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TERZA LEZIONE

Dibattito sulla deprivazione verbale

Tema di fondo: noi abbiamo visto la storia dell'educazione linguistica, come nasce, dove, a opera di chi, riflessione su importanza di lingua di scolarizzazione e che sta lingua determina successo e insuccesso di studenti che sono il punto di partenza. Critica di don lorenzo milani con la lettera alla professoressa contestualizzata dal divario sociale del secondo dopoguerra.

Punti fondamentale di questo dibattito: sono il successo scolastico, il modo per raggiungerlo, insegnabilità delle discipline linguistiche, la loro trasversalità, il fatto che attraverso le lingue si può realizzare lo studio di tutte le discipline. La pluralità delle situazioni in cui la lingua è coinvolta sia a livello di registro, il discorso del passaggio all'oralità alla scrittura, dialetto all'italiano o discorso di varietà di lingue disciplinari. Questo discorso ha avuto parallelamente si è

Sviluppato negli USA negli anni '60 e '70, il dibattito statunitense vede come protagonisti Basil Bernstein (sociologo) e William Labov (sociolinguista).

Basil afferma: "Il successo scolastico dipende in larga misura dalla capacità verbale, a sua volta correlata positivamente con lo status sociale medio e alto" (tratto da P. Benincae L. Vanelli, Elementi per un dibattito sull'educazione linguistica, "La ricerca dialettale" I(1975), pp. 303-345).

Basil ha teorizzato l'esistenza di due codici linguistici: uno elaborato e uno ristretto. Il codice elaborato è "un linguaggio di questo tipo...distinzioni" e descrive la lingua nella sua forma scritta formale o nel parlato formale, cioè un discorso che prescinde dal contesto e parla di situazioni.

nonpresenti nello spazio fisico nel momento in cui noi parliamo, quindi la separatezza dal contesto,l'espicitezza: parlando di cose che non sono definite nel contesto i concetti devono essere definiti con più chiarezza e infine la gerarchizzazione, astrazione dei contenuti, perché quando si parla di argomenti in modo approfondito è necessario definire delle gerarchie tra i concetti. Questi aspetti basilari li ha messi in riferimento con le condizioni sociali degli alunni, lui collega questo fatto, seconda righe, scelte emotivazioni individuali, secondo lui nelle classi medie degli USA dell'epoca si privilegiava una comunicazione, c'era una maggiore creatività di cui, pensava che questo codice elaborato ovvero parlare di argomento decontestualizzato dipendesse da maggiore creatività individuale che era tipicamente frutto delle condizioni sociali della classe media e alta e al tempo stesso del codice ristretto: [Il codice ristretto] sicaratterizza per la scarsità degli elementi formali che concorrono alla sua organizzazione, per la rigidità e la prevedibilità della sua struttura. Il suo contenuto sarà piuttosto concreto e descrittivo che analitico e astratto e, proprio per il fatto che gli interlocutori condividono già il modo di essere, di pensare e di agire, parte del significato trasmesso resterà implicito e il discorso presenterà conseguentemente salti logici. Questa schematizzazione ha prestato il fianco a una sua estremizzazione: Basil la collegava a fattori sociologici e qualcuno l'ha letta in senso razzista, la divisione in classe medie e alto e bassa tendeva a coincidere con distinzione etnica tra bianchi e afro americani, quindi teorie prese fino a dire che era una distinzione genetica: i bianchi capacità di elaborazione linguistica che i neri non avevano. Poi è intervenuto il sociolinguista Labov che ha dato più peso agli.elementi linguistici, cioè ha le varietà in questione, questi due codici di Basil: legate non tanto alla classe sociale quanto alle diverse situazioni in cui avviene la comunicazione. In realtà, ciò che caratterizza il codice elaborato è la sua maggiore esplicitezza e quindi si identifica con lo stile formale usato quando coloro che comunicano non possono riferirsi ad esperienze comuni e quindi devono fornire la massima quantità di informazione /ad esempio nei pubblici dibattiti, negli scritti e anche nella scuola così com'è strutturata oggi). Il codice ristretto altro non è, per Labov, se non la descrizione dello stile casuale, del linguaggio ordinario usato evidentemente da parlanti di tutte le classi sociali ogniqualvolta la comunicazione avviene in circostanze (frequentissime del resto) in cui esiste uno sfondo di esperienze comuni e di informazioni già date (riformulazione di Labov): differenzagrado di formalità, esplicità, riferimento a esperienze non comuni (estrattezza tipica di discorsi disciplinari). Di tutte le classi sociali non solo della lower class: questa distinzione è quella che si è osservata negli studi tra il parlato informale contestuale e quello formale oppure lo scritto formale. BICS E CALP Jim Cummins (psicologo di apprendimento, questa formalizzazione fine anni '70). Basic Interpersonal Communicative Skills: Abilità necessarie per gestire la comunicazione nelle situazioni d'uso informale e quotidiano (per andare a fare la spesa, sono quelle per parlare di argomenti vicini all'esperienza del parlante, discorso legato al contesto e esperienza). Cognitive/Academic Language Proficiency: Padronanza del codice necessaria per usare la lingua in contesti elaborati e formali quali sono quelli richiesti dall'apprendimento scolastico. (competenze necessarie per affrontare un tipo di discorso decontestualizzato, che parla di contenuti non comuni).

direttamente accessibili tramite esperienza quotidiana). Linguaggio accademico si parte da qua. Accademico, relativo alla scolarizzazione. In alcuni di questi studi si intende in questo modo, competenze linguistiche di ordine superiore.

Concetto di grammatica, di regola, vedremo come l'idea di regola che può sembrare molto semplice, binaria, lingua corretta e scorretta in realtà è molto più sfumata, ci sono più tipi di regole, c'è dibattito costante sul dibattito sulla correttezza e quindi il docente deve affrontare questo argomento in classe anche per quanto riguarda la valutazione, bisogna quindi osservare da vicino e sfumare il concetto di regola: alcuni passaggi delle 10 tesi promossi negli anni 70 da Tullio De Mauro e dal Giscel che tematicamente ci permettono di introdurre il tema di oggi:

10 tesi:

Dieci tesi per l'educazione linguistica democratica

Le Dieci tesi in questa redazione sono un testo collettivo preparato dai soci del

GISCEL nell'inverno e primavera del 1975 e definitivamente approvato in una riunione tenutasi alla Casa della Cultura di Roma il 26 aprile 1975. Con tale testo il GISCEL, un gruppo costituitosi nel 1973 nell'ambito della SLI, intende definire i presupposti teorici basilari e le linee d'intervento dell'educazione linguistica, proponendole all'attenzione degli studiosi e degli insegnanti italiani e di tutte le forze che, oggi, in Italia, lavorano per una scuola democratica.

  1. La centralità del linguaggio verbale
  2. Il suo radicamento nella vita biologica, emozionale, intellettuale, sociale
  3. Pluralità e complessità delle capacità linguistiche
  4. I diritti linguistici nella Costituzione
  5. Caratteri della pedagogia linguistica tradizionale
  6. Inefficacia della pedagogia linguistica tradizionale
  7. Limiti della pedagogia linguistica tradizionale
  8. Principi dell'educazione linguistica democratica
  9. Per un nuovo

Curriculum per gli insegnanti X. Conclusione.

Punto 5: Caratteri della pedagogia linguistica tradizionale → La pedagogia linguistica tradizionale è rimasta assai al di sotto di questi traguardi. Qualcuno ha osservato che, spesso, vecchie pratiche pedagogiche in materia di educazione linguistica sono rimaste parecchi passi indietro perfino rispetto alle proposte dei programmi ministeriali, che, certo, non erano e non sono l’ideale dell’efficacia democratica. La pedagogia linguistica tradizionale punta i suoi sforzi in queste direzioni: rapido apprendimento da parte dei più dotati di un soddisfacente grafismo e del possesso delle norme di ortografia italiana, produzione scritta anche scarsamente motivata (pensierini, temi), classificazione morfologica delle parti della frase (analisi grammaticale); apprendimento a memoria di paradigmi verbali, classificazione cosiddetta logica di parti della frase; capacità di verbalizzare oralmente e per iscritto apprezzamenti,

di solito intuitivi, di testi letterari, solitamente assai tradizionali, su interventi correttivi, spesso privi di ogni fondamento metodico e di coerenza, volti a reprimere le deviazioni ortografiche e le (spesso assai presuntive) deviazioni di sintassi di stile e vocabolario. Qui c'è una sintesi di aspetti che questo gruppo ispirato da M. Tullio riteneva molto limitativi del modo in cui l'italiano era insegnato, di ciò che si faceva nelle ore di italiano a scuola verso gli anni '70. In molti casi alcuni di questi aspetti in realtà, si nota nel secondo paragrafo: rapido apprendimento da parte dei più dotati: è chiaro che l'ambiente socioculturale di partenza dà più possibilità a chi si trova con uno status sociale alto e quindi quei ragazzi saranno facilitati ad apprendere la lingua in contesti formali, lo sforzo è quello di mettere tutti nella condizione, attraverso la esplicitazione di tutte le procedure ad.

Esempio: come si compone il testo argomentativo e come si scrive elaborato, esplicitezza delle istruzioni deve essere presente. Poi altro aspetto: classificazione morfologica e logica (analisi grammaticale e logica): su questo aspetto lo vedremo tornare molto nei dubbi dei parlanti rivolti al linguisti, perché si crea a scuola, un attenzione eccessiva agli aspetti tassonomici definitori cioè per esempio individuare questa parola o sintagma che complemento è, in modo decontestualizzato rispetto alla funzione che una frase può avere all'interno di un testo, prendendo frasi decontesualizzate senza porti obiettivo della funzione che una frase e un testo ha all'interno della comunicazione.

Tesi 7: Limiti della pedagogia linguistica tradizionale

Ma gli scopi dell'educazione linguistica non possono restare più quelli tradizionali. La pedagogia linguistica tradizionale pecca non soltanto per inefficacia ma per la parzialità dei suoi

indi non tiene conto dell'interazione tra le diverse competenze linguistiche (tesi II). B) La pedagogia linguistica contemporanea, invece, si propone di favorire lo sviluppo globale delle competenze linguistiche, considerando l'interazione tra le diverse abilità (tesi II). Inoltre, essa riconosce l'importanza di integrare l'insegnamento della lingua con la cultura e la comunicazione (tesi III). C) Infine, la pedagogia linguistica inclusiva si impegna a garantire l'accesso all'educazione linguistica a tutti gli individui, indipendentemente dalle loro caratteristiche personali o sociali (tesi IV).
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
39 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nora96_96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica dell'italiano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Mastrantonio Davide.