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PERLA DIVERSITÀ

modulo 1 NOI PRIMITIVI

Questo titolo è una citazione di Francesco Remotti (uno dei padri dell’antropologia in Italia).

Nel mondo contemporaneo gli antropologi non pensano più a loro stessi come studiosi “moderni” che si occupano di “altri” primitivi, lontani.

La nozione centrale di antropologia culturale è la Cultura. Benché all'epoca classica questo concetto fosse collegato alla nozione di popolo e di territorio (ogni territorio possiede la propria cultura), nell’antropologia contemporanea non è la stessa cosa.

In epoca di globalizzazione l’antropologia continua a definirsi per la sua vocazione per lo studio delle differenze, è un’epoca di interconnessione. Alcuni autori sostengono che la globalizzazione delle diverse economie abbia inizio storicamente con la scoperta delle Americhe (Europa che si espande e accede a nuovi territori e nuove risorse). per poi passare

all'epoca del colonialismo nell'800, e poi le grandi guerre del 900 che hanno corroso e fatto crollare il colonialismo a favore di un nuovo assetto. Dopo la caduta del muro di Berlino si apre il periodo del neoliberalismo, un periodo in cui si impone il capitalismo e che corrisponde con il fenomeno della globalizzazione. Molto spesso gli studiosi in questa epoca pensavano che la globalizzazione avrebbe culturalmente segnato la fine delle particolarità e delle culture locali a favore di una cultura omogenea. Questo non è avvenuto, anzi forse è avvenuto il contrario. La globalizzazione, se da un lato ha portato interconnessione, da un punto di vista culturale ha portato delle grandissime differenze. Il modo in cui vengono guardati i prodotti dell'industria culturale cambia a seconda dei contesti, e l'antropologia vuole documentare questo. Gli antropologi oggi non si occupano più dei contesti lontani ma si possono occupare di qualsiasi cosa. Devonosforzarsi di adottare uno sguardo "da lontano" nonostante si stiastudiando qualcosa che è sotto casa: è un nuovo tipo di approccio. 2 APPROCCI "GIRO LUNGO" Francesco Remotti identifica 2 approcci: Approccio della tradizione (es. Erodotoe Montaigne). "GIRO CORTO" Si definisce giro lungo poiché bisognaApproccio dei grandi filosofi passare dagli altri, dalle diversità,(come Platone, Kant, Hegel) che utilizzando un METODOindagano il nostro modo di COMPARATIVO, paragonando quindipensare per ricavarne concetti i contesti e le situazioni. Per definire laassoluti, forme pure di razionalità bisogna guardare ad altrerazionalità e si interrogano su realtà, rimettendo continuamente inse stessi e il modo in cui discussione il proprio punto di vista epercepiscono e comprendono ampliando il nostro sguardo.le cose. Guardano dentro diloro . LEZIONE 4 LA VOCAZIONE Questi due approcci vengono identificati nel libro diPERFrancesco Remotti, "Noi Primitivi". LA DIVERSITÀ modulo 1 TEORICI DEL "GIRO CORTO" NOI PRIMITIVI Remotti ci dice che c'è una lunga tradizione filosofica che considera la diversità degli usi e dei costumi come una cosa imbarazzante, un ostacolo sul cammino verso la conoscenza (intesa come forma di purificazione del pensiero). Queste diversità sarebbero imperfezioni. In quest'ottica l'occidente dovrebbe essere il centro del mondo, mentre i selvaggi la periferia, degli ostacoli della ragione, fermi in un tempo quasi assoluto, al di fuori della storia. Questo atteggiamento aveva guidato i grandi conquistatori, ad esempio gli europei arrivati nelle Americhe, che vedendo queste radicali diversità negli usi e i costumi si domandavano da dove venissero quegli "esseri" diversi, e come fosse possibile collocare quella gente, se non pensandoli come "non umani". Questo atteggiamento era rafforzato da pensierireligiosi e filosofici, incentrati su se stessi e considerando gli altri come scarti. TEORICI DEL "GIRO LUNGO" Dall'altro lato c'erano invece questi rari teorici del "giro lungo", della "via esterna" (Erodoto, Michel de Montaigne). Questi studiosi fin dall'antichità classica sostengono che per capire il nostro modo di vivere bisogna ampliare lo sguardo, mettersi in dialogo con le stranità degli altri. Comprendere ciò che non ci è familiare per comprendere ciò che ci è familiare. Erodoto pensava che la conoscenza fosse un processo legato al viaggio, vedere altro, conoscere altro. In epoca moderna i grandi viaggi e le grandi scoperte geografiche iniziano a fornire una quantità di materiale enorme, proveniente dalle Americhe e dalle circumnavigazioni (Africa, scoperta della Cina, Asia, mari del sud, Oceania...). La scoperta degli indios scatena intensi dibattiti, anche di carattere teologico, sullostatuto diesseri umani. Una delle cose che più venne messa in evidenza e stereotipata fu la pratica del cannibalismo. Questa pratica veniva presa ad esempio delle prove della natura non umana ed estremamente selvaggia di questi popoli. Michel de Montaigne ha scritto anche un saggio "sui cannibali". In questo piccolo libro Michel affronta il tema della diversità di questi atti cannibalici e ne analizza le pratiche rituali che nei resoconti degli esploratori vengono descritte in maniera giudicante. In realtà lui nota che non sono pratiche selvagge di consumo della carne di altri esseri umani, ma si tratta di rituali che spesso avvengono tra guerrieri sconfitti e vincenti, rituali estremamente raffinati di guerra, che non sono pre-culturali o bestiali, ma costituiscono un atto di pietà nei confronti dei corpi delle anime dei nemici consumati, come rito di riconciliazione. Montaigne fa un'analisi ironica: noi arriviamo e giudichiamo questi popoli senza

neancheguardarli da vicino e senza cercare di comprenderli. Contrappone queste pratiche ai ben piùgrandi atti barbarici, alle torture che gli europei infliggono sui corpi ancora vivi delle loro vittime,sui corpi delle donne accusate di stregoneria e bruciate vive… così egli afferma che “ognunochiama barbarie quello che non è nei propri usi”.

LEZIONE 4LA VOCAZIONE Montaigne nel XVI secolo arriva ad affermare chePERLA DIVERSITÀmodulo 1NOI PRIMITIVI “le leggi della conoscenza che noidiciamo di nascere dalla natura,nascono dalla consuetudine”.La coscienza pretende di esserenaturale ( pensiamo e diamo perscontato che sia naturale ) ma è unaconvenzione sociale.

LEZIONE 4LA VOCAZIONE LA VOCAZIONE PER LA DIVERSITÀPERLA DIVERSITÀmodulo 2 RELATIVISMORELATIVISMORELATIVISMO EPISTEMOLOGICOIDEA CHIAVE: possiamo conoscere la realtà in modi diversi. L'antropologia puòessere intesa come la descrizione

empirica (fattuale) di contesti nei quali maturano forme particolari e irriducibili di razionalità. L'epistemologia è il discorso sulla conoscenza. (episteme in greco significa conoscenza) Il relativismo epistemologico è il relativismo conoscitivo, quindi la relatività con cui conosciamo le cose del mondo. La storia dell'antropologia è la storia di una tensione culturale, un incontro con la diversità, un atteggiamento che si confronta con ciò che è diverso da colui che conosce.

SISTEMA DI CONOSCENZA DEL '700 E '800: Per la filosofia del '700 e dell'800 i dati della realtà venivano assimilati secondo loro dall'intelletto in modo diretto, per mezzo delle percezioni. Queste percezioni sensibili venivano associate ed accumulate per produrre generalizzazioni e leggi sulla natura delle cose, che poi venivano verificate dalla scienza tramite esperimenti. Si ha quindi un'idea di verità

La scienza è una forma di conoscenza che corrisponde alla rappresentazione delle cose e cerca di avvicinarsi alla realtà. Il soggetto che conosce diventa l'oggetto stesso, registrando la presenza degli oggetti attraverso percezioni sensibili e elaborando leggi e costanti nel loro comportamento. La scienza cerca di avvicinarsi alla verità e ai risultati, ma non raggiungerà mai una verità ultima.

Le filosofie del '900 sostengono invece che esistono molti filtri e mediazioni attraverso cui osserviamo le cose. Questi filtri sono costruiti e la filosofia fenomenologica sostiene che noi costruiamo socialmente la realtà attraverso nozioni e valori: non esiste una visione immediata della realtà.

una realtà esterna indipendentemente da noi che possiamo descrivere in maniera esaustiva raggiungendo una verità ultima. Wittgenstein sostiene che noi produciamo significati, utilizziamo il linguaggio per guardare il mondo. Questo linguaggio diventa quindi il nostro mondo. Non esiste un mondo al di fuori del linguaggio che usiamo. Il rapporto tra la razionalità scientifica e la diversità antropologica si inverte.

In alcune società le persone costruiscono visioni del mondo radicalmente diverse dalle nostre conosciute, e questa presa di coscienza degli studiosi fa crollare la centralità del sapere occidentale come lo si intendeva fino a quel momento. Si impone quindi una prospettiva di relativismo epistemologico: ci possono essere altri modi di vedere il mondo e di costruire la realtà, non soltanto il nostro. Si tratta quindi di non pretendere di possedere a priori criteri universali, si tratta di mettersi a confronto con le diversità delle.

LEZIONE 4

LA VOCAZIONE PER RELATIVISMO ETICO

LA DIVERSITÀ

modulo 2

IDEA CHIAVE: Il relativismo etico nasce come fulcro del progetto di Franz Boas e dei suoi allievi di affermare un uso pubblico del sapere antropologico a sostegno dell'uguaglianza e dei diritti dei popoli oppressi. Bisogna mettersi nell'ottica di non essere il centro del mondo e che la centralità è relativa, siamo uno dei tanti centri del mondo. è un relativismo che impone una scelta, una presa di posizione. Su questo la scuola americana ha fatto anche del relativismo uno strumento di lotta al razzismo. L'antropologia si è posta fin dall'inizio come una forma di lotta al razzismo e ai pregiudizi. Franz Boas e i suoi allievi si sono battuti per affermare un uso pubblico del sapere antropologico a sostegno dell'uguaglianza e dei diritti dei popoli oppressi. Il relativismo etico

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
42 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulialucano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Zingari Guido Nicolas.