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Il "CANNOT CLASSIFY" L'intervista risulta non codificabile

L'intervista risulta non codificabile, ad esempio perché ci sono due linee narrative che da un punto di vista dell'attaccamento sono incompatibili (insieme può mostrare lo stato mentale distanziante in alcuni momenti dell'intervista e in altri preoccupato-invischiato). Le interviste servono per dare un quadro molto importante sul comportamento della persona e poi dal risultato che si ottiene è la persona che sceglie se farsene una ragione o se iniziare a lavorarci su. In questo senso noi capiamo quanto l'attaccamento possa essere una lente per comprendere una serie di relazioni interpersonali che intraprendiamo. Ovviamente l'attaccamento non spiega tutto, conoscere l'attaccamento non basta, ma mettendo insieme la regolazione delle emozioni attraverso il percorso della regolazione della paura e il fatto che questo

viene posto in relazione con l'altro, regolatore del sé, evidentemente rappresentante di ciò che ci definisce. Un adulto, in quanto tale, ha meno possibilità di modificare il suo stato mentale, rispetto a un bambino? Un adulto può sempre modificare il suo comportamento relazionale, spesso grazie a una terapia, ma molte volte accade che ormai sia troppo tardi per cambiarlo o che addirittura la persona si adagi sulla sua situazione difficile, per 'trarne dei vantaggi', o perché in quanto più 'debole' viene visto con un occhio di riguardo, o perché non conosce altro e non vuole conoscere altro che quella modalità. E se invece un bambino con modello sicuro all'improvviso subisse abusi da parte del genitore, cosa accadrebbe? In rari casi può accadere che un bambino che per esempio fino ai 7 anni ha avuto un modello di attaccamento sicuro con il caregiver, subisca improvvisamente un abuso da parte di questo.

Il fatto che il bambino abbia sempre conosciuto e sperimentato un'ottima relazione di attaccamento, potrebbe far sì che questo evento traumatico porti il bambino a diventare psicotico, molto probabilmente un trauma di questo tipo causerebbe lo sfociare di psicopatologie. Altro è se invece il bambino viene abusato da un estraneo, il che certamente è un trauma, ma che presumibilmente la cerchia ristretta di caregiving attorno a lui lo aiuterà a superarlo, non modificando l'assetto del suo attaccamento.

Un bambino che diventa 'sicuro guadagnato', nell'intervista risulta 'sicuro-autonomo'?

Si, altrimenti non sarebbe un sicuro guadagnato. Nell'intervista parlerà dei suoi genitori come due persone che non sono state in grado di dargli ciò che gli serviva, ma dirà di aver vissuto altre esperienze che gli hanno permesso di costruire una sua identità e di essere arrivato ad un punto di buona

conoscenza di sé.
LA TRASMISSIONE INTERGENERAZIONALE DELL'ATTACCAMENTO
Esiste un legame probabile (non assoluto) tra la qualità dei processi di caregiving esperita nell'infanzia, lo stato della mente nell'adulto e il modo in cui si è genitori e quindi il tipo di attaccamento che il bambino probabilmente svilupperà.
Howard Steele ha scritto nel 2020 un articolo sulla pandemia dal punto di vista dell'attaccamento, in cui ha sostenuto che una delle cose che possiamo prendere da questa situazione è che nella nostra società c'è bisogno di seminare attaccamenti sicuri. Si può fare un discorso socio-politico perché l'attaccamento sicuro ha delle caratteristiche che, sul piano sociale, andrebbero favorite, sarebbe molto meglio avere dei cittadini con un atteggiamento di ascolto reciproco e aiuto reciproco.
Sfortunatamente però la trasmissione intergenerazionale riguarda anche i modelli insicuri.trasmissione intergenerazionale dell'abuso, disorganizzati, ma anche temi come la in cui non si parla di "il padre ha abusato il figlio, che quindi abuserà suo figlio, che abuserà suo figlio...", ma si parla di temi disfunzionali di caregiving: il papà che non è stato in grado di fare bene il genitore per diversi motivi, determina nel figlio l'esposizione ad una grammatica relazionale con dei buchi, egli allora poi, quando diventerà genitore, metterà a rischio suo figlio nello sviluppare un attaccamento insicuro, perché lui stesso non è in grado di comprendere i comportamenti del bambino. GENITORI ABUSANTI E L'ADULT ATTACHMENT INTERVIEW I genitori che perpetuano abusi nei confronti dei figli, nell'intervista hanno solitamente una percentuale di circa il 70% di codifica UCC ovvero stato mentale irrisolto o cannot classify, vale a dire che sono persone che hanno un assetto rappresentazionale.

Dell'attaccamento caratterizzato da gravi traumi. Un buon 25% erano invece distanzianti e una percentuale molto piccola era di sicuri o preoccupati-invischiati. È interessante allora osservare le interviste dei genitori che in letteratura vengono definiti "non abusanti", ovvero i partner dei genitori abusanti. Nell'intervista si trova che le differenze nelle codifiche tra i non abusanti e gli abusanti esistono, ma non sono statisticamente significative. Circa il 45% sono distanzianti, mentre il 35% circa UCC. Quindi anche dall'altra parte ci sono dei gravi problemi in ordine alla grammatica emotiva e relazionale di base. È di tutta evidenza che sarebbe alquanto bizzarro se ci fosse un genitore che perpetua un abuso e l'altro che non si accorge di niente, tuttavia questo accade, proprio perché ci sono dei buchi nella grammatica relazionale anche del

partner non abusante, che non permettono la lettura di segnali che il bambino prova a mandare. Che rapporto ha il bambino con il genitore abusante? Nella maggioranza dei casi, i bambini non si distaccano dal genitore abusante, anzi al contrario ricercano con questo il contatto e la vicinanza, questo perché il bambino nei momenti di paura va verso la base sicura, se la base sicura è una persona abusante, innescane nel bambino una paura ancora più grande che lo porterà con ancora maggiore forza, contro ogni aspettativa, proprio verso quella che almeno dovrebbe essere la sua base sicura (i partner non abusanti spesso infatti dichiarano quanto non si sia accorti dell'abuso anche perché il bambino stava sempre col genitore abusante, non se ne allontanava).

L'ESPERIMENTO DI HARLOW CON LE SCIMMIE RHESUS

Le scimmie vengono messe a contatto con due surrogati materni, uno di fil di ferro con un biberon per il cibo e uno morbido, caldo, con il pelo. La scimmia

passa circa 17-18h al giorno con la mamma con il pelo e le restanti con la madre che eroga il latte dal biberon. Ci immaginiamo che ciò possa essere trasportato anche ai bambini, ma può essere chiamato amore? No, è una ricerca di protezione nei confronti di un caregiver preferenziale che concorre per stabilire un legame affettivo negli umani, ma che non è di per sé amore. Viene fatto vedere alla scimmia un oggetto che gli fa paura, in modo da attivare il sistema di attaccamento (come abbiamo visto nei bambini per la Strange Situation, in cui viene fatta allontanare la madre), la scimmia si attacca al surrogato di pezza con il pelo. Da questi esperimenti inizia a prendere vita lo studio sull'attaccamento di Bowlby. LA PROCEDURA STILL FACE Questa è una procedura utile ai fini dell'intervento e della valutazione clinica, ideata da Edward Tronick, il quale ha un posto molto importante negli studi di infant research a Roma. Questa procedura vuole

rappresentare quei genitori che, per diversi motivi, spesso depressione, non interagiscono con il bambino in maniera appropriata. Al caregiver viene chiesto di interagire 'a singhiozzo' con il bambino, ovvero in una prima fase stando di fronte a lui e interagendo come normalmente interagisce, in un secondo momento, su un segnale specifico, gli viene chiesto di girarsi di spalle al bambino e poi rigirarsi verso di lui con una faccia ferma e dopo poco tempo gli viene chiesto di rigirarsi di spalle e poi di nuovo verso il bambino, riprendendo la relazione normale. Viene per esempio usata, insieme ad altri metodi, per vedere gli effetti della permanenza nella terapia intensiva prenatale. Vediamo un bambino di 4-5 mesi che non ha ancora raggiunto i 9-10 mesi in cui discrimina le figure di attaccamento, ma vediamo l'interazione con la mamma che ha già un'evidente caratteristica di regolazione e co-regolazione.

1° interazione positiva: la madre usa il motherese, usa

dei ritmi di stimolazione, non stimola continuamente ma lascia spazio al bambino e modifica gli stimoli, li varia. Quando il bambino si distrae la mamma lo riporta a sé nell'interazione e, in un'interazione sostanzialmente e complessivamente molto buona, in questo momento potremmo dire però che il bambino voleva staccarsi un attimo dagli stimoli ripetuti, seppur essi siano in un buon timing, attivando un momento di autoregolazione, manifestandoci che non c'è bisogno di stimolare un bambino in continuazione, che i bambini anche molto piccoli hanno delle competenze nella regolazione della stimolazione, ma anche che quello che è accaduto nella sua breve vita è molto buono nel rapporto di caregiving perché già mostra una capacità di autoregolazione (si mette in bocca i lacci della culla, non inizia a piangere). C'è un momento di imitazione nel battere le mani, nel salutare. Ma la cosa più rilevante cheosserviamo è che la mamma ci mostra di sé, mentre gioca con il bambino, che sta sperimentando uno stato emotivo di piacere, ha un sorriso grandissimo e quando viene chiesto ai grandi nomi dell'attaccamento (Bolwby, Mary Main, ecc), quale sembra essere il predittore più forte dell'attaccamento sicuro, da sempre rispondono "il piacere nell'interazione". Il piacere nell'interazione lo leggiamo dagli occhi e si traduce quindi in un riconoscimento che il bambino verifica costantemente del suo valore agli occhi dell'altro, non solo il bambino ha bisogno di essere amato, ma ha bisogno di vedere che il suo amore è genuinamente reciprocato e il piacere nell'interazione mostra al bambino che l'altro c'è, lo apprezza per quello che è, portando così ad una sicurezza di sé. Momento still face: ilbambino non si dimena eccessivamente, non si disregola, riesce a mantenere un'autoregolazione buona, mettendosi in bocca le m
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Publisher
A.A. 2021-2022
126 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sbludy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Nicolais Giampaolo.