vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IPPONATTE, FRAMMENTI, INTRODUZIONE DI E. DEGANI
Prima di avere un’accezione metrica, il termine giambo indicava il contenuto di derisione e/o di offesa. La poesia giambica ha quindi connaturate l’invettiva, l’aggressività e la beffa, a cui si accompagnano il turpiloquio e lo scopo precipuo, conseguente, di far ridere. Il giambo è fin da subito connesso, come lo è Archiloco, a Demetra e Dioniso e alle feste in loro onore.
Il giambo è fin da subito caratterizzato dalla polimetria (tetrametri trocaici, epodi), anche se il metro precipuo fu da subito il trimetro giambico, vicino alla prosa e alla lingua quotidiana, in opposizione all’esametro dattilico dell’epica.
Un secondo filone del giambo è quello più serio, didascalico-moraleggiante.
Il giambo è strettamente legato alla commedia per metro, temi e stile. Entrambe sono caratterizzate dallo spoudoghelion, tipico altresì dell’elegia: essa tuttavia è
diversa dal giambo perché affidata al canto e non al recitativo, perché più affine all'epos e più castigato. Ai due filoni del giambo corrispondono probabilmente due momenti all'interno del simposio: uno caratterizzato dal riso e uno più serio. Spesso i giambografi utilizzano la persona loquens. L'origine della poesia giambica è individuata nella Ionia con la triade Archiloco, Semonide e Ipponatte; essa tramonta in età classica a vantaggio della commedia per poi rinascere, senza la forza arcaica, nell'età alessandrina, in entrambi i filoni, il cui modello è Ipponatte.
Ipponatte è la vetta massima del giambo scoptico. L'origine aristocratica è evidente dal nome, "signore di cavalli", animali pregiati. Abbiamo circa 180 frammenti, principalmente coliambi. La cifra più vera della poesia ipponattea è l'aprodoketon, l'inatteso volto a suscitare il riso:
termini spregiativi come “avvinazzato”: si apre un dibattito tra i “bevitori di vino”, che lo considerano indispensabile per l’estro poetica (cfr. Orazio, l’Archiloco romano) contrari ai “bevitori di acqua”, sobri ma frigidi, controllati e raffinati come Callimaco.
L’avversione di Callimaco per Archiloco si pone in contrasto con la preferenza dell’avversario Apollonio Rodio per il giambografo. Molti altri ellenistici invece preferirono Ipponatte.
In epoca ellenistica però ci sono anche i denigratori del giambo, che ne criticano ad esempio l’attacco ai genitori, fortemente contrario all’etica greca, creando il cliché moralistico del poeta maledetto, alla cui tomba di pungente “vespa” è pericoloso persino avvicinarsi. Alceo indica la sua tomba come inavvicinabile e coperta di rovi, perché altri tipi di piante non possono crescere, mentre Teocrito, in coliambi, invita ad avvicinarvisi.
Apprezzando molto i versi ipponattei come modello. Gli ellenistici prendono a modello Ipponatte per la sua raffinatezza (vd. le fini metafore parodiche), assolutamente contraria agli stereotipi di poeta plebeo e rozzo, con cui parla di argomenti bassi come il cibo o il sesso, in grado di rielaborare spunti della tradizione precedente, soprattutto omerica.
APPUNTI GENERALI
Archiloco (VII secolo) e Ipponatte (VI secolo), giambografi: Archiloco è originario di Paro o di Nasso, due isole vicine delle Cicladi, Ipponatte nasce sulle coste anatoliche. Un'epigrafe a Paro, sede del suo culto, contiene la storia dell'iniziazione poetica di Archiloco con la consegna della lira, ma non c'è nessun frammento archilocheo pervenuto che confermi questo racconto. Archiloco è mitizzato, una sorta di eroe nazionale di Paro. Non abbiamo testi di Archiloco e Ipponatte che abbiano capo e coda, in più i testi sono talvolta contrastanti e l'io lirico non è sempre l'autore.
né l'esecutore, che non è nemmeno l'autore. In età ellenistica si vergano biografie degli autori prendendo spunto dalla loro opera (cfr. Alcmane, che scrive per donne e le sue biografie sono fallaci perché si basano sulle opere messe in bocca a personaggi femminili). Il poeta arcaico è un uomo politico in senso etimologico, di grande cultura e ricco. Archiloco è uno dei fautori dei moti, è anche soldato: la poesia è solo una parte della sua vita. La recita della poesia è un momento istituzionalizzato, accompagnata dal simposio e dal vino. Il simposio è un momento riservato agli uomini in cui si beve vino (non si mangia perché è dopo cena), si ascoltano storie e ci si riunisce tra membri dell'eteria (e con prostitute). L'eteria, formata da etairoi, compagni, è un gruppo di uomini appartenenti solitamente alla stessa fazione politica, e quindi con le stesse idee, all'interno dell'apolis.La città-stato greca, oligarchica, formata da gruppi di famiglie nobili ognuna appartenente a una diversa eteria. Spesso c'era un tiranno (ma Paro non lo ebbe mai), l'Atene democratica è un caso unico.
CONTESTO STORICO
La letteratura greca va dall'VIII-VII secolo ai primi secoli d. C.
- età arcaica: inizi-fine VI secolo
- età classica: V e tre quarti di IV secolo
- età ellenistica/alessandrina: da fine IV in avanti
- età imperiale: quando letteratura greca e romana si fondono
Micenei:
XVI-XII secolo, parlano greco, scrivono in lineare B (alfabeto sillabico) su tavolette: non scrivono letteratura, ma solo registrazioni pratiche.
Centri abitativi: palazzi che a un certo punto cessano di funzionare, tracolla la città e si cessa di scrivere.
Medioevo ellenico:
popolazioni indoeuropee scendono in Grecia e portano varianti dialettali. Nel IX-VIII secolo iniziano a scrivere: usano le lettere dell'alfabeto fenicio ed elaborano
un inizio di scrittura greca. Età arcaica: scrittura con valenza pratica: epigrafi, dediche, registrazioni quotidiane… su pietra o tavolette cerate non trasmissibili. Non ci sono opere lunghe perché si tratta ancora di una cultura orale: la poesia è improvvisata e irripetibile, il poeta era dotato di memoria (che aveva anche il pubblico) e fantasia straordinarie. I poeti fin da piccoli ascoltavano poesia recitata e formavano il loro patrimonio di temi e metri. Per la lirica corale i poeti insegnavano a cantare al coro (ad es. alle fanciulle). La poesia è pensata come cantata, ma non è composta per iscritto: la trascrizione avviene solo dopo l'età ellenistica. L'unica e prima poesia inizialmente trascritta è quella di dedica alla divinità, tuttavia maicomunque funzionale solo alla pura lettura. Le città alleate si "scambiavano" i poeti che producevano bei canti, i quali facevano quindi anche.riferimenti locali. In età ellenistica si iniziano a raccogliere tutte le trascrizioni e le si confrontano per arrivare al testo originale e all'edizione definitiva.
EPICA E LIRICA
Fin dall'età micenea vanno di pari passo, ma in età arcaica si separano: l'epica, per gruppi indistinti, è dedicata alle cerimonie pubbliche o alle corti, mentre la lirica per gruppi ristretti di conoscenti.
Entrambe vengono fissate dalla seconda metà del VI secolo: si istituiscono le gare di poeti e durante il regno di Pisistrato vengono messe per iscritto Iliade e Odissea. Tuttavia la lirica continua ad attingere dall'epica per i temi (cfr. guerra di Troia e altre saghe) e anche l'epica si carica di significati poetici e non logici (cfr. Elena che illustra a Priamo gli eroi della guerra dopo 9 anni).
GIAMBO
In origine è la performance con modalità espressive non limitate alla politica come il giambo vero e proprio. Achille usa il metro
giambico per offendere Agamennone dopo l'episodio di Briseide nel I libro.Il giambo ha precise funzioni comunicative: è la poesia del biasimo, dell'aggressività e della trasgressività, volta a far vergognare qualcuno e a svalutarlo socialmente. La poesia è sempre funzionale a qualcosa, non si scriveva per piacere, e il giambo è una valvola di sfogo, di canalizzazione, è un momento socialmente fondamentale. Si parla di funzione giambica anche per generi diversi per vari motivi: forse perché in altre zone il trimetro giambico non aveva fortuna.
Esiodo, Opere e giorni beotico, scrive al fratello Perse a cui dà suggerimenti: certa poesia esametrica poteva ospitare intonazioni simili al giambo, probabilmente anche con la recitazione simposiale.
Saffo 37: è strano che sia contro un maschio 15: invocazione ad Afrodite perché punisca Dorica, la cortigiana di cui si era innamorato Carasso, il fratello di Saffo,
irretito da lei.133: parla di Andromeda, a capo di un tiaso parallelo/avversario al suo“poema dei fratelli”: Carasso e Lorico, menzionati e prima conosciuti solo per tradizioneindiretta: è un carme di destinazione familiare e chiude sulla famiglia. Incitamento stizzosoLorico.- Alceo70: si parla di Pittaco, imparentato con i parenti lesbi degli Atridi. L’oggetto della critica sono leeterie rivaliche avevano favorito i tiranni.
- 332: Mirsilo è un tiranno a cui si era opposta l’eteria di Alceo.
- 348: non sono chiare le origini di Pittaco.
- Teognide, elegie
- modalità di creazione: attaccamento alla realtà concreta con elementi favolistici di animaliesemplificativi degli uomini, popolari (massime, proverbi, giochi di parole…), no invocazioni oriferimenti alle divinità se non per ribaltamento volgare;
- destinatari:
- nemici esterni all’eteria, di diversa ideologia: per confermare la disapprovazione per unaltro gruppo,