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IL MONACHESIMO
Il cristianesimo è una religione di comunità, si rivolge a tutti. Tuttavia ci sono alcuni individui che fanno
scelte di vita radicali. I cristiani delle origini erano fermamente convinti delle imminenze della parusia
(ritorno di Cristo che avverrà con la fine dei tempi), quindi credevano che la fine del mondo fosse
imminente. La scelta che molti fanno è quella monastica. Il monachesimo è una scelta di distacco dalle
cose terrene, nel convincimento che gli aspetti terreni causino corruzione e quindi incompatibili con quella
salvezza che invece questi individui inseguono convinti che di li a poco il mondo finirà. Le prime
testimonianze del monachesimo le abbiamo dal III secolo nell’area desertica delle Tebaide (il Tebe è in
Egitto). Questi vanno nel deserto per sfuggire alle tentazioni, seguendo quindi l’esempio evangelico.
Praticano l’ascesi per staccarsi sempre di più dalla materialità e ad avvicinarsi sempre di più all’incontro col
divino. Alcuni lo fanno in forme estreme, per esempio la VICENDA DEGLI STILITI (“stilum” è la colonna) ->
vivevano per 10-15 anni in cima ad una colonna come forma di penitenza estrema, di distacco.
Il monachesimo si divide in due grandi famiglie:
- Da un lato ci sono coloro che fanno una scelta eremitica o anacoretica, cioè una scelta individuale.
Si ritirano da soli nel deserto. Sono eremiti.
- Dall’altro c’è il monachesimo cenobitico, cioè coloro che scelgono di vivere in un cenobio, in un
monastero. Scelgono quindi di vivere in gruppo.
Fin dalle origini del monachesimo sono accettate entrambe queste forme. Un'altra grande area di
diffusione del monachesimo è la Cappadocia e qui troviamo molte esperienze di tipo cenobitico (monaci
che vivono in comunità). Vivere in comunità però non significa necessariamente essere aperti al mondo, ci
sono delle comunità monastiche che si aprono al mondo circostante e quindi questi monaci accettano di
essere una sorta di guida spirituale per i contadini e per i cittadini, ci sono altre comunità monastiche
invece dove i monaci stanno chiusi nel loro monastero e tentano di limitare il più possibile i contatti con
l’esterno. Quindi la scelta cenobitica non significa di per sé apertura al mondo circostante. Ci sono dei
monaci che si aprono al mondo circostante ed altri invece che rimangono impermeabili.
Benedetto da Norcia
Egli si situa relativamente tardi all’interno della vicenda monastica. Non è il fondatore del monachesimo. Il
monachesimo preesisteva a Benedetto da Norcia.
Il monachesimo si diffonde anche nella penisola italiana, nelle Gallie, finché fra il V e il VI secolo ci
imbattiamo nell’esperienza di Benedetto da Norcia. Un suo biografo e papa, Gregorio Magno (600) scrive
una biografia di Benedetto.
Benedetto da Norcia è un autore di una regola monastica, cioè un insieme di principi cui si devono attenere
i monaci. “Prega e Lavora” = “Orat e Laborat” -> ci deve essere un equilibrio tra le due attività. Il lavoro è
importante non solo per il mantenimento della comunità monastica, ma anche come alternativa alla
preghiera. Non si può passare il tempo solo in preghiera.
Perché la regola benedettina ha avuto successo?
La regola benedettina non era l’unica regola monastica, ogni monastero seguiva le proprie regole. Quella
benedettina era una delle tante. In età carolingia (2 secoli e mezzo dopo), ai tempi di Ludovico il Pio (figlio
di Carlo Magno), l’imperatore ordina che tutti i monasteri adottino la regola benedettina. Questa è la
regola di riferimento.
MONACHESIMO IRLANDESE
Le legioni di Roma abbandonano le isole britanniche all’inizio del V secolo.
I Romani, sulle isole britanniche, avevano condotto anche la religione. Con l’arretramento e la fuoriuscita
dei romani, il Cristianesimo sulle isole britanniche entra in crisi fino quasi a scomparire.
Ad un certo punto si pensa che sia necessario ricristianizzare le isole britanniche, in particole l’Inghilterra.
Questa iniziativa è condotta in maniera separata ed indipendente, da due forze:
Il vescovo di Roma, che incarica il monaco Agostino di riportare il cristianesimo in Inghilterra e il monaco
compie questa missione. Siamo dopo l’anno 600. Infatti fonda una serie di diocesi (è una circoscrizione
ecclesiastica che comprende città e territorio governata da un vescovo).
La prima diocesi è Canterbury.
L’iniziativa del monaco Agostino è solo una delle due iniziative di ricristianizzazione. L’altra è un’iniziativa
che ha per protagonista dei monaci che provengono dall’Irlanda.
San Colombano fonda il monastero di Bobbio.
Il monachesimo irlandese ha delle caratteristiche che lo distinguono da quello benedettino. E’ un
monachesimo molto aspro e duro. Si deve ai monaci irlandesi la diffusione dei penitenziali, cioè dei testi in
cui c’era una corrispondenza molto precisa tra il peccato che il fedele confessava e la pena irrogata per
ottenere la remissione di quel peccato, e sono pene molto dure.
04.03.2016
CARATTERI DELL’ECONOMIA ALTO-MEDIEVALE
Economia del mondo romano
L’economia romana era fondamentalmente agricola. Le grandi famiglie senatorie, che erano l’elite del
mondo romani, avevano terre sparse ai quattro angoli dell’impero. E’ la terra il vero valore.
OPTIMUS CIVIS è un proprietario fondiario, non è un commerciante.
Chi pratica il commercio?
Il commercio lo praticano ex schiavi liberati.
La società romana è a base agricola in cui ha un peso determinante il ceto dei proprietari. E sono gli stessi
che vivono in città e che nelle città occupano gli uffici pubblici.
Nel mondo romano un ruolo fondamentale nell’ambito della ridistribuzione delle risorse ce l’ha lo stato
stesso, lo stato romano, in un modo diretto perché il prelievo fiscale viene utilizzato per essere poi
destinato ad alimentare le guerre, quindi le legioni che sono stanziate un po’ ovunque lungo il territorio
dell’impero. Quindi è lo stato che drena risorse dai vari territori e poi si preoccupa di indirizzare queste
risorse. Se crolla il sistema pubblico (nel 476 crolla) le conseguenze sono a più ampia portata. Questo
significa che nel 476 cambia il mondo? L’impatto del collasso dell’impero non è stato lo stesso su tutti i
territori.
Gli storici si sono interrogati tantissimo sulle conseguenze del crollo dell’impero anche dal punto di vista
economico. Dal un lato ci sono quelli che hanno detto che la crisi ha portato al crollo dell’impero (non è
così), dall’altro però c’è stata un’altra teoria, ovvero la teoria di un medievista belga, che ha vissuto
all’inizio del ‘900, Henry Pirenne. La sua teoria vede cominciare in quest’epoca un lento e progressivo
declino economico. Secondo Pirenne il vero momento di svolta avviene con l’invasione e l’espansione degli
arabi, che arrivano nel corso del VII secolo a conquistare Maghreb e poi nel 711 varcano le colonne
d’ercole (stratto di Gibilterra) e conquistano parte della penisola iberica. Secondo Pirenne questo evento
ha avuto un impatto determinante sull’economia perché il Mediterraneo finisce di essere un lago chiuso,
non è più dei romani, e il fatto che adesso siano arrivati gli arabi vuol dire che anche i movimenti di
persone e di merci tra le diverse sponde del mediterraneo conoscono una flessione drammatica. La teoria
di Pirenne è stata pubblicata in un libro “Maometto e Carlo Magno”.
La teoria di Pirenne mira a spiegare l’emergere dell’impero franco. Pirenne dice che la fine dei commerci
lungo il mediterraneo fa si che il baricentro della civiltà si sposti dal Mediterraneo alle regioni più
settentrionali in cui prende corpo l’impero carolingio. Secondo Pirenne se non ci fosse stata l’invasione
degli arabi, non ci sarebbe stata nemmeno la civiltà franca. Quindi il medioevo inizia con l’invasione degli
arabi, la fine degli scambi lungo la rotta del mediterraneo. Questa tesi oggi non si accoglie più.
Ben prima dell’arrivo degli arabi il tono complessivo dell’economia era calato.
In quest’età c’è la scomparsa di un unico grande mercato e c’è la nascita di mercati regionali, ognuno con
le proprie caratteristiche. La testi è che non gli arabi influirono sulla decadenza dell’economia, ma altri
fattori: prima di tutto la caduta dell’impero stesso, che però non ebbe le stesse conseguenze dovunque,
perché ci sono dei mercati che sono più integrati con il sistema di Roma (Penisola Italiana), e altri mercati
(le Isole Britanniche, le Gallie) dove l’influenza di Roma c’era, ma in maniera inferiore. Si osserva che si va
verso la creazione di ambiti economici regionali, dei mercati regionali, ognuno dei quali ha le sue
specificità, non si può generalizzare. E’ in dubbio che dove più, dove meno il tono dell’economia risente di
queste trasformazioni. Questo perché lo stato romano aveva un ruolo importantissimo come erogatore di
stipendi, nel movimentare le rate alimentari ad uso delle legioni (spesso le navi militari trasportavano
anche carichi di mercanti civili, che sfruttavano le navi allestite dallo stato per spostare le proprie merci,
pagando ovviamente.)
Il punto è che finché ci sono delle istituzioni che funzionano, viene fatta anche la manutenzione del sistema
viario. Nel momento in cui lo stato romano non c’è più, anche le grandi strade costruite dai romani entrano
in declino. Chi fa la manutenzione delle strade? Chi fa la manutenzione dei ponti? Queste dopo un po’
vanno in malora. Anche questo impatta sull’economie locali, perché trasportare delle merci diventa molto
più difficile. Quindi comincia ad esserci una decadenza delle strutture materiali. Gli storici parlano di una
FLUVIALIZZAZIONE DEI COMMERCI, cioè diventa più semplice far transitare le merci sui corsi d’acqua.
Infatti le città che meglio resistono alla crisi sono quelle che sorgono su un corso d’acqua (per es. Cremona
e Pavia).
Il fenomeno al quale assistiamo nel corso dell’alto medioevo è un fenomeno di progressiva decadenza
delle strutture materiali, proprio perché mancano o sono indeboliti quei soggetti istituzionali che dovevano
curare questi aspetti. Lo stato romano aveva un sistema di posizione fiscale molto efficace. I regni romano
– barbarici che nascono in questi secoli hanno sistemi di fiscalità molto più rudimentali. Se gli stati
raccolgono molte meno imposte ci saranno molte meno risorse da dedicare alle infrastrutture. Persino
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