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ESTETICA DEL POP

Fase in cui i poli decisivi non sono più forma e funzione, ma consumo e immagine. Scenario determinato in modo netto dalla cultura pop, che dagli anni '50 e '60 si afferma come grammatica del nuovo immaginario estetico.

Caratteristiche generali:

  • Transitorietà delle forme.
  • Potere dell'immagine.
  • Centralità dell'oggetto.
  • Mitizzazione del quotidiano.
  • Estetica dell'artificio.
  • Mercificazione dell'arte.
  • Marginalizzazione della natura.
  • Esclusività della realtà metropolitana.
  • Livellamento delle gerarchie culturali.
  • Innalzamento della moda come riferimento estetico.

Transitorietà delle forme:

  1. Foto originale: Frank Powolny, foto promozionale di Niagara (1953).
  2. Andy Warhol: Marilyn (1962).
  3. Madonna: Celebration (2009).

Un'immagine è nuova ma già metabolizzata. Il pop è qualcosa di già conosciuto che si propone.

alla massa come dimensione inedita. La Marilyn di Warhol è allo stesso tempo copia della foto, ma anche originale di se stessa. Potere delle forme Il centro della nuova cultura pop è il potere delle immagini (Hollywood: dimensione sloganistica che si impone). L'immagine si impone in maniera più veloce rispetto alla dimensione del logos e del pensiero. Ascesa dell'oggetto Affermazione dell'oggetto, sganciato dall'uso, immesso nel ciclo del consumo, e consumato solo per la simbolicità. Il gadget diventa l'oggetto simbolo della cultura pop. Mitizzazione del quotidiano Tutti gli oggetti di uso comune hanno una dimensione gadgettistica e simbolica. Primo dipinto e opera della pop art: Richard Hamilton: "Just what is that makes today's homes so different, so appealing?" (1956) Si vuole esporre un benessere fisico, non ci sono più la fame e la povertà. Estetica dell'artificio Il pop è una grande macchinadella costruzione estetica dell'immagine e del bello. Può avere varie direzioni, come la moda (Carnaby Street), o la costruzione di ciò che è l'iper realtà (Disneyland). Marginalizzazione della natura I riferimenti alla natura sono scomparsi. Per la cultura pop, la natura non è altro che quel panorama che noi vediamo quando ci spostiamo su un'autostrada da una città all'altra. È una sorta di parentesi del tutto trascurabile all'interno della metropoli. Esclusività della realtà metropolitana La metropoli diventa il luogo esclusivo della quotidianità. Mercificazione dell'arte 1. Andy Warhol: Campbell's Soup Cans (1962). 2. All Star Converse: Andy Warhol Collection (Spring 2015). L'industria della moda si rifà all'arte di Warhol, che a sua volta aveva già artisticizzato l'arte. Livellamento delle gerarchie culturali Le gerarchie di una cultura di Serie A e di

Una cultura di serie B, vengono annullate. La cultura pop è una sorta di condivisione istantanea di un immagine (Dart Fener).

Moda come riferimento estetico. La moda diventa il principale vettore e scenario in cui queste caratteristiche si modulano.

Popular culture = Pop Art. Pop Art all'inizio non indica la corrente artistica che tutti conosciamo, inizialmente non è un movimento artistico, ma è un termine che sta ad indicare tutti i prodotti dell'industria, che sono oggetto del consumo di massa.

Independent Group (Institute of Contemporary Arts di Londra): nasce la formula "pop art".

  1. 1955-1962: indica i prodotti della cultura di massa in senso lato (un frigorifero, un film, un fumetto, una bibita).
  2. 1962-1968: indica una corrente artistica.
  3. dal 1968 (anche 1965): un aggettivo pervasivo che indica una cultura non sempre coincidente con la cultura di massa.

LAWRENCE ALLOWAY (1926-1990). Critico d'arte britannico, molto importante negli anni '50-'60-'70.

Membro dell'Independent Group. "Usavo quel termine per riferirmi ai prodotti dei mass-media, non alle opere che ricorrono alla pop culture" - "The Development of British Pop", 1966. Il termine Pop Art indicava i prodotti della comunicazione di massa. "Popular Culture and Pop Art" (1969) "La popular culture può essere definita la somma di tutte quelle arti progettate per un consumo simultaneo da un pubblico numericamente esteso. Quindi esiste una somiglianza nella distribuzione e nel consumo di materiale stampato, riviste, film, dischi, radio, tv, industrial e interior design. La popular culture nasce nei centri urbani ed è distribuita sulla base della produzione di massa [...]. Il consumo della popular culture è fondamentalmente un'esperienza sociale [...]. È una rete di messaggi e oggetti che condividiamo con gli altri [...]. È, essenzialmente, un'arte sui segni e sui sistemi dei segni". Il pop

è un’estetica della comunicazione, più che della produzione.

“The Arts and the Mass Media” (1958)

Trovare una definizione del Pop è stato difficile per i membri dell’Independent Group, che hanno cercato diargomentare meglio questo nuovo fenomeno che si stava affermando.

Pop Art = «popular arts of our industrial civilization», «mass arts» «arts of the mass media», «mass popular arts».

La massa è il fine a cui quest’arte è diretta.

“Tutto quello che nella nostra cultura è soggetto al cambiamento è il materiale delle arti popolari”.

Una cultura fortemente metamorfica, che cambia. Il pop però non è una rivoluzione permanente, ha una suagrammatica ben riconoscibile.

“L’arte è soltanto una delle possibili forme di comunicazione in una rete in espansione che include anche le arti dimassa”.

L’arte è soltanto una

piccola arte della società contemporanea.

REYNER BANHAM (1922-1988)

Membro dell'Independent Group. Storico dell'architettura, critico e intellettuale.

Il pop è l'unione di due elementi:

  1. expendability (consumabilità);
  2. imageability (iconicità).

Il consumo è il grado più pop dell'oggetto quotidiano.

L'architettura è la dimensione progettuale più adatta a questa nuova consumabilità simbolica che il pop ricerca? No, l'architettura è troppo stabile e duratura per incarnare la transitorietà del pop.

Il design esprime meglio questa nuova fase, in cui i dispositivi tecnologici sono centrali.

"Industrial design e arte popolare (1955)"

"Noi viviamo in una economia imperniata sul concetto di 'usare e buttar via', in una cultura in cui la classificazione fondamentale delle nostre idee e dei nostri possessi terreni si esprime nei termini della loro relativa

consumabilità e sostituibilità. Gli edifici che fabbrichiamo possono stare in piedi per un millennio ma la loro attrezzatura meccanica deve essere sostituita dopo cinquant'anni, il loro mobilio dopo venti. Una teoria cosmologica può durare quanto un spazzolino da denti, diciamo sei mesi; un modello matematico può durare il tempo di risolvere un particolare problema, che può coincidere con il tempo necessario a leggere un giornale, ma giornale e modello saranno insieme dimenticati la mattina dopo; un razzo sperimentale, il non plus ultra della nostra avventura sperimentale, può incendiarsi e ridursi in rovina in qualche minuto.” All'interno di questa dimensione in cui tutto si consuma nell'arco di una giornata, in cui la moda determina l'obsolescenza del prodotto, il design vince a mani basse sull'architettura. L'architettura non può essere rinnovata ogni mese, ogni anno…Il designer non èsolo un progettista di funzioni, è un interprete della cultura che lo circonda. È un progettista di immagini. Il design contemporaneo progetta un oggetto simbolico e consumabile (rappresentato per Banham dall'automobile). "Veichles of Desire" (1955) "Gli stylist più importanti - capi anonimi di team anonimi - ambiscono a dare alle proprie creazioni l'apparenza di velocità, potenza, brutalismo, lusso, snob-appeal, esoticità e sesso puro e semplice. Si servono di un'iconografia simbolica, il cui potere ultimo risiede nell'affondare saldamente le radici nel gusto popolare e nelle tradizioni innate del prodotto, mentre i simboli veri e propri provengono dalla fantascienza, dai film, dagli aerei supersonici, dall'autoda corsa, dall'araldica, e da alcune attitudini mentali anch'esse ben radicate che rimandano alla vita all'aria aperta e al legame tra sesso e tecnologia. Arbitro e

interprete tra il consumatore e l'industria, lo stylist della carrozzeria non impiega un'accozzaglia di orpelli insignificanti come vorrebbero i critici d'arte, ma ha trovato il modo per comunicare qualcosa di eccezionalmente importante, anche se non esprimibile a parole, per la cultura viva del Secolo Tecnologico."

Il progettista è l'interprete della cultura tecnologica.

Critiche a Banham

  • Dorfles: è inopportuno far coincidere l'estetica del design con quella dell'arte popolare, ossia considerare il design come l'arte popolare dell'arte tecnologica (ma B. ha individuato il problema del consumo simbolico).
  • Koenig: la formula pop art è solo un esercizio di moda culturale.
  • Maldonado: questa estetica transitoria è un'estetica dello styling (ma B. ha promosso l'antiaccademismo; la transitorietà; un'iconografia socialmente condivisa e legata all'oggetto).

Per Banham il

Il design è sempre più un problema comunicativo-tecnologico, e sempre meno legato alla dimensione di una produzione materiale. Il design pop quindi si emancipa e si libera dal modello e dell'oggetto archetipico, DNA invece dello stile moderno. Il design si configura come dialettica: una continua modulazione di struttura materiale e sovrastruttura tecnologica. Il design è la possibilità in cui tecnologia e materiali convivono tra di loro.

"A Home Is Not a House" (1965)

Una dimora non è una casa. Spazio soggettivo (home) contro uno spazio oggettivo (house).

"Quando una casa contiene un tale complesso di tubature, canne fumarie, condutture, cavi, luci, valvole, prese, forni, lavelli, scarichi per i rifiuti, impianti high-fi e di riscaldamento, antenne, condotti, congelatori –, quando contiene così tanti servizi che la loro intelaiatura si reggerebbe in piedi da sé, senza alcun aiuto da parte dell'edificio,

un'abitazione diventa troppo elevato, le persone possono optare per una casa condivisa. In questo modo, il costo viene diviso tra più persone, rendendo più accessibile l'acquisto di una casa. Inoltre, vivere in una casa condivisa può offrire anche altri vantaggi, come la condivisione delle spese di manutenzione e la possibilità di avere compagnia e supporto da parte degli altri coinquilini.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
39 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fede019 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e semiotica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Mecacci Andrea.