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Protaetia (Netocia) opaca

È necessario ricordare, sempre nell'ordine Coleoptera, il genere Protaetia e la specie opaca, un tempo conosciuta con il nome di Potasia opaca. Come è possibile osservare nella foto, si tratta di coleotteri di dimensioni decisamente più grandi che cercano di penetrare all'interno degli alveari. Si utilizzano delle porticine per impedire loro l'ingresso. Anche questi hanno il corpo corazzato contro il quale le api non possono fare nulla. Se riesce a penetrare all'interno dell'alveare scava i favi per consumare il miele creando danni non indifferenti. Grazie ad uno studio, si è messa in evidenza la presenza delle uova nei mesi da giugno a settembre, delle larve da luglio fino all'anno successivo, delle pupe da maggio ad ottobre e degli adulti praticamente tutto l'anno. Questo insetto si sviluppa nel terreno ricco di sostanza organica. Le pupe sono protette da un involucro di terra.

OPLOSTOMUS SPP. In Africa si...

Trovano grandi coleotteri come Oplostomus fuligineus e Oplostomus haroldi. Si tratta di coleotteri di grandi dimensioni (ordine di grandezza circa 2 cm). Anche questi coleotteri si sviluppano nel terreno e penetrano all'interno dell'alveare per nutrirsi sia di polline sia di covata. Occorre tenere conto della possibile dannosità di questi insetti.

Bisogna ricordare anche il Trichodes apiarius e il Trichodes alverius. Questi coleotteri vanno alla ricerca di alveari per deporre le uova. Le larve hanno un colore rosso non particolarmente intenso e possono fare danni quando le famiglie sono molto deboli o morenti. Danneggiano la covata e scavano gallerie. È più facile trovare Trichodes alvearius in nidi pedotrofici di apoidei.

Bisogna prestare attenzione ai danni che possono essere arrecati dalle tarme della cera. In questa immagine si vedono larve di Galleria mellonella nelle varie fasi.

(larva – bozzolo –adulto). Hanno 3 zampe toraciche e 5 paia di pseudozampeaddominali.

A differenza delle larve di Aethina tumida, queste sono glabre, quindi si può osservare molto bene che non sono presenti spine.

Esistono 2 specie di tarme della cera:

  • Galleria mellonella (tarma grande)
  • Achroia grisella (tarma piccola)

Apanteles galleriae è un parassita delle pupe in stato quiescente.

Le larve di Galleria mellonella che creano tanto danno all'apicoltura vengono anche allevate perché sono utilizzate come esca per la pesca alla trota.

Si tratta di lepidotteri notturni (falene) che sono sempre presenti nell'ambiente. Cercano gli alveari e depositano le uova nelle fessure. Sono particolarmente dannose per il materiale immagazzinato oppure per alveari deboli.

In quest'immagine è possibile vedere il risultato di un danno in un'arnia nella quale erano stati lasciati dei favi in attesa del riutilizzo. Le larve si sono sviluppate e

Hanno praticamente distrutto tutti i favi prediligendo, in particolare, quelli di covata. Le proteine contenute nei bozzoli delle api sono particolarmente nutrienti per questa specie. Nella fase di trasformazione in pupa cercano delle fessure. Nella fase di passaggio da larva a pupa, anche i supporti vengono rosicchiati. Distruggono anche favi di pura cera quando non trovano di meglio. Se si estrae il cassetto dell'arnia, si trova il fondo ricoperto di escrementi di colore grigio nerastro e centinaia di bozzoli. La presenza di questo insetto deve essere considerata positiva quando intervengono su una colonia che vive allo stato selvaggio perché distruggono tutto il materiale ancora presente e, quindi, non ci saranno altre api che lo potranno visitare. Eliminano, quindi, anche un potenziale focolaio di diffusione di malattie. Quando, invece, intervengono in un allevamento apistico, provocano danni molto consistenti come la distruzione dei favi e il danneggiamento delle arnie.

Per poter intervenire nella lotta contro la tarma della cera, si possono effettuare trattamenti periodici dei favi immagazzinati con anidride solforosa o acido acetico. Si creano pile di arnie o di melari che siano ben a contatto, poi si lascia nella parte più in alto un melario vuoto in modo da poter introdurre SO oppure acido acetico all'80% nella misura di 2 ml per dm (perciò 2 ml per litro di volume). L'acido acetico è efficace anche contro le spore di Nosema. Questo acido è più pesante dell'aria, quindi bisogna metterlo in un contenitore di vetro o di acciaio inox nella parte superiore. Fino a poco tempo fa era possibile utilizzare anche Bacillus thuringiensis, di cui gli apicoltori descrivevano una grande efficacia perché la sua durata nel tempo era verificata fino a 12 mesi. Il prodotto veniva diluito in acqua al 5% e poi bisognava vaporizzare questa diluizione sui favi. IRIDOMIRMEX HUMILIS (Hymenoptera,

Formicidae) Occorre tenere in considerazione che gli alveari interessano molto alle formiche che sono insettiglicifagi. Hanno l'abitudine di utilizzare la soffitta per allestire i loro nidi o meglio per utilizzarla per la fase finale della metamorfosi. La presenza delle formiche è molto fastidiosa per le api. Per evitare questo inconveniente gli apicoltori adottano 2 strategie. Una consiste nell'avere sempre a disposizione un saldatore a gas per sterminare pupe e formiche quando si alza il tettuccio. Altri apicoltori hanno l'abitudine di tenere aperto il foro di alimentazione, in modo che le api, quando il tettuccio di lamiera è sovrapposto, tengano sotto controllo anche lo spazio superiore della soffitta. In apiario le formiche lavorano per raccogliere i detriti più disparati, anche i cadaveri delle api e le varroe che cadono nel cassetto di fondo. ACHERONTIA ATROPOS Negli alveari è possibile trovare anche cadaveri di Acherontia atropos (ordine

Lepidoptera e famiglia Sphingidae). A sinistra è possibile vedere l'esoscheletro di questa farfalla che è ghiotta di miele. Viene chiamata farfalla testa di morto perché sul torace, le scaglie che ricoprono tutto il corpo rappresentano un teschio.

Quando in estate si tolgono le porticine perché la popolazione delle api è molto grande e, quindi, vi è la necessità di creare un maggiore spazio, questo lepidottero riesce ad entrare nelle colonie e, tramite la spirotromba, rompe gli opercoli per nutrirsi di miele.

Se la colonia è sufficientemente robusta, le api riescono ad uccidere questi lepidotteri e poi asportano verso l'esterno tutte le parti del corpo. Alla fine rimane soltanto l'esoscheletro che viene accuratamente ricoperto di propoli.

IMENOTTERI

Sono importanti anche i predatori dell'ordine degli Imenotteri, in particolare quelli della superfamiglia Vespoidea. Gli individui del genere Vespa sono quelli più dannosi.

però anche alcune specie del genere VESPULA e DOLICHOVESPULA, indeterminate situazioni, sono particolarmente pericolose, soprattutto per le piccole colonie.

Per quanto riguarda le specie Vespula spp. e Dolichovespula saxonica, sono facilmente riconoscibili guardando la parte anteriore del capo. Si è in grado di riconoscere una vespa perché ha gli occhi composti cosiddetti a fagiolo.

Per riconoscere le Vespule dalle Dolichovespule occorre osservare se la parte inferiore dell'occhio composto è direttamente a contatto con quella in cui si inserisce la mandibola oppure se è presente uno spazio evidente. In effetti, se si osserva la Vespula, si vede che ha una parte anteriore del capo più regolare, mentre nelle Dolichovespule è allungata in corrispondenza dello spazio esistente tra il margine inferiore dell'occhio e la parte di inserzione della mandibola.

Le Vespule normalmente costruiscono i nidi nel terreno, invece le Dolichovespule tra gli

arbusti o tra la chioma di alberi non dielevata altezza (per questo è definita anche vespa dei cespugli).Tra i Vespidi ci sono anche i POLISTES che hanno dimensioninon tanto dissimili da quelle delle Vespule e delleDolichovespule, ma sono riconoscibili per avere il classico vitinoda vespa.Il primo segmento dell'addome è troncato in Vespulae Dolichovespula, mentre è affusolato in Polistes.A destra si può vedere la classica modalità di nidificazione nel suolo della Vespula.Si trovano fori di accesso e nella parte inferiore ci sono i favi protetti da un involucro.Possono essere costruiti anche all'interno di edifici.Si possono osservare anche nidi costruiti da Polistes che non sono protetti da involucri.Qui si osserva VESPA CRABRO (calabrone comune) con lacaratteristica colorazione cuoio e marrone scuro deltorace, di parte del capo e della parte anterioredell'addome che poi, invece, è ampiamente colorato digiallo con macchie

color marrone scuro di dimensioni variabili. Questi calabroni normalmente costruiscono nididi fibre vegetali impastate con saliva in ambienti protetti, spesso all'interno di alberi scavati o canne fumarie. Sono costituiti da più favi tenuti a regolare distanza da pilastri realizzati sempre con fibre vegetali impastate.

Questi calabroni vengono trovati soprattutto in autunno intesi ad attaccare le api perché le larve delle vespe e dei calabroni vengono nutrite con proteine che queste specie procurano cacciando altri insetti oppure carogne presenti nell'ambiente.

In Italia è presente anche la VESPA ORIENTALIS, ma solo nella fascia tra il Lazio e le regioni meridionali. Nel 2004 in Europa è arrivata anche una nuova specie, ossia la VESPA VELUTINA che si distingue molto chiaramente sia dal calabrone comune sia dalla Vespa orientalis.

La Vespa velutina ha il torace e il capo molto scuri. Una caratteristica essenziale che poi ha dato anche il nome di calabrone asiatico.

azampe gialle è costituita dal fatto che sono scure, ma i 5 articoli dei tarsi sono gialli. Questa specie, come tutte le vespe, supera l'inverno come regina feconda. In primavera le femmine fuoriescono dai rifugi invernali e iniziano a costruire un nido cosiddetto primario dotato di un piccolo favo protetto da un involucro. Per il primo periodo che dura circa 2 mesi, la regina, dopo aver deposto le uova, va a caccia perché deve procurare il cibo per le proprie larve. Quando le larve, dopo circa 48-50 giorni, sfarfallano, aiuteranno la regina nello sviluppo del nido e nell'approvvigionamento del cibo. Sarà, perciò, possibile cominciare ad osservare questi calabroni a caccia davanti agli alveari. Queste colonie raggiungono grandi dimensioni, infatti i nidi possono arrivare ad avere anche un diametro di 1 m. Alla fine dell'autunno e a volte alla fine del
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A.A. 2020-2021
243 pagine
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SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/11 Entomologia generale e applicata

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ede99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Apicoltura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Porporato Marco.