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Estratto del documento

Ciò li disumanizzava e oggettivava, esercitando una sorta di violenza sulla persona, che

non guarda in macchina ma altrove

[Ciò comunica il tipo di relazione tra il soggetto e il fotografo, non c’è comunicazione, il

suo obiettivo è quello di documentare.]

! Emerge un contesto egemonico di predominanza del fotografo sull’aborigeno : il potere

coloniale porta l’aborigeno ad essere visto come soggetto da studiare anziché con il quale

dialogare.

L’evoluzione :

All’epoca, l’antropologia era molto legata ai musei: c’era l’idea di portare in Europa una

documentazione che servisse a presentare le altre società, quindi venivano registrati video,

audio, canzoni e riportate nei musei. Tali rappresentazioni erano necessarie perché erano

considerate prove e documenti oggettivi su cui costruire una teoria scientifica, nonostante i

materiali raccolti non fossero neutri.

1) Per tanti anni, fino agli anni 50 del ‘900, gli antropologi occidentali filmavano,

rappresentavano e descrivevano a parole le culture, ma questa concezione della

rappresentazione etnografica come oggettiva ad un certo punto va in crisi, e si comincia

a pensare che ci siano altri modi per rappresentare gli altri.

“Mediascape”

2) Quindi il (ovvero il paesaggio mediatico) comincia a cambiare:

i media smettono di essere un appannaggio dell’occidente. Da allora gli aborigeni

cominciano a parlare, a chiedere: smettono di essere un oggetto come negli studi

antropometrici e riescono a farsi sentire, negoziando una nuova rappresentazione e

acquisendo una nuova visibilità.

Come si forma un’ immagine? percezione visiva,

1. Il primo momento di costruzione dell’immagine è la che utilizza la

vista come processo di adattamento all’ambiente.

La vista utilizza un apparato fisiologico, ma anche un insieme di funzioni psicologiche e

culturali che nell’insieme ci consentono di interagire con l’ambiente in cui viviamo.

Parliamo dunque di sensi, anche se non tutti possono essere rappresentati

rappresentazione della percezione,

2. Il secondo momento è la nel quale traduciamo le

nostre percezioni in una “figura”.

comunicazione della percezione,

3. Il terzo e ultimo momento è la nella quale la “figura”

diventa un oggetto di comunicazione tra le persone coinvolte

Come vediamo?

Con gli occhi, che sono collegati al cervello, che sviluppa con la memoria e l’immaginario

un’elaborazione che poi restituisce in varie forme sistema complesso

! non coglie la realtà,

La visione, però, ci consente di percepire qualcosa di essa, infatti non

riusciamo a percepire certe frequenze.

È selettiva anche dal punto di vista dei colori, noi percepiamo tre colori fondamentali che

componendosi formano lo spettro dei colori, ma la percezione del colore è influenzata anche

dalla cultura: siamo abituati a vedere certi colori e a classificarli in un certo modo, che varia in

base alla cultura, che ne definisce la terminologia.

Per capire come funziona la visione, gli psicologi della Gestalt facevano dei test utilizzando

delle immagini di illusioni ottiche.

Noi vediamo cose che in realtà non ci sono, intuendo cosa potrebbe esserci, perché le

 nostre abilità percettive ci portano a riempire i vuoti , gli aborigeni invece no, infatti

sono abilità che si devono apprendere, non sono innate (anche i bambini non sono in

grado di capire la prospettiva o intuire gli spazi vuoti).

Dunque, la percezione visiva mette insieme natura e cultura.

Per creare una figura noi compiamo altre selezioni (o operazioni selettive).

 Ci sono tanti modi di fissare le nostre percezioni, lo psicologo inglese Gibson classifica le

chiropratiche,

rappresentazioni visive in due grandi tipologie: che utilizzano la mano

fotografiche,

(disegni, dipinti, sculture) per riprodurre, e che utilizzano la luce

L’immagine è una rivoluzione percettiva, ovvero un segno (qualcosa che mette in relazione un

significato con un significante, un simbolo). simboli,

Ci sono vari tipi di segni, il filosofo Peirs classifica i segni in: ad esempio la parola (non

indice,

c’è alcun rapporto tra il significato e la parola); ad esempio la fotografia (perché indica,

icona,

e crea una relazione spaziale); (ovvero un segno in cui il rapporto tra significato e

significante è di somiglianza)

Guido Zingari :

antropologo/regista che ha lavorato in Senegal con una confraternita musulmana che vive in un

califfato islamico

(da cui il film “Il mare”, girato dal punto di vista dei bambini e degli adolescenti del luogo nei

primi due capitoli, e dal punto di vista di un uomo maturo nel terzo capitolo).

Il suo film si basa su uno schema etnografico preciso e sul moderno cinema “del reale”.

 La differenza da un semplice documentario, è data però dalla relazione che va a crearsi

con il luogo e la gente del posto durante l’esperienza vissuta sul campo.

! A suo parere l’antologia influenza fortemente l’arte ed il mondo del cinema, ma solo nel

omento in cui ci si lavora pensando ad “antropologia universale” (quindi una scienza che non

studia solo l’estero e lo sconosciuto, ma anche noi stessi e ciò che ci sta intorno)

Come fare antropologia visiva?

- Documentario/film (“il Cinema nasce con l’artrologia” infatti entrambi servono per

esplorare i nuovi mondi scoperti)

! 1922: prima monografia etnografica intensiva e prolungata “Argonauti del Pacifico

Occidentale” VS il primo documentario narrativo centrato su personaggi reali (Robert Plug)

- Documentario interattivo

- Spettacolo e teatro

! “spaccati di vita”.

Non potendo raccontare l’intera quotidianità, si raccontano i cosiddetti

Il regno del Buganda ( Regione dei Grandi Laghi, Lago Vittoria) :

Centralizzazione:

è il processo secondo il quale le attività di un'organizzazione, in particolare quelle decisionali e

progettuali, vengono concentrate in un luogo o da un gruppo di persone ristretto.

Le società sono centralizzate quando sono di tipo agricolo o industriale

Agricoltura:

addomesticamento delle produzioni vegetali espansive.

C’è una correlazione tra agricoltura e centralizzazione (perché l’utilizzo di nuovi strumenti di

agricoltura condizionano anche lo sviluppo politico, ma anche lo sviluppo della scrittura: gli

esseri umani utilizzano le loro energie in maniera creativa perché non hanno più lo stesso

carico di lavoro).

L’emergere di funzioni e ruoli sociali specialistici sono molto diffusi all’interno di una società

centralizzata (nelle società non centralizzate tutti sanno fare tutto e non ci sono persone

specializzate in un determinato campo lavorativo. Questo tipo di società che funziona secondo

una solidarietà meccanica, dove vengono divisi i compiti, ma non per la specializzazione per

una questione di tempo). In una società centralizzata ci sono delle specializzazioni

e la società è basata su una solidarietà organica (la distinzione tra meccanica e organica viene

spiegata ed esposta da Durkheime).

Il regno del Buganda :

Un tipo di società centralizzata è il regno del Buganda, un particolare caso etnografico (è una

società che viene studiata dal punto di vista antropologico, ma anche dal punto di vista della

relazione con i media.).

Il regno del Buganda, nell’africa equatoriale, è definita la regione dei grandi laghi (per il

 luogo dove è situata, ovvero tra il lago virginia e altri laghi nella zona).

È un regno che è diventato tale intorno al 17° secolo, da questo momento in poi possiamo

definirlo centralizzato (centralizzazione è il risultato di un processo storico molto lungo

scatenato da una serie di fattori).

! Prima dell’emergere dei regni è difficile ricostruire la storia perché ci si trova in un contesto

dove manca completamente la scrittura (non ci sono fonti scritte).

Negli anni 60 si diffonde una storiografia che si occupa anche dei processi sociali e di

cambiamento delle società, oltre che della storia in sé. Si ha così una nuova visione della storia

che va verso la storia economica e sociale (sono i francesi ad inventare questa nuova

metodologia storica, focalizzandosi molto sullo studio delle popolazioni africane).

Come fare storia? Per

ricostruire la storia della Buganda prima che quest’ultima diventasse un regno si fa riferimento

alla tradizione orale (insieme complesso di saperi e conoscenze che vengono trasmesse

oralmente). Le tradizioni orali possono infatti essere delle fonti per la storia,

ma devono essere utilizzate in modo adeguato.

Un’altra fonte utilizzata per ricostruire la storia è l’archeologia (oggetti ci parlano di una società

del passato).

Storia :

Prima della centralizzazione :

- La Buganda era una società di agricoltura itinerante, era un gruppo di membri di

discendenza patrilineare che si sposta sul territorio vivendo di agricoltura itinerante.

Non c’era una forma sociale più ampia del clan.

:

Passaggio alla centralizzazione

- ci sono alcuni fattori di tipo economico importanti che influiscono sul cambiamento

politico, in particolare due grandi rivoluzioni economiche:

l’introduzione della banana.

1) Intorno al decimo secolo avviene

La banana, vicino all’equatore, il raccolto della banane ha un ciclo continuo, senza

interruzione. In corrispondenza dell’introduzione della banana avviene un picco

demografico e la popolazione aumenta (per l’aumento della quantità del cibo a

disposizione).

Pastoralismo estensivo

2) Riguarda il sviluppatosi intorno al dodicesimo secolo.

In questo caso, mentre nelle società pastorali non ci sono alternative al Pastoralismo, i

gruppi di agricoltori e i gruppi di pastori si alleano e danno vita a un sistema

agropastorale: questo dà un impulso alla produzione di queste società.

In corrispondenza di questi due eventi queste società crescono dal punto di vista demografico

(non ci si limita più a piccoli clan).

C’è anche un fattore esterno (che avviene in una zona di frontiera):

Intorno al 14 secolo ci sono delle migrazioni e le popolazioni a nord della Buganda

 invadono il territorio di questi ultimi scatenando un cambiamento : l’invenzione delle

popolazioni nilotiche non sono basate sulla politica, ma creano una situazione tale per

cui è necessario creare una struttura politica.

Nella parte nord della regione emerge un nuovo sistema politico e lo capiamo basandoci

sulla storia orale ed in particolare su un mito molto diffuso (che racconta la storia di una

dinastia mitica fat

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
35 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.felletti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Pennacini Cecilia.