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MAX WEBER
È quello che più di tutti (tra i 3 classici) ha avuto ricadute influenze sulla sociologia economica.
Collocazione storica del pensiero di Weber (in quale epoca storica e in quale ambito caratteristico)
È un pensiero che scaturisce dal filone delle scienze sociali tedesche: STORICISMO. Uno dei più importanti
esponenti dello storicismo è DILTHEY. Dobbiamo ragionare sulle questioni che si ponevano le scienze sociali
alla fine dell’800 e inizio 900. La sociologica era una disciplina che stava emergendo e non aveva ancora un
preciso posizionamento accademico: da un lato era dominata dalla filosofia (da cui la sociologia deriva),
dall’altro era schiacciata dall’economia. La filosofia e l’economia erano discipline più consolidate della
sociologia.
Quali erano i paradigmi dominanti presso le scienze sociali in questo periodo (fine 800 e primo 20ennio
del 900)?
Il paradigma dominante era quello di matrice Spenseriana (anglosassone). HERBERT SPENCER era un
filosofico, sociologo, che aveva mutuato tout court il darwinismo dentro le scienze sociali. È il fondatore del
DARWINISMO SOCIALE → visione dell’evoluzione sociale appiattita su quella biologica. Il paradigma
biologistico diventa il riferimento dominante delle scienze sociali. Le scienze sociali cercano (in particolare
la sociologia) di affrancarsi nel dibattito scientifico collocandosi nel metodo tipico della biologia
evoluzionistica di stampo darwiniano. La società era considerata alla stregua di un organismo che evolveva.
La logica dell’evoluzione era di tipo darwiniano. In più, la sociologia di matrice spenseriana pretendeva di
essere una scienza in grado di individuare specifiche leggi di funzionamento della dinamica sociale. Era una
disciplina che voleva ergersi a disciplina descrittiva, in grado di fornire una spiegazione esaustiva del suo
funzionamento attraverso un continuum di leggi deterministiche, cioè in grado di essere ricostruite
attraverso una logica di causa ed effetto, dove a dei fatti corrispondono determinate azioni.
Dire che le scienze sociali sono delle scienze in senso stretto, cioè che possono adottare un meccanismo
deterministico, cioè che possono individuare delle leggi generali ed universali di funzionamento. Ciò
significa considerare le discipline delle scienze sociali (sociologia) come SCIENZE NOMOTETICHE, cioè
basate su un nomos, cioè su una regola universale di funzionamento. Significa poter ricostruire, così come
avviene nella fisica o nella biologia, il funzionamento della società, individuando specifiche leggi (“nomos” =
“legge”). Individuare una legge significa che possiamo spiegare i fenomeni (ad es. della fisica) attraverso
leggi su un continuum di cause ed effetti. Le leggi fondamentali della fisica ci dicono che determinati
fenomeni fisici possono essere compresi e descritti attraverso leggi universali di funzionamento. Quando
Newton ha scoperto la legge della gravitazione dei corpi, la legge gravitazionale vale su ogni pianeta, anche
fuori dal sistema solare. Quando Einstein formula la teoria della relatività ci dà un ulteriore corpo di leggi di
funzionamento della fisica basate su meccanismi di causa ed effetto. Avere delle leggi significa poter
descrivere in maniera deterministica i fenomeni che compongono un determinato oggetto di studi.
L’approccio spenseriano alla sociologia, che è l’approccio dominante, biologistico, della visione della
società, pretende di individuare leggi di funzionamento dell’organizzazione sociale simili a quelle che
possono essere individuate in fisica e in biologia.
Come si fa a verificare concretamente se una legge funziona o meno?
2 elementi:
1. Una teoria fisica può essere verificata sperimentalmente.
2. Per la verifica della bontà di una teoria serve la forza predittiva.
Es. buco nero di Einstein (teoria della relatività generale) → Einstein produce il suo modello teorico, poi i
fisici si mettono alla ricerca e dopo 40 anni lo trovano. Verificano l’ipotesi teorica di previsione di Einstein e
la sua teoria viene confermata da un’osservazione diretta. La teoria di Einstein è una teoria valida perché la
sua forza predittiva è stata confermata.
Problema degli storicisti = siamo sicuri che le scienze sociali possano funzionare in questi termini, cioè
che possano essere nomotetiche, cioè si possono individuare specifiche leggi di funzionamento della
società che siano universali e spiegabili attraverso una logica di continuum tra causa ed effetto e che
abbiano una forza predittiva significativa?
Storicisti rispondono no. La società non è un oggetto naturale sul quale noi possiamo fare sperimentazione.
La società è al minimo la possibilità di incontrare gli altri all’interno di determinati contesti. Il solo incontro
con l’altro implica grande complessità. L’incontro di 2 o 3 persone non può essere posto all’interno di una
campo sperimentale, perché il soggetto della conoscenza è contrapposto agli oggetti (Hegel). Quando il
soggetto conoscente si cala sugli oggetti deve alienare se stesso dentro questi oggetti e, deformandosi,
riesce a conoscere. Questo approccio si basa sull’idea di una perfetta contrapposizione tra il soggetto della
conoscenza e l’oggetto sul quale quella conoscenza si esercita. Se devo analizzare i corpi di materia
ipotizzando una legge di funzionamento della fisica (es. attrito o gravitazione), c’è sempre una distinzione
netta tra soggetto ed oggetto (ricercatore ed oggetto fisico o batteri, virus, cellula…) → distinzione netta se
faccio una sperimentazione fisica o biologica. Sperimentazione sociologica (es. osservo 3 persone che si
incontrano) → soggetto e oggetto dell’osservazione appartengono ad un medesimo contesto, perciò non
c’è possibilità di differenziare in maniera adeguata il soggetto che osserva e gli oggetti osservati. Sono della
medesima consistenza, essenza. Questa è la riflessione che pongono Dilthey e lo storicismo tedesco. Ci
dicono che quando poniamo a oggetto di osservazione la società, quindi ci muoviamo nel campo delle
scienze sociali o dello spirito, noi non possiamo utilizzare la metodologia tipica delle scienze naturali (nomo
tetiche), ma dobbiamo ragionare nei termini delle SCIENZE IDEOGRAFICHE. Le scienze nomo tetiche (es.
fisica e biologia) funzionano attraverso l’individuazione e la descrizione di specifiche leggi di funzionamento
dei fenomeni osservati; mentre le scienze ideografiche non possono individuare leggi. Le scienze
ideografiche non possono operare in campi sperimentali e non hanno una relazione di distinzione tra
soggetto ed oggetto. Non si parte da una legge generale, ma da un caso specifico. Si studia un caso
specifico e da quel caso specifico si traggono una serie di informazioni interpretative. L’approccio delle
scienze sociali o dello spirito non è un approccio di spiegazione, ma siamo di fronte a scienze di tipo
comprensivo (Weber). Non possiamo spiegare l’andamento sociale, ma possiamo comprenderlo ed
interpretarlo a partire da casi particolari, non da leggi generali.
Campo sperimentale
Le scienze esatte sono scienze sperimentali. Un esperimento scientifico è un insieme di procedure,
conoscenze e strumenti tecnici altamente controllati in grado di riprodurre in un contesto non naturale un
fenomeno naturale. Problema delle scienze sociali = tutto questo non si può fare. Un incontro di 3 persone
è più complesso di un neutrino. Noi non siamo riducibili ad oggetti, ma siamo il “guazzabuglio creativo”
(WITTEGNSTEIN). L’essere umano è imprevedibile. I comportamenti umani non stanno su un continuum di
causa ed effetto. Quando ci rivolgiamo agli altri ci deformiamo, ci plasmiamo (Alda Merini). Queste
caratteristiche non sono riportabili all’interno di un’equazione e non sono verificabili in un campo
sperimentale. Il tentativo è stato fatto dalla psicologia sperimentale. Ad es. io e una ragazza dobbiamo
simulare che lei è andata a letto con il mio ragazzo. Dentro un campo sperimentale diventa tutto posticcio.
Un conto è l’incazzatura vera e un conto è doverla simulare. Quando voglio simulare un comportamento
umano c’è sempre una gigantesca differenza tra la realtà concreta di un litigio e la rappresentazione
sperimentale di un litigio. È complicatissimo fare esperimenti su “materiale umano”. Tra anni 60 e 70,
hanno provato a far ciò, ma gli esperimenti non sono andati a buon fine. Vero problema dello storicismo
dentro quale Weber si muove = tentativo di individuare un campo specifico delle scienze sociali o “scienze
dello spirito” contrapposto e autonomo rispetto a quello delle scienze naturali. Se con l’approccio alla
Spencer la società era assimilabile ad un organismo animale, perciò poteva essere spiegata alla stregua di
come si possono spiegare fenomeni naturali attraverso l’approccio evolutivo di Darwin, dallo storicismo in
poi questa deriva scientista viene messa in discussione → la società non si presta ad essere spiegata
attraverso leggi universali di funzionamento inquadrabili in un continuum deterministico di causa ed
effetto. La scienza dello spirito non è sperimentale. Le simulazione dei comportamenti umani in un campo
di sperimentazione non funzionano in maniera adeguata. Le scienze sociali possono al massimo
comprendere attraverso un processo di interpretazione. Questa “sociologia comprendente” di Weber
interpreta a partire da casi particolari. È ideografica (non nomotetica) e non può funzionare attraverso
l’individuazione di leggi universali. Riflessione rimasta in piedi per un secolo. La teoria dei quanti ha
reintrodotto l’osservatore nel campo sperimentale. La teoria dei quanti è l’approccio di conoscenza che la
fisica ha realizzato sulla micro materia, l’infinitamente piccolo. Medesimo fenomeno che viene visto in
diversi modi, infatti, a seconda di come l’osservatore guarda, una volta è fotone, un’altra è corpuscolo
(Heisenberg). Il problema è dell’osservatore. Il soggetto, nel procedimento scientifico più raffinato e
complicato della microfisica, sconvolge questa divisione istituzionale tra ideografico e nomotetico, perché il
soggetto dell’esperimento viene ricollocato in un campo di sperimentazione. Non è vero che il soggetto non
influenza il campo di sperimentazione. Noi siamo soggetti percettivi e di fronte ai fenomeni reali
funzioniamo attraverso la nostra base percettiva. La nostra base percettiva, finché ha a che fare con cose
del mesocosmo (cosmo entro il quale noi operiamo), il nostro campo percettivo, i nostri numeri, i nostri
sistemi simbolici sono perfetti; ma quando ci relazioniamo con l’infinitesi