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LE PIANTE CARNIVORE
Lo strumento di cattura delle piante carnivore è una foglia modificata. Le piante in generale non
hanno capacità di fissare l’azoto atmosferico per poter sviluppare le proteine, le piante carnivore
hanno quindi sviluppato un adattamento morfologico che possa catturare la preda e digerirla, per
poter assumere le sostanze azotate.
Sorprendentemente, sono state pubblicate poche definizioni di che cosa rappresenti una pianta
carnivora, successivamente ai primi studi effettuati da Charles Darwin (1875). Una abbastanza
semplice può essere la seguente, tratta con alcune modifiche da Givnish et al. (1984).
Per essere definita come carnivora, una pianta deve rispettare due requisiti:
1) deve essere capace di assorbire nutrienti da animali morti o parti di essi che si trovino a
poggiare sulla sua superficie, e di conseguenza ottenerne vantaggio in termini di fitness o
maggiore capacità di crescita, possibilità di sopravvivenza, produzione di polline o
produzione di semi (seed set);
2) deve possedere un particolare adattamento morfologico o di allocazione di risorse tale che
ne risulti una attrazione attiva, con conseguente cattura e digestione della preda.
Usualmente, questo comportamento si ritrova in piante adattatesi a vivere in ambienti
particolarmente poveri di nutrienti, come torbiere e rupi calcaree. Si stima che il numero totale di
specie spontanee di piante carnivore esistenti si aggiri attorno a 600. Molte di queste sono
estremamente attraenti e di particolare valenza ornamentale e, in particolari condizioni, sono di
norma abbastanza semplici da coltivare sia in ambienti chiusi che aperti. Questo ha determinato
anche il fiorire di decine e decine di varietà coltivate, per lo più di origine ibrida artificiale.
Nella pratica, la linea che divide le piante carnivore dalle non-carnivore è abbastanza sottile.
Secondo Jan Schlauer (1986):
“Non c’è una distinzione netta perché non c’è una condizione sine qua non per l’attribuzione dello
status di “carnivora” ad una pianta. Si tratta piuttosto di una sindrome, più che di un singolo
adattamento, e si è certamente evoluta, in tempi, luoghi e modi diversi in linee filogenetiche
anche molto distanti tra loro.”
Attualmente, i seguenti 20 generi (tutti di angiosperme) sono considerati carnivori:
Aldrovanda, Byblis, Brocchinia, Catopsis, Cephalotus, Darlingtonia, Dionaea, Drosera,
Drosophyllum, Genlisea, Ibicella, Heliamphora, Nepenthes, Philcoxia, Pinguicula, Roridula,
Sarracenia, Stylidium, Triphyophyllum e Utricularia.
In accordo con Adlassing & al. (2005), possono essere distinti 5 tipi di trappole:
1 – Trappole adesive (in inglese fly-paper traps o adhesive-traps): le foglie (o i fusti) sono ricoperte
di peli ghiandolari/emergenze che producono delle mucillagini appiccicose; esse invischiano piccoli
MATTEO LUCCHETTI SARA VERONESE
animali con effetto “carta moschicida”. Tali trappole possono avvolgere attivamente le loro vittime
(Drosera, alcune specie di Pinguicula) oppure restare immobili (Byblis, Drosophyllum).
2 – Trappole a scatto (in inglese snap-traps o steel-traps): le foglie formano due lobi, che con uno
scatto si chiudono attorno agli animali quando essi vanno a stimolare dei peli che sono presenti
sulla superficie interna dei lobi (Dionaea, Aldrovanda).
3 – Trappole ad ascidio (in inglese pitcher-traps o pitfall-traps): le foglie formano una cavità
(ascidio) ripiena di liquido che presenta anche un insieme di enzimi digestivi. Gli animali sono
attratti verso il bordo dell’ascidio e vi cadono all’interno. La superficie interna è molto scivolosa e
non permette agli animali di fuggire (molte specie)
4 – Trappole a nassa (in inglese eel-traps): le prede sono attratte all’interno di foglie modificate in
un sistema di “tubi” con cellule uncinate e peli rivolti verso l’interno (che impediscono agli animali
di retrocedere) verso una porzione slargata (bulbo) dove sono digerite (grazie alla presenza di peli
ghiandolari che secernono enzimi) ed assorbite (Genlisea).
5 – Trappole a vescica (in inglese suction-traps o bladder-traps): Le foglie formano delle vesciche
che presentano una sorta di valvola all’apertura con dei peli sensibili. I piccoli animali che toccano
questi peli vengono “risucchiati” nella vescica a causa della inferiore pressione idrostatica presente
all’interno, e qui vengono digeriti (Utricularia)
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Caratteristiche ecologiche comuni a tutte le piante carnivore (Ellison & Gotelli, 2001, Adlassing &
al., 2005):
- generale tolleranza a substrati poveri di nutrienti
- scarsa capacità competitiva
- preferenza per gli habitat soleggiati
- generalmente calcifughe (possono tollerare bassissimi valori di pH del suolo)
- generalmente tolleranti alla sommersione (la grande maggioranza delle specie vive in
ambienti palustri - torbiere)
- per evitare potenziali conflitti di interesse tra insetti-prede e impollinatori (le piante
carnivore sono tutte entomofile), generalmente le trappole sono disposte ben separate
spazialmente (e spesso temporalmente) dai fiori e i tipi di attrazione che esercitano sugli
insetti sono di norma ben differenziati. Ci sono anche eccezioni (es. Pinguicula
vallisneriifolia; cfr. Zamora, 1999)
- di norma, presenza nelle trappole anche di peli ghiandolari che secernono enzimi digestivi
- generale riduzione dell’apparato radicale, soprattutto in alcuni gruppi. Comunque, le radici
non perdono mai la loro funzione assorbente (se presenti) e in questi casi il carnivorismo è
da vedere come un apporto supplementare di nutrienti
I più antichi fossili di piante carnivore (con trappola ad ascidio) risalgono al Cretaceo inferiore (ca.
100 milioni di anni fa), di 10-20 milioni di anni successivi ai primi fossili conosciuti di angiosperme
(es. Archaefructus).
es. Archaeamphora longicervia somigliante alle attuali Sarraceniaceae (Li, 2005)
Sono un gruppo eterogeneo dal punto di vista filogenetico: Il carnivorismo si è evoluto in undici
famiglie diverse, provenienti da almeno sei linee filogenetiche indipendenti tra loro, cinque delle
quali nelle eudicotiledoni (dicotiledoni con polline almeno originariamente triaperturato):
Caryophyllales, Oxalidales, Ericales, Lamiales ed Asterales; una nelle monocotiledoni: Poales.
1) Bromeliaceae: Brocchinia (21 specie), Catopsis (12 specie).
1 sola specie certamente carnivora per ciascun genere: B. reducta (sx) e C. berteroniana
(dx). (-> nella famiglia ci sono anche molti altri generi, tutti non carnivori, tra cui Ananas!)
Sono monocotiledoni, con foglie tendenzialmente isofacciali. Si trovano tendenzialmente in
centro America.
Presentano generalmente trappola ad ascidio, ma particolare: l’ascidio è più determinato
dalla cavità che si presenta tra una foglia e l’altra e non propriamente dalla foglia
modificata. L’inclusione di queste piante tra le carnivore non è accettata da tutti gli autori,
perché non tutti sono d’accordo che questa particolarità sia discriminante per le piante
carnivore, dato che non si sa se determini effettivamente un vantaggio per la pianta.
2) Dioncophyllaceae: Triphyophyllum (1 sola specie rampicante: T. peltatum)
(nella famiglia ci sono anche due generi non carnivori: Dioncophyllum e Habropetalum).
Si trova generalmente in Africa centro occidentale. È rampicante e produce getti normali
con foglie e fusti normali che spesso producono porzioni di foglia modificate per attaccarsi
al substrato (simili a cirri) e in alto produce dei getti “carnivori” (che vengono emessi
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facoltativamente dalla pianta). Questi getti hanno trappola adesiva. È l’unica pianta
carnivora rampicante.
3) Drosophyllaceae: Drosophyllum
Famiglia monotipica, con una sola specie esistente: D. lusitanicum. È endemico della
porzione sub-occidentale della zona iberica e di una piccola parte di nord Africa. Ha lunghe
foglie con peli ghiandolari, quindi sfrutta una trappola adesiva. Quando cattura la preda
tende a riarrotolarsi su sé stessa, assicurandosi il mantenimento della preda.
4) Nepenthaceae: Nepenthes
Famiglia monotipica, con ca. 90 specie. Tutte le specie hanno trappola ad ascidio. Esiste
prevalentemente nell’area del sud-est asiatico. La Nepenthes albomarginata, presenta una
fitta peluria bianca attorno al periscopio della trappola, che è appetitosa per delle specie di
insetti tipici della zona, che quindi vanno a nutrirsi sulla pianta e cadono all’interno della
trappola.
Un altro tipo di Nepenthes non si nutre di insetti, ma si è evoluta per digerire le sostanze
fecali di alcuni pipistrelli. A volte alcune piccole rane si rifugiano negli ascidi di Nepenthes
durante i periodi meno piovosi “approfittando” anche delle sue prede (Hua & Kuizheng,
2004)
5) Cephalotaceae: Cephalotus
Famiglia monotipica, con 1 sola specie esistente: C. follicularis. È endemico della porzione
suboccidentale dell’Australia, con trappole ad ascidio.
6) Roridulaceae: Roridula
1 sola Famiglia composta da 2 specie arbustive: R. dentata e R. gorgonias. Si trova in Sud
Africa. Ha trappole adesive.
Per lungo tempo questo genere è stato considerato sub-carnivoro, poiché non secerne
enzimi digestivi, ma è stata recentemente provata la sua natura carnivora tramite
marcatura di alcuni insetti con un particolare isotopo dell’azoto (Opel, 2005).
7) Sarraceniaceae: Darlingtonia, Heliamphora, Sarracenia
Famiglia esclusivamente carnivora, composta dai tre generi sopra citati per un totale di ca.
15 specie. Endemica della zona delle paludi del Nord America e America meridionale.
Prevalentemente hanno ascidi, e i generei si riconoscono a seconda del tipo di ascidio.
8) Stylidiaceae: Stylidium (136 specie). In alcune di esse, è presente carnivorismo
(nella famiglia ci altri 5 generi non carnivori). L’inclusione di queste piante tra le carnivore
non è accettata da tutti gli autori, perché la trappola tramite trappole adesive cattura
prede ma non è dimostrato che le sostanze prodotte da essi siano poi acquisite dalla
pianta.
9) Byblidaceae: Byblis
Famiglia monotipica, con 6 specie. Endemica del Nord Australia. Con trappole adesive.
10) Martyniaceae: Ibicella (3 specie)
(nella famiglia ci sono anche altri 4 generi non carnivori)
La famiglia è distribuita nell’America tropicale e sub-tropicale. Presenta trappole adesive
sia a livello della lamina fogliare che a livello del picciolo.
11) Plantaginaceae: Philcoxia (3 specie) si trova nei terreni sabbiosi del Cerrado brasiliano. Tutti
gli altri (numerosi) generi della famiglia non sono carnivori. Presenta trappole adesive
sotterranee.
12) Droseraceae: Aldrovanda, Dionaea, Drosera
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Famiglia esclusivame