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I contemporanei di Fattori e il cambiamento nel contesto artistico
Negli anni Ottanta dell'Ottocento, i contemporanei di Fattori non erano più legati al Risorgimento. Questa è una prerogativa di Fattori, come mostrano i suoi diari. La pittura di storia va a scemare con il concludersi della guerra. Il realismo italiano racconta la quotidianità, di qualsiasi genere essa sia. I macchiaioli usano la propria tecnica artistica per raccontare il genere pittorico. Non si considera più la convenzione artistica, ma quanto l'occhio osserva. I messaggi politici non sono più così frequenti.
Ne "Le gioie della buona mamma" si hanno le due classi sociali che portano avanti la rivoluzione, ovvero la borghesia ed il popolo. Si uniscono le due unità ideologiche della rivoluzione. È un tema che torna nel Divisionismo e nel Neoimpressionismo di Serat. La pittura è sociale e civile. Un esempio italiano si ha con Giuseppe Pellizza da Volpedo. È la pittura del realismo italiano a tenere contro della non
Mescolanza dei colori, che vengono accostati direttamente sulla tela, in modo che sulla retina ad una debita distanza si uniscano e creino i colori voluti.
30.11.2017
Giuseppe Mazzini
Mazzini ha un ruolo simile a quello di George Washington. Mazzini (Genova 1805 – Pisa 1872). È denominato profeta del Risorgimento italiano. La madre proveniva dal giansenismo, secondo cui Dio vive nella coscienza e non servono intermediari per parlare con lui. Mazzini studia al liceo di Genova, tenta di medicina, ma non riesce. Si laurea in giurisprudenza, ma si appassiona alla letteratura, alla musica e all'arte. Genova era sotto il dominio dei Savoia. Mazzini inizia la sua attività cospirativa per un regime repubblicano. La vita di Mazzini si svolge tra cospirazioni ed esili (Berna, Zurigo e Londra). Torna in Italia dopo l'unificazione sabauda, quindi è uno dei grandi sconfitti del Risorgimento. Accumula tre condanne a morte. Fu il profeta dell'amor di patria.
Il tema principale per tutti i suoi scritti. Il primo dei suoi scritti è su Dante, Dell'amor patrio di Dante(1826). Dante è stato profeta nel Paradiso con Cacciaguida. Dante deve criticare la corruzione del suo tempo anche se sa di non essere ascoltato. Mazzini fa con Dante, ma dà anche una via di redenzione. Dante è l'esempio dell'amor di patria ben concepito. Mazzini si impegna in un'opera di interpretazione di Dante. Dante insegna un'amore infinito, privo di pregiudizio nazionalista. L'amor di patria è isolato dal pregiudizio. È una passione per gli uomini dagli animi generosi. L'amor di patria è avverso al dominio straniero o ad un tiranno interno e alla corruzione. Non accetta di tacere. Un patriota che vede la corruzione della patria non deve tacere, ma parlare apertamente. Il vero patriota prevede i mali che affliggono l'Italia e condivide ansie e speranze dei compatrioti. Non ne condivide i vizi però.
Il vero patriota è come un profeta biblico. Se è vero che il patriota parla come gli antichi profeti è perché è mosso dallo sdegno (sentimento che si prova per l'offesa dei principi). Lo sdegno si oppone alla pietà, che si prova verso la vittima e non verso il criminale, come il primo sentimento. Mazzini dice cose spiacevoli ai propri patrioti, chiamandoli corrotti. Li vuole chiamare all'azione e parlare con loro. La voce del patriota è possente e severa. Il vero patriota è sempre tale di una particolare patria, ma anche per un dovere verso l'umanità in generale. Per Mazzini il primo ideale deve essere il principio di umanità. Si hanno dei doveri verso l'umanità. Tutti coloro che lottano per la libertà meritano di essere sostenuti, come greci, polacchi ed irlandesi. Può essere che non si capiscano ideali e credenze per le barriere geografico-linguistiche, ma la ragione edIl sentimento vengono in aiuto. Per Mazzini era inaccettabile l'idea di essere leale verso la propria patria, ma essere oppressori verso le altre (es. colonialismo inglese e francese). Mazzini scrive ai suoi corrispondenti tedeschi di amare la propria patria, perché ne ama l'idea generale. L'amor di patria deve essere illuminato dal principio universale della dignità umana. La concezione della patria di Mazzini non ha nulla a che fare con lo stato di nazionalismo naturale. L'essere nati in un luogo non significa avere una patria, ma vi è patria solo dove vi è uguaglianza di diritti politici e sociali. Se sei esclusi e discriminati non c'è patria. Esplicita questo concetto dopo la guerra civile americana ai suoi corrispondenti. L'abolizione della schiavitù è il coronamento della guerra civile. Si chiede come si possano privare gli ex-schiavi dei diritti politici, in quanto non c'è libertà senza.
vita e si dedica a servire gli altri. Il dovere è quindi un valore supremo, superiore ai diritti individuali. Mazzini sostiene che solo attraverso il senso del dovere si può raggiungere la vera libertà e realizzare il proprio scopo nella vita. Il dovere è ciò che ci spinge ad agire in modo responsabile e a contribuire al bene comune. È un impegno che va al di là delle nostre necessità personali e che ci rende parte di qualcosa di più grande. Mazzini crede che solo attraverso il dovere possiamo raggiungere la felicità e la realizzazione personale.libertà ed è disposto al sacrificio. Non è la religione canonica, ma quella del dovere ad essere focale. La religione cattolica non era amatissima all'epoca. Ci sono state epoche in cui le persone hanno sperato in un avvenire completamente nuovo con un rinnovamento sociale, una nuova terra che assomiglia al cielo. Mazzini sostiene che le dottrine senza devozione all'ideale del dovere non potranno mai portare al nuovo avvenire. Una persona senza coscienza morale non può vivere libera, perché non si sente in grado di sentirsi responsabile. Crea una divisione tra Fio e Cattolicesimo. Mazzini formula una profezia nel 1864, per cui se l'Italia non riscopre la coscienza del dovere anche se indipendente tornerà sotto il giogo di un tiranno straniero o domestico. Nel 1922 la profezia si avvera con Mussolini presidente del consiglio.
06.12.2017
Giuseppe Verdi
Prima di diventare famoso, Verdi nel 1839 scrisse una romanza da salotto, L'esule.
con l'aiuto dell'ibrettista Temistocle Solera, lo stesso del Nabucco; era un patriota e figlio di un patriota rinchiuso nel Spielberg. Verdi nasce a Rancole di Busseto e studia a Milano. Il lago nominato nella romanza è quello di Lugano, su cui si trova un esule destinato al pianto e che invoca la morte per ricongiungersi ai suoi cari. Sono gli anni con figure come Mazzini in esilio, che vestiva a lutto per la sua patria disunita. La seconda opera di Verdi è Oberto, conte di San Bonifacio, con cui deve imporsi sulla scena della scala. Riesce nel suo intento e la vicenda privata dell'esule si mescola con la politica, seguendo l'esempio di Mazzini, per il quale la poesia e la musica possono essere usate per muovere all'azione, come testimonia l'opera di Rossini. Si muove all'azione grazie a dei personaggi con cui ci si immedesima. In Oberto si ha un conte del medioevo dei guelfi e dei ghibellini esule a Mantova. La storia è incentrata a Bassano.del Grappa. Oberto torna in patria per liberare la figlia da un infido ghibellino. La condizione di esule non è comune come, invece, lo è quella di non avere una patria unita. La figura dell'esule è insoddisfatta. La terza opera porta Verdi alla consacrazione, dopo che la meningite gli ha tolto la moglie ed i figli. L'opera è il Nabucco. Con il Nabucco si ha un gruppo di esuli, ovvero si focalizza sulla prigionia degli ebrei in Babilonia. È una visione desanctisiana della storia, verso la libertà politica. La prigionia in Babilonia è del 585 a.C. Il "Va pensiero" si compone di due parti: il coro vero e proprio che invita il pensiero a muoversi verso la patria con un canto di nostalgia; la seconda parte contiene il libello drammaturgico, per cui si erge Zaccaria, il profeta, che si rivolge al popolo. Zaccaria invita il gruppo ad agire, giustificato dal volere divino. Verdi usa intelligentemente i toni bassi della voce, che su determinateparole siabbassa per trovare una spinta. Zaccaria usa una serie di immagini truci per indicare la distruzione dei babilonesi. Il coro era molto più poetico e quasi lagnoso, mentre poi ci si muove all'azione con il profeta. La quarta opera verdiana è l'Attila, molto meno conosciuta di quella precedente, ma importantissima per il messaggio patriottico. Verdi la scrive per parlare delle invasioni barbariche ungheresi. Verdi usa come tanti la letteratura drammatica di Schlegel. Verdi fa del personaggio una figura a tutto tondo, che invadendo l'impero crea degli esuli. L'aria di Foresto vede un romano scacciato dalla sua Aquileia. Fuggendo dalle invasioni un gruppo di aquileiani fonda Venezia. Il modello rimano quello dei fatti politici che si innestano sulla dimensione sentimentale, in cui ogni spettatore si può rivedere. Foresto crede la sua amata, Odabella, preda degli uomini. Il coro invita il personaggio a sperare nella libertà della donna; infatti,
Odabella, abilissima guerriera, riesce a fuggire, uccidendo il nemico. Foresto si sposta poi a parlare della condizione di esule.
07.12.2017
La figura dell'esule in Italia
Nel 1871 esce l'Aida, in cui l'esule diventa una figura tropica, che si interseca con l'orientalismo.
Viene descritto il mondo dell'Alto Egitto in lotta con gli Etiopi. C'è un conflitto in corso, al cui interno si inserisce la vicenda di Aida, figlia del re etiope Amonasro, che è schiava in Egitto e si innamora di Radames, il massimo generale degli egizi. Aida e il padre sono gli esuli. Innamorandosi può diventare nemica della sua patria, per unirsi al suo amato. Aida ha un appuntamento con Radames sul Nilo e Amonasro la segue e le parla. Il colloquio è molto drammatico, portando allo spasmo la trama. Amonasro vuole che Aida estorga a Radames un'importante informazione politico-strategica per distruggere l'esercito egizio. In un primo momento crede al padre,
ma poi capisce che la scelta per gli amanti è tra patria e amore e non possono scegliere entrambe. Amonasro nel dialogo evoca una serie di immagini incalzanti fino a quando non convince Aida a tradire l'amato e, di conseguenza, porre fine alla loro relazione.