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DEFINIZIONE DI ALCUNI PRESUPPOSTI SULL’IMPORTANZA DELLA DIDATTICA DEL LESSICO E SULLA
NATURA DEL LESSICO
Perché le grammatiche hanno in qualche modo emarginato il problema del lessico?
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Noi possiamo classificare il lessico in vari modi. Abbiamo insistito molto sui concetti di semanticismo
soprattutto per il verbo e il nome (non avremmo potuto fare la stessa cosa per il pronome ad esempio). il
verbo e il nome classificano processi, se io dico “io corro” dico qualcosa che mi riguarda, nel dire “correre”
sto classificando varie categorie perché correre comprende categorie umane, animali, oggetti come inanimati
come macchine, posso usarlo metaforicamente “io corro con il programma”.
La semantica è molto importante, è in connessione diretta con processi del mondo al di fuori di noi.
Lo stesso non sarebbe possibile con i pronomi, le congiunzioni ad esempio, perché sono più difficili da definire
nel loro rapporto con il mondo, Questo lo dice per dare sostegno al discorso che vuole fare.
Il lessico, cioè la varietà dei significati possibili e l’uso delle parole, è per la grammatica, per la morfosintassi
è un aspetto marginali: le parti del discorso che lo concettualizzino in modo chiaro il nome è un nome
perché ha la categoria del genere, del numero,… il verbo è un verbo perché ha categorie di tempo, del modo,
della persona …
Di fatto rimangono nel perimetro della descrizione formale delle parti del discorso, non si avventurano in un
terreno sconfinato come la varietà dei significati che le parole hanno o la varietà dei registri. Se noi cerchiamo
la sinonimia alcuni sinonimi cambiano sempre un po’ l’accezione della parola o la inseriscono in un altro
contesto.
Tutto questo per dire che il lessico, la varietà di parole e la varietà di accezione di queste parole, con difficoltà
rientra in una classificazione grammaticale di vecchio o nuovo stampo che sia.
Il lavoro sul lessico è tendenzialmente marginale nella grammatiche. La grammatica di Serianni mostra una
certa sensibilità sull’argomento.
[il prof ha scelto di analizzare grammatiche degli ultimi 20 anni ca., non ha preso grammatiche degli ultimi 5
anni. Dice che bisogna mettere le mani avanti perché le cose possono essere cambiate in questi 5 anni.]
Cosa possiamo dire sul lessico in generale e sui problemi del lessico nella didattica?
Se noi intendiamo il lessico come l’insieme delle parole di una lingua, in realtà, se consideriamo che il lessico,
le parole nel vocabolario le vediamo isolate ed estrapolate dal loro contesto per comodità descrittiva, nella
realtà abbiamo detto che non esistono parole al di fuori dei testi abbiamo un emittente ed un ricevente,
uno scopo, un codice (italiano o altre lingue).
Questo per dire che le parole funzionano all’interno dei testi e delle frasi, che sono il luogo dove valgono le
relazioni morfosintassi.
Le collocazioni
Un attenzione ben rivolta al lessico in realtà non può prescindere dalle caratteristiche per cui, ad esempio,
una parola di lega ad altre. Fa l’esempio delle collocazioni:
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1. “disporre un provvedimento”/”disporre misure cautelari” – “vino bianco”/”vino rosso”. Il vino lo
cataloghiamo in categorie che hanno a che fare con il colore, di conseguenza si creano delle associazioni
ricorrenti di parole. Serianni non parlava di collocazioni ma di solidarietà lessicali. Si tratta comunque di
due elementi diversi che ricorrono assieme.
2. Ci sono alcuni aggettivi come “lancinante” lo abbineremo a “dolore” noi abbiamo una competenza che
ci fa subito associare queste due parole. “Lancinante” ha un campo d’azione ristretto mentre “bianco”
ha un campo d’azione ampissimo.
Al netto di questa differenza, possiamo dire che esiste una collocazione “vino bianco” e “dolore lancinante”
perché è una forma di legame particolare che quelle due parole hanno, per cui non esiste una scelta libera,
la scelta è condizionata da un pattern ricorrente.
3. Se noi volessimo allargare il campo d’azione potremmo dire che le reggenze verbali “provo a entrare”
“cerco di entrare”, bestia nera per l’italiano L2. Sono anche queste collocazioni.
Il provare, il tentare di far qualcosa, abbiamo questa libera scelta nel mettere “a” o “di”
Le collocazioni si osservano bene nelle traduzioni, che sono tra l’altro rivelatrici di tanti fenomeni linguistici.
Ci sarà capitato che qualcuno dica per sbaglio o convinzione “ho fatto questa decisione” al posto di “ho preso
questa decisione”. Magari il parlante è altamente alfabetizzato o usa molto per lavoro l’inglese.
In questo caso cosa fa un parlante? Sta trasferendo una collocazione in inglese in italiano: l’inglese non dice
“take a decision” ma dice “make a decision”.
Non c’è nessuna ragione funzionale per cui si usi il verbo “to make” in inglese e “prendere” in italiano, è
semplicemente una preferenza consolidata storicamente. Siccome nel costruire frasi abbiamo bisogno di
parole, alcune tendono a scegliersi per semplificare il discorso e renderlo più routinario.
Questo discorso delle collocazioni lo ha tirato fuori perché è uno degli esempi possibili per mostrare che, se
si mette il focus sul lessico, quindi sull’ampliamento, che in termine competenze lo possiamo concepire:
come ampliamento delle parole conosciute
- ampliamento delle accezioni conosciute perché chiaramente c’è la polisemia ossia l’accezione dei
- registri con cui una parola viene usata
L’ampliamento può essere:
passivo (cioè io possono conoscere più parole ma non saperle usare nei contesti giusti).
Attivo. L’ampliamento attivo ha un ulteriore distinzione in oralità e scrittura.
Sapere usare le parole con la loro giusta collocazione e le loro giuste accezioni in un testo scritto. Una
collocazione è diversa a seconda che sia ad esempio una lettera privata o un saggio.
In questo lavoro di ampliamento della competenza didattica, il lessico può essere collegato ad aspetti della
grammatica, a delle prassi del discorso,.. 49
Ci fa un ulteriore esempio per capire come il lessico non abbia solo il suo ruolo di rapporto con il mondo e la
grammatica non sia solo un assieme di regole di combinazione della frase. È una cosa vera solo in parte
”è successo un incidente: un signore è andato a sbattere alle tre del pomeriggio”: la parola “incidente” la
stiamo usando per ricapitolare un intera porzione “un signore è andato a sbattere alle tre del pome”
La parola “fenomeno” (non in senso colloquiale “sei un fenomeno” ma in senso di cosa osservabile, fatto,
in senso accademico) è usata nei manuali come parola per ricapitolare qualcosa che è stato detto nella
frase/capoverso prima.
Esempio:“il suono nelle lingue può essere… Tale fenomeno può essere dipendete alla volontà del
parlante”.
Le parole “incidente” e “parlante” servono a riassumere ciò che è stato detto nella frase precedenza.
Questo cosa significa?
Che se vogliamo che noi in primis ma anche che gli studenti abbiano una padronanza del lessico, non potremo
prescindere dal descrivere il fenomeno testuale.
Non potremmo spiegare la funzione di “incidente” o “fenomeno” non facendo notare questo meccanismo
per cui in un testo si serve di parole qualcosa di più ampio che è stato detto in precedenza per portare avanti
l’argomento (progressione tematica).
Trattare del lessico in realtà non è qualcosa che può prescindere, se fatto bene, dalle proprietà grammaticali,
dalla morfosintassi e dalle proprietà testuali. Dal lessico passa anche il resto.
Dare attenzione al lessico, e toglierla alla morfosintassi, non è un delitto: la morfosintassi e la testualità le
accompagniamo fuori dalla porta ma in realtà rientrano dalla finestra perché ci aiutano a capire meglio il
funzionamento delle parole. Dal lessico passa anche il resto
Un altro concetto importante Perché la competenza lessicale e la padronanza del lessico crescano è
necessaria un’ esposizione guidata.
Esposizione guidata è un concetto fondamentale del d’Aguanno: c’è dietro l’idea o il ribaltamento dell’idea
tradizionale. Quest’idea parte dal fatto che non c’erano abbastanza strumenti analitici.
L’idea è che il lessico s’impari in modo casuale, ad esempio leggendo molto.
Imparo più cose leggendo o guardando la tv? Chiaro che leggere mette a contatto con il lessico.
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Il punto è che non è sufficiente un’esposizione casuale e una sorta di osmosi. Questa è l’esposizione casuale:
io leggo e mi aspetto di imparare.
L’esposizione guidata: si prendono in modo selettivo, sulla base di un progetto o idea, si prendono porzioni
di lessico, le si fanno notare sui testi, ci si lavora e si creano esercizi che presuppongano aver capito quelle
parole e creino la sfida e la difficoltà di riusarla.
L’esposizione guidata è il primo passo per l’ampliamento del lessico.
L’esposizione per osmosi non è sufficiente per ampliare il lessico.
D’Aguanno nel terzo capitolo, nel paragrafo sul lessico, da due ragioni per cui l’esposizione casuale ad un
certo tipo di letture o al parlato accademico, possano non essere sufficiente per l’ampliamento della
competenza lessicale.
1. Il rischio di discriminazione sulla base dell’ambiente socio culturale (se io sono cresciuto in una
famiglia in cui c’è una competenza lessicale alta ho più strumenti da proiettare nella competenza
scolastica, viceversa se cresco in una famiglia con il contesto lessicale povero ho meno strumenti).
È importante non lasciare alla casualità ma fare un lavoro che valga per tutti perché le condizioni di
partenza possono essere diverse
2. Diversa capacità di attenzione selettiva (ognuno è fatto in modo diverso e ha abilità diverse, non tutti
potrebbero avere la stessa capacità, leggendo più testi, di capire che ad esempio la parola
“fenomeno” possa essere inserita anche in altri contesti.
Ecco perché è importante l’insegnamento guidato
Consistenza del vocabolario – lessicologia e funzionamento della conoscenza lessicale
In questa seconda parte guarderemo e come funziona la conoscenza lessicale.
Lessicologia