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prima fase è maggiormente visibile quando si inizia l’esercizio da uno stato di riposo, piuttosto che
da un esercizio senza carico.
Questo ci suggerisce che l’incremento della Vo è maggiormente attribuito all’incremento dell’output
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cardiaco e dunque del flusso sanguigno polmonare.
- fase 2: la risposta riflette l’influenza dei cambi metabolici muscolari sul Vo misurato alla bocca. Il
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Vo incrementa esponenzialmente fino a un livello di steady state. C’è una relazione lineare tra il Vo
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e il lavoro svolto.
- fase 3: fase di steady state che viene raggiunta dopo circa 3 minuti. Il Vo aumenta linearmente con
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l’intensità del lavoro.
Esercizio intenso: la cinetica del Vo diventa più complessa. Nella fase 2 la Vo continua a incrementare e si
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sviluppa una componente aggiuntiva dopo qualche minuto di esercizio.
Questa componente lenta fa aumentare progressivamente il Vo e ritarda lo steady state. La componente
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lenta è inoltre correlata al lattato: maggiore è l’incremento di lattato e maggiore è la grandezza della
componente lenta. Questa componente viene spesso espressa come la differenza di Vo tra il 6° e il 3°
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minuto di esercizio.
Esercizio severo: il Vo non si stabilizza e la sua crescita continua fino al raggiungimento della fatica. Il
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livello massimo di Vo è quello trovato alla fine dell’esercizio.
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La componente lenta sviluppata è molto maggiore rispetto a quella dell’esercizio intenso, e la sua grandezza
dipende dalla durata dell’esercizio.
Influenza della componente lenta sul deficit di O : per deficit d’ossigeno si intende l’ossigeno equivalente
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all’energia prodotta per via anaerobica e dal decremento dei depositi venosi di ossigeno.
- esercizio moderato: il Vo non può arrivare direttamente allo steady state. Durante il periodo di
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transizione, l’energia richiesta deve arrivare parzialmente anche da altre risorse, come la PCr,
depositi di ossigeno o dalla conversione del lattato. Il debito di ossigeno incrementa con l’intensità
dell’esercizio.
Le due curve di ON e OFF della cinetica hanno la stessa costante di tempo di circa 30’’, in direzioni
opposte.
Questo ci indica che la deplezione del PCr e dei depositi di ossigeno viene ripagata completamente
durante il riposo post-esercizio.
- esercizio intenso: l’elevata produzione di lattato e il ritardo della componente lenta rendono il
calcolo del deficit di ossigeno più complesso. La curva OFF è più veloce della curva ON, per cui il
debito di ossigeno è minore del deficit di ossigeno. Quindi, la richiesta di ossigeno in queste
condizioni è incerta. La richiesta energetica viene sottostimata quando viene estrapolata da una
relazione lineare tra Vo e intensità di lavoro sotto-soglia. Alcuni ricercatori riportano una simmetria
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tra le due fasi ON e OFF, anche se per comprendere meglio questo aspetto si necessitano di ulteriori
studi.
Meccanismi della cinetica di Vo :
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- meccanismi limitanti la fase 2 della cinetica: nonostante si stia studiando da molto tempo, quali
siano i meccanismi che regolano il grado di risposta della Vo all’inizio dell’esercizio non sono chiari.
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Secondo alcuni ricercatori il fattore determinante è il trasporto di ossigeno ai muscoli attivi, mentre
alti credono sia la capacità del muscolo di utilizzare l’ossigeno.
- utilizzo di ossigeno come fattore limitante: ci sono diverse evidenze che supportano
l’ipotesi che il tasso di adattamento del trasporto di ossigeno sia sufficiente a rispondere alle
richieste metaboliche del muscolo. Il trasporto non sembra dunque essere il fattore chiave
per il controllo della cinetica all’inizio di un esercizio negli individui sani.
- la cinetica della GC è più veloce di quella del Vo all’inizio dell’esercizio.
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- durante la stimolazione di un muscolo isolato al 70% di Vo max, la Po è sempre
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sopra i 2 mmHg, il valore critico per mantenere un ricambio aerobico dell’ATP;
- la cinetica del Vo del muscolo riflette la dinamica del PCr. I livelli di PCr
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diminuiscono all’inizio dell’esercizio e, dopo questo iniziale declino, i livelli rimangono
invariati. È stato mostrato inoltre che il quantitativi di PCr consumato è correlato
significativamente con il tempo medio di risposta del Vo all’inizio di un esercizio
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submassimale;
- la fase 2 della cinetica del Vo riflette la cinetica del PCr muscolare, e quindi del
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tasso di utilizzo di ossigeno muscolare. Altri studi supportano questa tesi indicando
che le cinetiche del PCr e del Vo durante lo stesso esercizio sono simili;
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- alcuni studi mostrano che all’inizio di un esercizio, la cinetica del Vo non è limitata
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dal trasporto di ossigeno ai muscoli attivi.
- trasporto di ossigeno come fattore limitante: teoria proposta inizialmente grazie a uno
studio che dimostrava come la cinetica del Vo durante il passaggio riposo-lavoro al 40%
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della soglia era più veloce rispetto a quella del passaggio tra 40 e 80% della soglia. I
ricercatori hanno dimostrato come il rallentamento della seconda parte fosse dovuto a una
risposta più lenta del cuore.
Gli autori suggeriscono che la lentezza della cinetica del cuore durante la transizione 40/80
sia dovuta a una ridotta influenza dell’attività parasimpatica sul controllo del cuore all’inizio
dell’esercizio.
- la cinetica del Vo è rallentata dalla somministrazione di beta-bloccanti. Il
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rallentamento della cinetica del Vo era secondario al rallentamento della risposta
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dell’output cardiaco in presenza dei betabloccanti.
- l’ipossia rallenta la cinetica del Vo e porta a un maggior deficit di ossigeno;
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- la cinetica è più lenta in posizione supina, dove meno sangue giunge agli arti
inferiori;
- la cinetica del Vo nel muscolo segue l’aumento di flusso ematico muscolare;
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- maggiore cinetica di Vo in esercizi con occlusione circolatoria nell’arto opposto;
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- il rallentamento della cinetica di Vo in posizione supina migliora applicando una
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pressione negativa agli arti inferiori.
- evidenze contro l’ipotesi del trasporto:
- con esperimenti si sono ottenute uguali cinetiche sia quando il passaggio da riposo
a steady state avveniva in un unico rapido evento o per gradi, mentre in questo
secondo caso ci si aspetterebbe un minor deficit di O per un miglior adattamento
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cardiocircolatorio;
- con esperimenti si sono ottenute cinetiche più lente nel passare da un esercizio
eseguito 2 volte con un arto a un altro arto prima a riposo, negando l’ipotesi che
l’adattamento circolatorio dei precedenti esercizi dovrebbe fare aumentare la cinetica
se essa dipendesse dalla GC;
- hanno evidenziato come l’incremento di Vo durante un esercizio moderato non è
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influenzato da un precedente accumulo di acido lattico, che dovrebbe determinare
vasodilatazione e maggiore cessione di O .
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Meccanismi della componente lenta: per esercizi svolti sopra la soglia del lattato, la componente lenta del
Vo può riflettere un inadeguato rifornimento di ossigeno ai muscoli attivi, che porterà a un accumulo di
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lattato.
Ad ogni modo il meccanismo della componente lenta non è ancora stato chiarito, nonostante ci siano delle
idee: - lattato ematico: la componente lenta è strettamente legata ai livelli di lattato nel sangue. La
componente lenta, infatti, si presenta allo stesso tempo dell’incremento del livello di lattato. Il livello
del lattato, inoltre, è correlato con la grandezza della componente lenta.
Tuttavia, differenze temporali e la dimostrazione che la somministrazione di lattato non modifica la
cinetica, fanno pensare che non sia proprio il lattato la causa della componente lenta.
- adrenalina: i livelli plasmatici di adrenalina aumentano parallelamente al lattato. L’infusione di
adrenalina a riposo fa aumentare il Vo di circa il 20%. Tuttavia questo risultato non è riproducibile
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durante l’esercizio. Quindi, neanche l’adrenalina è da ritenersi la causa principale della componente
lenta.
- ventilazione: l’aumentato lavoro respiratorio può essere una causa della componente lenta.
Tuttavia, i calcoli del costo della ventilazione sono molto discordanti. Secondo molti autori, l’aumento
della ventilazione potrebbe contribuire circa per il 20% della componente lenta.
- temperatura corporea: sui mitocondri, un aumento di temperatura di 6°C aumenta l’efficienza
respiratoria dei mitocondri del 20%. Tuttavia, nell’uomo, gli effetti di un aumento di temperatura sul
Vo non sono concordi, anche per lo sfasamento temporale tra aumento di temperatura e del Vo .
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Quindi, nemmeno l’aumento di temperatura sembra giustificare la componente lenta.
- tipi di fibre: le fibre di tipo IIb (IIx) consumano molto più O di quelle di tipo I per un dato livello di
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produzione di forza. È stata dimostrata una correlazione positiva tra l’aumento del segnale EMG
dovuto al reclutamento di UM e l’aumento di Vo a carichi costanti.
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In seguito a un esercizio affaticante, esercizi submassimali comportano un maggiore consumo di O .
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È stata anche dimostrata una correlazione negativa tra la componente lenta e la percentuale di fibre
di tipo I attivate.
Sembra che il reclutamento di fibre IIb possa contribuire in maniera sostanziale alla componente
lenta del Vo , durante esercizi intensi.
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Allenamento e componente lenta: un altro modo di investigare i meccanismi della componente lenta del
Vo è quello di esaminare le risposte all’allenamento sui probabili fattori.
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È stato dimostrato che 6/8 settimane di allenamento di endurance riducono in maniera significativa la
componente lenta del Vo a parità di intensità assoluta.
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Quando gli esercizi sono svolti prima e dopo l’allenamento alla stessa intensità relativa, la componente lenta
si riduce dopo 2 settimane. Ulteriori periodi di allenamento non modificano la componente al terzo minuto di
esercizio.
La riduzione di componente lenta a seguito di allenamento è risultata correlata con la riduzione di lattato e di
ventilazione, ma non con la riduzione di adrenalina plasmatica o temperatura rettale. Tuttavia, altri studi
suggeriscono che né il lattato né la ventilazione né l’adrenalina sono alla base della riduzione di componente
lenta indotta dall’esercizio.
È stato proposto che l’allenamento di endurance può variare il modello di reclutamento delle UM, con una
minor attivazione di fibre IIb, e questo potrebbe essere alla base della ridot