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INFLAZIONISTICO
La linea blu indica il tasso di inflazione, calcolato in termini tendenziali utilizzando il Consumer Price Index.
La linea arancio rappresenta il rendimento dei titoli di stato a 10 anni: costituiscono una proxy del tasso di interesse nominale.
La linea grigia rappresenta il rendimento dei titoli di stato a 10 anni indicizzati all'inflazione: costituiscono una proxy del tasso di interesse reale (è la differenza tra le altre due linee).
Negli ultimi anni si è arrivati ad un problema di tassi di interesse negativi. Tassi troppo bassi, quando l'inflazione torna a salire, rischiano di rendere i tassi di interesse reali negativi, portando le banche a non concedere prestiti.
Si può notare che:
- Sia sistematicamente più elevato il rendimento dei titoli non indicizzati (proxy del tasso nominale), proprio perché devono incorporare anche l'inflazione.
- La breve deflazione durante la crisi economico-finanziaria innescata dal fallimento
Lehman Brothers determinò un'inversione dei rapporti di forza: il rendimento dei titoli indicizzati all'inflazione (proxy del tasso di interesse reale) arrivò a superare quello dei titoli non indicizzati, proprio per effetto del fatto che un tasso di inflazione negativo (che caratterizza la deflazione) renda il tasso di interesse reale maggiore di quello nominale. È possibile dividere l'inflazione in due categorie sulla base delle cause scatenanti: demand-pull (tirata dalla domanda) e cost-push (spinta dai costi). Una delle fonti di inflazione è una dinamica della domanda più forte dello sviluppo dell'offerta - i prezzi aumentano - aumento inflazione. Ci sono due tipologie di inflazione demand-pull:
- Endogena ("autonoma"): nasce da spostamenti della funzione di domanda aggregata, indipendenti da anticipazioni di aumenti dei costi; alcuni esempi di questi spostamenti sono l'aumento della spesa per investimenti o
Sulle imprese tanto più le stesse alzeranno i prezzi.
Più è alto, più c'è concentrazione sui mercati e le imprese alzeranno i prezzi. Al contrario se è basso c'è più competizione e quindi i prezzi scenderanno.
L'inflazione strutturale riguarda il rapporto tra salario e produttività. È impossibile tenere l'inflazione a 0: il problema è che la produttività dei settori non è omogenea.
I salari crescono con un ritmo più elevato rispetto alla produttività e questo genera inflazione.
C'è una seconda tipologia di inflazione che è quella importata e in questo caso l'attenzione è posta sui prezzi delle materie prime. Se gli stessi aumentano allora aumenteranno i costi di produzione delle imprese e di conseguenza i prezzi e l'inflazione.
α è il grado di dipendenza di un sistema economico dalle materie prime e questo influisce sull'inflazione.
Se io dipendo troppo dalle materie prime estere mi espongo ad un rischio di cambio. L'inflazione può essere legata anche all'indicizzazione dei salari. Cosa sono i salari per l'impresa? Un costo, quindi se aumentano i salari si aumentano i prezzi e di conseguenza l'inflazione. È un costo per le imprese non il salario in sé, ma il salario rispetto a quanto il lavoratore è in grado di produrre. Il primo blocco dell'equazione ci dice come i prezzi dei fattori produttivi (lavoro e materie prime) incidono sull'inflazione. Uno dei motivi per cui il tasso di inflazione target è fissato al 2% è perché c'è un livello di inflazione strutturale nel sistema che è difficile eliminare. Per far sì che non ci sia questo tipo di inflazione occorre che la produttività del lavoro sia la stessa per tutti i settori. Se salgono i costi di produzione questo si scarica sulle imprese e sul proprio.listino.Il livello dei prezzi in un sistema economico influenza il potere di acquisto degli individui.
Se i salari dei lavoratori sono indicizzati all'inflazione, l'aumento dei prezzi implica un aumento dei salari e questo è un problema per le imprese, che reagiranno aumentando ulteriormente i prezzi.
LEZIONE 9
La curva di Philips è una curva inclinata negativamente e non lineare. Sull'asse orizzontale abbiamo la disoccupazione, sull'asse verticale l'inflazione.Y = f(U) Tra le due variabili c'è una relazione inversamente proporzionale.
Si considerino ad esempio i punti A e B della curva mostrata: si potrà acquisire meno inflazione tramite maggiore disoccupazione (passando quindi da A a B) così come, accettando maggiore inflazione, si avrà un minor livello di disoccupazione (da B ad A).
Questa teoria fu elaborata a cavallo tra fine 1800 e inizi 1900. È uno strumento discreto ad approssimare le dinamiche dibreve periodo ma non è uno strumento utile per descrivere le dinamiche di lungo periodo e perciò non è un valido strumento di politica economica. La curva di Philips ha comunque una validità ampia in economia se si effettuano degli accorgimenti in particolare se all'equazione si aggiungono le aspettative di inflazione.
Se i lavoratori si aspetteranno un'inflazione più alta ci sarà una traslazione verso l'alto della curva, a parità di tasso di disoccupazione. L'osservazione dei dati empirici ha dimostrato che le aspettative hanno un ruolo fondamentale. Se le aspettative cambiano c'è un movimento della curva, verso l'alto o verso il basso. La deflazione è una riduzione del livello dei prezzi, generalmente accompagnata a contrazione o stagnazione della produzione e del reddito. Qual è la dinamica innescata dalla deflazione? Chi è colpito dalla diminuzione dei prezzi?prezzi in primabattuta? Le imprese, perché diminuendo i prezzi erodono i propri margini di profitto. Con un margine di profitto più basso diminuisce la produzione e gli investimenti. La deflazione è una patologia dei sistemi economici nel 90% dei casi, ma non è sempre così. Esiste anche una deflazione "buona", come quella che caratterizzò gli Stati Uniti nella prima metà del secolo scorso, causata dal continuo miglioramento della produttività, che permise all'offerta di crescere molto più velocemente rispetto alla domanda dei consumatori. Le imprese secondo quale criterio fissano i prezzi? Margine di profitto e remunerazione fattori produttivi (materie prime e lavoro). In caso di innovazione tecnologica questo può portare ad una riduzione dei costi talmente significativa che le imprese sono disposte a ridurre i prezzi. Esistono a livello teorico alcuni potenziali "costi" del fenomeno deflattivo in.
grado di compromettere la stabilità economica di una nazione.
1) Deflazione e mercato del lavoro
Akerlof et al. (1996) dimostrarono al come una discesa dei prezzi al di sotto del 2% è in grado di produrre inefficienze nel mercato del lavoro, con un incremento del tasso naturale di disoccupazione. Difatti, un tasso di inflazione troppo basso, o addirittura negativo, potrebbe ostacolare l'aggiustamento al ribasso dei salari reali in presenza di un calo della domanda nel mercato del lavoro, impedendo la riallocazione dei lavoratori dai settori in declino verso quelli in espansione e causando un aumento del tasso di disoccupazione. Si tratta del fenomeno della cosiddetta "rigidità nominale". I salari non sono reattivi, ci mettono molto a variare.
2) Deflazione e ridistribuzione della ricchezza
Quando c'è deflazione c'è una ridistribuzione implicita della ricchezza tra debitore e creditore qualora fossero stati contratti mutui di lungo
periodo con un tasso di interesse nominale fisso: come descritto dall'effetto Fisher, il costo del debito, infatti, crescerebbe, l'opposto di ciò che accade in scenari inflattivi ("deflazione del debito").
3) Deflazione e difficoltà nel condurre una politica monetaria ottimale
In presenza di uno scenario deflattivo le autorità monetarie cercheranno di stimolare una ripresa adottando politiche espansive, azzerando ad esempio i tassi di interesse nominali o portandoli addirittura in territorio negativo.
I tassi di interesse reali rimarranno, anche se di poco, in territorio positivo e questo farà scattare la cosiddetta "trappola della deflazione": la banca centrale non sarà più in grado di ribassare ulteriormente il tasso di interesse reale, portandolo al livello di equilibrio.
In base alla Teoria quantitativa della moneta in questo scenario la politica monetaria convenzionale diventerebbe totalmente inefficace e incapace.
di sconfiggere il fenomeno deflattivo. C'è un pavimento sotto il quale i tassi di interesse nominali non possono scendere, ossia lo zero lower bound. La stagflazione, parola che nasce dall'unione di "stagnazione" e "inflazione", indica una condizione dell'economia caratterizzata da "livelli dei prezzi che crescono, malgrado l'esistenza di una disoccupazione ragguardevole" (Bronfenbrenner, 1979), oltre che una mancanza di crescita economica (la stagnazione, appunto). Ad un'inflazione alta si associa un periodo negativo del ciclo o un periodo di stagnazione (sostanziale non crescita della produzione). La comparsa della stagflazione degli anni Settanta portò così al ritorno in auge della teoria economica classica, a discapito di quella keynesiana che era all'epoca preponderante. Difatti, nel tentativo di sostenere la flebile crescita economica, e in conformità alla visione di Keynes, vennero applicate.politiche fortemente espansive, con effetti, però, diametralmente opp