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L’accezione universalista del termine ha inoltre fatto da sfondo alle singole culture, ordinate in base alla
scala evolutiva. Questa concezione aveva anche una ripercussione sul piano politico: allontanare l’altro
nel tempo e nello spazio significa infatti dominarlo politicamente. Inoltre cercare di dare un aspetto di
cultura a tutte le esperienze “altre” per il pubblico occidentale può aver portato a:
- reificazione, il cui processo può essere:
a) esterno = l’osservatore “esagera” nel presentare la cultura ad altri
3 b) Interno = chi vive dentro una cultura attribuisce a certi codici una natura extra-culturale,
rendendoli eterni e destoricizzati
- Culturalismo: enfatizzare la propria dimensione culturale per distinguersi in campo ideologico,
politico, etnico.
Capitolo 4. La cultura tra locale e globale.
Annamaria Rivera.
Il concetto antropologico di cultura è stato travagliato (vd. Capitoli precedenti); per esempio in Francia
al posto di cultura si preferiva usare il termine civilisation.
→ secondo Wagner la cultura è diventata una pluralità di culture grazie a una serie di
spostamenti: dall’individuale al collettivo, dall’élite all’umanità, dall’Europa al mondo e dal singolare al
plurale. Tuttavia il concetto di cultura è stato spesso usato per gerarchizzare le culture stesse e quindi
giustificare colonialismi e imperialismi.
→ Amselle sostiene che lo stesso “definire” una cultura implichi uno sguardo esteriore
oggettivante e uno squilibrio di potere tra chi “definisce” la cultura e chi “subisce” la definizione.
Il termine cultura viene oggi impropriamente utilizzato:
- In modo funzionale al marketing mondiale, dove cioè più culture corrispondono a una
maggiore offerta di prodotti e servizi
- In modo funzionale ai movimenti indipendentisti. Utilizzare la propria cultura per ribadire la
propria alterità è un modo per resistere al disprezzo e al controllo, ma talvolta il tentativo di
rivendicare la propria identità non fa altro che subordinarla ulteriormente alla politica egemone.
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Per Hertzfeld infatti le culture più diverse sembrano uguali nel momento in cui ribadiscono la propria
differenza, in quanto usano un linguaggio di antropologia volgarizzata.
La proliferazione di politiche identitarie può essere causata da:
1) Resistenza alla omologazione culturale dovuta alla globalizzazione
2) Risposta al sentimento di incertezza e insicurezza (Baumann)
3) Il locale è un inevitabile aspetto del globale (Robertson): il locale riceve i messaggi globali e li
filtra attraverso le proprie peculiarità, dando loro nuove valenze e significati = glocalizzazione.
La globalizzazione in sé quindi aumenta i localismi.
Capitolo 5. Bisogna davvero dimenticare il concetto di
cultura?
Uno sguardo sociologico. Pier Paolo Guglioli e Paola Ravaioli.
Della nozione di cultura vengono criticati due aspetti:
A. Il rapporto tra cultura e azione, in quanto la cultura viene considerata come qualcosa di esterno
e superiore all’uomo, quindi la sua soggettività e libertà sembrano sminuite
B. Il rapporto tra la sfera simbolica e la struttura sociale, cioè il fatto che la cultura viene concepita
come un fenomeno sociale, egualmente divisa fra i suoi membri all’interno di uno spazio chiuso
e discreto.
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