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DURATA• RAPPORTO TRA TEMPO DELLA STORIA (VICENDA RACCONTATA) E TEMPO DILETTURA
Isocronia: solo nei dialoghi- durante il dialogo il tempo di lettura e tempo di esecuzionedell’atto è 1 a 1
Velocità (costanza di velocità da un lato; pause, sommari, ellissi, scene dell’altro) – romanzimolto commerciali sono veloci, tagliano su descrizioni e riflessioni e si affidano su eventiche si succedono gli uni agli altri; in Joyce invece romanzo tecnicamente lento perchéimpiega tanto tempo per descrivere pensieri del protagonista.In Moravia soprattutto ma anche altri non abbiamo molti eventi, non succedono grandi cose, manel romanzo grandissimo spazio dato ai dialoghi dei personaggi, modo dato ai personaggi peresprimere loro interiorità. Attenzione alla velocità, capire se si tratta di romanzi di fatti o pensieri, ciaiuta a capire sensazioni: alcuni romanzi li divoriamo perché azioni ci spingono a maggiorevelocità
se autore si rende conto che passo troppo lento inserisce evento. FREQUENZA • QUATTRO TIPI VIRTUALI - RACCONTARE UNA VOLTA SOLA QUANTO è AVVENUTA UNA VOLTA SOLA - RACCONTARE N VOLTE QUANTO è AVVENUTO N VOLTE - RACCONTARE N VOLTE QUANTO è AVVENUTO UNA VOLTA SOLA - RACCONTARE UNA VOLTA SOLA QUANTO è AVVENUTO N VOLTE RACCONTO SINGOLATIVO • RACCONTARE N VOLTE QUANTO è AVVENUTO N VOLTE RACCONTO RIPETITIVO – serve per mostrare diversi punti di vista, per dare una sensazione al lettore che l'unica verità non esiste; altre volte per aggiungere particolari per arrivare alla verità – non è un fenomeno che dice obiettivo, lo dobbiamo capire dal contesto. • RACCONTARE UNA VOLTA SOLA QUANTO è AVVENUTO N VOLTE RACCONTO ITERATIVO • Tutto ciò crea diacronie, che possono essere interne o esterne MODO • RACCONTO DI AVVENIMENTI (Platone: racconto puro) – si fanno agire i personaggi come noi fossimo a teatro, il narratore tende a sparire e l'illusione che abbiamo di assistere a quanto siconsuma sotto nostri occhi è forte. Mito dell'800, idea di far sparire narratore.- RACCONTO DI PAROLE (mimesis) – narratore interviene
- La riduzione del discorso può avvenire in tre modi
- Discorso narrativizzato (il più distante): il narratore riporta e sintetizza quanto detto dai personaggi
- Discorso trasposto: presenza comunque del narratore all'interno di un indiretto normale, benché fedele
- Stile indiretto libero (senza i verba dicendi): quello che avvicina di più il narratore ai personaggi – si mischiano voce del narratore e quella del personaggio, spesso ambiguità. Per Verga dice che narratore appartiene a comunità; in altri casi per creare difficoltà (è narratore ostile al personaggio o personaggio stesso?)
diversifica nostra possibilità di avere accesso a quello che avviene nel testo
FOCALIZZAZIONE
- FOCALIZZAZIONE ZERO: punto di vista esterno (narratore onnisciente, tipico dell'800, ci fidiamo di lui ciecamente, prospettiva totale e divina)
- FOCALIZZAZIONE INTERNA (ottica più ristretta ma che non significa sempre minor accesso a verità o minor fiducia; Le confessioni di un ottuagenario di Nievo, non compie mai infrazioni, abbiamo fiducia)
- Fissa (un solo personaggio)
- Variabile (i personaggi focali si alternano)
- Multiplo (come nei romanzi epistolari)
- FOCALIZZAZIONE ESTERNA: l'eroe agisce davanti al lettore, che però non può conoscere i pensieri; il narratore è solo macchina fotografica; dovrebbe essere la più oggettiva ma il posizionamento della macchina fotografica è già una scelta ideologica.
Focalizzazione non è mai costante nel romanzo; un po' per scelta o per sbadataggine focalizzazione si
può alternare.
VOCE: CHI RIFERISCE L'AZIONE
- POSIZIONE DEL NARRATORE
- ULTERIORE (classica) - inizia a raccontare sapendo già come va a finire la storia
- ANTERIORE (racconto predittivo)
- SIMULTANEO (racconto al presente contemporaneo all'azione) - x es diario
- INTERCALATO (fra i vari momenti dell'azione) - Quaderni di Serafino Gubbio
Genette: modo e voce "fastidiosa confusione fra quanto chiamo qui modo e voce, cioè fra la domanda qual è il personaggio il cui punto di vista orienta la prospettiva narrativa?, e la domanda, completamente diversa: chi è il narratore? - o, per parlare più sinteticamente, fra la domanda chi vede? E la domanda chi parla?
Voce che parla è quella che gestisce racconto: e poi un conto è raccontarla un conto è costruire la finestra attraverso cui si vede il mondo - PUNTO DI VISTA - è la questione su cui ci
Giochiamol'interpretazione dei testi e va a richiamare idea del narratore implicita. La riflessione inizia con le Prefazioni di Henry James - la riflessione teorica sul punto di vista nasce dagli scrittori. Termini assimilabili a questo concetto: Prospettiva, visione, sguardo, focus della narrazione, focalizzazione, angolo percettivo.
Prince: "Posizione percettiva o concettuale dalla quale vengono presentati le situazioni o gli eventi narrati" - mentre i termini precedenti riguardano all'ottica del vedere, Prince inserisce elemento concettuale. Molti i critici e teorici che hanno schiacciato il concetto di focalizzazione su aspetti percettivi e lo hanno proposto in analogia coi film.
Tutte queste definizioni insistono TROPPO sull'aspetto visivo o percettivo della focalizzazione e del punto di vista - occorre recuperare l'aspetto concettuale.
"Il significato stilistico di punto di vista viene invece connesso alla presenza di un"
riporta asignificato non solo tecnico ma anche interpretativo/ermeneutico. Le due frasi di tarchetta diconostessa cosa ma manifestano due posizioni ideologiche diverse pur avendo stesso punto focale,pronunciate da stesso personaggio: il fenomeno tecnico ci permette di entrare in officina scrittore,poi c'è interpretazione sostenuta dalla tecnica ma che si deve aiutare con contesto.
Il punto di vista è uno degli elementi chiave su cui poggia l'ideologia dell'autore ->> Il puntodi vista coincide con il punto di vista dell'autore implicito – non è solo punto di vista visivoma è anche di come autore pensa si possa interpretare mondo. È come ci fosse ununiverso narrativo, un narratore decide di raccontarlo; il modo con cui lo racconta è il modocon cui l'autore ritiene di poter guardare il mondo in generale.
Convincere il lettore della validità del proprio punto di vistaL'analisi di
Un testo è chiarire l'idea di mondo che un autore ha voluto trasmettere al suo lettore; analizzando in prima battuta l'approccio che il narratore ha con mondo narrato. Per capire suo punto di vista non basta capire soltanto tecnicamente come si colloca ma alla luce di quello che racconta, come lo racconta, quando, e quello che decide di non raccontare.
08-06-2020 • Alberto Moravia, Gli indifferenti, Alpes, Milano 1929
Dei romanzi presi in esame, Gli indifferenti è cronologicamente il primo 1929- ma è anche quello che meglio sintetizza quel cambio di prospettiva dal modernismo al nuovo realismo. Piccolo editore Alpes di Milano, Moravia ha 22 anni; viene da ricca e colta famiglia romana e arriva alla composizione degli Indifferenti con una formazione da autodidatta che si giova di due elementi: 17 fatto di nascere in famiglia ricca e colta gli consente di entrare in contatto con tutta la letteratura già aggiornata (ha già letto Svevo, Joyce,
Proust) e viene riconosciuta da lui come la letteratura di riferimento; salta le scuole e finisce in un sanatorio in seguito a sventure fisiche e passa tempo a leggere.
A vent'anni quindi già partecipa a dibattiti sulla crisi del romanzo e su romanzo contemporaneo con articoli:
- Alberto Pincherle, Joyce, in "Il Quarto Stato", I, 29, 23 ottobre 1926
- Alberto Pincherle, C'è una crisi del romanzo?, in "La Fiera Letteraria", III, 41, 9 ottobre 1927
Rivista già di maggiore diffusione - Moravia si interroga sullo stato del romanzo italiano; la risposta di Moravia è diversa da quella di Tittarosa o altri, ritiene che la crisi del romanzo sia dettata dalla grande fioritura romanzesca degli anni precedenti. Necessario farla finita con la zavorra psicologica, eccesso di introspezione psicologica - individua in Joyce il grande maestro riuscito a spingere il romanzo verso territori impensabili inventando modo nuovo.
(monologo interiore, stream of c.)Quello che Moravia boccia e ritiene alla base della crisi del romanzo contemporaneo (diverso da altri critici, atteggiamento più europeo, sembra non porsi problema di dannunzio ecc) sia dovuto non tanto a Joyce ma ai suoi eredi; se Joyce ha mostrato quali sono i luoghi nuovi che il romanzo deve indagare (inconscio, represso, mondo freudiano), dopo di lui continuare su quella strada significa essere pessimi emulatori, diventare dei manieristi, riprodurre la maniera del maestro senza di fatto aggiungere nulla di nuovo. Bisogna abbandonare Joyce non perché abbia sbagliato strada ma perché l'ha esaurita; Moravia non rinnega lo sperimentalismo primo900esco, si sente figlio di quella stagione, ma ritorna all'ordine.
Questo ritorno a una narrazione tradizionale non rimuove la condizione modernista, non ritorna all'800 in cui il soggetto agisce sulla base dei propri desideri ed è un uomo economico (malavoglia), razionale, in cui tra progetto
e azione