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TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi
in relazione con l’altro sentendosi pronto ad accoglierlo ed a supportarlo.
Tutti incarnano l’esperienza di cura.
Cura ed educazione ( capitolo 2)
La cura ha un ruolo fondamentale nell’esistenza umana, quindi si può
affermare che questo è soprattutto lo scopo specifico dell’Educazione.
L’aver cura è il principio di cui ogni processo formativo ha bisogno per
realizzarsi. L’Educazione è pienamente autentica quando promuove nel
soggetto la capacità, la curiosità e quindi il desiderio di essere responsabile
L’Educazione ad aver cura è un’azione
del proprio percorso esistenziale.
che ci porta a cercare l’altro per fargli prendere atto della consapevolezza
della sua esistenza, per realizzare il proprio essere assumendosi anche la
responsabilità della cura di sé. Ma non è semplice capire come si deve
agire per aiutare l’altro ad attualizzare il proprio essere. SOCRATE ( nel
Lachete), afferma di non conoscere l’arte dell’educare e lo fa per portare
gli ascoltatori a riflettere sulla difficoltà di tale compito. Secondo la
aver cura di sé vuol dire aver cura dell’anima ed
prospettiva socratica,
andare nel vero senso dell’essere. L’azione educativa è il sostegno dato
all’uomo nel pervenire al senso dell’esistenza, ossia alla realizzazione di
sé. L’uomo, rispetto agli animali, non ha un apparato istintuale che gli
consente di essere padrone della sua vita, ma deve dare forma alla sua
esistenza continuamente. Questo non avere una base, un punto da cui
partire, porta senza dubbio ad un forte sentimento di spaesamento e di
angoscia. L’educazione può interpretarsi come quella pratica intesa a
fornire all’altro gli strumenti per riuscire nel proprio percorso di
formazione. Le azioni di tipo educativo che promuovono l’aver cura, sono
diverse; senza dubbio la prima riguarda la consapevolezza del valore della
cura praticata dalla propria madre. La seconda ha a che fare con la
costruzione di un ambiente educativo in cui poter fare esperienza diretta
delle azioni di cura. Ecco perché NODDINGS propone di organizzare il
curriculo intorno ai “centri di cura”, nei quali fare esperienza del prendersi
cura di sé, di quelli con i quali siamo in relazione, ama anche degli
animali, delle piante e cosi via. Per far ciò è importante che tutti i contesti
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formativi siano luoghi di apprendimento individualistico, nei quali
s’impara facendo cose. Gli individui apprendono quando sono coinvolti
nelle attività, questo è quello che è chiamato “apprendistato periferico”,
che costituisce la forma di apprendimento più comune: si apprende a
in un’attività significa
vivere, quando ci si colloca nel mondo. Coinvolgere
rendere l’apprendimento “significativo”. In un contesto siffatto, i soggetti
imparano ciò che è richiesto loro con estrema facilità, questo perché
imparano facendo e perché partecipano a numerose attività insieme al
gruppo. Ma l’aver cura, riguarda anche la propria spiritualità:
proprio
educare alla mente è una delle sue azioni più importanti. E’ fondamentale
per iniziare i più giovani alla riflessione e al pensiero. L’educazione dello
spirito è senza dubbio la prima forma di educazione di cui parla lo stesso
SOCRATE. Avere uno spirito educato, cioè aver cura di esso, porta
l’uomo a prendersi cura anche dell’altro perché è conseguente l’apertura
verso l’alterità. Secondo CURTIN, praticare azioni di cura porta il
soggetto ad ampliare il proprio contesto esperienziale del senso di
responsabilità per gli altri. Anch’ella pensa a degli ambienti di
apprendimento dove l’uomo può realizzarsi attraverso la cura. Senza
dubbio, si è in grado di aver cura dell’altro quando si è vissuta una buona
esperienza come soggetti di cura. Infatti si percepisce e vive il mondo in
base alla qualità della azioni di cui di cui si ha esperienza. Ecco perché il
ruolo del formatore ( sia esso insegnante o educatore) è cosi fondamentale.
A tal proposito, si sono individualizzati alcuni stili comportamentali che
definiscono il “principio di cura”. Occorre comprendere, prima di tutto,
che non bisogna basare la propria azione su regole standardizzate perché
ogni soggetto è diverso, quindi bisogna essere pronti a modificare il
proprio iter formativo. Dopodichè, non bisogna dimenticare che chi è
responsabile di cura, deve rapportarsi all’altro in modo da valorizzarne
l’unicità. Questa si concretizza nella promozione di un ambiente
relazionale in cui l’altro si sente accolto. Non bisogna dimenticare ( come
sottolinea Barbara ROGOFF)che la costruzione del sapere è sempre un
processo che si verifica tra le persone. Quindi la componente affettiva
gioca un ruolo essenziale nella costruzione sociale. Quando un soggetto
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perviene ad un adeguato livello di autonomia ( e conoscenza) sicuramente
è merito del suo formatore che è stato in grado di valorizzarlo e di averne
cura soprattutto. E’ importante “costruire” un buon ambiente educativo in
ad aver cura di sé e soprattutto dell’altro.
grado di aiutare i più giovani
Purtroppo, però, i processi di formazione non sono attenti a questa
componente, in quanto non considerata essenziale per la trasmissione dei
saperi. Soprattutto a scuola questo è maggiormente riscontrabile, in quanto
si enfatizza in modo molto forte l’acquisizione di conoscenze disciplinari:
ecco perché bisognerebbe riformare, partendo da questi presupposti, tutti
gli istituti formativi. Occorre ritornare a considerare i contesti di
“comunità esperienziali”, perché
apprendimento come vere e proprie
all’interno di queste si può apprendere ad aver cura. La nostra società, mira
essenzialmente al successo personale non ritenendo un elemento da
prendere in considerazione la collaborazione e la relazione con l’altro;
negli ultimi anni si è diffuso un sentimento di totale disinteresse per l’altro
e quindi, in questo modo, non può esserci alcuna cura. Ecco allora che il
ruolo giocato dagli educatori è vitale, poiché possono iniziare a riportare
l’attenzione verso l’uomo e verso i suoi valori che devono essere
salvaguardati soprattutto in un contesto formativo. Questa è la nuova sfida
pedagogica degli anni 2000: ritornare all’uomo, in tutti i contesti nei quali
egli si trova a relazionarsi.
Aver cura ( capitolo 3)
comprendere come l’aver cura può diventare il centro di un
Occorre
progetto educativo. In passato, l’educazione si è occupata in modo molto
forte della cura della mente, ossia delle idee e degli oggetti del pensiero in
Si è parlato dell’aver
generale che portano ad un pieno sviluppo cognitivo.
cura delle persone come prima responsabilità dell’uomo, ma anche nella
cura verso le cose. Può succedere, però, che si perda di vista l’uomo
trascurandolo. L’attuale modello educativo si muove su questo binario,
una cura di tipo estetico trascurando l’anima dei singoli. Per
privilegiando
questo NODDINGS auspica uno spostamento da una cura estetica
intellettualizzata ad una attenta allo studente in qualità di persona. La
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mente all’interno di un processo formativo, è considerato come punto
finale di un percorso incentrato sull’acquisizione delle informazioni.
Bisogna aver cura della mente, perché essa ci rappresenta e ci definisce in
quanto individui, quindi l’educazione deve necessariamente essere in
relazione con l’essere umano. Cosa significa “ aver cura della vita della
mente?” Vuol dire occuparsi della propria esistenza per apprendere l’arte
della vita. Diverse sono le testimonianze che ci vengono dai Dialoghi
socratici sull’aver cura e sulla sua componente educativa. SOCRATE, nel
Lachete, definisce l’educazione come la pratica che si occupa dell’anima.
Nell’Apologia, egli si definisce come colui che educa alla cura di sé,
chiamando i giovani ( ma anche gli adulti) ad occuparsi di se stessi e della
ad una migliore “forma” possibile. Ancora,
propria anima per pervenire
spiega la sua “teorie pedagogica” in cui il tema centrale riguarda l’essere
educati per aver cura della saggezza, della verità e dell’anima. Nell’
Alcibiade primo, il “prendersi cura di sé” presuppone il “conoscere sé
stessi”, poiché solo in questo modo si conosce come attivare la cura di sé.
Proprio questo è stato il centro delle Filosofia che si è sviluppata in
seguito. PLUTARCO, affermava che colui il quale voleva salvarsi, doveva
definisce l’uomo come preposto alla
vivere curando se stesso. EPITTETO
cura di sé, in quanto in possesso di ragione, una facoltà “destinata a
pensare se stessa”: cioè la mente è un’entità viva che analizza in primis se
stessa e poi le cose. L’autoriflessione è il passo fondamentale per
sviluppare la stima di sé stessi per acquisire una maggior consapevolezza
delle proprie possibilità. L’aver cura di sé è una necessità per l’individuo a
cui non può sottrarsi, in quanto questi nasce per occuparsi di sé in un
contesto che lo vede sempre in balia delle situazioni e degli eventi. Inoltre,
l’evento dell’aver cura non è mai solitario ma deve situarsi sempre in un
contesto relazionale. ARISTOTELE diceva che conoscere se stessi non è
mai facile, ma soprattutto è impossibile farlo da soli. Per questo tale azione
deve avvenire tra “amici”, ossia tra individui con i quali si è in un legame.
Anche per EPICURO, la cura di sé è un processo di formazione che deve
avvenire tra amici, perché tale rapporto consente la coltivazione della
propria umanità. Quindi, non può svincolarsi da un contesto dialogico,
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poiché ognuno deve poter fare affidamento sull’altro attraverso anche la
parola. In tale dimensione, la cura della mente si configura come modi del
pensare che strutturano l’orizzonte simbolico che porta alla prese di
decisioni. La mente si presenta come un e