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La Seconda Guerra Mondiale
Ordigni nucleari vengono sganciati il 6 agosto 1945 su Hiroshima (bomba all'uranio denominata "little boy", causando 70-80 mila morti, radendo al suolo 90% degli edifici) e Nagasaki il 9 agosto (bomba al plutonio denominata "fat man", causando 22-75 mila persone, dati che crescono se prendiamo in considerazione le generazioni seguenti) con l'obiettivo di accelerare la resa del Giappone, lasciando segni visibili ancora oggi sui sopravvissuti.
Una delle conseguenze di queste bombe viene denominata fallout nucleare, processo tramite il quale le particelle radioattive vengono trasportate nell'atmosfera a seguito di un'esplosione nucleare e successivamente ricadono sul terreno come polvere o precipitazione, avvelenando e contaminando acqua, cibo, aria e terreno.
Un altro elemento sono i relitti sommersi. Oltre 8500 navi militari vennero abbattute e giacciono ancora nei fondali marini, ancora cariche di carburante che potrebbero
Causare un disastro naturale devastante. Nel 2001, un tifone ha spostato di qualche metro un relitto che ha generato una inclinazione delle lamiereriversando il liquido sulle spiagge circostanti. Il pericolo maggiore secondo gli esperti, è l'arsenale di armichimiche nei fondali che iniziano a fuoriuscire a causa della corrosione data dal sale marino.
I relitti più pericolosi individuati, hanno permesso di intervenire attraverso lo svuotamento dei serbatoi.
GUERRA DEL VIETNAM 160-1975: utilizzo di armi chimiche come napalm e diserbanti per ridurre lavegetazione locale e permettere agli USA di agire in un territorio più favorevole.
Agente arancio: nome in codice di un defoliante costituito da due diversi erbicidi e contentediossina. Vennero contaminati 2 milioni di ettari di foreste, corsi d'acqua e raccolti con 80 milioni dilitri di erbicida.
Come rimuovere la diossina? Incenerendo i terreni più contaminati.
GUERRA DEL GOLFO (1990-1991): truppe del
della mortalità infantile, danni agli ecosistemi marini e terrestri, inquinamento delle acque e dell'aria. Durante la guerra, sono state utilizzate armi chimiche e biologiche da entrambe le parti, causando gravi danni alla popolazione civile e all'ambiente. Il conflitto si è concluso con la sconfitta dell'Iraq e l'occupazione del paese da parte delle forze alleate. Saddam Hussein è stato destituito e successivamente giustiziato. La guerra del Golfo ha avuto conseguenze durature per la regione, tra cui l'instabilità politica, il proliferare del terrorismo e il deterioramento delle relazioni internazionali.dell'uomo sull'ambiente può avere conseguenze negative sulla salute umana e sull'ecosistema. Ad esempio, l'uso di sostanze chimiche tossiche può causare malattie neurologiche, asma e allergie. Inoltre, la contaminazione del cibo può portare a gravi problemi di salute. Un esempio di questa situazione è rappresentato dalla catastrofe nucleare di Chernobyl. L'uranio rilasciato durante l'incidente ha causato un aumento dell'incidenza di malattie e ha reso necessaria una costosa bonifica. Ogni anno, vengono spesi 13 miliardi di dollari per risarcire i militari americani contaminati dall'uranio. Un altro esempio è l'uso di bombe con testate in Uranio in Afghanistan. L'uranio è in grado di penetrare in profondità e distruggere bunker e altre strutture. Questo non è il primo conflitto in cui viene utilizzato l'uranio in proiettili e bombe. L'uranio normale ha la stessa capacità di penetrazione, ma ha una diversa radioattività diffusa nell'ambiente. L'uranio impoverito è radioattivo circa la metà di quello naturale. In conclusione, l'azione dell'uomo sull'ambiente è considerata dagli antropologi come un elemento costante nei processi insediativi. Tuttavia, è importante considerare le conseguenze negative che possono derivare da queste azioni e cercare di minimizzare gli impatti sulla salute umana e sull'ecosistema.manipolatore che investe il territorio costituisce una sorta di universale culturale. Un filo rosso che attraversa tutte le epoche storiche differenziandosi tuttavia nei molteplici contesti geografici e socio-culturali per i significati assunti e gli effetti indotti. Ambiente: molteplici dinamiche trasformatrici determinate da specifiche esigenze di adattamento. È costantemente modificato da cause non umane: smottamenti, terremoti, maremoti, siccità e a livello micro l'opera di insetti, microbi e batteri. L'ambiente deve essere considerato il prodotto di processi trasformativi di diversa matrice: di ineguale portata (lunghi o corti), di dissimile entità (reversibile o irreversibile), di disuguale impatto (superficiale e strutturale) che hanno ininterrottamente modificato i caratteri originali dell'ambiente. L'ambiente è da considerare nella sua dimensione complessa, intesa come una costruzione bio-sociale. La capacità modificatrice.Il progresso tecnologico e lo sviluppo dell'essere umano ha fatto registrare una brusca accelerazione negli ultimi secoli. L'avvento dei combustibili fossili è stato profondamente impattante.
ANTROPOCENE: arco temporale recentissimo della storia dell'umanità contraddistinto da sconvolgenti cambiamenti ecologici causati da modelli produttivi e di consumo sorti in alcuni nazioni occidentali e poi abbattutisi sul resto del globo. È un termine coniato da due studiosi nel 2000 per designare l'epoca corrente che pone l'accento sul ruolo centrale dell'attività umana.
Come si collocano le scienze antropologiche? Qual è la specificità conoscitiva che le discipline dell'uomo sono in grado di proporre e di esercitare? Con quali apparati teorico-metodologici gli antropologi hanno descritto, analizzato ed interpretato la vita delle comunità interessate dalla compromissione degli spazi vitali?
L'antropologia ambientale è nata negli anni '70 del secolo
scorso subito dopo la formazione di movimenti ambientalisti, di protesta e sensibilizzazione rispetto alle tematiche per la salvaguardia dell'ambiente. Nello stesso momento è nata la disciplina dell'antropologia della crisi, nel momento in cui ci si è resi conto che la crisi dovuta alla contaminazione e alle pratiche di sfruttamento estremo della natura coinvolgeva anche la vita delle società in qualsiasi latitudine. È stato un disastro tecnologico di natura intercontinentale a destare interesse negli antropologi. Aprile 1986 centrale nucleare di Chernobyl: l'esplosione di un reattore emana una nube radioattiva incontrollata che contamina una vasta area di centinaia di migliaia di ettari di terreno e un numero altrettanto considerevole di persone. Avvenimento che fa prendere atto dei pericoli legati a queste strutture. Rispetto a questo ambito, la ricerca antropologica ha seguito vari filoni come la destabilizzazione ambientale sia stata.effettivamente gestita nei territori direttamente contaminati, quali effetti sociali e politici abbia innescato e quali strategie di advocacy (patrocinare attivamente la causa di qualcun altro) siano state attivate. L'altra direttiva si interrogava su come nei luoghi interessati dalla presenza di impianti nucleari si sia configurata una situazione di crisi, pur in assenza di uno specifico incidente.
Per indicare la specificità dell'ambiente in crisi, Blemm ha coniato il termine solastalgia, ovvero la condizione di malessere prodotta da un vissuto fortemente condizionato dagli spazi di vita deturpati (da non confondere con la nostalgia), si riferisce proprio alle ferite vissute nei luoghi. L'uomo plasma e in termini generali elabora l'ambiente in cui vive modellandolo a partire dalle proprie esigenze che mutano nel tempo e nello spazio. Ogni comunità umana tratteggia per sé spazi di operatività e di conseguenza di normalità.
Il concetto di crisi è contingente e interrelazionale, assume sfumature diverse in base ai contesti ed è quindi un costrutto socio-culturale.
Lo spazio in cui gli uomini esperiscono l'esistenza non è riducibile alle sue dimensioni bio-fisiche, può essere pensato come grandezza in cui risultino dominanti le modalità di attribuzione di senso e di significato; la lettura dell'ambiente, e della sua crisi, è l'esito di codificazioni socio-culturali.
CULTURALIZZAZIONE DELL'AMBIENTE: azione di soddisfacimento di bisogni e conferimento di senso, modalità generatrice di dinamiche di appaesamento e l'ambiente culturalizzato è il luogo che produce radici, identificazione culturale e attaccamento. È il confine sicuro della vita. (spazio e luogo non sono la stessa cosa, nello spazio non c'è segno dell'uomo)
crisi per cui produce crisi identitaria che costringonogli esseri umani a definire diversamente il proprio ambiente e di conseguenza anche se stessi.PATRIMONIO CULTURALE
Durante le guerre, moltissimi beni culturali sono andati distrutti, per cui i conflitti armati rappresentano un rischio per la storia, la memoria e la continuità dei popoli. Solo nel 2016 la corte penale internazionale ha giudicato la dentizione di un sito archeologico UNESCO un crimine di guerra.
PATRIMONIO CULTURALE è un concetto molto ampio, considerato un lungo processo di raccolta estratificazione che si misura sulla scala delle generazioni: è l’insieme di beni che per particolare rilievo storico culturale ed estetico sono di interesse pubblico e costituiscono la ricchezza di un luogo e della relativa popolazione. In questa definizione assume rilevanza il valore culturale, inteso come una ricchezza identitaria e di identità storica.
Il nostro patrimonio è fatto di conoscenze, arti,
tradizioni e istituzioni: è un immenso deposito di esperienza e di riflessioni che si sono sviluppate nel corso di diversi millenni e che distingue la nostra cultura dalle altre; è nostra intenzione difenderlo da influenze esterne, preservarlo e conservarlo per le generazioni future, ma ciò che costituisce il patrimonio di un popolo deve essere selezionato ciò che pensiamo sia più utile per il nostro presente (sulla base teorica e di pregiudizi). Ma come si stabilisce il valore culturale di qualcosa? Di solito il criterio che utilizziamo è la distanza storica, gli elementi che documentano il passato. I parametri che prendiamo in considerazione sono l'antichità, l'autenticità, l'originalità e la singolarità, ma la definizione di bene culturale alla fine è sempre il risultato di un processo di negoziazione. Ovvero, ciò che io considero bene culturale oggi, vent'anni fa non lo era e magarinon lo sarà più tra trent'anni. Per ciò la definizione di bene culturale è relativo e basato sul momento che si sta vivendo. Secondo alcuni studiosi uno dei tratti sociali risiede nella patrimonializzazione