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LA NASCITA DELLO STATO
Il governo è necessario più che altro per fornire un terzo di fronte al quale risolvere e giudicare i
conflitti: nello stato di natura, tutti gli uomini sono sovrani ma sono anche soggetti a continue
violazioni, perché gli altri usano applicare in modo imparziale la legge naturale a causa delle passioni
contrastanti. Per questo motivo, la società nasce come mutua conservazione dei diritti (delle
proprietà) dei suoi membri attraverso un patto sociale radicato nel consenso dei governati. Si
capisce che il compito del potere è molto ristretto, ed esso non dovrebbe certo infastidire, regolare
o addirittura soppiantare l'ordine sociale.
La legge che lo Stato deve imporre è perciò l'attuazione positiva di ciò che la legge naturale vuole
già preservare di per sé. Locke definisce la legge in generale, coerentemente con ciò che individuava
come stato di natura, come lo strumento della libertà, sebbene indiretto – non come la sua
limitazione. Ogni imposizione è sì una diretta proibizione di qualcosa, ma sempre e solo finalizzata
ad assicurare la fruizione continua delle proprietà e delle libertà particolari di ogni membro.
FONDAZIONE DELLO STATO LIBERALE 12
Locke è guardato come il fondatore per questo del governo liberale , di uno Stato minimo limitato
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a funzioni di preservazione dell'ordine naturale della società. Esso nasce infatti come risultato
interno allo stato di natura, mai come sua soluzione alternativa.
In realtà ancora prima di Montesquieu, il filosofo pensò a questa società come ad una comunità
governata da tre poteri attraverso cui questo Stato liberale può svolgere i suoi compiti:
Potere legislativo,
Potere governativo,
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Potere federativo .
Si noti che il potere giudiziario classico qui manca, poiché dovrebbe essere il fine ultimo di tutti e tre
questi poteri. Queste idee furono largamente applicate nella Dichiarazione di Indipendenza degli
Stati Uniti d'America.
12 - Secondo alcuni, invece, sarebbe più corretto parlare semplicemente di un governo autolimitato – lo Stato liberale si avrebbe veramente dopo, con la
definizione di altri diritti. Infatti, in Locke alcuni tratti sono a dir la verità incompatibili con l'istituzione statale stessa.
13 - Cioè quello riguardante la politica estera. 23
LIMITI AL POTERE LEGISLATIVO
Il diritto naturale di Locke rientra nel suo sistema ad imporre i limiti entro i quali può lavorare la
funzione principale del potere politico: quello legislativo. Le leggi possono essere imposte infatti
finché non contraddicono la legge naturale, perché a quel punto significherebbe che i governanti
hanno sviato dalla propria natura. Esistono quattro limiti per il potere legislativo del governo:
Dovere alla conservazione di sé: nessuno può trasferire agli altri, nemmeno volontariamente,
più di quanto egli stesso possieda. Questo è impossibile perché l'uomo, per sua stessa
natura, deve agire per conservare sé stesso e dunque non è giusto che vi rinunci,
Primato dell'autorità: le leggi dello Stato devono essere promulgate ufficialmente e stabili
prima di entrare in vigore, così come i funzionari devono essere eletti e investiti prima di
operare. Solo il rispetto per queste procedure è in grado infatti di garantire l'imparzialità del
diritto,
Diritto al consenso: nessuno può togliere ad un uomo senza il suo consenso, diretto o
indiretto. Nello stato di natura, ogni uomo è di per sé l'unico e l'ultimo possessore delle
proprie proprietà,
Divieto di delega: il potere legislativo deve competere al governante e non può essere
trasferito a nessun altro, perché è solo il governo ad essere insignito del consenso popolare.
IL CONSENSO DEL POPOLO
Il consenso nei confronti del governo dev'essere costante, anche se cauto nel giudicare, poiché è
alla base del contratto sociale. esso dev'essere sempre, inoltre, un consenso tacito, cioè la sovranità
dovrebbe comunque sentirsi in obbligo di agire a spron battuto nella sua linea politica in assenza di
proteste da parte della popolazione.
Siccome il potere è quindi delegato all'autorità da parte del popolo, è la gente a detenere la vera
sovranità. Per questo, Locke è indicato spesso come il primo teorico moderno della democrazia; in
lui, in particolare, democrazia e liberalismo coincidono, in un'associazione che rimarrà scontata e
ovvia principalmente grazie all'adozione che della filosofia lockiana fecero i neonati Stati Uniti
d'America.
IL DIRITTO DI RESISTENZA
Locke rimase un fautore del diritto di resistenza – qualcosa di peraltro profondamente incompatibile
con la moderna istituzione statale. In caso il governante paia abusare del suo potere e dunque finire
per violare la libertà della popolazione, è diritto della società civile di destituirlo e caccialo. Tuttavia,
il filosofo tiene a ricordare che non è conveniente dimenticare la prudenza nel diritto di resistenza:
rovesciare il potere al primo sgarro illiberale finirebbe per rendere il governo impotente e
disfunzionale.
Esistono quattro casi in cui il così chiamato da Locke appello al Cielo si rivela finalmente necessario:
invasione da un potere estero, usurpazione del potere, tirannia ovvero governo al di fuori del diritto,
dissoluzione del governo ovvero quando il potere esecutivo usurpa il potere legislativo e/o viola la
proprietà dei cittadini. 24
TEORIA DELLA PROPRIETÀ
LA PROPRIETÀ PRIVATA
Locke fu uno strenuo difensore della proprietà privata come conseguenza della centralità che
secondo lui essa aveva nei rapporti definiti dallo stato di natura. Con questo termine, il filosofo si
riferisce in realtà ad ogni tipo di diritto civile che spetta ad un uomo. Esistono dunque tre tipi diversi
di proprietà privata:
Proprietà di sé,
Proprietà del lavoro, cioè percepire come inaccettabile di venire costretto a lavorare o ad
essere schiavo di un altro senza il proprio consenso,
Proprietà degli oggetti esterni.
Violare la proprietà è dunque l'unico vero tipo di violenza che può essere esercitato. Il governo deve
primariamente evitare che avvengano tali ingiustizie, che la proprietà di un cittadino venga violata
su ogni piano.
DEFINIZIONE DI PROPRIETÀ
L'appropriazione funziona, secondo Locke, in una maniera ben precisa: è di qualcuno qualcosa che
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occupa un terreno perché se ne sfruttino i benefici . Non esisterebbe, in altre parole, alcun diritto
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astratto alla proprietà di una terra o di un possedimento: uno ha la proprietà di qualcosa solo nel
momento in cui ci dedica attenzione e ne trae vantaggio – la proprietà senza utilizzo non è proprietà.
Nell'esempio concreto, la filosofia di Locke fece sentire i coloni americani legittimati a conquistare
il territorio dove gli Indiani d'America vivevano: laddove gli indigeni non si stabilivano, loro andavano
a lavorare la terra e dunque se ne appropriavano. Essendo gli Indiani dei nomadi, i terreni che
abbandonavano a sé stessi smettevano, nella visione di Locke, di essere loro di diritto; tutto ciò che
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i coloni americani furono disposti a riconoscergli (nel primo periodo, almeno ) furono la loro non
legittimità nell'attentare agli animali o ad ostacolare i loro spostamenti, perché ciò avrebbe leso la
loro libertà di praticare la caccia che avevano sempre esercitato con quei mezzi.
La proprietà di Locke, a differenza che nei predecessori, non è un diritto convenzionale ma naturale.
Nella Bibbia, sottolinea il filosofo, si diceva sì che in principio tutto era di tutti, ma nel senso
semplicemente che tutto fosse a disposizione di tutti. Il lavoro è insomma ciò che rende una cosa
proprietà del lavoratore, perché significa che un uomo ha messo qualcosa di proprio in un oggetto,
rendendolo un bene, un oggetto di valore.
ATTRITI TRA LOCKE E LO STATO MODERNO
Nella mentalità contemporanea, secondo cui lo Stato dovrebbe soddisfare desideri anziché limitarsi
a definire la proprietà che i cittadini delineano autonomamente, il sistema di Locke salterebbe. Se il
governo si assume nuovi incarichi come garantire da sé un minimo di averi a qualcuno, allora
cambiano anche le sue funzioni e i suoi limiti. Può diventare esso stesso un ente che espropria e
controlla arbitrariamente la proprietà altrui. Il rischio è forse che, facendo cadere così dei limiti chiari
sulle funzioni della politica, lo Stato abbia una porta aperta per imporsi su qualsiasi facoltà e
autonomia dell'individuo.
14 - Questi benefici sono soggettivi: ognuno può sfruttare la terra come vuole. Per esempio, un uomo può ritenere proprio di diritto un parco che ha recintato
sia che lo coltivi, sia che lo usi solamente per farci passeggiate una volta al mese: l'importante è che non lo abbandoni a sé nel senso che non se lo appropri
senza un qualsiasi scopo pratico.
15 - Il rispetto statunitense per i propri principi lockiani venne meno qualche anno dopo, nel corso dell'Ottocento, principalmente quando i coloni smisero di
conquistare i terreni abbandonati ma attaccarono direttamente gli Indiani là dove erano stanziati, cacciandoli con la forza e rinchiudendoli poi nelle riserve.
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Il conflitto tra il mondo contemporaneo e il sistema del filosofo sta anche in una diversa definizione
di libertà: in Locke l'individuo è libero in senso negativo. Egli può fare ciò che vuole quando si
garantisce che non venga ucciso, rapinato, danneggiato, ostacolato... Nei tempi contemporanei, la
libertà politica viene considerata in senso per lo più positivo, cioè l'individuo sarebbe libero quando
ha delle facoltà, dei mezzi, degli averi determinati. 26
SVILUPPI DEL PENSIERO
LA TOLLERANZA
Famosa fu anche la riflessione di Locke a riguardo della tolleranza. Secondo il filosofo, tolleranza
non significa accettare ogni idea possibile perché non si è certi di una verità. Se Cristo è la verità –
scrive il filosofo –, ma ci ha detto di amare gli altri e quindi di rispettare anche il diverso da noi, allora
una delle cose che dobbiamo fare secondo verità è rispettare anche le opinioni altrui. La verità perde
di senso, se viene imposta, insomma.
LA MORALE
Nel Saggio sull'intelletto umano si cerca, come conseguenza dell'empirismo gnoseologico di Locke,
anche una sua applicazione n