordi tipici della penisola
scandinava. Inoltre precisa quale sia la sua fonte= qualcuno che hanno visto.
Vi è anche una descrizione non solo geografica ma anche quello che era l'uso di assegnare le terre di
queste popolazioni. Viene avviata la narrazione della storia con i 2 fratelli che se ne vanno.
Ci da un quadro di quello che è il metodo di paolo: attenzione per le fonti citate esplicitamente per
dare autorevolezza a ciò che sta riferendo e la dovò non c'è una fonte letteraria si passa alla FONTE
ORALE ovvero quelli che ci hanno riferito quando hanno visitato l'area geografica. Fa riferimento
quindi a un patrimonio di conoscenze diffuse. Grande ATTENZIONE PER LA FONTE!
“re liberalissimo quel'era..: In questa parte siamo nella fase relativa al regno di Alboino che è uno
dei re dei longobardi e l'episodio fa riferimento al suo arrivo nella zona del nord'est dell'italia.
Questione della fuga delle popolazioni residenti dell'area veneta verso le coste in occasione
dell'arrivo delle popolazioni barbariche (patriarca paolo citato nel testo).
Episodio del vescovo che arriva e ferma l'avanzata della popolazione di turno che non avanza.
L'avanzata nei confronti dellaa cittò di treviso fu bloccata da felice che non dovette neanche
scendere a patti in maniera violenta anzi. Educato a ravenna percè in quest'epoca ravenna è il luogo
in cui era rappresentato l'impero in italia e quindi presso la sua corte c'erra ancoraun forte impulso
di tipo culturale e questo fortunato lì si era formato nelle arti del trivio.
Dolce lingua = in maniera estremamente curata.
Vi è un piccolo excursus che non ha a che fare con la storia dei longobardi ma è una parentesi che
talvolta paolo apre allo scopo di dare qualche informazione in più e poi riprende a raccontare la
storia di Alboino.
La venezia = regione che storicamente era più ampia di adesso, che occupava parte dell'attuale
veneto e friuli e prendeva parte della regione istriana. (istria).
La capitale era acquileia. Descrizione geografica c'è quindi sempre un continuo cambio di
prospettiva: si passa dall'aneddoto legato alla vita di un personaggio come Felice per poi tornare alla
descrizione più strettamente geografica che qui serve a descrivere i luoghi in cui i longobardi
arrivano.
“Pavia:” Riguarda la presa della città di Pavia dove Alboino mise la sede del sovrano.
Teoforico: re degli ostrogoti. Qui è significativo che episodi di questo genere venga no inseriti in
momenti chiave della storia dei longobardi. “non sto raccontando sciocchezze” ma qui cita una stria
trasmessa per via orale. Io stesso ho visto questa coppa nelle mani di un discendenti di Alboino.
Alternativa: o essere ucciso per essersi fatto la moglie del re o uccidere il re. Giudizio sul
personaggio dell'epoca di Paolo, un nobile che decide di aprire la tomba di Alboino e di estrarre
tutto ciò che c'era di importante per potersi vantare di aver visto un personaggio importanrte.
Descrizioni di tipo gegrafico, excursus politici, un caso che a poco a che fare con la storia dei
longobardi che però apolo racconta e a vi è ricorso in maniera esplicita alle fonti letterali e altre
volte vi è il ricorso alla testimonianza sui oculare o di altri, quindi fonte orale. Afferma sempre che
le cose che dice sono vere la dove si potrebbe dubitare.
“Vita Karoli” - la biografia di Carlo Magno = scritta da Eginardo che si forma presso un
monastero e attorno al 795 arriva alla corte e all'accademia di Aquisgrana. Alla morte di Carlo
Eginardo diventa abate di alcune abbazie e precettore di uno dei figli di Ludovico, cioè Lotario.
Fu scritta attorno al 830. Opera importante: opera che dice poco della giovinezza di Carlo Magno e
tratta sopratutto della sua maturità, Eginardo infatti è testimone oculare di questa fase della vita di
Calo. Una biografia dal punto di vista letterario di questo tipo non ha precedenti nell'ambito della
storiografia cristiana, ma c'è un modello che segue ovvero quello di Svetonio, le Vite dei Cesari di
Svetonio, e quella che segue in particolare è la vita di Augusto. Infatti lo stile adottato è uno stile
classicheggiante, è uno stile che si rifà a questo tipo di letteratura pagana e che non lascia spazio a
citazioni bibliche. Riprende la tecnica narrativa di svetonio che prevede l'assenza di giudizi di
valore o commenti sul personaggio oggetto di descrizione. La struttura: l'opera è organizzata per
temi, non segue un ordine cronologico. Emerge la grandezza d'animo di Carlo Magno, viene
descritto come un uomo intelligente e pronto all'azione e dal punto di vista politico dimostra una
grande esperienza e abilità. Il fatto che nell'opera ci siano anche alcuni aspetti che non mettono in
buona luce alcuni tratti di Carlo possiamo capire che non ci fosse solo un intento di lode nell'opera e
quindi ciò che ci dice è attendibile. Anche il latino è un buono latino, fluido e infatti siamo
nell'epoca della rinascenza carolingia (promozione di un latino per bene, che rispetti il modello
classico).
Prologo: nonostante si tratti di una biografia non vi è una presentazione di un destinatario nel
prologo, quindi è un prologo che non si rivolge a nessuno, aspetto diverso rispetto alle usanze del
tempo infatti attribuisce a se stesso la stesura dell'opera.
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vi è un assenza di giudizio da parte di eginardo nell'opera ma vi è un interesse per quanto viene
descritto. E ciò che lui ci riporta è attendibile in considerazione del fatto che non vengono esposti
solo aspetti positivi ma anche aspetti negativi e quindi l'intento dell'opera non è celebrare le lodi
dell'imperatore e a proposito della lode quest'opera manca un destinatario, qualcuno a cui è dedicato
il testo. Eginardo sottolinea che è una sua scelta il fatto di scrivere quest'opera e quindi addossa a se
stesso la responsabilità del testo.
Prologo:
“la vita di Carlo....”: le prime parole del testo vediamo l'ordine di importanza che l'autore voleva
dare ai temi dell'opera: vita, personalità di Carla e le imprese eroiche. L'argomento centrale che
viene trattato nel trattato corrisponde nelle prime parole del paragrafo stesso, questo perchè nei
manoscritti di solito il paragrafo iniziava con un evidenziazione anche cromatica e in questo modo
diventava evidente di che cosa parlava il testo in quel punto preciso. Inoltre in assenza di una
commisione da parte di qualcuno a scrivere l'opera oppure la volontà di scrivere qualcosa lo dice
qua esplicitamente, l'autore dice che è stata una sua scelta scrivere l'opera.
2 elementi topici: la brevitas = sempre vista in chiave retorica come un pregio perchè si evita di
essere prolissi e si evita anche la critica da parte di alcuni lettori più inevitabilità che qualcosa debba
essere detto, elemento topico dei prologhi, è uno di quei topoi che dovevano essere esposti nei
prologhi normalmente. Quindi nonostante il rischio di essere paragonato a quelli che scrivono opere
moderne solo perchè vogliono la gloria lui ha deciso di scrivere comunque perchè vi è una
necessità. Inoltre l'autore professa la sua modestia (era presente anche nel prologo di Pietro
Alfonsi), però afferma che lui ha poca abilità ci sarebbe voluto Cicerone a scriverla ma comunque
in maniera elegante sta dicendo che lui non è il massimo ma ho scritto quello che solo Cicerone
avrebbe potuto fare. Inoltre è l'unico caso nel prologo in cui c'è una locuzione diretta a qualcuno:
“eccoti dunque.. Lui inoltre dice che è un barbaro, non madrelingua latina, è questo potrebbe
suscitare stupore nel lettore e che non bastano i grandi contenuto ci vuole lo stile e la forma
adeguata al contenuto altrimenti l'opera perde tutto il suo valore. Nella conclusione del prologo vi è
una dichiarazione di eginardo in cui dice che preferisce affrontare le critiche pur di non lasciare nel
silenzio la vita di Carlo Magno. Inoltre nel proemio non vi è una formula di chiusura come invece
era solito avere nel prologo (affidare il testo alla buona sorte o a una certa divinità ma qui manca
una formula di chiusura di questo tipo). Inoltre c'è una sorta di presentazione dell'opera e la
dichiarazione dello stile che intende adottare improntato a brevitas, la difesa preventiva nei
confronti di chi criticherà in maniera negativa all'opera + una critica ai cattivi letterari dell'epoca
(afferma di rischiare di essere equiparato a loro per raccontare la vita di Carlo) più afferma di essere
un testimone oculare e in più si torma più di una volta sul modello di Cicerone. Inoltre c'è un ordine
di importanza negli argomenti però in realtà si può intendere che effettivamente non vengono
raccontate tutte le imprese di Carlo ma solo una parte. Inoltre quando parla di brevitas (quanta poco
brevitetem... nella forma più breve di quanto ne sono capace ecc..) è una formula ricorrente quando
si vuole fare una professione di modestia.
Il testo vero e proprio: la prima parte incomincia dalle origini:
“la stirpe dei merovingi...”: questa pratica applicata a un re avesse anche un valore
dispregiativo/forma di umiliazione. In più qui c'è un errore: il papa a questa altezza cronolgica, non
era Stefano II ma Zaccaria, Stefano succede a Zaccaria nel 752 =