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Elettra di O’Neill), il limite come sacrificio (L’annuncio a Maria di Claudel), il limite nella società
e nelle classi sociali (Madre Courage e i suoi figli), il limite come sopravvivenza umana (Rwanda
’94) e infine il limite come assoluto (Finale di partita di Beckett).
° Concetto di necessità ethos e ghenos, cioè il destino, catena di avvenimenti che si trascinano come
per Edipo.
° Altro concetto è il superamento del limite imposta dal divino, cioè l’hybris.
° Altro aspetto è la catarsi, meccanismo di liberazione, scaricare le emozioni del pubblico che
assiste alla tragedia, concetto che troviamo anche nella Poetica di Aristotele. La catarsi crea
apprendimento intellettuale e dall’altra parte equilibrio emotivo.
° Il coro per la tragedia greca è un elemento importante, ha il compito centrale nello spettacolo, è un
mediatore tra pubblico e dramma, composto da 12 o 15 coreuti mascherati che entrano a passo di
danza e interviene durante la tragedia attraverso il ritmo del canto e della danza che corrispondono
alle emozioni del dramma.
2. Hybris, Spettri di Ibsen
Nel moderno abbiamo un riflesso del tragico antico che si declina diversamente. Nell’antico il
limite era una condizione oggettiva, lo Stato, la famiglia, il destino. La colpa è ereditaria e il destino
immutabile. Nel moderno il limite è soggettivo, assoluta libertà dell’uomo per le sue colpe, concetti
di paura, isolamento, angoscia. Quest’ultimo punto è ripreso dalla filosofia di Kierkegaard, in cui la
sensazione non è paura definita, ma un disagio indefinibile. Angoscia è ripetuta più volte a fine
opera per esprimere meglio la istituzione ossessiva dei personaggi. Nuovi concetti costruiti sulla
base della tragedia antica: limite, trasgressione, necessità, errore, rovesciamento di fortuna,
riconoscimento della verità, paura, trascritti in chiave moderna. Nuova componente è il
protestantesimo luterano che pesa sulla vita dei personaggi. Il personaggio chiave è il defunto
ciambellano Alving che peserà su tutta la vicenda e sulla vita della signora Alving e del figlio
Osvald. Il defunto è fin dall’inizio difeso, giustificato e innalzato dalla vedova, quando invece è
personaggio trasgressivo come lo sarà Osvald, quest’ultimo sceglie l’attività di pittore a Parigi, e
sceglie la vita artistica parigina di quel momento. Osvald sposta il limite che lo opprime e lo chiude
in gabbia, nella vita a Parigi, nella libertà. Il limite si scoprirà sarà poi la malattia, la sifilide. Il
concetto di colpa è inconsapevole, si tratta di una colpa all’origine. Non c’è catarsi, non c’è
apprendimento, il tempo è immobile, il presente riprende il passato e non c’è futuro. Inoltre
troviamo un aggancio storico, la seconda guerra mondiale con la bomba atomica su Hiroshima e
Nagasaki, “il sole” che Osvald continua a ripetere nel finale, come un avvertimento al ritorno del
tragico a livello mondiale. Lo spazio non cambia, vasto salotto sul giardino. Il tempo si limita ad
una giornata. I personaggi sono pochi e il coro assente, la struttura richiami interni e abile il
dosaggio della suspanse e dell’uso degli elementi gialli (incendio).
3. Destino dell’uomo. Madre coraggio e i suoi figli di Brecht
Il limite per Brecht pesa sulla vita, sui rapporti tra uomo verso un altro. Lo sfruttamento è alla base
del limite legato all’oppressione. Importante è il contesto storico in cui vive Brecht, i disastri del
Novecento, prima guerra mondiale, trasformazione di una società, ideologia e propaganda di essa
attraverso la forza motrice che è il conflitto, il consenso del popolo. Il tema della guerra sta alla base
dell’opera di Brecht. Su questo punto l’autore insiste, l’uomo è l’unico responsabile della guerra, da
solo si priva dell’unico bene che ha che è la vita, distruggendosi da solo. La guerra fa da sfondo
all’opera, unico mezzo è il carro di Madre Courage, mercantessa, che si sposta per 12 anni durante
la guerra dei Trent’anni, dalla Svezia, alla Polonia, dall’Italia, in Baviera, fino in Germania nella
città di Halle. Viaggio della guerra, conflitto ideologico fra religioni e civiltà differenti. Capitalismo
moderno, Brecht si rifà alle idee Marxiste, cioè capitalismo commerciale che segue i movimenti
della guerra, per scopi militari, con l’industria pesante e aumentano gli investimenti industriali. Il
personaggio principale è furbo, cinico, “lavora” sulla guerra e l’ asseconda, è egoista e non gli
interessano i disastri della guerra, è totalmente indifferente. Altro personaggio importante è l’unica
figlia di Madre Courage, Kattrin, muta, subisce le umiliazioni come fosse una minorata, comunica
attraverso i gesti e si rivelerà infine l’eroina della situazione, si sacrifica, battendo il tamburo
scatenando una reazione a catena “svegliando” la città. Kattrin è l’eroina tragica antica. Primo
abbozzo nel 1939, il testo sarà poi modificato e rappresentato nel 1949 in Germania per essere di
nuovo modificato.
4. Il riso sulla tragedia. Finale di partita di Beckett
Il pianto per Beckett è legato all’esistenza umana. In Finale di partita, 1957, viene rappresentato un
piccolo universo umano in crisi, sulla soglia della propria esistenza. Interno grigio, spoglio, due
bidoni della spazzatura, al centro Hamm su una sedia a rotelle è cieco e Clov, in piedi rigido non si
può sedere, con gesti meccanici, si muovono come le pedine in una partita di scacchi. Al di fuori
non c’è nulla, deserto. Emergono altri due personaggi dai bidoni, Nagg e Nell con i loro
moncherini, altri due “giocatori”. Dialoghi senza senso che nascondono temi delicati come la paura
della morte, e la distruzione dell’universo. L’opera si conclude con il monologo filosofico e poetico
di Hamm, come ultima mossa del gioco. Gioco di ruoli, appare da subito il limite fisico e quello
psichico conoscitivo con atmosfera gelida tra i personaggi. Il limite appare nella condizione in cui
vive l’uomo. Il limite è anche nella morte nel male di vivere e nelle relazioni tra gli uomini.
Emblema sulla creazione dell’universo e sulla modalità del vivere umano. Tutti questi limiti li
troviamo sottoforma di male quotidiano fisico e morale. Opera con grande senso dell’umorismo,
riso come forma di accettazione dei mali umani. Non ci sono azioni, ma microazioni, gesti a scatti,
spezzati, non ci sono eroi ma semplici personaggi.
5. Rwanda ’94
Due opere che riportano in primo piano due nuclei della tragedia, la trasgressione del limite e il
conflitto tra un uomo e un altro fino alle teorie di etnia e di razza.
° Rwanda ’94, da parte di Delcuvellerie fa riferimento al genocidio dei tusti ruandesi, ne vennero
eliminati 1.250.000. Il male alla radice dell’essere umano nel corso del XX secolo caratterizzato da
guerre e genocidi.
6. Eva diventa Maria. L’Annuncio a Maria di Paul Claudel
Testo drammaturgico del Novecento, scritta inizialmente come bozza nel 1892 e nel 1948 si ebbe
l’edizione definitiva. Maturazione da parte di Claudel per quanto riguarda le Sacre Scritture, la fede,
l’esistenza, il sacrificio e la morte. In tutta l’opera c’è questa forte idea del tragico legata
all’esperienza del limite di cui fanno parte tutti i personaggi. Nel dramma tutti i personaggi
riconoscono la presenza di Dio come ordinatore del cosmo, concetto di sacrificio è il nucleo
centrale dell’idea di tragico dell’autore. Violaine è la figura di Maria, come se fosse scelta
direttamente da Dio come serva del Signore nell’Annuncio a Maria. Per questo accetta sofferenza e
sacrificio. Le fonti per Claudel sono sicuramente i testi biblici, e le immagini guida tratte dal
cristianesimo: l’Annunciazione, la Visitazione, la Deposizione. Altra fonte importante è la tragedia
greca, l’idea di teatro e di sacrificio, modello per eccellenza Eschilo. L’Annuncio a Maria è ricco di
diversi registri drammaturgici, come ad esempio la scena tra Pierre e Violaine, con leggerezza,
gelosia, dolore per amore, innocenza, amarezza… C’è anche un forte lirismo e solennità rituale per
il contesto storico dell’opera, Francia medievale ricca di cattedrali innalzate con una certa solennità,
in lotta contro gli inglesi. Le figure di Violaine e Mara sono in contrasto tra loro, una è l’opposto
dell’altra. La prima personalità dolce, delicata, che sceglie il dolore del sacrificio da innalzare verso
Dio, la seconda arroganza e cinismo.
Altra componente dell’opera è l’aspetto fonico, Claudel sposta l’attenzione verso i suoni e i versi
più che sulle parole. Per quanto riguarda il linguaggio si usa un registro popolare, ricco di usi
dialettali, storpiature e filastrocche, per poi passare a dialoghi brevi, concisi, sicuri, ricchi di
esclamazioni e brevi.
7. La scuola dell’odio. Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill
O’Neill inizia la stesura dell’opera in Francia, nel 1929 per concludere un anno dopo con la
produzione al Guild Theatre di NY. L’opera si fonda sulle teorie filosofiche di Nietzsche, Freud,
Jung e Schopenhauer, sul problema del senso della vita, sull’educazione familiare e sulla guerra
civile come contesto storico. L’opera è composta da tre parti: Il ritorno 4 atti dominati dal dialogo a
due, L’agguato 5 atti sempre dialoghi a due serrati e incalzanti, L’incubo 4 atti con dialoghi a due.
O’Neill si basa sull’opera Orestea di Eschilo, opera del teatro greco, classica, anch’essa tripartita:
Agamennone, Coefore, Eumenedi. La vicenda è simmetrica, infatti l’Orestea fa proprio da modello
base per l’autore americano. Elementi importanti che richiamano la tragedia greca sono la necessità
di legami all’interno del nucleo familiare, il continuo contrasto tra odio e amore; l’hybris connessa
alla mentalità chiusa della famiglia; la dimensione eroica per quanto riguarda il contesto storico, la
guerra. A differenza della tragedia greca antica non abbiamo catarsi, purificazione o qualsiasi
insegnamento morale, non c’è ordine e stabilizzazione, non c’è la presenza di una religione o
meglio, viene evocata per essere esclusa, considerata troppo grande per il mondo umano. Elemento
primario di tutta l’opera è l’odio, sentimento che domina Lavinia verso la madre Christine e
quest’ultima verso la figlia e verso il padre e odio dei Brant verso i Mannon. L’odio è la partenza e
chiusura di tutta la vicenda, e parola chiave. Esso si genera per mancanza