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MSP -------- ME Parola o simbolo --------- Realtà
Questi autori credono che i modi essendi, intelligendi passivi e significandi passivi coincidano, in
questo risiede l’universalismo. Il pensiero e la realtà sono unici, quindi, i modi intelligendi attivi
sono gli stessi dovunque, necessariamente anche i modi significandi saranno gli stessi dovunque.
Per questo motivo, la grammatica è universale e le lingue sono tutte uguali al di là di semplici
differenze superficiali. Questo schema si potrebbe applicare anche ai discorsi di Chomsky ed è
sovrapponibile al triangolo di Ogden e Richards, rispettivamente un filosofo e un linguista. Alla
parola corrispondono i modi significandi passivi, al pensiero i modi intelligendi attivi e alla realtà i
modi essendi. La linea tratteggiata indica la mancanza di un rapporto diretto tra la parola e la realtà,
perché c’è sempre la mediazione del pensiero. I modisti insistono proprio su questo aspetto,
affermando che prima di passare ai modi significandi, c’è sempre il tramite dei modi intelligendi.
Questa visione linguistica è assolutamente pervasiva di qualsiasi descrizione linguistica.
Questi studiosi riconoscono, sul piano grammaticale, due fondamentali modi essendi: il modus entis
e il modus esse. Il primo rappresenta la proprietà di permanenza, cioè la persistenza nel tempo, il
secondo corrisponde alla proprietà del mutamento delle cose. Quindi, il modus esse corrisponde al
verbo, che ha uno sviluppo temporale, un processo e un divenire; mentre, il modus entis corrisponde
al nome. Si parte sempre dalla realtà, dal modus esse, che è il modus della trasformazione, a cui si
sovrappone la categoria linguistica, quindi, il verbo.
I modisti scrivono delle grammatiche speculative, quindi, riconoscono le classi di parola, inserite
però sempre in un sistema modista, per cui, si può fare solo un confronto con la classificazione di
Dionisio Trace.
La definizione del nomen: parte del discorso, che significa mediante il modo di un esistente o di
qualcosa con caratteristiche distintive, il modo di un esistente e il modo della stabilità e
permanenza. Questa definizione è esclusivamente contenutistica e filosofica, non c’è nessuna
specificazione morfologica. Tutti gli aspetti delle categorie formali individuati dalla grammatica
descrittivi sono visti nell’ottica del sistema modista. Quindi, le classi grammaticali sono denominate
modi significandi essenziales: nome, verbo ecc.; invece, gli accidenti sono definiti modi
significandi accidentales.
XVII Lezione – 09.05.2017
La prima forma di grammatica universale è elaborata nel tardo Medioevo e si concentra
principalmente sulla semantica e sulla sintassi, in quanto l’oggetto di studio è l’espressione del
pensiero linguistico. La grammatica universale dei modisti può essere considerata come
un’anticipazione della grammatica di Chomsky.
Questi studiosi sono stati i primi a fornire concetti relativi alla sintassi, che sono rimasti fino ai
nostri giorni; il modista Tommaso di Erfurt, autore di una grammatica speculativa intorno al 1300,
definisce tre condizioni che una frase deve rispettare, per essere accettabile, ben costruita, congrua:
Costruzione sintattica: le classi di parola sono tali da costituire una predicazione. I modi
- essenziales devono essere ben scelti in modo tale da produrre una frase di senso compiuto;
quindi devono esserci nome e verbo.
Dimensione morfologica: le parole scelte devono avere delle categorie morfologiche
- corrette, in questo senso, non sono tanto i modi essenziales, ma i modi accidentales che
intervengono, che devono essere tra di loro corretti (es. l’accordo).
Condizione semantica: la costruzione deve essere ben collocata, ciò significa che le parole
- devono essere lessicalmente associabili da un punto di vista semantico.
In questo caso, si prendono come esempi delle frasi che richiamano quelle dei generativisti. Mentre
prima le frasi venivano prese dagli autori classici ed erano quindi attestate e autorevoli, con
Tommaso di Erfurt si è nella teoria pura, per cui si trovano delle frasi “inventate”. Un’espressione
come kappa nigra è accettabile, perché i due significati sono ben collocati; ma un’espressione come
kappa categorica, non lo è, perché da un punto di vista semantico le due parole non sono
accettabili. Qui si coglie il parallelismo con ciò che dice Chomsky, ma c’è comunque un aspetto di
distinzione. Il tavolo tondo è quadrato. è sintatticamente e morfologicamente ben costruita, ma non
è accettabile. Secondo Chomsky, questa frase è accettabile, perché è sintatticamente ben formata e
questa caratteristica è sufficiente. Chomsky contrappone l’asintatticità all’asemanticità e sostiene
che ciò che rende una frase non accettabile non è il fatto che non abbia significato o che abbia un
significato contraddittorio, ma il fatto che la frase non rispetti le norme di costruzione. Le idee
incolori verdi dormono furiosamente. Manifesta diversi livelli asemanticità, perché ci sono diversi
aspetti di contraddizione, ma risulta comunque accettabile. Al contrario, non è accettabile una frase
in cui gli elementi sarebbero disposti in modo diverso.
Il parallelo tra i modisti e Chomsky sta nel riferimento alla nozione di accettabilità, però la
differenza risiede nell’importanza assegnata al criterio semantico.
Ci sono altre nozioni nell’ambito della sintassi che sono state introdotte da questi studiosi. La frase
oggetto di maggiore attenzione è quella che viene definita oggi come frase minima, composta da
nome e verbo. Tuttavia, i modisti non lavorano attraverso le classi di parola e superano anche
l’impostazione della logica di Aristotele, quindi, non usano i concetti di soggetto e predicato, ma di
suppositum e appositum. Il soggetto è ciò che si suppone, è la premessa fondamentale rispetto alla
quale si aggiunge qualcosa; l’appositum ha la funzione di terminare una frase e di renderla
accettabile. Questi studiosi hanno introdotto anche i concetti e i termini di reggenza, dipendenza,
transitività e intransitività, questi ultimi due sono stati colti in costruzioni particolari, si riscontrano
nella specifica frase, perché si realizzano tra il verbo e l’oggetto, non sono delle caratteristiche
astratte del verbo. Maria legge. Non si può dire che il verbo sia transitivo, per cui questa frase è
identica a Maria corre. Maria legge il libro C’è transitività tra leggere e libro.
Tesnière ha elaborato il concetto di valenza del verbo, che corrisponde alla capacità di un verbo di
implicare un certo numero di attanti e si sovrappone alla transitività o all’intransitività, nel senso
che un verbo bivalente è transitivo, che implica due attanti, il soggetto e l’oggetto; mentre, un verbo
monovalente è un verbo intransitivo. Quindi, per Tesnière è una caratteristica del verbo, della
langue, al di là delle effettive costruzioni, Tesnière direbbe che nella frase Maria legge il verbo è
bivalente, perché si coglie la potenzialità del verbo leggere al di là degli elementi che intervengono
nella frase. Questa specifica visione dei modisti, per cui la transitività si riconosce in costruzioni
specifiche, è rafforzata anche da altre osservazioni in cui riconoscono la transitività tra nome e
nome. Per esempio, in una frase con un aggettivo e un nome, questi due elementi mostrano un
rapporto di intransitività; invece, una frase con un nome e un genitivo manifesterebbe transitività. Il
bell’anello Intransitività. L’anello di Maria Transitività, perché Maria è come l’oggetto di una
frase con verbo transitivo.
Un’altra caratteristica che colgono nella visione modista è la distinzione tra modi respectivi e modi
absoluti; questa concezione si realizza sempre sul piano sintattico, perché i primi caratterizzano
degli elementi della frase che entrano in rapporto tra di loro e che si influenzano a vicenda. Per
esempio, tra i modi essenziales il nome e il verbo sono dei modi respectivi, tra i modi accidentali, il
caso e il numero sono comunque respectivi, perché l’uno influisce sull’altro. I modi absoulti sono la
forma e il tipo, intesi nei termini di Dionisio Trace, che li considerava comunque come modi
accidentalis. A differenza dei modi respectivi, i modi absoluti non influiscono su altri elementi
presenti nella frase. I modi repsectivi implicano la flessione, mentre quelli absoluti si riferiscono
alla declinazione (questa contrapposizione richiama quella di Varrone). Tuttavia, è importante
ricordare che la flessione non pertiene alla singola parola, ma ha delle ricadute sulle altre parole
della frase, al contrario, la declinazione riguarda la singola parola. In questo senso, si può fare un
parallelismo con la distinzione elaborata dallo strutturalista Sapir, considerato come mentalista,
perché è molto attento alla dimensione semantica e a quella della frase. Lui parla di concetti
grammaticali, quindi, mette insieme la grammatica con il concetto, che è assolutamente mentale. I
concetti grammaticali sono quattro: concetti basici, derivativi, relazionali concreti, relazionali puri.
Il fattore uccide l’anatroccolo. I concetti basici hanno un significato che rimanda alla realtà
extralinguistica e sono così definiti perché rappresentano la base di qualsiasi produzione linguistica.
Nell’esempio, ce ne sono soltanto tre: fattore, il verbo uccidere e l’anatroccolo. Quindi, i concetti
basici coincidono con i morfemi lessicali, le parole piene o i modi essenziales. Tra i modi
essenziales, il nome indica una sostanza, qualcosa che esiste. I concetti derivativi sono una
modificazione dei concetti basici, che rimangono nella sfera della singola parola (i modi absoluti
dei modisti). I concetti relazionali concreti esprimono le relazioni tra le parole. Ne sono esempio la
–s alla 3° persona singolare dei verbi inglesi, gli articoli determinativi, che indicano che il fattore e
l’anatroccolo sono conosciuti dal parlante e dall’ascoltatore. I concetti relazionali puri mettono in
relazione le parole tra di loro, ma non hanno una manifestazione fonica, concreta, quindi, fanno
riferimento all’ordine sintattico. Dunque, tutte le lingue hanno sempre almeno due di questi
concetti: i concetti basici e i concetti relazionali puri. I concetti derivativi di Sapir corrispondono a
quelli absoluti, mentre quelli relazionali ai respectivi.
L’obiettivo della ricerca linguistica e il cambiamento dell’atteggiamento sono molto importanti, in
quanto, tutta la storia della linguistica