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ΔB,
operazione di mercato aperto espansiva, i.e., acquisto di titoli per un ammontare
ΔB.
aumentando quindi la base monetaria di L'aumento della domanda di titoli ne fa
aumentare il prezzo, quindi i si riduce.
A questo punto i < i*, quindi gli investitori vorranno acquistare titoli esteri.
Per far ciò dovranno acquistare valuta estera ($) in cambio di valuta nazionale (€), e questo
porta ad una riduzione del tasso di cambio E, ovvero del prezzo dell'€ in termini di $
(deprezzamento). Ẽ
A questo punto E = : la banca centrale deve intervenire sul mercato dei cambi vendendo
$ in cambio di e, facendo in questo modo aumentare il prezzo dell'€ in termini di $.
La banca centrale continua a vendere valuta estera (le sue riserve di valuta estera
diminuiscono) in cambio di valuta nazionale, diminuendo così la base monetaria.
In termini di Bilancia dei Pagamenti avremo:
Per mantenere il cambio al livello desiderato, dato l'eccesso di offerta di euro, la banca
centrale dovrà domandare euro in cambio di $, riducendo le riserve valutarie
Quanta valuta estera deve vendere la banca centrale?
Abbastanza da far tornare la base monetaria e il tasso di interesse i al livello precedente.
L'unico effetto dell'operazione espansiva di mercato aperto è quello di modificare la
composizione del bilancio della banca centrale, lasciando invariata sia la base monetaria
sia il tasso di interesse.
La politica monetaria espansiva è stata inefficace. Ad un iniziale aumento della base
monetaria (riduzione del tasso di interesse), è seguito una riduzione della base monetaria
per mantenere il cambio al livello desiderato.
Altro esempio
• Ẽ
Supponiamo di trovarci in regime di cambi fissi, con E = e le aspettative sul tasso
Ẽ
e
di cambio futuro E =
• ↑i*
Supponiamo ora che aumenti il tasso di interesse estero,
• Cosa succede?
Ẽ Ẽ,
e
Dati il tasso di cambio e dato il tasso di cambio atteso; E = il rendimento dei
titoli esteri è maggiore del rendimento dei titoli interni: i < i*.
€
Gli agenti vendono in cambio di dollari per comprare titoli esteri, aumenta l'offerta
di euro
Il tasso di cambio tende a deprezzarsi!
Ẽ,
Per mantenere il tasso di cambio al livello la Banca Centrale dovrà riequilibrare
domanda e offerta di euro, quindi domanda euro in cambio di dollari!
La Banca Centrale compra euro in cambio di dollari
La base monetaria (l'offerta di moneta) si riduce e le riserve di valuta estera si
riducono! Al ridursi della base monetaria, aumenterà il tasso di interesse interno
Per mantenere il cambio fisso, la banca centrale è costretta a modificare il tasso di interesse
domestico! Si riducono le riserve valutarie; Si riduce l'offerta di moneta, quindi aumenta il
tasso di interesse. Aumenta il tasso di interesse fino a che i = i*
Imperfetta mobilità dei capitali e cambi fissi
Abbandoniamo ora l'ipotesi di perfetta mobilità dei capitali.
Cosa succede se la banca centrale intraprende una operazione di mercato aperto, e.g.,
espansiva?
A seconda del grado di imperfezione nella mobilità dei capitali (e.g., controlli legali su
transazioni finanziarie), meno investitori riusciranno ad investire in titoli esteri. Una minore
quantità di investitori venderà valuta nazionale in cambio di valuta estera sul mercato dei
cambi. La banca centrale dovrà quindi vendere meno valuta estera in cambio di valuta
nazionale per ristabilire la parità nel tasso di cambio.
• Per cui, in caso di imperfetta mobilità dei capitali, la banca centrale riesce a ridurre i
tassi di interesse, mantenendo un tasso di cambio invariato, almeno per un certo
periodo di tempo.
• La capacità di modificare il tasso di interesse interno pur preservando il tasso di
cambio fisso dipende principalmente da tre fattori:
1. Il grado di sviluppo dei mercati finanziari e la volontà degli investitori di
spostarsi da attività nazionali ad attività estere.
2. L'intensità dei controlli di capitale.
3. L'ammontare di riserve di valuta estera detenuto. Maggiore è l'ammontare di
riserve, maggiore è la diminuzione di riserve che la banca centrale può
sopportare qualora decidesse di ridurre i mantenendo E invariato.
Lezione 15 Macroeconomia 5/12/2018
LEZIONE 15 MACROECONOMIA:
IL MEDIO PERIODO: il mercato del lavoro
Il medio periodo
• Finora abbiamo ipotizzato un livello costante dei prezzi
• Le imprese erano disposte ad offrire qualsiasi quantità di beni al dato livello dei prezzi
• Ipotesi accettabile nel breve periodo
Per studiare il medio periodo dobbiamo considerare la relazione tra prezzi, salari e
produzione nel tempo. Questo ci permetterà di analizzare una variabile macroeconomica
fondamentale: l'inflazione.
Inflazione
La variazione dei prezzi è una variabile macroeconomica fondamentale. In questa parte del
corso studiamo la relazione tra inflazione, produzione e politiche economiche.
Il medio periodo: meccanismo intuitivo
Considerate la seguente sequenza di eventi:
• Aumenta la domanda autonoma, ad esempio a causa di una manovra fiscale
espansiva.
• Le imprese devono aumentare la produzione
• Aumenta la domanda di lavoro
• Aumentano i salari
• Aumentano i prezzi
• Prezzi più elevanti inducono i lavoratori a richiedere salari più elevati.
Il medio periodo: cosa cambia?
Siamo in grado di mettere in relazione variazione dei prezzi e produzione. La relazione tra
produzione e prezzi passa per il mercato del lavoro. Dobbiamo introdurre un nuovo
elemento nel modello: il mercato del lavoro. Nelle prossime slide:
1. descriviamo brevemente il mercato del lavoro
2. mettiamo in relazione produzione e disoccupazione
3. mettiamo in relazione disoccupazione e variazione dei salari
4. formalizziamo un semplice modello per descrivere la formazione dei salari 1
Lezione 15 Macroeconomia 5/12/2018
Forze di lavoro, occupazione e disoccupazione
Nel 2018 la popolazione totale italiana era di 60.4 milioni di persone. Sottraendo coloro che
non avevano raggiunto l'età lavorativa (15 anni) e i pensionati (65 anni) si ottiene la
popolazione in età lavorativa, P, pari all'epoca a 39.6 milioni. Nella fascia di età tra i 15 e i
65, alcune persone studiano, altre sono (pre-)pensionate, alcuni sono invalidi e altri
semplicemente decidono di non lavorare. La popolazione in età lavorativa si divide quindi in
forze di lavoro L e persone inattive I (fuori dalla forza lavoro). Nel 2018 L = 25.9 milioni e I
= 13.7 milioni (P = L + I).
Il tasso di partecipazione è definito come il rapporto tra le forze di lavoro e la popolazione
attiva L/P. In Italia nel 2018 il tasso di partecipazione era del 65.5%. La forza lavoro L si
divide poi in:
• Occupati N, ovvero la parte della forza
lavoro che svolge un'attività lavorativa
• Disoccupati U, ovvero la parte della
forza lavoro che vorrebbe lavorare
(dato il livello di salari correnti) ma non
svolge alcuna attività lavorativa.
Il tasso di disoccupazione u è definito come il
rapporto tra disoccupati e forze di lavoro: u =
U/L: in Italia nel 2018 (agosto) u era pari a 2.5
(mln) / 25.9 (mln) = 9.7%. Il tasso di
occupazione o è definito come il rapporto tra
Occupati e Popolazione in età lavorativa: o =
N/P: 23.4(mln)/39.6(mln) = 59%.
Popolazione, forza lavoro e disoccupazione in Italia (Vedi Figura qui sopra)
I flussi di lavoratori
Un certo tasso di disoccupazione può celare due realtà:
1. Un mercato del lavoro attivo, con frequenti interruzioni dei rapporti di lavoro e nuove
assunzioni, quindi con molti lavoratori in entrata e in uscita dalla disoccupazione.
Un mercato del lavoro “sclerotico",
2. con rari nuovi rapporti di lavoro e rare cessazioni
di quelli esistenti, quindi con disoccupazione (da un punto di vista individuale) di lungo
periodo.
Per questo motivo è istruttivo studiare i flussi di lavoratori.
I flussi di lavoratori in Italia (2014)
Dimissioni (21.2 mln) vs. licenziamenti (1 mln).
Flussi di entrata e uscita dalla disoccupazione
elevati. Flussi in entrata (1.9 mln) e uscita (1.8
mln) dalle forze di lavoro. Il consistente flusso di
lavoratori che entrano ed escono dalla categoria
di inattivi, dimostra che buona parte degli inattivi
accetterebbe un lavoro se gli venisse offerto.
Questi sono i lavoratori scoraggiati. I lavoratori
scoraggiati non sono disoccupati, dunque il
tasso di disoccupazione può essere una misura
fuorviante. Questo è il motivo per cui spesso si
guarda anche al tasso di occupazione. 2
Lezione 15 Macroeconomia 5/12/2018
Occupazione e disoccupazione in Italia (2004-2018)
Le bande grigie identificano periodi di crisi economica determinati dall'OCSE.
Disoccupazione e attività economica (Stati Uniti)
Le aree grigie si riferiscono a periodi di recessione. Le fluttuazioni in u sono associate a
periodi di recessione ed espansione economica.
Disoccupazione e attività economica
Come reagiscono le imprese a cali della domanda?
1. Riduzione di nuove assunzioni.
2. Licenziamenti di lavoratori già assunti.
Una maggiore disoccupazione è associata sia ad una minore probabilità di trovare un lavoro
per chi è disoccupato, sia ad una maggiore probabilità di perdere il lavoro per chi è occupato.
Disoccupazione e probabilità di trovare un lavoro 3
Lezione 15 Macroeconomia 5/12/2018
Tasso di disoccupazione (asse sinistro) e percentuale di disoccupati che trova un lavoro
(asse destro, scala invertita).
Disoccupazione e probabilità di perdere il lavoro
Tasso di disoccupazione (asse sinistro) e tasso mensile di interruzione rapporti di lavoro
(asse destro).
Determinazione dei salari
I salari possono essere fissati in diversi modi. Una modalità è tramite contrattazioni
collettive, ovvero tra imprese e sindacati. Tali negoziazioni possono avvenire a livello
aziendale, settoriale o nazionale. Nella maggior parte dei paesi europei, la contrattazione
collettiva rappresenta la modalità principale di contrattazione dei salari. La percentuale di
lavoratori coperti da contrattazione collettiva è, e.g., 98% in AT, 95% in FI, oltre il 90% in
BE, DE e FR. Nel resto d'Europa, compresa IT, la percentuale è tra 60-80%. Tale incidenza
è minore (circa 20%) in JP, US e UK. I salari possono inoltre essere fissati direttamente dai
datori di lavoro o tramite contrattazioni bilaterali con i singoli lavoratori.
Nonostante queste eterogeneità, si rilevano due fatti stilizzati:
1. I lavoratori di solito percepiscono un salario superiore al loro