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L'IMPORTANZA E LA RIPRESA DI OMERO
Il grande sviluppo della poesia e della cultura greca è sempre legato a Omero, sia quando lo si riutilizza e commenta in chiave critica, sia quando lo si attacca. Nel caso di Saffo e Archiloco, il paradigma eroico di Omero viene ripreso e reinterpretato, piegato alle esigenze espressive di altro tipo, tutte finalizzate a quella che Bruno Snell chiama "esplorazione dell'individualità". Bruno Snell ha dedicato alla cultura greca un approfondimento in una serie di capitoli che possono essere letti separatamente, ma che insieme rappresentano un viaggio all'interno della cultura greca; questo libro si chiama "La cultura greca e le origini del pensiero europeo". Si tratta di un capolavoro saggistico in cui la padronanza della materia è tale che l'autore non ha bisogno di essere eccessivamente complicato nell'argomentazione: temi anche complessi vengono affrontati con chiarezza e limpidezza. Anche nella chiarezza delsuo libro, però, si può notare che manca qualcosa: l'importanza dell'oralità. Non si devono proiettare sul mondo greco i nostri parametri, poiché quella era una cultura orale e performativa. In questa costanza della performatività e dell'oralità, che arriva fino al IV secolo, noi vediamo che anche la maggiore o minore vicinanza ad Omero, quindi l'accettazione di Omero che comprende però anche un'innovazione, rientra comunque sempre nei canoni dell'oralità, non di tipo epico ma di tipo lirico. Con Saffo e Archiloco, ad esempio, si vede la presenza dell'io che si scontra con altre individualità; esiste un termine per queste forme proemiali, che si chiamano priamel. Seferis, Il re di Asine Un notevole effetto di risonanza della poesia di Omero è quello che troviamo in una poesia del 1900 scritta da Ghiorgos Seferis, Il re di Asine. Seferis è un poeta che può essereConsiderato anche un critico; può essere avvicinato a Montale. In Seferis, poeta greco, risuona moltissimo l'eco di Omero. In particolare, questo componimento è introdotto da due parole che sono la conclusione di un verso presente nel secondo libro dell'Iliade, Il catalogo delle navi, che utilizza un espediente tipico della poesia greca arcaica, il catalogo. In questo catalogo, noi troviamo questa piccola menzione a Asine, una città del Peloponneso. Il poeta immagina un rapporto con il passato, immagina una passeggiata archeologica intorno alla rocca del re di Asine. Si tratta di un formidabile omaggio a Omero, che è tanto più forte quanto più il nome di colui che viene omaggiato viene nascosto. Seferis non ha bisogno di citare Omero, gli basta l'epigrafe, e questo frammento di un corpus profondamente conosciuto che gli dura nella mente inizia questa composizione. Mentre Seferis fa così, dando nuova voce a Omero nel senso del
Rapporto attraverso la distanza (questa è una poesia sulla distanza, su quello che non c'è, che è andato perduto), fa anche un'altra cosa. Mentre fa così, omaggia indirettamente anche l'altro grandioso poeta, Pindaro.
Da Pindaro, Pitica III (110-115)
Pindaro parla di Nestore, il saggio tra gli eroi greci, che era di una generazione più avanti rispetto ai grandi combattenti, che nella guerra di Troia appare come un saggio, che dà consigli. Nomina inoltre Sarpedone, il prediletto di Zeus, il più bello tra gli eroi della guerra di Troia, alla cui morte Kavafis dedica un componimento.
Pindaro dice che queste figure, Nestore, il greco illuminato ma non tanto combattente, e Sarpedone, l'amico dei troiani che muore, sono figure mitiche: se noi li conosciamo, è perché ci sono stati dei geniali artefici. Si tratta di un omaggio a Omero, grazie al quale questi personaggi si conoscono. Dice che se la virtù resiste,
è perché c’è stato l’onore dei canti: se non esistesse la poesia, non avremmo neanche la conoscenza. Se le cose durano con il tempo, è perché la poesia le salva, e questo è un privilegio che capita a pochi, mentre per tutti gli altri c’è silenzio.
Alcuni durano nella memoria, durano perché ci sono i poeti. Seferis fa la stessa cosa: non sappiamo chi sia il re di Asine, né come si chiamava, ma basta citarlo per far nascere un’immaginazione che genera questa poesia del 1900.
Seferis, Grandezza di una piccola lingua. Sempre Seferis fu il poeta greco che ebbe il privilegio di ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1963. Nel suo discorso, egli fa una bellissima riflessione sull’influsso di questa poesia nella cultura occidentale e sul rapporto che Seferis trova tra questa lingua e l’esplorazione dell’umano.
La tradizione greca è caratterizzata dall’amore per l’umano.
E la sua norma è la giustizia.
Nella tradizione classica, l'uomo che supera la misura e si macchia di hybris, è punito dalle Erinni, le divinità vendicative. Il riferimento è al capolavoro di Eschilo, l'Orestea, la vicenda del figlio di Agamennone e Clitemnestra che di fronte all'omicidio del padre al ritorno dalla spedizione per opera della moglie e dell'amante, vendica il padre uccidendo la madre e conosce un percorso fatto di approfondimento della colpa ma anche di espiazione di questa colpa.
Seferis dice che l'amore e l'attenzione per l'umano, e il senso della giustizia, sono tutti concetti elaborati in Grecia.
Termina scrivendo: Dobbiamo cercare l'uomo dovunque possiamo trovarlo. Quando, nel suo cammino verso Tebe, Edipo incontrò la Sfinge che gli pose l'indovinello, la sua risposta fu: "L'uomo". Quella semplice parola distrusse il mostro. Noi abbiamo molti mostri da distruggere.
Ripensiamo alla risposta di Edipo. La Sfinge pone un indovinello a Edipo, la cui risposta è l'uomo. L'inizio dell'Iliade e l'inizio dell'Odissea. La prima parola dell'Iliade è "ira", e il primo verbo è "canta": "Canta, o dea, l'ira". L'Odissea, invece, inizia con una parola, "andra", "uomo": "L'uomo ricco d'astuzie raccontami". Nell'Odissea era Achille, con il patronimico; nell'Odissea, invece, non viene specificato chi sia quest'uomo ricco d'astuzie. L'Iliade inizia con l'ira di Achille; Apollo spinge la disputa tra Agamennone e Achille e suscita una malattia per il campo, perché Agamennone aveva oltraggiato il sacerdote di Apollo Crise, la cui figlia Criseide era stata sottratta alla casa paterna ed era diventata concubina di Agamennone. Imitatio e aemulatio di Omero. È vero che Omero è
stato omaggiato e ripreso; si può parlare di imitatio e aemulatio, che significa imitare qualcuno ma sfidarlo allo stesso tempo. 38È quello che fa Dante con Virgilio ad esempio; Virgilio a sua volta fonde Iliade e Odissea e facendo imitatio e aemulatio di Odisseo diventa a sua volta oggetto di imitatio e aemulatio. Orazio, ad esempio, parte dall'imitatio e aemulatio verso Omero di Saffo e Alceo e imita e emula a sua volta Saffo e Alceo, imitando quindi Omero. A sua volta Orazio diventa a sua volta oggetto. L'interpretazione allegorica di Omero Nel corso del tempo, queste espressioni omeriche relative all'azione divina, ad esempio al fatto che Achille viene fermato da Atena dal brandire la spada o altri atteggiamenti simili, cambiano. Ad un certo punto iniziano ad apparire delle voci critiche nei confronti di questi aspetti, nei confronti della poesia omerica, soprattutto per quanto riguardava il rapporto tra azione umana e azione divina. Un primo modo moltoaccurato e consapevole fu quello relativo all'interpretazione "allegorica" di Omero: ci sono alcuni aspetti dell'azione degli dei nei poemi omerici che non devono essere interpretati alla lettera. Sembra che la poesia dica certe cose, ma in realtà ne vuole dire altre, e bisogna essere capaci di capire cosa voleva dire. Sono nati molti filoni sull'interpretazione allegorica di Omero, che dice che Omero vuole sempre ammaestrare e insegnare, anche quando non sembra. Tante sezioni apparentemente inaccettabili del testo omerico vogliono dire delle altre cose, cose ad esempio dal punto di vista meteorologico: l'azione di Zeus deve essere interpretata come un cambiamento climatico che porta verso la serenità del cielo. È accaduto qualcosa nel corso della storia che il poeta presenta come azione divina. Il poeta Senofane e la messa in discussione del mito Già tra il VI e il V secolo a.C. compare un personaggio che non potremmo capire senza.Omero, poiché non si limita a parlare di Omero, ma lo attacca proprio: gli altri lo riprendono per variare, mentre lui lo attacca direttamente. Questo personaggio è il poeta e pensatore Senofane. In Senofane troviamo per la prima volta una radicale critica della poesia omerica, con riferimento alle modalità dell'azione divina. Tutto ciò che per gli uomini è motivo d'onta e biasimo - come il furto, l'imbroglio, l'adulterio - fu assegnato tanto da Omero quanto da Esiodo agli dei. Furto e imbroglio li troviamo ad esempio nell'inno omerico Ermes. Di loro ci narrarono infinite azioni illecite. Coloro che narrarono sono i poeti, specialmente Omero e Esiodo, che narrano infinite azioni illecite degli dei. Crede l'uomo gli dei nati da un parto e come lui forniti di vesti e voce e corpo. Gli dei greci sono antropomorfici: la loro forma è simile a quella degli umani. Il modo in cui i grandi poeti della tradizione hanno rappresentato.gli dei non sono affidabili, sono impropri. Senofane dice che la divinità esiste, ma non è così, è diversa. Non svelarono agli uomini gli dei tutti i segreti: sono migliori gli esiti d'una ricerca lunga. Senofane dice che nel mondo divino e umano esiste un solo dio, che è dissimile dai mortali: possono esistere degli dei che sono delle emanazioni del dio uno, ma questo dio non è riconducibile ai mortali. E questo dio è immobile, perfettamente pacato e pacificato in se stesso, è una prima introduzione di quello che chiameranno "motore immobile": è quello che muove senza essere mosso, la causa prima. Si tratta di un'importante svolta all'interno della cultura greca antica. Nello stesso periodo si hanno voci diverse, ad esempio quella di Pindaro, che guarda ancora con nostalgia al mondo mitico, al mondo degli eroi e dei poeti. Il mito per Pindaro è il paradigma dell'assoluto: nei suoi inni eto si chiama "panellenia". Durante le panellenia, le persone si riuniscono per celebrare insieme, condividendo cibo, musica e danze tradizionali. È un momento di gioia e di unione, in cui tutti si sentono parte di una comunità più grande. Le panellenia sono un'occasione per rafforzare i legami tra le persone e per celebrare la cultura e le tradizioni del luogo. Durante queste festività, le strade si riempiono di colori e di suoni, e l'atmosfera diventa magica. È un momento in cui tutti possono lasciarsi alle spalle le preoccupazioni quotidiane e godersi la compagnia degli altri. Le panellenia sono un'esperienza unica, che lascia un ricordo indelebile nella mente di chi le vive.