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Appendice Apologia di Apuleio prof. Silvia Stucchi Pag. 1
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GRAECISSARE

Per presentare nefasta influenza che Emiliano ha avuto su Pudente, il quale ha preso parte a

deplorevoli abitudini e ha trascurato studi. Verbo graecisso da latinità arcaica = parlare il greco

= imitare i greci. Vivere alla greca = graecor. Con Catone il censore la diffusione cultura e usi

greci visto come negatività che potesse contaminare e distruggere tradizionale purezza del mos

maiorum. Catone mise in guardia il figlio Marco alle cure dei medici greci. In Plauto compare per

5 volte il verbo pergraecor = vivere alla greca = darsi ai vizi, all’ozio, al vino, trascurando doveri

del cittadino romano. Verbo come testimone di fase di contatto e assimilazione che diede

origine a scontri ideologici, fra due modelli culturali e antropologici diversi. Verbo in Apuleio = il

parlare greco, abilità di cui l'autore depreca la perdita nel giovane figliastro, il quale senza

conoscenza del greco (e del latino) si è imbarbito.

VIR - PUER - HOMO

Quando Pudente era puer e indirizzato da madre e padre si comportava decorosamente ma

quando iniziò iniziò essere condizionato dallo zio iniziò a bere, frequentare giovinastri, donne di

malaffare e si appassionó ai ludi gladiatorii. Giovane ha vanificato sua educazione e ora lo zio lo

rende alla madre vir.

Puer = ragazzo da 7 anni fino 17 -> toga virilis. Prima infantia (chi non parla bene) e poi

adulescentia dai 18 ai 30. Iuvenis fino 40. Poi si diveniva vir.

Liberi = bambini, figli in rapporto ai genitori.

Puer anche x indicare schiavo, garzone, valletto.

Puella = ragazzina, ragazza con sfumatura affettiva. Matrimonio rendeva matrona.

Vir = uomo maturo, con qualità morali virili ma anche marito (moglie = uxor). Vir e derivati

possono avere anche senso distributivo.

Antichi rilevavano legame vir con virtus (valore, merito, coraggio, valore), rimarca attività e

qualità. Differenza homo e vir nelle Tusc di Cicerone = homo = essere umano senza distinzione

di sesso. DIES

Dies = giorno, spazio di una giornata. Plurale solo al maschile = dies nefasti, fasti.

Anche singolare maschile = Diespiter = Dio della luce = iuppiter e in postridie, meridie, cottidie.

Femminile x influenza di nox (coppia antitetica) e di lux con altri sostantivi della 5 declinazione,

tutti femm. Nominativo fonetico = divus -> nudius tertius = 3 gg che, 3 gg fa.

giorno luminoso in opposizione a nox, nell'uso poetico anche come cielo. Dies è giorno

Dies =

di 24h da mezzanotte a mezzanotte. Da dies -> dialis glossato come cottidianus ma anche

aequidialis, novendialis, meridialis, diarium; diurnus modellato come nocturnus. Dies come 2

termine in avv di tempo formati da agg al locativo con ablativo die. Femminile di dies x data,

giorno fissato, stabilito. PAUPERTAS - MISERIA - EGESTAS

Cap 18 ricorre parola e concetto di paupertas e schiavo Tallo, descritto come povero infelice,

disgraziato effetto da epilessia è miser con morbo comiziale (se partecipante dei comizi colto da

attacco si scoglieva e annullata assemblea). Miser anche all’accusatore che compie il male con

consapevolezza. Miser = misero nella sfera morale ed emotiva = infelice, sventurato; miseria =

infelicità, sventura. modesta, non manca il

Paupertas = condizione economica non agiata ma neanche povera,

necessario anche se ristrettezza di mezzi.

Mancanza dell’essenziale = verbo egeo = sentire la mancanza di qualcosa = situazione di

bisogno. Cosa che manca espressa in abl o genit. Opus = bisogno. Egens = povero, bisognoso.

NIHIL

Nihil = nulla -> ne + hilum = un briciolo, un pelo. Flocci, nauci = non stimare qualcuno x niente.

nihilum, nihil, nihilo…

Ad hilum si accompagna negazione ->

Non si usa nelle finali e completive volitive di senso negativo come non si usano nemo,

nusquam… negazione espressa da congiunzione ne → affinché nessuno = ne quis; affinché

niente = ne quid; affinché mai = ne umquam. Consecutive negative con ut (ut nemo, ut nullus)

Nihil -> nichilismo = dottrina di un gruppo di rivoluzionari europei, in Russia, 2 metà 19 secolo.

SALUS - VALETUDO - AEGRITUDO = essere in forze → saluto

Salute = valetudo = buona salute/cattivo stato di salute, dal vb valeo

vale = sta bene. Aggettivo = bona, commoda, integra, infima, aegra; propter valetudinem =

cattiva salute. Valetudo mentis = disordine mentale.

Condizione del malato = aeger = malattia e indisposizione, insistendo su idea di sofferenza

fisica e mentale derivante da malattia. Aegrum = pena, sofferenza.

Aegritudo = condizione di chi è sofferente, il malessere, infermità e travaglio interiore, tristezza,

dispiacere, inquietudine… aeger amore=sofferente x amore, aeger curis=tormentato da affanni.

→ aegrotatio = stato di malattia.

Aegrotus = malato, da vb aegroto

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Publisher
A.A. 2016-2017
4 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessiamare di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Stucchi Silvia.